SIAMO DAVVERO FASCISTI DENTRO? SE IL POPOLO DI SINISTRA LA PENSA COME SALVINI…
Salvini dice: “Il popolo è con me” e sembra sottintendere che siccome lui in questo momento sembra avere consenso, la sentenza che obbliga la Lega a risarcire i 49 milioni di euro “rubati” alla collettività, è un diversivo, un attacco alla sua ascesa… E sono in tanti a dire che “se il popolo è con Salvini e con i 5 Stelle suoi alleati è perché la sinistra ha fallito e ha dato pessime prove di sé”. E da qui a giustificare anche i sentimenti razzisti, fascistoidi, xenofobi, omofobi della Lega e di Salvini il passo è breve.
Chi, deluso dalla sinistra, incazzato nero con Renzi e anche con D’Alema, Bersani, Grasso e compagnia cantante, ha votato per esempio 5 Stelle adesso si affanna a difendere “tutto il pacchetto”, Salvini compreso, perché “se salta questo governo, tornano quelli di prima che erano e sono peggio”. Questo in sostanza l’assunto che circola tra tanta gente, gente che prima votava a sinistra e ora non più. Anzi ora è anch’essa contro gli immigrati, per la legittima difesa con la pistola in casa, contro i gay. Ora va anche volentieri in processione dietro a una madonna e accusa i sindacati delle peggio nefandezze.
Qualcuno sostiene che l’Italia è un Paese fascista nel profondo dell’anima. E quel fascismo di fondo ogni tanto riemerge, prepotente, sguaiato, intriso di ignoranza e arroganza. E se il fascismo appare sconveniente, si ammanta al massimo di democristianesimo, un mix tra bigottismo reazionario e volemose bene, non facciamoci del male e “magnamo fin che se po’…”.
D’altro canto invece c’è anche chi non si stupisce della mutazione genetica subita dal “popolo della sinistra” che ora vota Salvini. Perché – dice – una parte consistente della base stessa del Pci era bigotta, reazionaria, razzista e sessista già trenta o quarant’anni fa, così come lo è oggi quel popolo che segue Grillo e Salvini come i salvatori della Patria.
In parte è vero. Anche nella base Pci, soprattutto nella provincia profonda e nelle classi più popolari, c’era indubbiamente un diffuso antifemminismo, per esempio. Anche all’interno delle famiglie. I l “ribellismo” giovanile fatto ad un certo punto anche di capelli lunghi e minigonne, non era ben visto, né tantomeno accettato. C’era anche quel filo di razzismo verso gli stranieri e verso i meridionali tipico di chi temeva di veder compromessi i piccoli passi fatti nella scala sociale e c’era, indubbiamente, in particolare nelle aree rurali e di cultura contadina, anche un certo bigottismo religioso, che si esprimeva poco alla luce del sole, ma resisteva nel profondo.
All’epoca però c’era un partito (più d’uno a dire il vero), un sindacato, una classe dirigente della sinistra che avevano figure carismatiche, certo, ma anche forte preparazione culturale. Valori come la laicità dello Stato e del pensiero, la parità tra i sessi, l’uguaglianza, il rifiuto del razzismo erano capisaldi di qualsiasi ragionamento, anche nei congressi di cellula o nelle discussioni al bar. Su quelle cose non si transigeva. Quindi le “pulsioni peggiori” venivano tenute a freno, restavano sottotraccia, perché il partito le considerava sconvenienti e dannose alla causa. Anche andare in processione era considerato sconveniente e indice di cedimento ad una cultura avversaria e oscurantista. All’oppio dei popoli.
Non fu facile per esempio convincere tutta la base del Pci a fare la battaglia per il divorzio nel ’74 o quella per l’aborto nell’80. Ma alla fine senza l’apporto del Pci nessuna delle due battaglie sarebbe stata vinta. Su alcune questioni, come la laicità e i diritti civili, la sinistra socialista era più avanti della base comunista, anche perché meno di massa, più elitaria, più urbana. Non era immune da scivolamenti a destra e da atteggiamenti di pancia, ma sembrava comunque di convinzioni più solide e antiche.
Quindi è vero che anche 30-40-50 anni fa la base della sinistra in parte la pensava già come Salvini adesso. Ma c’era un argine robusto. Una barriera invalicabile, determinata dall’autorevolezza e dal radicamento dei partiti. Non solo quelli della sinistra (Pci e Psi), ma anche della stessa Dc che aveva un senso dello Stato e, almeno dalla stagione del primo centro sinistra, non assecondò mai derive fascistoidi e razziste. Più tradizionalista e oscurantista e succube della Chiesa invece era sui diritti civili e i rapporti interni alla famiglia.
Oggi, con i partiti liquidi, o liquefatti, l’autorevolezza dei dirigenti si è annacquata fino a scomparire. L’argine è crollato e le “pulsioni peggiori” dilagano, perché di fatto sono state sdoganate, legittimate da una propaganda martellante fatta di antipolitica, di revanscismo, di spirito di vendetta… Il “vaffanculo” è assurto a programma politico e di governo.
Gli errori, le omissioni, diciamo pure le nefandezze compiute da Renzi e prima di lui dai suoi predecessori alla guida del Pd e dei Ds, l’inconsistenza e l’autorefenzialità colpevole della sinistra a sinistra del Pd, non sono giustificazioni sufficienti per dire, oggi, che va bene Salvini, che è giusto armarsi per farsi giustizia da soli, che gli immigrati vanno respinti e ributtati in mare perché sono tutti spacciatori, stupratori e terroristi…
E allora serve prima ancora che una battaglia e una presenza politica, una battaglia culturale. Questa ventata di ignoranza mista a tracotanza e fascismo latente (un clima molto simile a quello del ’21-22), con i partiti di governo che cercano e additano nemici per coprire la propria pochezza, deve essere fermata e battuta sul campo. Non urlando più forte, ma con le idee, il sapere, con l’autorevolezza che è data dalle storie personali, dalla capacità di ragionamento, oltre il tifo da stadio…
Sarà un lavoro complicato, perché ragionare con chi teorizza il valore dell’ignoranza e gioca a chi la spara più grossa sui social, può essere una fatica immane, un’impresa titanica… Ma non c’è alternativa. O si ricomincia a ragionare o si soccomberà, sotto una valanga di macerie.
Qualche segnale si avverte: i 5 Stelle, abituati agli osanna, cominciano a prendere anche i fischi e a dover scappare dalla piazze, i leghisti vengono contestati anche loro. In Italia si fa presto a salire fino a vette inusitate, ma si fa presto anche a scendere e a rotolare a valle. Se 40-50 anni fa i comunisti, i socialisti e i democristiani riuscirono a incanalare la protesta in un alveo democratico, se riuscirono a tenere sottotraccia sentimenti atavici diffusi, se riuscirono cambiare il costume di questo Paese con leggi come quelle sul diritto di famiglia, il divorzio, l’aborto, la chiusura dei manicomi, il delitto d’onore ecc. forse possiamo riuscirci anche adesso. Ci riflettano i 30-40 enni di adesso, hanno pure studiato di più dei loro padri e dei loro nonni.
Marco Lorenzoni
“E allora serve prima ancora che una battaglia e una presenza politica, una battaglia culturale. Questa ventata di ignoranza mista a tracotanza e fascismo latente (un clima molto simile a quello del ’21-22), con i partiti di governo che cercano e additano nemici per coprire la propria pochezza, deve essere fermata e battuta sul campo. Non urlando più forte, ma con le idee, il sapere, con l’autorevolezza che è data dalle storie personali, dalla capacità di ragionamento, oltre il tifo da stadio…”. Parto da questo tuo ragionamento che condivido, per tentare di dare un piccolo contributo a una discussione che per quanto mi riguarda a sinistra, stenta a decollare e che al contrario ce ne sarebbe un gran e urgente bisogno. Non mi pare che l’annunciato congresso del PD, si stia incamminando dentro l’alveo di un confronto sulle cose da fare, sui valori da riscoprire e difendere. Al momento che sto scrivendo questa breve nota, non so come andranno le elezioni in Svezia ma pare assodato che vinceranno le destre xenofobe e razziste. Ora non si potrà etichettare razzisti i civilissimi cittadini svedesi. Un risvolto politico di questa portata impone una riflessione ampia, fuori dagli steccati ideologici, in cui la sinistra si è cacciata a proposito di immigrazione. Il fatto a me pare di un’enormità tale visto il Paese, che un ragionamento non può che partire da lì. Da questa Europa, che vede la politica in generale, la sinistra in particolare, smarrita, priva d’idee, incapace di descrivere un orizzonte programmatico, dentro il quale far confluire grandi movimenti di massa; cittadini convinti della necessità di mobilitarsi per cambiare lo stato delle cose esistenti. Un vero deserto intellettuale e politico, quello che caratterizza la sinistra europea ora. La sinistra Europea non si pone più le giuste domande e conseguentemente non riesce nemmeno a proporre delle possibili soluzioni. Da qualche tempo vado affermando che l’Europa, per la sua parte, è responsabile di questo disastro umanitario, economico, sociale in cui versa larga parte del Sud del mondo. All’interno dei suoi confini, si sono conquistati diritti e libertà, che non trovano pari nel resto del pianeta. Fuori siamo percepiti come un continente spettatore, incapace di protagonismo, fatto salvo l’attivismo dei singoli stati (vedi la Francia), e addirittura ancora, come i colonialisti ottocenteschi. Se tutto questo riflettere ha un fondamento, allora credo che la sinistra europea e italiana, debba uscire dall’angolo in cui si è cacciata, uscendo da quel pietismo dell’accoglienza, dicendo chiaramente che se non s’inizieranno a risolvere i grandi squilibri del pianeta, sarà difficile fermare i barconi, le guerre civili, gli integralismi religiosi. E come contraltare le forze progressiste, non riusciranno certo per questa via, a contrastare i movimenti populisti che si vanno affermando in tutto il vecchio continente, che hanno un unico obiettivo: frantumarlo e riportarlo ai vecchi Stati nazione. La Cina la sua politica in Africa, in questo ci può essere utile. Io ritengo che la sinistra europea debba rilanciare un’idea di cooperazione, da contrapporre a questa globalizzazione che li ha affamati. Debba mobilitarsi affinché in quei Paesi si attivino processi democratici fondati sullo Stato di Diritto. Una sinistra che abbia l’orgoglio, la forza morale di dire alle multinazionali occidentali tutte, che la strategia di rapina in quei Pesi deve finire. L’esempio del Coltan in Congo, così come l’estrazione del petrolio in Nigeria, sono assai eloquenti in questo senso. Pensare di battere Salvini con l’idea pietistica dell’accoglienza è un pio desiderio, oltre che essere politicamente e culturalmente sbagliata. La sinistra europea deve essere in grado di riposizionare il confronto politico dall’attuale, “Non li vogliamo” leghista e xenofobo, dal caritatevole “poverini, diamogli un po’ di minestra”. Se il confronto rimarrà su questi parametri, vinceranno sempre i movimenti razzisti. Forniremo loro della benzina utile ai loro motori, che stanno marciando verso una dissoluzione dell’Europa. I risultati elettorali che si vanno proliferando in Svezia, ne sono una drammatica conferma.
Ho letto con particolare interesse l’articolo di Marco. Ancora di più perchè esce dalla polemica politica quotidiana e alza lo sguardo cercando di capire cosa stia succedendo agli italiani. Viene infatti da chiedersi: ma il 4 di marzo è cambiata solo la scelta politica di molti connazionali o è cambiata anche la loro personalità? E qual’ è il motivo del perdurare di un così alto consenso dopo tre mesi di vita di un Governo che ha tanto urlato, che ha prodotto pochissimo, ha sequestrato un centinaio di migranti, ha un Ministro dell’Interno che considera un avviso di garanzia come una medaglia (irridendo i giudici che lo hanno emesso) e che è a capo di un partito accusato di aver rubato 49 milioni di fondi pubblici? Personalmente non credo che siano cambiati gli italiani, e nemmeno quelli di sinistra che hanno votato 5 Stelle o Lega. Credo invece che si siano saldate alcune concause. Di fronte agli effetti pesanti di una lunghissima crisi economica che ha messo in crisi il modello di un mondo senza frontiere, aggravata dall’incremento del fenomeno migratorio, i governanti di centro-sinistra hanno continuato a credere che fosse sufficiente correggere leggermente le linee di tendenza prodotte dal sistema economico occidentale. Senza accorgersi che questo modello aveva anche prodotto sacche di povertà consistenti e generazioni di giovani la cui precarietà lavorativa si trasformava spesso in precarietà esistenziale. Il tutto in un quadro caratterizzato dal crollo delle ideologie e dalla minore presa delle religioni ufficiali, che avevano comunque svolto anche una funzione di collante comunitario. Il combinato disposto di questi fenomeni ha prodotto un allentamento dei legami sociali ed un rafforzamento del senso di solitudine, magari mascherata da una frenetica attività aggressiva sui social. Essere o sentirsi più soli aumenta le paure: la paura del futuro, quella di chi è diverso o la paura per la propria incolumità fisica. Mentre la sinistra ha sottovalutato queste paure, qualcuno ne ha fatto la propria bandiera. E ha promesso di liberare gli italiani dalle paure economiche (abolizione della Fornero, reddito di cittadinanza), da quelle dello straniero (xenofobia e respingimenti) e dalle paure per la propria incolumità (legge sulla difesa personale). Ecco perché contrastare questa deriva non sarà né facile, né breve.
Sì, Lele, ma a me fa effetto sentire vecchi amici e compagni schierarsi a favore della legittima difesa con la pistola sul comodino, sentirli sostenere la politica dei respingimenti dei migranti, sentirli difendere Salvini (vituperato fino a un anno fa) solo perché il Pd ha fatto disastri e lui almeno alza la voce coi poteri forti. Ma quali? a me sembra che la alzi solo coi poveracci che fa sgomberare dai palazzi occupati… Mi fa un brutto effetto e mi sembra una mutazione genetica perfino peggiore di quella del popolo Pd che è passato ad osannare Marchionne e a teorizzare le privatizzazioni… Mi fa effetto perché a differenza di quella del Pd, questa seconda mutazione non mi sembra possibile, non mi sembra vera. Mi sembra come un tentativo di difendere una scelta personale fino all’estrema conseguenza, pur di non rinnegarla o metterla in discussione, in sostanza per non passare da bischeri… Non mi sembra possibile vedere amici e compagni di una vita postare sui social “lezioni di tolleranza” (contro il Pd o altri) scritte da fior di fascisti conclamati e mai pentiti. Ditemi che è passato un virus o uno strano batterio che cambia la percezione delle realtà e anche il proprio “vissuto” e sta facendo vittime illustri, anche laddove si pensava di esserne immuni…
Anche a me Marco fa un brutto effetto leggere certi post scritti da persone amiche con una storia critica a sinistra che adesso aderiscono con un entusiasmo quasi infantile e degno di migliore causa anche alle capriole più sfacciate e alle derive sovraniste più pericolose. Ma tant’è.