18 LUGLIO ’48, BARTALI IN GIALLO AL TOUR SALVA L’ITALIA DALLA GUERRA CIVILE
Oggi è il 18 luglio. Il 18 luglio del 1914, 104 anni fa, nasceva a Ponte a Ema, vicino a Firenze, Gino Bartali. Ma anche un altro 18 luglio fu un giorno importante per il “Ginettaccio” nazionale. Settanta anni fa, il 18 luglio del 1948, Bartali prese infatti il via della quindicesima tappa del Tour de France con indosso la maglia gialla conquistata nella tappa precedente da Briançon ad Aix Le Bains. La maglia di leader della classifica la porterà fino alla fine. Il 18 luglio vinse anche la tappa Bartali. La terza di fila, sulle Alpi, su quelle salite che hanno fatto la storia del ciclismo come il Col du Vars, l’Izoard, il Galibier, la Croix de Fer…
Quelle tre vittorie conquistate il 15, il 16 e il 18 luglio (dopo il riposo) ne fecero un eroe nazionale, non solo dal punto di vista sportivo.
La sera del 15 luglio, prima della 14a tappa, il presidente del Consiglio Italiano De Gasperi telefonò a Bartali (ma c’è chi sostiene che fu il sottosegretario Andreotti a telefonare) per incoraggiarlo a vincere ancora. Gino aveva appena vinto la 13a tappa, da Cannes a Briançon, recuperando quasi 20 minuti di svantaggio, ma in Italia il clima era infuocato e se avesse continuato a vincere, magari vincendo anche il Tour, avrebbe senz’altro contribuito a rasserenare gli animi. Il 14 luglio c’era stato l’attentato a Togliatti, il segretario nazionale del Pci. I comunisti insorsero in molte parti d’Italia. Il Paese era sull’orlo di una nuova guerra civile…
De Gasperi non sapendo a che santo votarsi, nonostante fosse molto religioso, si affidò a quello più forte di tutti in salita. Lo pregò di vincere per fermare la rivolta. Da qualche parte erano rispuntate fuori le armi che i partigiani non avevano riconsegnato (temendo che ci fosse bisogno di adoperarle di nuovo)… Ginettaccio, forse perché voleva semplicemente vincere il Tour alla bella età di 34 anni, ce la mise tutta e da lì in poi non ce ne fu più per nessuno. Tenne la maglia fino a Parigi e vinse anche un’altra tappa, da Metz a Liegi il 23 luglio, sulle strade delle grandi classiche…
L’Italia tirò un sospiro di sollievo. Bartali, con quegli occhi allegri da italiano in gita e il naso triste come una salita aveva trionfato sulle strade del Tour e aveva distolto l’attenzione dei comunisti, alleggerendo la tensione che si era creata in quelle calde giornate…
Certo, poi fu Togliatti stesso, dal letto dell’ospedale, a calmare gli animi… a invitare alla calma a deporre le armi, ma certamente quelle tre vittorie di Bartali in salita contribuirono. Si narra che ad Abbadia San Salvatore, sull’Amiata, dove l’insurrezione fece registrare morti e feriti e centinaia di arresti, ci fu chi tra gli stessi comunisti pronti alla rivoluzione armata si fermò ad ascoltare la radio che raccontava l’impresa di Bartali.
Del resto il ciclismo all’epoca era lo sport più popolare in Italia e anche in Francia. Al Tour del ’48 Bartali fu anche l’unico tra i “grandi” ciclisti italiani a partecipare. Coppi declinò l’invito per mancanza di preparazione e Magni invece non fu invitato perché sospettato di simpatie fasciste e quindi sgradito agli organizzatori francesi che col fascismo non volevano avere niente a che fare. Avevano già dato pure loro…
La politica si è intrecciata spesso con lo sport, la stessa rivalità tra Bartali e Coppi è stata ammantata anche di una presunta diversità di vedute tra i due: cattolico e quindi democristiano Bartali, simpatizzante per i comunisti Coppi, anche se la cosa in effetti non è stata mai certificata. Più certe invece le simpatie di Magni.
Di sicuro Coppi e Bartali sono stati due campionissimi… E Magni un grande, anche lui. Bartali nel ’48 vinse il suo secondo Tour. Erano passati dieci anni dal primo trionfo, nel ’38… Una bella impresa anche per questo.
Proprio in questi giorni, con il Tour de France che arriva sui tornanti e sulle asperità delle Alpi, ci piace ricordare quell’impresa di Ginettaccio di 70 anni fa… Coi tifosi seduti in cima a un paracarro, lì sullo stradone, coi giornali che svolazzano… e i francesi che si incazzano… Che le palle ancora gli girano…
g.l.
Gino Bartali, Palmiro Togliatti, Tour de France
Lo so’ bene che la storia la fanno i vincitori è quello che viene detto diventa a tutti i titoli facente parte della storia,soprattutto di quella divulgata ed infatti che diventa la più conosciuta e quindi viene suggellata come verità.Senza alcun dubbio la vittoria di Bartali contribuì a r@ffreddare gli animi ma mi preme mettere l’accento che fu lo stesso Togliatti che fermo’ la piazza comunista con un ordine perentorio dall’ospedale come hai già detto tu,ma c’è da notare che quelli non erano tempi dove si andava tanto di scartina e quando la gente scendeva in piazza la polizia sparava ad altezza d’uomo.Dopo la guerra di liberazione c’era stato un fuggi fuggi generale e la corsa all ‘imboscamento era cosa di tutti i momenti, con buona parte dei fascisti mimetizzati più che altro dentro la DC ma anche dentro il PCI.Con questo volevo dire che si gli animi furono rasserenati ma la massa era alquanto ideologizzata e poteva compiere ogni cosa.Sarebbe stata una rovina per l’Italia ed anche per gli stessi comunisti poiché non si attendeva che una rivolta di popolo per metterli fuori legge.Quindi fu Togliatti che con la sua politica lungimirante stoppò la sommossa generale.Daltronte in casa c’erano gli americani e la rivoluzione sarebbe durata magari qualche giorno con l’esito certo che sarebbe stata schiacciata manu militari con tutte le conseguenze.Ci fu anche chi getto’ la benzina sul fuoco.Ricordo che a Chiusi fu arrestato un giovane di nome Boncio Risveglio di Moiano che con la pistola in pugno non fece proseguire un treno sulla Firenze-Roma minacciando il conducente del locomotore.Il mio archivio conserva ancora la sua foto e le sue lettere dal carcere di Orvieto con le quali richiede il sostentamento della famiglia alla Sezione del PCI di Moiano che procurò anche un avvocato per perorare la sua causa,nonché le lettere della donna incaricata di portare il cibo giornaliero nel carcere che ne richiede il pagamento alla stessa Sezione di Moiano. Le armi possedute probabilmente erano -come successe in molte parti d’Italia- fra quelle non restituite da parte dei partigiani ai carabinieri e polizia della nuova repubblica italiana che un anno prima aveva votato la Costituzione.Da tutto questo si comprende cosa covasse dentro gli animi della gente dopo 20 anni di fascismo, di repressione e di lutti nelle famiglie.La guerra civile lascia sempre un segno indelebile e non sono sufficienti 2 o 3 generazioni per pacificare gli animi, soprattutto in un paese che aveva iniziato la guerra a fianco dei tedeschi e che l’aveva terminata al fianco degli Anglo Americani.
Ieri, al Tour sulle stesse strade che videro i tre trionfi consecutivi di Bartali nel ’48, precisamente sulla salita cult dell’Alpe d’Huez, Vincenzo Nibali è stato “abbattuto” da una moto (probabilmente della Gendarmerie) troppo vicina ai corridori in mezzo a due ali di folla.. Eric Froome da vero campione e signore ha fatto in modo che il gruppetto di testa aspettasse Nibali, il francese Bardet invece ha fatto finta di non capire (forse perché ai francesi “le palle ancora gli girano…” da quel luglio ’48). Nibali ha perso poco, solo 13 secondi. Ma stamattina non ha preso il via, il responso dei medici dice frattura di una vertebra… Quindi ritiro e a casa nel momento in cui cominciava a carburare. Quella moto sciagurata ha privato il Tour di un sicuro protagonista e i tifosi italiani del loro miglior corridore… Oggi, se permettete, cari cugini d’oltralpe, le palle girano un po’ anche a noi…