SEGRETARIO PROVINCIALE, IL PD SENESE SI DILANIA. SCARAMELLI PARLA DI TRADIMENTI E PUGNALATE… A CHIUSI TROVATA INVECE UNA SINTESI UNITARIA.

martedì 03rd, ottobre 2017 / 13:11
SEGRETARIO PROVINCIALE, IL PD SENESE SI DILANIA. SCARAMELLI PARLA DI TRADIMENTI E PUGNALATE… A CHIUSI TROVATA INVECE UNA SINTESI UNITARIA.
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SIENA – Niente fumata bianca. Il “conclave” del Pd senese non ha ancora partorito il nuovo segretario provinciale. Fallito ogni tentativo di arrivare ad una candidatura unitaria dell’ala renziana, che ormai è essa stessa un’accozzaglia di correnti e cordate l’un contro l’altra armata.

A decidere la nuova leadership sarà dunque il Congresso provinciale che si terrà dal 10 al 22 ottobre con assemblee in tutti i circoli.

Ci si confronterà tra 4 mozioni e 4 candidati. Rispetto alle “indicazioni e indiscrezioni” di qualche giorno fa, dopo i passi indietro di Bettollini e Grazi, salta anche il nome di Silvana Micheli, segretaria uscente che evidentemente considera conclusa la sua esperienza al vertice di quella che era un tempo la “Federazione più rossa d’Italia” e adesso è invece una cosa molto diversa. Resistono le candidature dell’ex sindaco di Monteroni d’Arbia, Massimo Bernazzi, renziano della prima ora ed ex Pci (come la Micheli del resto) e quella di Andrea Valenti per l’area Orlando (la minoranza di sinistra, diciamo). Poi ci sono due new entry: Raffaella Senesi, sindaco di Monteriggioni, renziana anche lei, ma in quota Monaci e, ultimo arrivato, Michele Cortonicchi, assessore “tecnico” al Comune di Torrita, fedelissimo di Giacomo Grazi, dato in quota Dallai (quindi uno “sgarbo” a Scaramelli).

Per due torritesi che si defilano (Grazi e Micheli) ne entra in gioco un altro (Cortonicchi). Sembra quasi che il segretario del Pd senese debba essere per forza di Torrita. La cittadina della Valdichiana un tempo era la roccaforte, il fortino inespugnabile, sempre allineato e coperto, mai contromano, ma adesso con la storia della fusione del comune con Montepulciano, invece è una casamatta piena di crepe e di falle, con buona parte di militanti ed elettori del Pd pronti a voltare le spalle al partito (se non lo hanno già fatto) per protesta “contro la scelta scellerata di cancellare il comune”.

Certo è che l’orlandiano Andrea Valenti può spuntarla solo se gli altri continueranno a massacrarsi tra loro, come nelle più classiche notti dei lunghi coltelli. Ma la lotta tra i renziani è aspra e senza esclusione di colpi. E non è detto che alla fine – vista la guerra per bande tra i renziani – non sia proprio l’esponente della minoranza a uscire dal cilindro del congresso.

Il leader dei renziani, Stefano Scaramelli, in un lungo sfogo su facebook, esprime tutta la sua amarezza, parla di tradimenti, pugnalate alle spalle, bassezze di ogni genere… E parla di sconfitta del partito e di un certo modo di fare politica… come se anche lui potesse chiamarsi fuori dalla partita e non avesse gettato sul tavolo qualche carico da undici per far arrivare la situazione al punto in cui è arrivata.  E la diatriba sembra tutta sui posizionamenti sui do ut des tra le varie cordate, sulle vendette dell’uno sull’altro,  non certo su idee guida, progetti di società, valori fondamentali e programmi politici… La realtà del Pd, descritta anche dallo stesso Scaramelli, è quella di un partito che si dilania sul nulla e che non riesce nemmeno a trovare una sintesi unitaria all’interno della corrente di maggioranza sulla scelta del segretario. Roba da far impallidire le peggiori lotte intestine della vecchia Dc ai tempi di Bisaglia, Rumor, Gava e Gaspari capaci di scannarsi per un sottosegretariato al ministero delle poste.

Anche nel Psi e nel Pci c’erano le correnti (più o meno ufficiali) e le lotte intestine. Le due federazioni senesi non ne erano esenti, tutt’altro. Ma il “livello dello scontro” (e anche dei contendenti) era indubbiamente più alto. Almeno questa era l’impressione. Vedere il partito di maggioranza annaspare in questa bagarre al coltello tra esponenti di terza e quarta fila, che arrivano per lo più dal contado senza altra esperienza se non quella di aver fatto l’amministratore locale per qualche tempo, fa intravedere tempi bui. Si può permettere una situazione del genere il Pd?

Quello di segretario provinciale del Pd, ovvero del partito di maggioranza, è un ruolo importante, dovrebbe essere una figura capace di “dare la linea” a sindaci e circoli, di trattare da pari a pari con i vertici del Monte dei Paschi e delle banche, con il rettore dell’Università e i manager della sanità e delle aziende principali, capace di confrontarsi, sempre alla pari, con i segretari dei sindacati e delle associazioni imprenditoriali e dovrebbe saper riconoscere e tenere alla larga dal partito i tentativi di infuenzarne la politica da parte di poteri occulti. Siena è una delle città più massoniche del mondo, per dire… Lo era ai tempi del Pci, del Psi e della Dc, ma lo è ancora, sebbene il Monte e i suoi derivati non siano più quelli di una volta.

Staremo a vedere come andrà il congresso. Ma i lazzi non son belli…

Intanto da Chiusi, Bettollini e il Pd locale mandano un segnale quasi di sfida al parlamentino senese. Dopo il “gran rifiuto” del sindaco di farsi coinvolgere (e travolgere) dalla bagarre, arriva la notizia che nella città di Porsenna la sintesi unitaria è stata trovata e non solo tra i renziani, ma anche tra renziani e altre componenti. Al posto di Pamela Fatighenti, che lascia l’incarico il nuovo segretario dell’Unione comunale potrebbe essere Francesco Cimarelli, 6o anni, ex assessore ai tempi di Ceccobao ed ex presidente della Pubblica assistenza. Una candidatura “di esperienza e di garanzia” sulla quale sembra si siano trovati tutti d’accordo, renziani e non, senza tante discussioni e divisioni. Cimarelli che è comunque di area renziana, vicino a Scaramelli da sempre, potrebbe essere affiancato da un altro “veterano” e cioè Enzo Bittoni, uno che ogni tanto si è esposto assumendo posizioni critiche e non allineate sulla politica del partito sia a livello nazionale che locale.

 

 

 

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