BETTOLLINI LA PRENDE LARGA, MA CONFERMA LO STOP AL FESTIVAL. IL J’ACCUSE DELLA RIVISTA “TEATRO E CRITICA”
E IL FUTURO DELLA FONDAZIONE E’ APPESO AD UN FILO…
CHIUSI – Ora è pressoché ufficiale. Il festival Orizzonti quest’estate non si farà, come noi andiamo scrivendo da giorni. La “certificazione” arriva da lontano. Ma porta il timbro del sindaco e presidente della Fondazione, Juri Bettollini. Arriva da lontano perché è un lungo articolo della rivista on line “Teatro e critica” che ha seguito il festival chiusino negli anni scorsi e oggi riporta una dichiarazione, appunto del sindaco Bettollini. Ecco un estratto del pezzo:
“La notizia ormai circola da qualche giorno soprattutto grazie a Prima Pagina, giornale online locale molto attivo. Abbiamo raggiunto al telefono il sindaco Juri Bettollini, il quale ci ha parlato di una passivo della Fondazione che, al 31 dicembre, ammonta a oltre 308mila euro: «Se fosse stato autorizzato, il festival avrebbe prodotto un’ulteriore perdita di 170mila euro che sarebbe andata ad aggravare la posizione debitoria della Fondazione in maniera irreversibile. Da qui la decisione responsabile e sana di bloccare e sospendere il festival cercando di attuare misure straordinarie per risanare il debito. In questo momento la Fondazione ha 500 euro di liquidità. Autorizzare il festival sarebbe stato un atteggiamento di grande irresponsabilità, non avremmo potuto pagare nessuno. Sarebbe stata la fine della Fondazione. Ad oggi non è detto che si riesca a salvarla, io ce la sto mettendo tutta, cosciente del valore prodotto in questi tre anni, di cui vado fiero e orgoglioso. Non vado però fiero e orgoglioso della gestione: la struttura poteva dare dei grandi risultati se avessimo avuto un po’ di pazienza nell’affrontare la ricerca di sponsor. Gli sponsor rappresentavano solo 24mila euro a fronte dei 158 che dava il Comune; il festival che costava 300mila euro, questo vuol dire che ogni anno sono stati accantonati debiti per 100mila euro. Una struttura come questa o la chiudi o la salvi e salvarla ha voluto dire ridurne drasticamente le spese».
Fin qui lo stato dell’arte. Ma l’articolo continua con domande a Bettollini sul futuro del festival e della Fondazione. E Bettollini risponde così: «Ci siamo presi, come gruppo di maggioranza, un tempo entro il quale dobbiamo dirci cosa fare, quel tempo è il 31 dicembre. Se per quella data saremo stati in grado di recuperare gli errori degli altri recuperando sponsor e contributi allora potremo immaginare un futuro, altrimenti è finita non solo una grande esperienza ma anche la stagione della Fondazione. Quello che ho chiesto ad Andrea Cigni era una mano per cercare altri contributi». Sull’eventualità di pensare a un programma ridotto il sindaco risponde: «Io ho chiesto ad Andrea Cigni di salvare il salvabile, di fare dieci serate utilizzando le nostre compagnie (del territorio ndr), chiedendo loro di intervenire gratuitamente e il direttore mi ha detto che non era possibile, che le dieci serate potevamo farle tranquillamente senza il suo nome e la sua faccia».
Bettollini non glissa, non svicola, dice chiaramente che la Fondazione è appesa ad un filo. Se si troveranno soldi per slavarla bene. Se no adiòs. Si chiude. E qui c’è anche la coferma di quanto abbiamo scritto su queste colonne in altri articoli sul fatto che l’assunzione della presidenza da parte del sindaco e la nomina dei 3 consiglieri del Cda, somigli molto ad un commissariamento.
Ma torniamo all’articolo di Teatro e Critica. A questo punto l’articolista Andrea Pogosgnich sottolinea che “Andrea Cigni ha prestato per tre edizioni il proprio lavoro gratuitamente proprio per non pesare sul bilancio” e ne prende le difese: “Difatti, se la piccola città del Sud Senese ha avuto una manifestazione di caratura nazionale, è soprattutto grazie a lui. Chiedergli ora di fare anche il lavoro del fundraiser o di firmare la direzione artistica di un festival locale è forse eccessivo”.
Pogosgnich continua cercando di riflettere sulla “filosofia di gestione un festival”: “Il festival – scrive – viene cancellato come verrebbe cancellato qualsiasi ramo d’azienda ritenuto inefficiente, come viene ritirato dal mercato un prodotto che non porti guadagni (…). Ma ha davvero senso pensare a un festival teatrale come un prodotto che produce o non produce ricavi, solo come un costo che erode un patrimonio? La città di Chiusi – ci appelliamo alla città tutta per non cadere nel giochino della cronaca politica quotidiana segnata da colpe presenti e colpe delle passate gestioni – non sapeva forse che cosa volesse dire produrre un festival di teatro? Forse non sapeva che almeno per i primi anni sarebbe stata una perdita economica a fronte però di una crescita? D’altronde a leggere i verbali della passata gestione, presieduta da Silva Pompili, le difficoltà economiche non risultano nascoste, anzi vengono palesate e affrontate attraverso l’inizio di una pianificazione di rientro”.
Però, è la conclusione amara di Pogosgnich, “le cifre dei bilanci non raccontano di un’umanità palpitante che si raccoglieva attorno alla quotidiana ricerca di poesia, non raccontano della fuga di Santa Mustiola illuminata dal tramonto al centro del lago di Chiusi, non raccontano delle follie di Copi recitate da Teatri di Vita sulla riva, non danno neanche lontanamente l’idea della densità del silenzio in cui brillava il volto imbiancato dell’Amleto di Latini. Quei numeri non potranno mai avere la stessa forza di una sola goccia di sudore rilasciata dall’estenuante danza Roberto Zappalà disegnata sui corpi di Romeo e Giulietta”.
E così, dopo lo sfogo quasi rabbioso di Roberto Latini, ecco anche quello del giornalista che ha seguito Cigni come un’ombra. Ed è un’altro sfogo amaro, un’altra figura non proprio brillante, per Chiusi, per a sua classe dirigente, su una etstata specializzata, nazionale… Come pubblicità, anche questa, non certo la migliore.
Una forzatura però Pogosgnich la fa, quando cerca di mettere in contrapposizione la chiusura amara del festival Orizzonti e l’allungamento dell’altro festival in egida Fndaizone, ovvero il Lars Rock fest, perché ” – dice lui – “il rock sbiglietta e fa più cassa”…
Non è il caso del Lars, che è un festival ad ingresso gratuito e sta cercando di sperimentare e di portare a Chiusi band che è difficilissimo poter ascoltare in Italia, quindi da un certo punto di vista è audace e trasgressivo quanto Orizzonti. Ha ragione invece quando afferma che si doveva sapere che un festival, soprattutto se di qualità, costa e non guadagna, ma produce ugualmemente ricchezza. Servivano entrate che coprissero le spese… Ma questo lo scriviamo da sempre anche noi.
m.l.
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Siamo davvero alle comiche finali. Le notizie vengono date a una rivista online e non ai cittadini contribuenti di Chiusi. Ora finalmente sappiamo che il debito complessivi è pari a 308.000 euro. Forse ci siamo distratti visto che l’articolo ad un certo punto riporta che ” in Consiglio comunale qualche giorno fa è stata presa la decisione di sospendere il festival ed evitare così che il debito della Fondazione Orizzonti d’Arte si allargasse”.
Ma quale Consiglio comunale ha visto?
Pi l’articolo rasenta il ridicolo nel passaggio lirico ““le cifre dei bilanci non raccontano di un’umanità palpitante che si raccoglieva attorno alla quotidiana ricerca di poesia, non raccontano della fuga di Santa Mustiola illuminata dal tramonto al centro del lago di Chiusi”
Come diceva Totò…..
Scusate per i refusi, ma c’è da considerare l’incavolatura.
In consiglio comunale la decisione non fu presa e neanche annunciata. Ma il giorno dopo era già nota e sicura. E Primapagina l’ha scritto… Ora è arrivata anche la conferma. E anche le cifre mi pare corrispondano…
308.000 + 170.000 fanno 478.000 di buco. No caro Pogosgnich, nemmeno Carmelo Bene, si permetteva tanto in proporzione a un Comune così piccolo e che ha comunque investito così tanto.
Interventi di questo tipo non fanno altro che dare ragione al Sindaco che ha fatto benissimo a stoppare tutto. Ma che scherziamo ? E guardate che sono stato tra i primi a contestare l’operato del Sindaco rispetto alle sue decisioni. Ma se le cifre sono queste si finisce per volerla morta la cultura. Può essere fisiologico un ammanco, così come è dimostrato che sul lungo periodo la cultura paga sul territorio. Montepulciano e il Cantiere (che Cigni criticava con un astio che non mi sapevo spiegare) hanno avuto spesso da “ripianare” ma alla lunga hanno avuto ragione. Con queste cifre non c’è da discutere; vuol dire che Cigni non è stato responsabile e che l’amministrazione del Festival (per quale motivo non lo so – non credo per incapacità) ha avuto VIA LIBERA. La mia personale solidarietà va a tutti gli artisti, ai tecnici, allo staff. Non può andare a coloro che hanno provocato il disastro. Perché di un disastro si tratta.
Ma di che si preoccua Pasquini, a commento dello stesso articolo Silva Pompili afferma che il buco è di 205.000. Non dico che il passaggio fra i due presidenti avessero a che fare con il passaggio della valigetta atomica, ma almeno sul’entità del deficit potevano parlare.
… e comunque visto che era stato assessore al bilancio e sindaco facente funzione ci poteva pensare prima, invece di fare della Fondazione argomento di campagna elettorale in direzzione del tutto opposta all’attuale.
direzione
Questo articolo nell’articolo è la perfetta sintesi di una follia collettiva e, francamente, anche di una stupidità gestionale. Sento anche, come retrogusto quella che in termini tecnici, sebbene assai specialistici, si definisce: “presa per il culo”. Siamo quasi a mezzo milione di euro di passivo e costui parla di “un’umanità palpitante che si raccoglieva attorno alla quotidiana ricerca di poesia”.
Vi posso assicurare che gli allievi di un Conservatorio durante un anno accademico regalano – persino ai più induriti di noi – tanti momenti di intensa e fresca poesia…
Io spero davvero che il cittadino elettore si renda conto prima possibile di come il bene comune viene amministrato e dia il segnale definitivo che costoro meritano.
Non capisco come mai i Consiglieri dell’opposizione, che più volte hanno chiesto chiarimenti in Consiglio Comunale, devono venire a sapere dalla stampa la situazione del Festival Orizzonti . Non è solo mancanza di rispetto verso le istituzioni ma anche verso i Cittadini. Non possono pensare di essere al di sopra di tutto e tutti . Il Consiglio Comunale non è un “fastidio” che per legge sono tenuti a svolgere .
Non sono un tecnico contabile ma quanto asserisce Bettollini su una ulteriore perdita di 170.000,00 € non mi sembra reale. È evidente strumentalizzazione poiché se ho interpretato bene il bilancio 2016 (presidenza Silva Pompili) il bilancio è stato chiuso con un disavanzo di meno di 20.000,00 € che se non fosse stato per costi sopravvenuti inaspettativamente dalla gestione precedente (sig.ra Giovanna Rossi) avrebbe avuto uno sbilancio attivo di 10.000,00 €. Silva sbaglio? Una cosa credo di aver capito quella cioè che la butteranno sulla strumentalizzazione cercando di far credere ai cittadini cose non vere cioè vorranno passare da salvatori della patria.
Inaspettatamente
Riguardo alle cifre concordo con l’analisi di Alessandro, nel bilancio 2016 c’e’ una perdita di circa 20 mila euro. Cio’ ovviamente non sminuisce la gravita’ della situazione e la responsabilita di chi non e’intervenuto con prontezza quando si e’ creato il buco nel 2014.Non ce la faccio a dire che la decisione di interrompere il Festival, a questo punto della stagione, sia la scelta piu’sensata. Il sindaco e la maggioranza devono delle scuse e delle risposte ai cittadini e forse per il modo in cui e’stata gestita tutta la vicenda si dovrebbero anche dimettere.
Concordo con Bologni. I numeri sono ballerini. Ricordo, però, che è la stessa Silva Pompili a correggere i 308.000 in 205.000 (commento all’articolo Teatro e Critica). Poi i sono voci che parlano di “soli” 80.000 e chissa quante altre ipotesi. Non vedo come possa Lorenzoni affermare che il suo articolo del giorno dopo il Consiglio confermava i dati (quali dati?) e soprattutto forniti da chi? Non c’è che aspettare che parli Bettollini, magari incalzato dai consiglieri di opposizione. Il polverone non giova a nessuno. Quello che per ora si può dire è che il progetto Fondazione è fallito. Chi l’ha pensato (Scaramelli e Bettollini) facciano autocritica sulla tanta propaganda che ci hanno fatto digerire negli ultimi anni.
L’articolo del giorno dopo il consiglio riporta delle cifre (200 mila euro che con l’edizione 2017 potevano diventare 350) perché quelle erano le cifre dichiarate al momento, dietro precisa domanda dal sindaco e non solovda lui, a seguito del consiglio. E sono abbastanza vicine a quelle dichiarate da Bettollini a Teatro e Critica. Che poi questa situazione possa esser presa al balzo , magari calcanfobla mano, per liberarsi di un festival da molti mal sopportato, cercandovdi passare pervsalvatori della patria, è possibile ed è un rischio dal quale ho messo in guardia in tutti gli articoli sull’argomento…
Così l’articolo: “Abbiamo raggiunto al telefono il sindaco Juri Bettollini, il quale ci ha parlato di una passivo della Fondazione che, al 31 dicembre, ammonta a oltre 308mila euro: «Se fosse stato autorizzato, il festival avrebbe prodotto un’ulteriore perdita di 170mila euro che sarebbe andata ad aggravare la posizione debitoria della Fondazione in maniera irreversibile…”
L’Assessore/Sindaco/Presidente dichiara quanto sopra. Lo può smentire ma se lo conferma, diciamo che sono cifre che vengono da fonte autorevole, anzi la più autorevole possibile, essendo stato Assessore al Bilancio prima e Sindaco e Presidente della Fondazione successivamente.
Almeno le cifre e la matematica non dovrebbero essere un’opinione.
Da 200.000 a 308.000 c’è un bel salto. Da quell’articolo0 non si capiva davvero chi avesse fornito quelle indicazioni. Mi pare comunque vergognoso che ci si affidi alla stampa per far filtrare notizie che dovrebbero essere date direttamente come minimo in Consiglio. Se poi avesse la bontà di fare un comunicato, molti di noi gradirebbero. Ancora più vergnoso affidare le sue cionsiderazionialla rivista online Teatro e Critica. Vediam9o se smentisce. Magari ci dirà che l’articolo non l’ha letto.
la cifra di 308.000 euro è uscita per la prima volta dalle parole del sindaco nell’intervista a Teatro e Critica. Fino a ieri i n umeri in circolazione erano altri… Quanto alla necessità che il comune e la Fondazione facciano chiarezza, mi pare di averla rilevata più e più volte. Quindi non mi pare che in questa storia il problema sia primapagina che se non ha altro ha per prima parlato di chiusura del festival e ha dato una sua lettura delle cose…
“Non vado però fiero e orgoglioso della gestione: la struttura poteva dare dei grandi risultati se avessimo avuto un po’ di pazienza nell’affrontare la ricerca di sponsor. Gli sponsor rappresentavano solo 24mila euro a fronte dei 158 che dava il Comune; il festival che costava 300mila euro, questo vuol dire che ogni anno sono stati accantonati debiti per 100mila euro. Una struttura come questa o la chiudi o la salvi e salvarla ha voluto dire ridurne drasticamente le spese»”.
«Ci siamo presi, come gruppo di maggioranza, un tempo entro il quale dobbiamo dirci cosa fare, quel tempo è il 31 dicembre. Se per quella data saremo stati in grado di recuperare gli errori degli altri”
Ditemi che sto sognando, parla come un Commissario arrivato dal nulla, nominato per salvare la situazione, mentre negli anni in cui la Fondazione è nata e ha prodotto la voragine finanziaria che sappiamo era prima assessore al bilancio poi Sindaco. Da cittadino senza mezzi termini voglio dire che mi sento preso per il culo, profondamente, quando verrà il giorno che chi ha sbagliato, chi ha responsabilità di un tale disastro dica “signori mi sono dimostrato non all’altezza”?
Finchè continueremo a non usare la memoria, per capire e ricordare le responsabilità, questo paese non avrà futuro. Questo non significa crocifiggere nessuno significa aver chiaro responsabilità e capacità.
Ho avuto proprio ora uno scambio di battute su facebook con l’assessore Micheletti il quale riguardo alla faccenda Fondazione e dintorni ha seraficamente risposto: “Il tema Fondazione, che è altro tema, verrà pubblicamente affrontato quanto prima da chi di dovere.”
Insomma tranquilli, prima o poi, “chi di dovere” ci farà sapere qualcosa.
Spero per loro che non si rendano conto. Come ho avuto modo di dirgli.
X Luciano Fiorani.Come ho scritto altre volte nel passato non credo affatto che non si rendano conto.E’ che ormai è invalsa l’abitudine
in ogni questione di ” fare da gobbi” quando si sà che si è perdenti sulle argomentazioni e quindi che si può dire qualsiasi cosa ed il contrario con la massima indifferenza a causa di una ragione principale che è quella del contare sulla latitanza strutturale dei cittadini.Alla mia età mi sarei anche rotto le scatole di affibbiare la colpa o le colpe principali ai singoli politici,che senz’altro le hanno tali responsabilità,ma questi vengono eletti dai cittadini, non si dimentichi tale fatto.Mi sembrerebbe che possa essere l’ora di cambiare anche certi schemi di valutazione.La funzione del politico è quella di saper indirizzare l’opinione pubblica e fare delle scelte con coerenza a seconda del proprio modo di pensare, poi sono i cittadini che alla fine decidono a chi dare la fiducia. Nel caso di cui si parla sarebbe bene che i cittadini in gran parte facessero autocritica, ma se aspettiamo che la facciano gli eletti credo che aspettiamo invano.Questi ultimi si adattano alle condizioni e cercano sempre di cadere in piedi.Non mi ricordo che nel tempo qualcuno abbia fatto mai ”mea culpa”,ma ha evocato sempre condizioni che sminuivano le proprie responsabilità soprattutto a cominciare da quelle politiche, e se i cittadini gli credono, non speriamo che il mondo possa cambiare per questo.Il mondo cambierà se all’albero gli si darà un bello sgrullone e le pere cadranno con la speranza che ne spuntino di nuove un pochino migliori….ma non è detto visto il contesto di cui si parla.Come disse Paul Sweezy parlando del sistema irrazionale e della gente che debba prendere in mano il proprio destino per uscire da tale sistema : ”a questo dovranno pensare le sue vittime”.
Quindi le opposizioni invece di chiedere le dimissioni del sindaco dovrebbero chiedere le dimission dei cittadini che l’hanno votato? La vedo complicata…
quest’estate corsi di palletico , gratis per tutti.
Caro Marco, con questi discorsi non si risolve un bel cavolo.Il mio discorso è per puntualizzare una cosa anzi una condizione di esistenza che è quella ripetuta tante volte:” tali cittadini(elettori)tale politica”.Il nesso si capisce bene ed è in diretta dipendenza, l’uno conseguente all’altro. Ed invece di fare i discorsi del tipo” allora cosa si fa, eliminiamo la gente?” le tue risposte dovrebbero stimolare la riflessione per spingere nella democrazia al momento nel quale ci contiamo, che il loro peso non sia dato più nella direzione in cui viene dato.Anche perchè vediamo cosa produce. Sennò ci si attacca ai giuochi di parole.Ormai abbiamo una età. O no?