GIUSEPPE GIULIETTI, UN EROE CHIUSINO DELLA GRANDE GUERRA

AREZZO – Questa mattina, nella Sala dei Grandi nel Palazzo della provincia di Arezzo si è tenuta una iniziativa per celebrare gli eroi della Grande Guerra. Tra questi, il chiusino Giuseppe Giulietti, classe 1884, Medaglia d’oro al valor militare, concessagli l’11 maggio del 1924. Giulietti nel 1915, nella battaglia di Malga Pioverna, condusse i sui bersaglieri all’assalto “con ardimento pari all’audacia” e ferito in più parti del corpo non abbandonò la posizione, ma incitò i suoi soldati, finché venne raccolto e soccorso… La motivazione della medaglia d’oro recita:
“”Quantunque febbricitante per precedente ferita non ancora rimarginata, guidava prima con grande bravura una pattuglia incaricata del brillamento di tubi di gelatina sotto i reticolati nemici, scampando miracolosamente alla morte. Assumeva poscia con entusiasmo il comando del plotone portandolo con slancio ed ardire all’attacco di una trincea nemica. Ferito al petto e ad un braccio, volle rimanere sul posto, spingendosi sotto la posizione avversaria, ove, caduto nuovamente è più gravemente ferito alle gambe, continuava con la parola e col gesto ad incitare i suoi bersaglieri. Rimase per questo due ore sul campo sotto fuoco nemico, e solo dopo la conquista della contraddistinta posizione, potè essere raccolto e medicato. Fulgido esempio di eroismo, di spirito di abnegazione e di sacrificio. Malga Pioverna Alta, 7-8 Ottobre 1915″. “Eroi nella Grande Guerra” è anche il titol odel volume presentato questa mattina ad Arezzo.
Il sindaco di Chiusi Bettollini, presente alla cerimomia ha così commentato: “La Città di Chiusi – dichiara il sindaco – è onorata e orgogliosa di aver dato i natali a un eroe come Giuseppe Giulietti esempio di tenacia, abnegazione e attaccamento ai valori della patria e della giustizia. Uomini come Giuseppe Giulietti devono essere un esempio e un modello per la nostra generazione e per quelle future che non possono rischiare di allontanarsi dai valori difesi spesso a costo della vita perché distratte dal turbinio della vita quotidiana. Dobbiamo imparare a rispettare il passato e a cogliere da esso gli insegnamenti che eroi quotidiani come Giuseppe Giulietti ci hanno lasciato. Il passato deve essere la nostra guida, un faro che ci permetta di guidare con saggezza il presente e offrire ai nostri figli un futuro di cui andare fieri.”
Arezzo, chiusi, GRANDE GUERRA
Non conoscevo la storia di Giuseppe Giulietti e da quanto si legge nel post ha compiuto atti di eroismo tali da essere insignito di medaglia d’oro al valor militare.Esempio di saldezza d’intenti e sprezzo del pericolo veramente, pronto al sacrificio della propria persona per una idea che albergava nella sua mente, tale da essere ricordato come merita.Su tutto questo non ci piove ed è stata cosa degna ricordarlo insieme al sacrificio di tanti.Piove invece su tutto il resto, ed il resto è che nell’informazione moderna mediatica soprattutto riguardante la Prima Guerra Mondiale si fà quasi sempre cenno ad atti di eroismo, al sacrificio di Italiani ( 600.000 morti, non uno scherzo ! ) ma soprattutto quasi mai si fa cenno al fatto che spesso quei poveri soldati, carne da cannone,perlopiù di basse categorie sociali, contadini soprattutto ed operai, gente povera di quell’Italia dove era stato instillato fino all’inverosimile- a partire dalla casa regnante dei Savoia e delle loro istituzioni costruite appositamente per le alte borghesie agrarie ed industriali che la sostenevano-, il ”SENSO DI PATRIA” era presente ed annaffiato ogni giorno per ammortizzare anche le possibilità della ribellione a causa le condizioni di vita che spesso ed in certi luoghi portavano anche alla morte per fame e malattie in tempo di pace.Quella ”Patria” per la quale versavano il sangue a fiumi i figli dell’Italia povera non era la loro patria, era la patria fatta con i diritti di chi li sfruttava e di coloro che tenevano ad inculcar loro la visione della fatalità del mondo, delle cose, corroborate anche dalla fede nei supremi capi della alta borghesia politico-agraria-industriale, sostenuti a mani basse anche dai religiosi. Di questo sia nelle scuole, sia nei media, una volta come ugualmente oggi, non se ne parla e non se ne parla perchè la cosa potrebbe far riflettere.Sì, riflettere molti e questi molti potrebbero trovare anche anologie in qualche modo con il sistema odierno, sia dei media, sia della sottocultura politica che anima la nostra bella nazione, fatta di vassalli, valvassini e valvassori e servi della gleba, che si sentono, si credono, si autodefiniscono spesso guide,indirizzatori morali. Il concetto di Patria era un concetto ”romantico” che veniva dal risorgmento ed era quel concetto che stava a significare tutto alle masse legate alla terra, che mai si erano mosse, mai avevano convissuto con altre comunità italiane, figuriamoci se straniere, un concetto di patria atto a far sentire uniti in un fine supremo tutti gli abitanti e cittadini della nazione senza distinzione alcuna, di sesso, di condizione sociale, di istruzione. Ecco, un mondo nei fatti costruito e portato avanti e seminato di ”patria” nella paura del risveglio dalla pace sociale.Un mondo fatto di preclusione, esclusione, povertà ed ignoranza, dove i concetti venivano instillati sin dalla nascita e chi si opponeva a questi era un ”sovversivo”. ” La decimazione” della quale pochi dei nostri giovani sanno ancor oggi cosa significava compiuta in zona di guerra era un atto ed un fatto fatto praticato nella normalità.La disciplina militare veniva applicata da parte degli ufficiali con il terrore.Appunto, quello della ”decimazione”.Se veniva compiuta una azione considerata dannosa o non veniva ubbidito agli ordini impartiti, venivano messi in fila i soldati del reggimento e contati uno ad uno fino a dieci ed appunto scelto uno ogni dieci con tale conta,fatti uscire dalle fila e passati subito per le armi.Questa era la Patria per la quale si sacrificavano i poveri che andavano all’assalto alla baionetta gridando ”viva il Re e viva la regina” a farzi ammazzare, spesso anche ubriachi dopo inverni interi in trincea. E’ chiaro che dentro a questi vi erano anche persone che sapevano dare valore fraterno ai propri commilitoni, ai propri uomini, che avrebbero fatto di tutto per riportarli alle loro famiglie. Quando vi tornarono alle loro famiglie però le trovarono più povere di quando erano partiti, e da lì l’insuburdinazione ed il rifiuto del giogo della sudditanza agli agrari ed agli industriali non fece altro che far fare strada al fascismo, quando i padroni del vapore si resero conto che si stava rischiando di fare come in Russia.E nessuno della borghesia voleva che questo succedesse, figuriamoci nelle sfere e nelle classi più agiate ancora.Questa è in breve la storia, quella dell’Italia vera. Questi caduti e valorosi uomini sono ricordati oggi per il loro esempio di grande umanità ed abnegazione, ma i media per la maggior parte parlano solo di questa guerra fatta di questi atti, di sconfitte militari e di vittorie.Questa è stata l’informazione che ha avuto l’Italia e che si è fatta soprattutto a scuola.Dei mutilati, invalidi, dei poveri che ritornavano a casa e che trovavano la fame e la miseria pochi hanno parlato.E non ne hanno parlato perchè la visione di quelle ragioni dava torto a coloro che hanno sempre guidato il vapore, anche con il consenso degli stessi poveri, perchè il consenso sarebbe stato strappato a causa della loro ignoranza.Le parole che citi di Bettollini rivolte ai giovani delle nuove generazioni che ”non possono essere distratti dal turbinio della vita quotidiana” fanno pensare e ci fanno chiedere ” ma quali sono le istanze ed i fatti della politica, dell’etica e dell’economia che fanno sì che le giovani generazioni vengano distolte da tale turbinìo? ”Quali sono i concetti che alimentano tale turbinìo se non quelli della vita attuale,scarna di promesse, scarna di possibilità di lavoro,scarna di avvenire, scarna di un futuro decente per tali giovani ?
Se non si capisce che è il capitalismo che per vivere e riprodursi deve riprodurre se stesso, riprodurre l’ansia consumistica e produttiva pena il sottosviluppo di masse umane immense,allora si capirà che per far passare certe istanze che nuocciono ai poveri, il sistema deve usare il modo di essere credibile verso quest’ultimi.Ed il sistema migliore è quello di travestirsi da sinistra compiendo atti ed interventi di destra, restrittivi,che tolgano diritti acquisiti, poichè se fatti da destra non sarebbero passati,che facciano rientrare la nave nel canale dal quale aveva preso il largo.”Quando un nemico non puoi batterlo ti ci devi alleare” e lo devi portare pian piano, in modo che non se ne accorga allo scoperto, fuori casa sua, avvolgerlo col fumo, in modo che quando rientra in casa abbia occhi e cervello impastati da quel fumo e non riconosca più che quella era casa sua.E’ in quel modo che si verifica quel ”turbinio”e quando si verifica, il dramma non è solo questo ma è anche quello che spesso i servi della gleba gli possano anche plaudire perchè non aspettavano altro.La volete meglio di così ?Cornuti e mazziati.E spesso i delegati a certe istanze come certi sedicenti politici, poi ci fanno anche la morale, quella che raccontano loro però.Ecco perchè occorre rispondergli.
https://www.primapaginachiusi.it/2017/05/giuseppe-giulietti-medaglia-doro-eroe-nella-grande-guerra-traditore-nella-seconda/
Se si continua a cebrare la Grande guerra si fa un cattivo servizio anche al ricordo.
da leggere “… se si continua a celebrare la Grande guerra con questa retorica….
Credo che alla luce del secondo articolo, ma soprattutto della Delibera del Comitato di Liberazione Nazionale (Consiglio Comunale provvisorio) di Chiusi del 3 luglio 1944, la dichiarazione del sindaco sull’orgoglio della città per aver dato i natali all’eroe, dovrebbe essere rivista e aggiornata. Il gesto eroico del 1915 rimane. E la medaglia pure. Ma anche il seguito merita di essere sottolineato.
Perchè parlare della grande guerra con tali ragioni e descrivendo i fatti è retorica? Parlare di quello che è successo fra la prima e la seconda guerra e di come si sono comportate le persone poi è retorica? Potrebbe essere intesa come una spiegazione di parte ? Può anche darsi,ma sta di fatto che da una parte c’era un regime totalitario e dall’altra un popolo in guerra e ridotto alla miseria.E penso che sia utile anche dirlo perchè con la sottocultura oggi imperante molta gente credo che sia bene che lo sappia da dove vengono certe cose e le ragioni per le quali si sono formate.Forse la retorica, quella vera, stà in coloro che affermano da sempre che questo sia il miglior sistema possibile.E’ da quando sono nato che lo sento dire ed è da quando sono nato che i media sono organizzati per non smettere mai tale litania, ed è da quando avevo i calzoni corti che capiscono tutti che viviamo in un sistema che divide,ma chi frena e cerca di spezzettare e dividere smorzando,guarda caso sono tutti alla fine da una parte sola.E per rendere credibile questo alla fine usano ogni mezzo, da quelli più piccoli a quelli più grandi ed incisivi.Anche il travestimento.