UN FILM IN TV E UNA VECCHIA STORIA: CARO SINDACO, RICORDI L’INQUINAMENTO DA NICHEL? A CHE PUNTO SIAMO?
CHIUSI- Ieri sera, 26 aprile, in seconda serata, sul canale 25 del Digitale Terrestre Rai Premium, è andato in onda il tv-movie “L’assalto” con Diego Abatantuono, Luigi Maria Burruano, Camilla Semino Favro, Ninni Bruschetta, Gianni Mazzarelli, Ugo Conti. Regia di Ricki Tognazzi. Il film, del 2013 e già trasmesso nel 2014, affronta ill tema delle infiltrazioni della Ndranghera nel nord Italia. Nel caso specifico nell’hinterland di Milano. La storia è quella di un impreditore edile (Abatabntuono) onesto e gran lavoratore che però, ad un certo punto, a causa della crisi e dei crediti non riscossi rischia di veder saltare la propria azienda. E così finisce per cadere nella mani di una “famiglia” calabrese, da 30 anni trapiantata al nord che prima lo aiuta “amichevolmente”, poi gli fa vincere un grande appalto e infine gli chiede di fare il passo successivo e cioè “interrare” rifiuti tossici nel terreno di quel cantiere. Che è il cantiere di un costruendo palasport. Nel film l’imprenditore trova la forza e il coraggio di reagire denunciando tutto alla Polizia. Pagherà il suo debito con la giustizia, ma tornerà “libero e pulito”. Un’area periferica, un appalto consistente per un impianto sportivo, rifiuti tossici da interrare… Naturalmente di notte e di nascosto…
Do you remember? Mi verrebbe da dire…
E infatti, guardando il film mi è tornata in mente una storia tante volte affrontata su questo giornale. Quella del possibile o presunto “occultamento” di rifiuti speciali, forse tossici, nella cava che poi, di lì a poco sarebbe diventata il cantiere del costruendo nuovo stadio di Chiusi. E che adesso è il cantiere del costruendo Palasport.
Il primo articolo in cui lanciavamo l’allarme circa il possibile interramento di rifiuti è del 2006 e prendeva spunto da alcune “segnalazioni” di strani movimenti notturni… L’apertura del cantiere per lo Stadio è del 2008. Il Palasport, al posto dello stadio, è in costruzione dall’ottobre scorso…
Questa storia dei rifiuti è affiorata più volte, diciamo pure ogni volta che si è parlato di quell’area a sud di Chiusi Scalo, a ridosso della zona industriale e a 1 km circa dall’abitato. Ma nulla è mai emerso di concreto. La ditta proprietaria della cava fu multata (8 mila euro) per smaltimemnto irregolare di inerti, ma rifiuti tossici non sono mai spuntati, nemmeno dalle verifiche e dai carotaggi commissionati dall’Amministrazione Comunale e effettuati a più riprese nel corso degli anni.Questo aleno è ciò che è stato sempre affermato dalle autorità.
Però, nel 2014 venne a galla un’altra storia: la falda acquifera sotterranea e i corsi d’acqua superficiali (canali, fossi di scolo e di irrigazione) in tutta la zona industriale, quindi non lontano e a valle rispetto all’area in questione, risultarono inquinati da nichel. Fu l’Arpat a rilevare il superamento dei limiti di legge. Anche in questo caso ci furono articoli di stampa, discussioni in Consiglio Comunale, raccolte di firme e iniziative pubbliche. Anche una promossa da Primapagina il 14 dicembre 2014 nella quale fu messo in evidenza pure l’alto tasso di tumori e malattie particolari nel quartiere di Chiusi Scalo più prossimo alla zona industriale, così comenella frazione pievese di Ponticelli, che si trova a valle…
Il Comune stesso, pur con qualche titubanza iniziale si mosse operando nuovi controlli e arrivò alla conclusioni di presentare una denuncia penale per danno ambientale nei confronti di una azienda privata e dell’agezia governativa AGEA (ministero Agricoltura) per uno sversamento di materiale tossico avvenuto nel 2008. In un capannone erano stati stoccati per conto di AGEA migliaia di contenitori in pvc pieni di materiale di risulta dalla macellazioni di animali al tempo della “mucca pazza”. Materiale ad alta concetrazione di nichel. Al momento della rimozione avvenuta su ordinanza del sindaco di Chiusi, molti di quei contenitori, probabilmente deteriorati, si ruppero causando lo sversamento e di conseguenza l’inquinamento del terreno e della falda sottostante.
La denuncia è del settembre 2014. Da allora è cambiata l’amministrazione comunale (ma non il colore della stessa), l’assessore che se ne interessò all’epoca, Gianluca Sonnini, non ne fa più parte, ma questo non giustifica il fatto che nessuno sappia, a tre anni di distanza a che punto è la questione.
Non so se il sindaco Bettollini ieri sera ha visto il tv movie con Abatantuono, ma anche se non lo avesse visto, mi permetto di ricordargli la questione. E credo che qualche risposta la debba comunque fornire:
1) che fine ha fatto la denuncia presentata dal Comune di Chiusi?
2) i prelievi periodici da parte dell’ARPAT nei piezometri del depuratore di Bioecologia e nei corsi d’acqua circostanti sono stati effettuati dopo il 2014 e vengono affettuati anche adesso?
3) con quale periodicità?
4) tali controlli hanno rilevato inquinamento da nichel anche dopo il 2014 e se mai in quale misura e in quali precise zone?
5) i lavori per le fondazioni e la preparazione del terreno nel cantiere del costruendo palasport hanno portato alla luce situazioni anomale o che possano far pensare a qualche problematicità circa la qualità del terreno e dell’acqua?
In questa vicenda, se nei primi anni il Comune di Chiusi tenne con il sindaco Ceccobao, un atteggiamento di totale chiusura minacciando querele nei confronti di chi osava anche solo porre qualche dubbio in proposito, successivamente l’ente ha agito diversamente. Mai con grande entusiasmo, ma con maggiore disponibilità e con un certo impegno. La denucia è un atto del Comune e non di altri. Non è sul banco degli imputati, il Comune. Se mai è parte lesa e fa parte dell’accusa. Quindi è sulla stessa barca dei cittadini che costituirono un comitato e presentarono un esposto alla magistratura, alla Provincia, al Prefetto.
Caro sindaco, spiegaci dunque come stanno le cose. Dopo tre anni, credo sia giusto che si sappia almeno se il problema è superato oppure no.
Marco Lorenzoni
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Il comune sulla questione non ha mai mosso un dito fino a quando i cittadini non hanno segnalato il fatto alla magistratura, al prefetto, all’allora guardia forestale e alla polizia municipale.
Solo dopo l’esposto si sono attivati ed è partita la denuncia che, par di capire, giace nel “porto delle nebbie” di Siena.
Se i controlli dell’Arpat vengono ancora effettuati e quali risultati producono mi pare il minimo di informazione che un’amministrazione pubblica deve ai suoi cittadini.
Stavolta forse risponderanno, e sarà un’eccezione (sulla Casa della salute, sul bilancio della Fondazione, sul cambio di destinazione del mutuo dello stadio…silenzio di tomba), perché in effetti possono essere accusati “solo” di aver dormito, dato che l’Arpat erano anni che segnalava la presenza di nichel in quella zona; ben prima che primapagina sollevasse il caso.
Un tempo sul sito di Arpat si potevano leggere i dati realativi ai controlli ambientali effetttuati. Adesso quei dati non soon più visibili. Non so se dipende da me che non sono capace a trovarli o siano stati proprio eliminati. Fatto sta che prima erano reperebili con facilità di accesso, adesso invece no. Ma il Comune ce li avrà… Per il resto, come ho scritto, il Comune si è mosso tardi e dopo qualche titubanza, ma alla fine si è mosso. E’ anche interesse dell’Amministrazione, a questo punto, far sapere a che punto è la questione. E magari sollecitare l’iter della denuncia del 2014…
Sullo sversamento di cui si parla nella rimozione delle carcasse a causa della rottura dei contenitori che sembra aver aperto la strada alle cause dell’inquinamento,riformulo la stessa domanda che posi al tempo: ma le mucche,pazze o savie che potessero essere, andavano a Nichel? Quelli erano materiali organici, ma cosa c’entrano col nichel vorrei capirlo.Tutto questo chiaramente sempre se ricordo bene.
Sì Carlo, come già detto e scritto in passato, il materiale contenuto per anni in quei contenitori stoccati nel capannone delle Biffe conteneva nichel in quantità rilevante. E anche altre cose. Ma anche la carne di cinghiale o di cervo, oltre che quella bovina contiene nichel. Nel caso specifico il problema forse è derivato dall’enorme quantità di quel materiale che finì per percolamento continuo negli anni e sversamento dovuto a rottura dei contenitori al momento della rimozione nel terreno. Terreno che è risultato inquinato per un raggio di parecchie centinaia di metri e fino a 2 metri di profondità… Facile che l’agente inquinante sia potuto finire nella falda superficiale. Anche se, in assenza del responso del Tribunale, non si può avere la certezza matematca che sia stata davvero quella o solo quella la causa della contaminazione. Per questo motivo mi è sembrato doveroso chiedere spiegazioni al sindaco.
Scusa Marco, chi l’ha detto che il materiale contenuto in quelle casse conteneva nichel in maniera rilevante? A me risulta che il nichel, elemento presente in quantità diversissime in natura, sia presente nelle carni bovine in maniera veramente limitata( controllare anche su internet).Da quei fatti descritti a provocare poi l’inquinamento da nichel credo che ce ne corra ma mi posso sbagliare logicamente. Lascia stare quello che hanno detto o che hanno supposto, basiamoci su di una logica del tutto normale.Credo che gli organismi preposti ai controlli abbiano rilevato la presenza di nichel in quantità non piccole ed hanno svolto i compiti loro demandati.La spiegazione alla causa attribuita che abbia provocato la presenza di nichel chi l’ha data? E’ sulla spiegazione fornita dello sversamento o comunque di altre possibili cause che si giuoca la credibilità di chi abbia determinato-se l’ha determinato- che la presenza di nichel derivi dai residui organici della macellazione, e dal momento che è stata detta e scritta una cosa precisa che il nichel deriva dallo sversamento delle casse,indipendentemente dalla bonifica effettuata, credo che sia una cosa da chiarire come si sia fatto a dimostrare che derivi da quello. No, perchè si scrivono tante cose oggi, che è bene anche vedere su quali elementi di certezza si possano basare. O no? Perchè se il problema, che non mi sembra un problema da poco,viene affrontato in modo vago, senz’altro presto o tardi finirà nel dimenticatoio, il nichel continuerà ad esserci e le persone mangeranno i prodotti dell’agricoltura irrigati con quell’acqua.Questo tanto per dire che sono sempre ” i fatidici interessi” dei quali oggi molto spesso ci si dimentica che ci siano e che di conseguenza assumono una condizione ed una posizione di ”normalità” nelle teste di una umanità di beoti che hanno delegato ad altri l’amministrazione della propria vita.Ma sono i beoti che poi ne pagano il prezzo e che sorvolano il problema.
Carlo, ci sono decine e decine di articoli e documenti ufficiali che dicono questo. Compresa la denuncia presentata dal Comune. Non lo dico io oggi… lo dicono le carte…(io sono stato il primo a sollevare la questione e negli anni anche l’unico o uno dei pochissimi a tenerla a galla… I gruppi di opposizione in campagna elettorale si erano impegnati entrambi a seguire la vicenda. Lo hanno fatto? e con quali risultati? Ancorta una volta è Primapagina a sollevare la questione e a chiedere spiegazioni e chiarimenti. Per gli altri, evidentemente il problema non sussiste).
La trasparenza CONCESSA non esiste. Va conquistata. Su questa questione si può operare in diversi modi. La convenzione di Aarhus del 1999 e operativa da noi dal 2001 garantisce l’accesso ai dati ambientali. Se le statistiche sul nichel non vengono più pubblicati occorre prima di tutto richiederli e se non vengono forniti procedere a denuncia penale e se necessario agli organi euopei costituiti in seguito alla convenzione di Aarhus. Personlmente credo che anche un po’ di iniziative di scienza di cittadinanza (misure ftte da organizzazioni di base) possono funzionare. Se poi il Sindaco di associa tanto meglio.
Certo,tutto si può fare. A suo tempo (2014), dopo i dati pubbblicati da Arpat, come Primapagina e come Comitato dei cittadini procedemmo a fare autonomi prelievi e far analizzare l’acqua ad apposito laboratorio. I risultati confermarono i dati Arpat e quindi procedemmo all’esposto. Ma le rilevazioni in proprio costano e non si può choedere ai cittadini o a chi dfa informazione di sostituirsi ai soggetti preposti. Sono le autorità, in questo caso Arpat e sindaco che dovrebbero (e devono) fornire spiegazioni e dati certi, anche senza ricorrere all’estraama ratio della denuncia o senza chiamare in c ausa convenzioni internazionali, che comunque ci sono e nel caso sia necessario si possono sempre “richiamare” alla memoria…