Domani Oliviero Beha a Città della Pieve: viaggio nella nostra giungla quotidiana

CITTA’ DELLA PIEVE – Domani, venerdì 13 gennaio, nella sala grande di Palazzo della Corgna a Città della Pieve si palerà della giungla. Non quella di Sandokan o di Tarzan. Delle giungle moderne, quelle in cui annaspa la nostra quotidianità, nella parte di mondo più ricca, più avanzata, più opulenta. Ma comunque in crisi. Se ne parlerà, partendo da un libro che si intitola “Mio nipote nella giungla”, appunto, e con l’autore: il giornalista Oliviero Beha. L’introduzione e la moderazione del dibattito, nel quadro degli incontri con l’autore organizzati dalla Biblioteca e dal Comune, sarà affidata ad Elda Cannarsa, valente redattrice di Primapagina.
Il libro di Beha può sembrare un manuale di sopravvivenza, uno di quei pamphlet che rispondono ad una idea piuttosto inflazionata di problem solving, per dirla all’inglese. Ma non lo è. Piuttosto può rappresentare e offrire una chiave di lettura, uno strumento se non se non per cambiare le cose almeno per capire come (soprav)viviamo e perché; come abbiamo normalizzato l’abnorme in tutte le sue manifestazioni, e come ci sguazziamo dentro con la naturalezza di chi è nato con l’idea che questa sia l’unica realtà possibile.
Beha ha dato un nome ai grandi mali delle giungle occidentali, tra cui l’Italia si distingue per eccellenza: fondamentalismo del denaro e mercificazione. Denominatori comuni, e tra loro correlati, del Sistema Giungla da cui deriva la devastazione dei suoi diversi aspetti e settori (salute, cibo, lingua, ambiente, politica, religione). L’incontro, insomma, si annuncia interessante per chiunque voglia capiire meglio in che tipo di acqua stiamo nuotando. O affogando. Perché la deriva imboccata non è verso un mondo migliore… L’appuntamento, come dicevamo è per le ore 17,30 a Palazzo della Cogna.
Sono stato alla presentazione del libro e mi trovo in accordo con quasi tutto Beha ha riportato quando ha fatto la riflessione sull’avvenire possibile del proprio piccolo nepote. Ha parlato dell’Italia ed il quadro che ne esce è francamente fosco, ma non scopre nulla.
Non scopre nulla perchè i mali dell’Italia, almeno in tal modo concepiti, fanno fronte comune con i miei pensieri, quando ha parlato di un popolo sostanzialmente plagiato quasi non si rendesse conto di ciò che gli accada intorno.Ha parlato di analfabetismo culturale odierno rilevando la differenza con oggi da quattro o cinque decadi or sono.La gente povera e misera che emigrava dal sud e che era analfabeta si vergognava della propria ignoranza e del fatto di non aver avuto i mezzi per studiare e si rimboccava le maniche per cercare di cambiare la propria condizione.E lo fece tutto questo, l’abbiamo visto, l’abbiamo vissuto.Oggi questo non accade più e spesso la sottocultura-che non è solo analfabetismo- ma è anche incapacità di capire i contenuti di quanto leggiamo,sia quasi diventata un vanto, o perlomeno un mezzo per giustificare la propria posizione sia in politica sia nelle relazioni umane.Avrei voluto intervenire ed avevo già alzato la mano per farlo all’ultimo, ma Beha forse non mi aveva notato e quindi ha terminato il suo interloquire con la platea.Gli avrei posto la domanda se ci fossero a suo parere delle modalità per superare questi anni d’impasse che viviamo in italia ma in fondo anche in europa.Visto il tono del libro-che ho acquistato e che leggerò-credo che la risposta a suo parere sarebbe stata negativa.E non è pessimismo nè il suo nè il mio, ma per chi ha una età di 70 anni come me, quando mi giro indietro e penso a quante cose si sono stratificate nella mente, nella memoria, e che formano la nostra essenza e quello che siamo oggi perchè in quel dato modo eravamo e vivevamo ieri, la constatazione,-visto il presente- non possa essere che quella.