DOPO IL REFERENDUM LA SINISTRA PROVA A CERCARE STRADE COMUNI…
Il referendum e soprattutto il risultato del referendum hanno mosso le acque a sinistra. Qualche giorno fa l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia si è autocandidato a guidare la formazione di un movimento alla sinistra del Pd che poi possa dialogare e allearsi con il Pd, anche a livello di governo… Un’idea che a giudicare dai commenti e della reazioni, è piaciuta a pochi. Praticamente a nessuno. Anche se, dicono tutti a sinistra, da qualche parte si dovrà pur ricominciare…
E infatti domenica prossima a Roma (Meeting Center, largo dello Scoutismo 1, dalle 10 alle 18) si riunirà una sinistra che vorrebbe ricominciare, ma da una parte diversa rispetto a quella proposta da Pisapia. Una sinistra che dà per perso il Pd, sia con Renzi che senza Renzi e guarda altrove. Soprattutto guarda a se stessa.
L’iniziativa di domenica prossima era programmata da tempo, ma dopo l’esito referendario, assume un significato diverso. Indubbiamente il voto ha impresso un’accelerata. Tra i promotori ci sono alcuni parlamentari di Sinistra Italiana (Sel è ormai di fatto un ex partito), come l’ex sindacalista Fiom Giorgio Airaudo, la scrittrice Maria Luisa Boccia e Giulio Marcon; ci sono il giornalista del Manifesto Sandro Medici, poi Stefano Fassina, Alfonso Gianni, Nicola Fratoianni, Monica Frassoni, c’è pure Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, e ancora Marco Revelli, Luigi Ferrajoli e Lidia Menapace, il costituzionalista Gaetano Azzariti e la “portavoce” del comitato per il No al referendum Anna Falcone… Ma ci sono anche i comitati degli studenti, movimenti del volontariato sociale, esponenti di liste e aggregazioni civiche locali… Ed è proprio da queste ultime esperienze, che la nuova sinistra potrebbe ripartire, spiega Giulio Marcon, il quale però mette subito le mani avanti, dicendo che è prematuro e fiorviante parlare adesso di “nuovo soggetto politico a sinistra”…
“Quello che vogliamo fare – spiega – è offrire uno spazio a tutti quelli che pur nelle loro diversità partecipano a un confronto. Ma, ci tengo a ribadirlo, fuori da ogni logica politicistica e di posizionamento di diverse entità. L’idea è quella di partire dal lavoro che ognuno fa nelle associazioni e nei movimenti e anche nelle istituzioni attraverso le liste locali. Si tratta di questo, poi se verrà fuori qualcosa, non è certo quello che ci proponiamo nell’obiettivo di questa iniziativa. Oltre a questo appuntamento c’è anche quello delle liste civiche di Bologna del 18 promosso da Federico Martelloni. Ecco, dobbiamo convergere per proseguire insieme…”. In effetti il panorama a sinistra è piuttosto frastagliato e pieno di scogli e se c’è una cosa che alla sinistra riesce benissimo è dividersi, litigare, alzare barricate… Comunque nelle prossime settimane qualcosa cambierà. Anche a livello di panorama. Intanto SEL si scioglierà, confluendo in Sinistra Italiana che si costituirà in partito politico. Poi c’è Rifondazione, c’è Possibile di Civati, c’è il sindaco di Napoli De Magistris, poi ci sono le associazioni, i movimenti, le liste locali come per esempio Possiamo a Chiusi o quella che ha vinto le elezioni a Sesto Fiorentino…
“Bisogna capire come si può ricondurre il tutto a uno spazio comune, perché se si dovesse andare a elezioni politiche – dice Marcon, per il quele non vi può essere alcuna alleanza con il Pd di Renzi – è inevitabile per non rischiare di disperderci in mille rivoli e non avere alcun rappresentante, che nella costruzione di una lista elettorale ci debba essere un processo unitario. Ripeto, è inevitabile che questo accada, ma non deve essere un’operazione politicistica, né tantomeno tipo lista Arcobaleno d cui ricordiamo tutti il fallimento…”.
Chiaro che elezioni però ci saranno, fra tre, sei mesi o un anno, quindi se la sinistra a sinistra del Pd vuole dire la sua, una strada unitaria e una sintesi la dovrà trovare… Ed è anche di questo che domenica a Roma si comincerà a parlare. Inevitabilmente. L’assunto dei promotori dell’assemblea è che il voto referendario ha messo in luce, ha portato in superficie un disagio sociale e politico, ma anche la voglia di ritrovare spazi di partecipazione, di democrazia, di rappresentanza vera. C’è una fetta larga di società che non si sente più rappresentata, che ha perso i suoi riferimenti e si è progressivamente allontanata dalla politica… Ma c’è in questo quadro, anche una spinta “di pancia” verso politiche e soluzioni di destra. In Italia e in tutta Europa. La sinistra c’è, non è scomparsa, deve solo ritrovare una sua rappresentanza politica, un soggetto che le ridia voce e speranza.
Il Pd non può essere questo soggetto, conclude Marcon. “Per le politiche che ha portato avanti, per come ha impostato la campagna referendaria, per la deriva che ha imboccato… Il Pd ha fatto politiche di destra, ha i propri riferimenti nella finanza, nella Confindustria. C’è invece il problema di ricostruire un campo di forze che veda la Cgil, le associazioni, le forze di sinistra tutte insieme. O facciamo questo o la destra si farà avanti. La storia europea ci insegna che di fronte alle crisi sociali, le alternative sono due: o la sinistra riesce a interpretare questa crisi e ne è un punto di riferimento, oppure la destra gioca un ruolo provocando derive gravi. Noi dobbiamo essere in grado di prendere la spinta di democrazia che viene dal Paese a partire dal No al referendum che ha le radici nella sofferenza e nel dolore che la gente vive in prima persona per ricostruire una sinistra che sia in grado di rispondere a questa domanda di cambiamento”.
I risultato del referendum è incoraggiante. Dimostra che non c’è un destino ineluttabile della crisi delle democrazie in Occidente. Quando ci sono cose importanti in ballo la gente partecipa.
Vedremo se le esperienze locali come il movimento Possiamo di Chiusi, che hanno messo il termine “sinistra” nella denominazione sociale, parteciperanno alla costruzione del percorso che comincerà domenica a Roma. Se avranno voglia di farlo o si limiteranno invece all’iniziativa nel proprio ambito territoriale di competenza, lasciando la palla ai vari Civati, Ferrero, Fratojanni e compagnia…
Certo, la sinistra negli ultimi anni (dal 2008 in poi) è diventata un campo rinseccolito, pieno di macerie. Non sarà facile ricominciare, ritrovare il bandolo di una matassa comune. E il problema del rapporto attuale e futuro con il Pd, non è secondario, perché non si sa nemmeno che fine farà il Pd, come si risolverà la contrapposizione interna tra renziani e minoranza.
Però come dicono i promotori dell’assemblea dell’11 dicembre, da qualche parte si deve pur ripartire…
E sembra di capire che… se la voglia di discutere con il Pd è poca, è altrettanto scarsa anche quella di rassegnarsi a lasciare il testimone in mano ai soli 5 Stelle. Renzi e il Pd non sono più di sinistra. Ma neanche Grillo, Di Maio e Di Battista. La sinistra è un’altra storia anche se ormai se ne è perso il filo…
Marco Lorenzoni
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