CHIUSI: IL PD, POSSIAMO E L’EGEMONIA CULTURALE (CHI CE L’HA?)

Un tempo la chiamavano egemonia culturale. In Italia per decenni, dopo la guerra, l’ha avuta il Partito Comunista. E più in generale la sinistra. La maggioranza silenziosa votava, magari turandosi il naso, per la Dc, ma i migliori giornalisti, i migliori registi, i migliori attori, i migliori scrittori, i migliori pittori, i migliori fotografi, i migliori teatranti, i migliori critici d’arte e di cinema e di letteratura erano tutti più o meno vicini al partito comunista. O comunque alla sinistra, compresa quella socialista, anarcoide, libertaria: da Vittorini a Pavese, da Pasolini a Calvino, da Bianciardi a Nanni Loy, da Visconti a Fellini, da Bertolucci ad Antonioni, da Pontecorvo a Monicelli, da Guttuso a Emilio Greco, da Manzù ad Alfonso Gatto e Gino Sala… Da Dario Fo, ai cantanti Endrigo, Gino Paoli, Gaber, Jannacci, Tenco, Morandi, Milva, Guccini, De Gregori, De André, Vecchioni, Giammaria Testa, Fiorella Mannoia, Nada… e gli Area, i Perigeo, e gli Stormy Six e Napoli Centrale e poi i Modena City Ramblers e Ligabue… E Andrea Pazienza. E Paolo Fresu e il nuovo jazz italiano…
Questo in Italia, nel resto del mondo i Rolling Stones, the Who, Bob Dylan e Joann Baez, i Creedence e John Lennon (da solo o con i Beatles), Bruce Springsteen e Kerouac e Ginsberg, Garcia Marquez, Jorge Amado e Neruda, Jan Mc Ewan e poi Chomsky e Stiglitz, Costa Gavras e Ken Loach, Galeano e Soriano facevano da cornice più ampia, per dire…
Poi da noi sono arrivati Craxi e il craxismo, Berlusconi e il berlusconismo, Renzi e il renzismo. L’egemonia culturale sembra averla conquistata la maggioranza silenziosa. Ora va di moda andare per il verso della corrente. Mai contro.
Prendiamo Chiusi. Non perché faccia particolarmente tendenza. Ma perché a Chiusi si è appena votato. E il ferro è ancora caldo, diciamo.
La maggioranza sembra non avere più bisogno nemmeno di una squadra forte. Sono talmente convinti della propria potenza e autosufficienza che si bastano. Si autocompiacciono e si chiudono in casa. Il sindaco ha appena nominato una giunta di tre assessori. Tre amici, tre fedelissimi. Il partito o i partiti contano ormai poco o nulla. Bettollini & C. hanno dalla loro le associazioni, le contrade, gruppi amicali e familistici robusti, le banche, le imprese… Anche qualche anonimo tamburino e pure compagnie imbarazzanti (il sedicente Criscuolo e i suoi “amici”).
Ma hanno anche l’egemonia culturale?
A prima vista sì, perché la cultura dominante è quella dell’oco arrosto di Montallese. E del volemose bene.
Poi però, se osservi la situazione con un minimo di discernimento ti accorgi che mentre Bettollini & C. festeggiavano la vittoria con l’oco arrosto a Montallese, tre candidati di “Possiamo” (Agnese Mangiabene, Martina Morbidelli e Piergiorgio Mencarelli) erano sul palco del Mascagni a danzare. Benissimo, peraltro.
Altri due sostenitori della lista di sinistra (Gianni Poliziani e Francesco Storelli) spopolavano a Rione Carducci con uno spettacolo teatrale su calcio e politica che da tre anni è un successo ovunque venga rappresentato e che prende di mira la deriva centrista e sempre meno di sinistra del Pd. E due.
Non solo: nelle stesse ore, altri giovani chiusini (“The Dudes”) vincevano un rock contest importante a Perugia. E alcuni di loro voteranno pure Pd, ma per le cose che scrivono e cantano, sembrano esprimere un disagio e una rabbia giovanile che con il Pd ha poco a che vedere e con la quale il Pd locale dovrebbe fare i conti, se ne avesse la voglia e la capacità.
Se poi uno scorre i socialntwork trova altri 2 giovani locali (Gianluca Lorenzoni e Pier Luca Cupelli) che scrivono in coppia, testo e immagini, di calcio e filosofia su un blog di storytelling con migliaia di lettori… Cose di calcio, che però hanno a che fare con la politica, con la storia e… con l’egemonia culturale di cui sopra. E anche questi ultimi stanno, guarda caso, con i “podemos”…
Quelli citati sono solo alcuni esempi. Ma c’è tanta gente che scrive, che recita, che danza, che suona…
La stessa “informazione” ormai è spaccata in due: da una parte i trombettieri del re, più o meno scelti, ma tutti sempre allineati e coperti; dall’altra le voci critiche, sempre meno e sempre le stesse, che però resistono. E anche tra queste non ce n’è una che sia vicina al Pd e alla maggioranza. Tutte contromano.
Per il Pd non è un problema?
La maggioranza uscita dalle elezioni può anche far finta di niente. Può fare orecchi da mercante. Può svicolare, glissare, ma alla fine certi nodi vengono al pettine. L’informazione velinara e taroccata ad immagine e somiglianza del potere costituito è roba da Unione Sovietica, da Bulgaria, da paese sudamericano sotto dittatura, non può garantire in eterno. Non regge.
Per le tv e varie testate locali non è un problema?
In un paese civile e avanzato non può essere questa l’informazione che vince. Non è una questione meramente filosofica, né tantomeno di bilancio. E’ una questione di civiltà.
I 5 Stelle rispetto a Possiamo, sono più prosaici. Guardano ad altro. Loro seguono il “flusso dei soldi” (lo hanno scritto nel loro commento al voto) più che di filosofia sembrano interessati a parlare di bilanci e a fare le bucce alla nuova amministrazione su questi terreni: le tasse, le municipalizzate, le convenzioni, gli appalti…
Possiamo, che si è presentata come “nuova espressione della sinistra” potrebbe fare lo stesso, limitarsi a fare una opposizione decisa e puntigliosa (cosa che a nostro avviso servirebbe a poco visto che ogni battaglia finirebbe 8-4, in consiglio), oppure decidere di spostare l’asse in avanti. Decidere, prima di tutto, di riconquistare l’egemonia culturale. Attraverso il teatro, la musica, la letteratura, l’informazione. Tra poco ci saranno il Lars Rock Fest e il Festival Orizzonti. E ci sarà di che parlare, al di là dei conti e dei bilanci.. I “Wire” per esempio non sono mammolette, ma il meglio del punk rock fine anni ’70, l’altra sponda rispetto al “riflusso” di quel periodo. E spettacoli teatrali vietati ai minori di 18 anni possono rappresentare un argomento di discussione serio. Meglio se nel merito… Ne vogliamo parlare?
Un tempo quando qualche “intellettuale” arrivava Chiusi, il primo contatto che cercava era con la sezione del Pci. Alcuni diventarono dirigenti o amministratori locali. E quelli locali (gli intellettuali, intesi come professori d scuola, appassionati di teatro, sindacalisti…) facevano tutti riferimento a quell’ambiente lì.
Possiamo può riprovarci, se ne ha voglia. E non solo Possiamo. Potrebbero farlo anche 5 Stelle e Pd, ma ci sembra che entrambi abbiano altre preoccupazioni e stiano bene come stanno. Purtroppo.
In un orto dove tutte le sostanze del terreno che favorivano la crescita degli ortaggi sono esalate perchè chi la ha seminate pensava che crescessero senza annafiarle, non solo d’acqua ma anche di cultura-visto che è a questa che si fa giustamente riferimento-, il portare acqua su un terreno dove non c’è concime alla fine ci cresce il ”bolognino” e nemmeno quello.Visto che fai riferimento al ”sistema dei soldi” ed all’attenzione dei 5 stelle per le discrasie che tale sistema turlupinatore dei deboli si è affermato sull’onda dell’irradiazione mediatica e dell’apparire e non essere, mi piace ricordare che ai tempi dei tempi quando tu dicevi che per chi veniva a Chiusi il primo riferimento era la sezione del PCI, oggi invece faccio notare che è quella della parrocchia,pensando che il tuttob questo sia normalità ed anche ”aggratisse” e che allora -mi preme sempre ricordare- che chi lottava, qualcosa a casa riportava.E questo qualcosa si chiamava con il nome di contratti,contratti mezzadrili, statuto dei lavoratori,unione sindacale, anche con contropartite di lavoratori pestati dalla polizia spesso, a dispetto delle forze contrarie che anche allora vi si opponevano a tale visione e processi.Bene, con tutta la mia simpatia per Possiamo e per i suoi ragazzi io da quelle file non ho sentito dire che occorra fare dei distinguo soprattutto su quali interessi si vadano a privilegiare nelle scelte.Mi sembra una materia questa degli interessi che stenti a venir fuori,non tanto perchè alla fine non si sappia ma che non venga tanto riconosciuta la politica che possa mettere un viatico che conduca a tale concezione, proprio perchè ricercare quelli deve essere uno spartiacque per capire da che parte si stia.Ti chiedo perchè ed una riflessione visto che le sorti, gli avanzamenti e le progressioni dell’allora PCI erano ben chiare e si facevano capire dalla gente e dalle classi subalterne quando seguivano i flussi della ricchezza, delle banche, delle grandi concentrazioni industriali.Li ho sentiti dire solo dai 5 Stelle nella loro forse chiamiamola così ” spasmodica” ricerca dele distorsioni partitiche fatte affinchè gli apparati siano nutriti. fatte sulla vendita di servizi, acqua, luce, gas, mondezza. Sono queste le cose ed i temi che oggi se si volesse riprendere un po’ di forza verso quella gente turlupinata andrebbero portate davanti a tutti e soprattutto davanti proprio a quei turlupinati contenti e beati e sicuri che il PD faccia i loro interessi.Rinnovo l’invito ad osservare che strettamente collegati alle lotte per una vita più giusta e più equilabrata delle classi subalterne ci sono gli argomenti di quelli che tu chiami ”il flusso dei soldi”.Solo seguendo quelli oggi si può avere una flebile speranza di battere chi se li mangia e chi li fa mancare a chi ha bisogno, perchè la macchina che ha organizzato è una macchina che più il tempo passa e più risulta non smontabile se non pagando prezzi enormi, quasi impossibili, mentre si continua a sbandierare riforme per avere un uomo solo al comando.E questo è stato capito da chi ci comanda, difatti chi è l’impersonificazione del potere non vota tanto Forza Italia ma vota PD, questo mi sembra chiaro, oppure si debbono dare altre spiegazioni o non lo si è capito? Chi non lo capisce sono le classi subalterne che pensano che votare PD sia votare a sinistra.Stò in questi giorni leggendo il libro ”Coop Connection” di Antonio Amorosi, Edizioni ”Chiarelettere’, euro 16,90. Lo consiglio a molti, ma chi lo volesse leggere è bene che si fornisca di un bel flacone di Plasil onde evitare il maldistomaco.
Carlo, a mio modestissimo avviso, oggi, nella realtà locale, l”unica via di scampo per sfuggire alla dittatura del pensiero unico e del “volemose bene” (e il termine dittatura non suoni esagerato) è quella culturale. Fare le bucce al potere sui “soldi” è cosa meritoria e giusta, ma alla fine dei conti ininfluente, perché è una battaglia persa. E perdente, purtroppo. Ripartire invece dalla musica, dal teatro, dalla letteratura, dall’arte, dalla fotografia, dai nuovi media, dalla conoscenza in genere, è l’unica possibilità per mettere in castagna un “potere” povero di idee e chiuso nel suo fortino dorato fatto di contrade, associazioni, sodalizi vari… C’è gente che scrive, canta, disegna, dipinge, fotografa cose molto interessanti. Io ripartirei da lì… ‘Possiamo’, con tutti i suoi limiti (e non sono pochi) mi sembra il soggetto più adatto e il più “vicino” a cogliere questa opportunità. Magari mi sbaglio… Ma io la vedo così.
Senza aver la pretesa di insegnare nulla a nessuno vorrei mettere l’accento su quella che ancora oggi per fortuna esiste e che si chiama ”scala dei bisogni”. Che la cultura non debba essere esclusa e fare da guida alle persone non ho difficoltà a convenirlo, poichè senza di quella non si va da nessuna parte, ma dati i tempi che corrono e soprattutto dato che tali tempi ti fanno vedere che il superfluo diventa necessario per centinaia di milioni di uomini ( quindi si parla di sottocultura) la mia domanda è la seguente , senza allontanarsi troppo dal tema: la battaglia per i diritti negati alle classi meno abbienti ( e parlo di diritto a mangiare, vestirsi e ad avere un tetto ed a sviluppare le proprie conoscenze) viene fatta sul fronte della cultura o della lotta per tali diritti di cui parlavo prima ? Senza cultura di questo,che poi è l’arma più efficace le lotte possono essere vane perchè il sistema impostato così com’è le riassorbe, ma allora dovrebbe prendere piede cosa voglia dire cultura e cosa non lo sia, perchè parimenti alla cultura ed alla sua necessità non dovrebbe essere considerata tale quella che indirizza milioni di diseredati a concerti rock, alla droga(quale cultura della estraneazione) al sesso inteso e praticato come irrispettoso del partner ecc ecc.Tutti i sistemi Marco,nel terrore di vedersi surclassati e scavalcati dal nuovo, hanno sapientemente reagito imbastardendo e smorzando la spinta dei giovani con la droga, lo sport, dando loro in pasto avvenimenti fatui e facendo credere loro che le cose più importanti fossero quelle e non la lotta politica, la lotta per il posto di lavoro ,perchè con la lotta politica si sarebbe corso un rischio che era quella che poteva uscire dal controllo ed hanno puntato sapientemente per i loro interessi e per perpetuarli sul coinvolgimento individuale come sentimento di liberazione delle persone.Tale posizione indiscutibilmente ha vinto perchè ancora la società nel suo complesso è arretrata ed i poveri a centinaia di milioni sono quelli più propensi a seguire le istanze che la società basata sul profitto produce e sforna e diffonde.Difatti tali movimenti soprattutto basati non sul sentimento vero e sportivo ma sul fanatismo, sull’appartenenza al nulla, ai falsi miti, alla estraneazione e rifiuto dati dalla droga,dal sesso come valvola di sfogo degli istinti più bestiali delle persone e non dall’amore, fanno prevalere tutti insieme il rendere la società abbrutita e pervasa dal bisogno.E più si ha bisogno più si è ricattati, anche moralmente e non solo economicamente.Sono aumentate a dismisura le malattie nervose e mentali nella società cosidetta evoluta, mi dici per quale motivo? Spesso il motivo ricorrente è la mancanza di cultura che non riesce ad indirizzare uomini e donne verso una vita equilibrata. Ma se i bisogni primari sono conculcati e la loro soddisfazione di base non è per tutti mi dici chi si salva ? Ecco perchè secondo me il movimento in avanti si deve basare sui bisogni e sulla loro soddisfazione quindi sulla ripartizione della ricchezza.In un mondo talmente distorto come l’attuale e quindi ndalla lotta per ottenerli:L’individuazione dei flussi di denaro sottratti alla società dal sistema politico vigente e dai partiti diventa fattore primario per ottenere nella democrazia (perchè le basi e le leggi ci sono e sono costate sangue ai nostri predecessori) di poter imporre il cambiamento di regime e quindi di cambiare politica.E se non si riconosce che l’abortimento della sinistra è dovuto alla penetrazione dentro di essa dei fattori e delle cause primarie della concezione del ”mercato” alias capitalismo, non si va da nessuna parte e non si fa una analisi veritiera e certa di quanto ci succede intorno nè si capisce da quale parte si possa ripartire. In tal caso -pur con tutte le contraddizioni delle quali sono portatori- i 5 stelle non mi sembra affatto che nelle loro richieste sottovalutino questo fatto, anzi, mi sembra che ne abbiano fatto un leit- motif della loro politica.Quando reclamano ad alta voce ”Onestà” intendono differenziarsi dalle aggregazioni politiche e dagli inciuci dei maggiori partiti padroni di tutto, specialmente dei media e del loro uso.Se una sinistra ci deve essere deve essere una sinistra vera che non deborda dai suoi ruoli essenziali della difesa dei non abbienti.Quella è sinistra, non quella che flirta col poterte dei soldi e che fa accordi sulla pelle dei poveri perchè tanto sà bene che è il sistema stesso con i suoi ingranaggi che rimangia quanto è stato concesso. Questa sinistra attualmente al governo ha paura sì del cambiamento, da qualsiasi parte provenga e lo ostacola con ogni mezzo, arrivando perfino alle denigrazione personale, promettendo prebende ai poveri che si presentano davanti a lei col cappello in mano perchè sperano che gli tocchi un posto al sole per i figli o per i nepoti.Il mondo ha funzionato sempre allo stesso modo e l’unica cosa che ha spostato le lancette della storia è stata la lotta sapientemente organizzata, non gli strappi, quelli spesso vengono favoriti dallo stesso potere per perpetuarsi.
Quando è stato creato il Contratto collettivo nazionale di lavoro, milioni di persone di ogni categoria lavorativa hanno fatto riferimento ed hanno migliorato gli stili della loro vita con la lotta.Oggi nemmeno la sinistra o sedicente tale ne parla più perchè vive un etica della quale è stata convinta dai media che era una cosa di cui quasi vergognarsi ed infatti il sistema capitanato da loro stessi hanno fatto sì che un bel sacchetto di vasellina fosse spalmato sul tergo di chi lavora. Allora cos’è che paga? La lotta e la cultura insieme, ma mi sembra di vedere che queste oggi, almeno nelle sue linee di fondo e di base non siano più prerogative della sinistra sopratttto perchè anche nel localismo la sinistra vera non esiste più, si è eclissata grazie soprattutto ai propri errori di piccolo malgoverno e di riconoscersi nell’alleanza messa in atto dal padrone delle ferriere e tali cose che riguardano l’onestà, il buon governo, l’individuazione del flusso dei soldi ma soprattutto l’individuazione del problema del riconoscere dove stiano gli interessi e chi protegge tali interessi non sia più prerogativa della sinistra stessa che non ne parla neppure o se ne parla ne parla evanescentemente, ma che invece sia proprio dei 5 stelle, anche come movimento anti sistema.Forze potentissime sono contro di loro a cominciare dalla propaganda che pervade proprio quei poveri la cui egemonia(quella che dicevi tu nel Post) è quella che spaventa di più.Ecco perchè sono spinti ogni giorno a far muro contro il cambiamento.E’ il loro uso che atterrisce chi non li vuole mollare dalle tenaglie e chi parla di populismo dando loro 80 euro al mese.Anzi adesso siamo arrivati a dire che se vincessero i no al referendum sulle riforme loro (votate da un governo non eletto, non si dimentichi questo ) Renzi se ne andrebbe a casa.Credo che il danno che abbia fatto tale ”sedicente sinistra” ai poveri sia molto maggiore di quello inferto da Berlusconi.Se non altro per il fumo sparso ed assorbito che è entrato a far parte del modo di ragionare delle classi subalterne.Liberarsi dal berlusconismo dovrebbe essere il fattore primario se la sinistra volesse riscattarsi, ma credo che al punto di involuzione in cui siamo, in Italia ci attendano periodi ancora più bui. L’ho detto sempre nei miei interminabili scriiti: si chiama Decrescita Lenta e forse è la peggiore delle cose.
Ci sono battaglie e lotte e iniziative che si possono fare e altre che, allo stato delle cose, sono più complicate. Quelle per i diritti negati, per il lavoro e un reddito dignitoso, per la salvaguardia dei beni pubblici e comuni, si possono fare, ma in assenza di un partito che le organizzi, di un sindacato che le supporti e le guidi, sono – come dicevo – difficili, complicate e perse in partenza. E allora non a caso ho parlato di “unica via di scampo” nella cultura. Perché quello, al momento è l’unico terreno sul quale le coscienze più libere e più dotate di senso critico possono prevalere e vincere, anche per accendere i riflettori sulle questioni accennate prima (lavoro, diritti, beni comuni…). Come è successo,a dire il vero, negli anni ’50, ’60 e ’70 con il teatro di Streheler, i libri d Pavese, Calvino e Bianciardi, gli articoli e le poesie di Pasolini, i film di Visconti, Scola, Monicelli e Bertolucci, le canzoni di Guccini e De André, i quadri di Guttuso e Schifano, i reportage di Terziani e Tutino…Nel nostro piccolo qualcosa in questo senso si muove, in altre direzioni no, non si muove niente. E allora meglio partire, o ripartire, dal punto più alto possibile. Meglio sfruttare il giacimento più ricco… Questa è la mia opinione.
Secondo me, dal momento che viene perso ciò che s’intende per ”egemonia” e cioè la capacità trainante e di coinvolgimento per contare su un supporto solido per andare verso il cambiamento, nell’idea che esprimi esiste un aspetto che oserei dire ”consapevolmente rinunciatario” e cioè -ed è provato dalla storia dei movimenti culturali nel ‘900- che il sistema ha indubbiamente la capacità di ingabbiare, trasformare e rigirare la frittata a 360° per servirsi proprio di questi movimenti ed istanze per rafforzarsi.Guarda per esempio cosa è venuto fuori dal 1968 inteso come movimento globale delle coscenze.Il 1968 ha cambiato il mondo ed ancora oggi i suoi effetti si risentono nella capacità critica soprattutto di porsi rispetto alle cose, ma da quello senza ombra di dubbio sono scaturiti tutti gli aspetti di fuga verso la politica intesa come fatto collettivo.”l’individualismo libertario, l’anarchismo, l’autonomia, in pratica l’uso da parte del sistema di masse di giovani che sarebbero indirizzati veramente verso il cambiare il mondo ma che invece i loro figli sono diventati gli yuppies per i quali la carriera ed i soldi sono stati le mete da raggiungere, ottenendo la raffigurazione di un mondo che per forza di cose non poteva essere diverso da quello che avevano trovato.quindi cambiare non si può, questo è ciò che ne esce da tale discorso.La stessa mia mostra fotografica sul Pudding Shop per esempio nel suo piccolo, ha raccontato nel suo spaccato che i falsi miti rincorsi da milioni di giovani occidentali quali musica, droga, sesso libero e comuni dove gli hippies vivevano, avrebbero avuto una fine che non avrebbe dato adito a nessun cambiamento.Una volta ho detto e scritto che soprattutto il sistema americano ha la capacità di utilizzare la contestazione e servirsene per i propri scopi che sono quelli di allontanare il pericolo di minare le proprie basi ideologiche. Perchè ideologiche sono e molto meno pragmatiche di quanto si possa pensare.Allora ripartire dalla musica, dall’arte, dal teatro va bene ma se strada facendo le intenzioni e la chiarezza diventano rarefatte perchè occorre vivere la quotidianità e questa induce inevitabilmente alla soddisfazione individuale anche se arricchisce culturalmente, gli effetti sono smorzati e diventano alla fine inutili. la cultura è un ingrediente che ci vuole per cambiare, è certamente la base,ma se tu mi dici che il momento non è dei più propizi per la lotta perchè sarebbe una sconfitta certa, secondo me si mettono le premesse per perdere già in partenza, soprattutto anche perchè la cultura che assumi e che esprimi difficilmente o raramente verrebbe compresa dalla massa di coloro che hanno bisogno del cibo, dell’acqua, di un tetto. I bisogni primari sono questi e non si può farne a meno e quindi è chiaro che occorra insistere sulla negatività del sistema che tali bisogni nega.E’ cultura anche quella, anzi è lotta.Una volta-ma oggi è passato di moda- l’intellettuale vero era colui che s’informava, lottava, partecipava ed era consapevole di ciò che lui stesso e la società abbisognavano. Oggi quelli che seguono lo sport, la musica, il teatro ecc ecc non mi sembrano a livello di massa che considerino certe cose.A Napoli dove ho vissuto per 5 lunghi anni i tifosi della squadra spesso abitavano nei ”bassi” , dormivano nel centro di Napoli insieme all’asino i cui ragli ti svegliavano al mattino presto,insieme a 5 o 6 figli (parlo degli ani ’70) ma avevano la TV a grande schermo anche allora e spendevano 25.000 lire per i posti migliori allo stadio alla domenica.Il sistema non ha paura di quelli, anzi li procura, perchè sono i più controllabili.E l’Italia se ci pensi bene, anche quella attuale, nel sua globalità, è composta più da questi-in senso culturale- che da altri.Il mito dell’automobile, del soldo, del piacere e soprattutto del consumo è il viatico con il quale si forma e si sviluppa il modo di ragionare.Il dire che il servizio della cultura oggi sia prioritario non fa altro che esprimere una ovvietà, ma porlo in subalternità rispetto alla lotta-che come dici te possa essere in questi anni una occasione perdente-non fa altro che far sfogare bisogni leciti individuali e sacrosanti,ma credo che in un tale mondo serva proprio a poco o perlomeno a farsi riassorbire in un lasso di tempo diventato più veloce di quanto si creda.E’ questa la forza del sistema e si ritorna sempre al fatto del taglio della fatidica torta.la capacità di incidere come si ripartisce,nasce sì dalla cultura e dalla consapevolezza ma nasce anche dalla lotta politica che non deve essere mai abbandonata dicendo che ” adesso non è il momento più produttivo”.
La vedo più come una fuga individuale ed un bisogno liberatorio dell’individuo, ma l’individuo è uno, uno soltanto. Più individui che lottano diventano un arma verso la quale il sistema è sempre di più in difficoltà non ostante i mezzi che possiede e che applica.I grandi cambiamenti scaturiscono da questo, non tanto dallo sport, dalla musica, dal teatro.Io come si sarà capito non sono renziano,perchè considere renziano il sistema e renziana la sua natura, ma se per caso il NO vincesse il referendum di ottobre Renzi andrebbe a casa non per il teatro, lo sport e la musica, ma perchè un fronte unito,anche se altamente differenziato al suo interno, esprime la contrarietà al suo modo di essere riformatore e soprattutto alle riforme fatte spargendo fumo, ma la vedo dura perchè ancora sono milioni che credono alle streghe.Quindi è la lotta che paga,checchè se ne dica.
Carlo, però non divaghiamo: io ho fatto un ragionamento relativo alla situazione specifica di Chiusi. Non dell’Italia o del mondo. E non è affatto un discorso rinunciatario. Se mai di lungo periodo. Di strategia. Non rinunciatario o “individualista”. La guerra del Vietnam la vinsero i vietcong, ma anche Bob Dylan, Joan Baez, i Creedence, Jimi Hendrix. Le battaglie sui diritti civili, pure… Poi sul referendum di ottobre siamo d’accordo. Ovvio che quella è una battaglia da fare. E naturalmente una cosa non esclude l’altra.
si l’impianto Gramsciano del Lorenzoni è estremamente affascinante: la sovrastruttura che condiziona la struttura.Oppure la coscienza che cndiziona l’organizzazione sociale. La via italiana al … se non noi chi ? si che possiamo e se possiamo proviamo.
Mah, rimango molto scettico nella mia vetero visione-non sò nemmeno come chiamarla,nemmeno come identficarla a parole, perchè sò agli occhi di molti che appare una vetro visione socio-politica, ormai degna del passato. Sò quasi certamente che nel divenire storico le rivoluzioni che hanno cambiato veramente le cose ed il pre-esistente non sono state fatte con le note musicali , con il rock o con il calcio.Russia, Cina, Cuba tanto per parlarte di tre luoghi del mondo..Non è in discussione poi come siano finite, quella è roba di oggi, per mezzo secolo hanno rappresentato il cambiamento vero di estensioni misurate con 8 fusi orari.Sangue? Terrore? Senza dubbio anche quello, ma se vogliamo alla fine contarci e fare i conti sbandierati dai libri neri del comunismo alla berlusconi non credo proprio che nella storia dei sistemi economici abbia fatto più vittime il comunismo che il capitalismo, se non altro perchè temporalmente il capitalismo-mercato parte con un vantaggio di almeno 2000 anni e quando si fanno i conti alla fine occorre farli per intero.Ma quello che avviene in medio oriente sotto le nostre bombe ormai da anni non è sangue e terrore a scopo di controllo del mondo? Nel nostro emisfero i giovani vanno in discoteca a fare cultura ?(lo pensiamo noi che sia così ) nelle altre parti del mondo si appizzano di fame ed emigrano.Abbiamo evocato prima col colonialismo poi col controllo preteso dele risorse un divenire diaboilico che si riversa anche contro di noi e non sarebbe stato possibile che avvenisse in maniera diversa.Se il tarlo esiste-e lo sappiamo tutti- è quello della rapacità occidentale che produce il modello a cui tutti fanno riferimento.Ed allora purtroppo se la sinistra non vuole passare all’incasso della cambiale e sposare le convinzioni indotte dall’establishment perchè spera di ricavarci vantaggio nascosta fra le pieghe delle contraddizioni pensi pure che fare sport negli stadi o partecipare a concerti rock sia cultura.Gli imperi nella storia si sono degradati in codesto modo, seguendo le indicazioni e le scelte politiche credute più idonee e più utilitaristiche e dando importanza a cose che di importanza non ne avevano e che continuano a non avere, o che comunque sono aspetti effimeri e molto effimeri.Siamo alla farsa mondiale che la gente muore di fame e di malattie e crede che le sia riservato un mondo migliore.Siamo al punto che i nostri media ci inondano di filmati di migranti ma mai ci hanno inondato dei grappoli di bombe che vengono tirate sulla testa, anche perchè i tiranni allevati da noi hanno lavorato per noi contro i loro popoli. E voi mi parlate di concerti, teatro, calcio, pittura e preservazione dei patrimoni storici che dovrebbero imporsi perchè adesso purtroppo non sembra essere redditizia la linea della lotta per i bisogni e per definire, riconoscere e dirimere gli interessi nelle scelte politiche? Ma vi sembra di essere di sinistra?La lingua italiana è ricca di verbi, molti si dovrebbero coniugare al passato: vi sembrava, forse…. L’alienazione non ha confini, in primis quella mediatica.Se lo dovrebbe ricordare chi ha un po’ più di anni.
Mi verrebbe da dire che preferisco la via musicale al socialismo… E lo dico. Ma è solo una battuta…E nessuno ha sminuito o vuole sminuire il significato, la portata e la necessità della lotta politica… Il mio è un ragionamento semplice semplice sulla realtà chiusina e una “chiave di lettura”, un assist, se vogliamo, agli amici e compagni di Possiamo. Che forse un minimo di “egemonia culturale” a livello locale già ce l’hanno (o ce l’avrebbero)… Tutto sta a capire e vedere se hanno anche voglia di esercitarla e farla pesare… (poi, Carlo, detto tra noi, la questione della “egemonia culturale” la tirò fuori Gramsci, mica Walt Disney.)
Appunto…..le cose serie sono serie, le vie musicali al socialismo è altra roba, è come mischiare il ” c…. con le quarant’ore”, con la differenza che oggi le tendenza generale a prevalere è appunto quella dell’altra roba.Lo dico con rammarico, soprattutto perchè è quella che fa più breccia nella testa delle persone.
magari fosse come dici… Oggi prevale l’oco arrosto di Montallese, che con l’altra roba c’entra come il cavolo a merenda… Non confondiamo
Vero Marco, ma mi preme farti notare che ”L’oco arrosto di Montallese” emblematicamente c’è sempre stato e lo si capisce anche il perchè guardando la storia di ciò che ha costruito via via il movimento operaio.Forse era anche una necessità se uno pensa a quei tempi ed al proseguo.Quello invece che fa venire i brividi è la compenetrazione qualitativa dei messaggi mediatici e l’influsso di questi nella mente delle persone.Oggi potremmo fare delle disquisizioni chilometriche ma quando tutto l’apparato mediatico ti spinge a ragionare che le rivoluzioni passano attraverso il rock, i Beatles, Bob Dylan, il Calcio come scuola di appartenenza, personalmente tali affermazioni mi lasciano molto sospettoso a dir poco, e cerco subito di infilarmi le mutande di bandone perchè è cosa chiara che si voglia imporre un concetto che non ha nulla a che vedere con le rivoluzioni.Sono comunque avvenimenti da considerare come aspetti di costume e di modi diversi di ragionare ed anche di possibile predisposizione dell’humus culturale ad accettare cambiamenti questo sì, ma con le rivoluzioni c’entrano poco, anzi nulla, anzi spesso sono l’ostacolo contrario a queste.E’ che il sistema mediatico rigira a 360° i concetti e te li fa passare per tali e la maggioranza li accetta, ci crede, li ricerca e li vive come eventi innovatori straordinari, confondendo appunto il ”c….con le quarant’ore”.La forza del sistema è soprattutto questa e cioè quella di imporre le cose in maniera velata,progressiva e soft.Poi nel tempo uno si ritrova a pensare che l’accettazione veritiera di tali questioni sia una necessità ineluttabile, e da lì si fa la storia.Hai capito che nel mondo di oggi , tutto umanizzato, tutto altruista, tutto per l’assistenza ai bisognosi, il sistema che uno ha intorno diventa un sistema surrettizio ?!.E chi lo accetta, consapevolmente od inconsapevolmente fa parte di quel meccanismo.Poi la fine purtroppo sarà quella di essere fottuti come tutti ma almeno la dignità intellettuale di capirne il perchè senza bluffare uno credo che la debba serbare.Gli schieramenti sedicenti della sinistra che sono passati alla collaborazione smaccata col PD senza farsi venire l’orticaria(parlo di ampi settori di SEL ed altri attigui ) non vengano a fare la lezione di morale perchè anche nei piccoli paesi come nella nazione, personalmente dove ritengo che debbano essere destinati si dà il caso che sia molto buio….e qui finisco.E non ho nessuna remora a giudicarli che non facciano parte dell’idea che almeno mi sento di avere io di sinistra.
chi ha mai detto che le rivoluzioni passano attraverso il rock o il calcio? però certa musica , certi film e certe squadre (vedi l’Olanda anni ’70) un po’ aiutano a creare un pensiero critico. L’oco arrosto no. Non puoi accusarmi di dire cose che non ho detto, scritto e che nemmeno penso… Rimaniamo al tema e discutiamo di quello, finché vogliamo, fino a far tardi. Ma senza sconfinare nel mondo intero…Altrimenti non si fa mai giorno…
Vedi Marco, il pensiero giornalistico che va per la maggiore e non da adesso, è di una natura tale che avvolge le cose, le spezzetta e le ricompone a seconda di come convenga soprattutto portarle a dimostrazione. ed in tale percorso è chiaro che non ci si possa discostare dalla realtà,ma la realtà- parlandone- si può sempre caricare di significati o diminuire di questi a seconda di come si creda di approdare alla dimostrazione che si ha in mente. Non voglio con questo metterti in bocca cose che non hai detto beninteso e nemmeno da una cosa farne un trattato di filosofia, ma quando il crollario alle idee fondanti viene espresso- giustamente per dare e fornire una dimensione di quella che sia la vita, la concezione di questa ed ancordipiù la realtà oggettiva,allora si portano in campo idee che spesso in maniera indiretta plasmano la realtà e la fanno divenire nel proseguo come una” essenzialità” della quale rimane difficile non tener conto. Certamenente condivido con te la posizione che siano anche le sfumature a disegnare il contorno delle idee ed a farle pregnanti di significato- e ti dirò di più-anche a far si che contribuiscano a formare la realtà oggettiva, anche perchè sennò il mondo si dividerebbe fra bianco o nero, e non è così lo sappiamo.Ma quando ci muoviamo in mezzo ad un mondo fatto di sfumature, di cose molto speso effimere, ripetute a dismisura nel tempo e nello spazio, la caratteristica dei tempi moderni che viviamo è quella che si addivenga per forza a fare delle posizioni più effimere come fondanti e Stormy Six, Napoli Centrale ed altri nominati come Ligabue e Fresu con il suo jazz che hai nominato mi sembra che stiano a corollario di quanto sostieni e facciano irrimediabilmente parte di tale percorso volto a far pensare alla gente a centinaia di milioni che magari(dico la prima che mi salta in mente)gli Stati Uniti abbiano perso la Guerra del Vietnam per le canzoni di Joan Baez, o l’attività antimilitarista di Jane Fonda. Non è così, anche se tutto contribuisce, e la mia risposta è per far capire che soprattutto oggi la tendenza a tale pensiero unico di centinaia di milioni di individui sui temi come il sottosviluppo, la guerra, la democrazia, l’emigrazione ecc ecc è per la maggior parte condizionato da tale atteggiamento dei media. Lascia stare se poi tu l’hai detto, non l’hai detto, l’hai citato a corollario ed a sostentamento che tu ritieni importante di ciò che esprimi,ma tutto questo- scusa Marco- mi appare che anche nella tua impostazione abbia una supervalutazione di tali settori marginali proprio oltre la loro importanza e peso effettivo, e spesso li porti a far parte di argomentazioni che pur ci sono state, esistono ed hanno contribuito a modificare la realtà,ma ne parli in un modo che sembra che tu li faccia diventare essenziali riguardo ai processi di trasformazione.Per farla breve -e mi riesce male- trasformando così la realtà si concorre al fatto che sulla realtà alla fine pesino cose ed argomenti che sono tutt’altro che pesanti.In questo io credo che non sei esente e non ti differenzi da tutto il resto della continua campagna mediatica, anche se pur dici e guardi il mondo da un angolo visuale che dici sia di sinistra.L’egemonia conta ed è anche un elemento fondamentale per raggiungere traguardi sono d’accordo con te, ma è un mezzo- in tal caso culturale ed anche materiale- per imporre una visione del mondo ed una partecipazione conseguenziale ai processi di cambiamento.E’ forza trainante ed è cosa certa che non può fare a meno della cultura ma si deve accompagnare a questa e la deve assumere come forza essenziale. La forza che crea tale egemonia sono i bisogni (tutte cose ovvie mi dirai…) ed è certo che la lotta per soddisfarli passi dalla cultura.Senza quella non c’è spazio per nulla ed è chiaro che il sistema- come tutti i sistemi daltronde- tende a far si che non si affermi ed a trovare ogni mezzo per ributtarla indietro, farla abortire e SOPRATTUTTO PER DEVIARLA.Un esempio scarno scarno: quando nella nostra società il superfluo nella mente degli individui diventa necessario e fuori dal controllo della ragione,e si considera come necessario nella scala dei bisogni,il danno è già fatto e da lì si estende a tutto il resto, a tutte le popolazioni in cerca di nuova speranza di vita.Concludo con una citazione di uno degli autori che preferisco che è Tiziano Terzani e che riguarda il suo approccio fra rapporto fra individuo e collettività:”la malattia di cui soffre gran parte dell’umanità è inafferrabile,non definibile.Tutti si sentono più o meno tristi,sfruttati, depressi,ma non hanno un obiettivo contro cui riversare la propria rabbia o a cui rivolgere la propria speranza.Un tempo il potere da cui uno si sentiva oppresso aveva sedi, simboli e la rivolta si dirigeva verso quelli.Ma oggi ? Dov’è il centro di potere che immiserisce le nostre vite? Bisogna forse accettare una volta per tutte che quel centro è dentro doi noi e che solo una grande rivoluzione interiore può cambiare le cose,visto che tutte le rivoluzioni fatte fuori non hanno cambiato un granchè”.Detta così tale citazione può anche rappresentare la fotografia della realtà e forse l’unico faro tenendo presente questa sembra che possa essere la rivoluzione interiore, forse l’accettazione religiosa o trascendentale che si pensa possa risolvere le questioni e gli interrogativi e soprattutto le ansie individuali :la religione.Immaginare questa posizione in una società collettivamente dedita a questo e ad ottemperare tali realizzazioni mi sembrerebbe parlare davvero di utopia che non eliminierebbe di fatto le divisioni in classi e la povertà e le possibilità per le vite di molti di svilupparsi e di andare avanti.Ecco perchè la cultura rappresenta l’intelaiatura pricipale per lo sviluppo individuale e quindi collettivo.La capacità di conoscere, il diritto all’accesso della conoscenza da parte della stragrande maggioranza che oggi è negato da fatti incontrovertibili è il traguardo che deve accompagnare la lotta per la soddisfazione dei bisogni.E se permetti ,ai media che impongono in fondo la visione che l’utilità del concerto rock, lo sport come viene vissuto dalla massa ed alimentato e via dicendo riferito ai nomi che fai anche te (non parlo degli scrittori, dei poeti ,dei pensatori o filosofi-di questi purtroppo la nostra diseducazione, ignoranza ed il nostro materialismo occidentale ne fa volentieri a meno, anzi ci spinge sempre di più a farne a meno)la responsabilità da attribuirgli è proprio immensa, e segna le sorti ed il futuro di chi sa benissimo che conta non cedere la poltrona di guida del mondo.Questo è il mio pensiero.
Tutto ha un valore.Immettere valori diversi, di diversa natura, mischiarli e confonderli l’uno come derivazione dell’altro ed a farne derivare nuove realtà fuorvianti ed innalzare queste a necessità assolute è oggi il tarlo che rende il mondo più problematico di quanto non lo sarebbe.Il traguardo inevitabile è l’infelicità.