REFERENDUM: NIENTE QUORUM, AFFLUENZA AL 30%. UNA SCONFITTA ANNUNCIATA E PREVEDIBILE

lunedì 09th, giugno 2025 / 17:53
REFERENDUM: NIENTE QUORUM, AFFLUENZA AL 30%. UNA SCONFITTA ANNUNCIATA E PREVEDIBILE
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Niente quorum per i 5 referendum. Nessuno dei quesiti ha superato la soglia del 50%+1 degli aventi diritto al voto. L’affluenza complessiva tra domenica e lunedì si è attestata sul 30% dei votanti. Tutto resta come prima.

Per lo schieramento referendario si tratta di una sconfitta annunciata. Bastava fare due conti e c’era davvero da farsi poche illusioni: in Italia il 40% degli elettori non vota fisiologicamente, del restante 60% una buona metà, abbondante, aveva dichiarato che sarebbe andata al mare. Rimane, appunto il 30% che è il totale di persone che si sono recate alle urne. Nessuna sorpresa.

Le regioni in cui si è votato di più sono la Toscana (39%) e l’Emilia Romagna (35%), un po’ meno in Umbria dove l’affluenza si è fermata al 30% in linea con la media nazionale. A questo punto è del tutto ininfluente il conteggio dei Sì e dei NO.

Da tenere pesente che anche all’interno delle forze che sostenevamo i referendum c’erano sacche di resistenza, che forse più che votare NO hanno preferito andare sul sicuro puntando sul mancato raggiungimento del quorum. Vedi la corrente “riformista” del Pd capeggiata da Bonaccini e Del Rio entrambi emiliani; il M5S ha dato indicazioni per 4 Sì sui questiti riguardanti il lavoro, ma ha lasciato libertà di voto su quello relativo alla cittadinanza per gli stranieri.

E va detto – nelle iniziative di campagna elettorale è emerso molto chiaramente – che il Pd e la Cgil, forze principali del fronte referendario, scontavano il fatto di aver avallato a suo tempo il Jobs Act le altre riforme renziane, cosa che le ha rese non del tutto credibili adesso, nella battaglia per abrogarle. Apprezzabile l’autocritica fatta, anche nei comizi, da esponenti del Pd e del sindacato, ma evidentemente l’autocritica non è bastata o è stata ritenuta tardiva e parziale.

Anche la polemica con Giorgia Meloni, La Russa, Tajani e compagnia cantante per i loro inviti più o meno espliciti a disertare e urne per far saltare il quorum, non ha pagato. Certo è grave che esponenti del Governo e dello Stato invitino a non votare, che è un diritto-dovere civico, ma a giocare con il quorum in passato è stata anche la sinistra, sia quella ufficiale dei partiti, sia quella movimentista… Nei referendum le opzioni sono sempre 3: il Sì, il NO e il NON VOTO per non far raggiungere il quorum e redere vana la consultazione.

Elly Schlein, Landini, Conte, Fratoianni e Bonelli questo hanno fatto finta di dimenticarlo. Ma in politica la memoria corta fa vincere sempre la destra e la parte più conservatrice e reazionaria.

Anche questi Referendum certificano, ancora ua volta, la divisione del Paese e la scollatura profonda tra una parte di Paese (quella che sta peggio, che ha pagato più duramente le riforme liberiste, quella che avrebbe più bisogno di tutele e di uno stato sociale funzionante) e la politica in genere, ma soprattutto dalle compoenti politiche che dovrebbero e vorrebbe rappresentarla. Anche stavolta infatti l’impressione è che abbia votato quasi eclusivamente la componente militante, quella più partecipe e politicizzata, mentre operai, giovani precari, disoccupati, delocalizzati,  siano rimasti a casa.

I 4 quesiti sul lavoro riguardavano soprattutto queste categorie, ma lo scatto, la risposta non ci sono stati.

Nella situazione data, con tutto il centro destra e parte del centro-centro, un sindacato intero (Cisl) schierati per il NON VOTO, il 30% di votanti non è neanche da disprezzare. Ma di certo non è un risultato su cui brindare. A dirla tutta anche come “prova generale” per il campo largo, non è andata benissimo, anche se qualche passo in tale direzione è stato fatto.

Che succederà adesso? Probabilmente niente, come sempre. Tutti diranno che hanno fatto il massimo, che la battaglia era impari. Nessuno dirà che ha sbagliato e dove ha sbagliato. Nessuno farà un passo indietro o di lato. In Italia finisce sempre così.

A brindare saranno Renzi e la destra per lo scampato pericolo, ma sopratutto saranno le imprese che potranno continuare a far leva sulla precarizzazione e sulle minori tutele del lavoro e sul lavoro.

m.l.

 

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