1944-2024, 80° DELLA LIBERAZIONE: “LO STRANIERO. IL POLACCO DEVE MORIRE”, UNA STORIA CHE MERITA DI ESSERE RACCONTATA
READING PER VOCE NARRANTE E FISARMONICA, IL 25 A VILLASTRADA E IL 27 A CHIUSI
CHIUSI – Sono passati 80 anni da quel fatidico mese di giugno del 1944. Ottanta anni dalla liberazione di questo territorio dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista: il 14 fu liberata Orvieto, il 19 Città della Pieve, nel giorno dei santi patroni Gervasio e Protasio, il 20 Cetona, il 24 Sarteano, il 26 Chiusi, dopo aspra battaglia; poi il 29 Chianciano, Montepulciano e Castiglione del Lago, il 3 luglio Cortona e Siena… Quasi ovunque si combatté, con gravi perdite sia tra i tedeschi, sia tra gli alleati che avanzavano da sud (americani e francesi da un lato, britannici con sudafricani, indiani e canadesi dall’altro), ma anche tra i civili e i partigiani che diedero una mano decisiva.
Più o meno in tutti i comuni, a partire dal prossimo week end, per due settimane si celebrerà la ricorrenza tonda e si ricorderanno quei giorni che segnarono il passaggio del fronte e la fine dell’incubo della guerra e della dittatura. Iniziative sono previste e già annunciate a Città della Pieve, Sarteano, Chiusi, Chianciano, Sanfatucchio: mostre, trekking nei luoghi partigiani, cerimonie, visite ai cimiteri di guerra, conferenze, spettacoli e concerti.
Ottanta anni sono un tempo lungo. I protagonisti e i testimoni diretti sono ormai quasi tutti morti. I ragazzi di allora che a 19-20 anni vennero a combattere da paesi anche molto lontani come il Sudafrica, o scelsero di andare in montagna coi partigiani per non rispondere alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò, oggi hanno o avrebbero 99-100 anni. Per questa ragione, adesso che non ci sono più loro o sono rimasti pochissimi, è importante ricordare. Tenere accesa la fiammella della memoria. Perché, come vediamo con l’Ucraina e Gaza, la guerra è sempre dietro l’angolo e sta tornando prepotentemente ad essere considerata un’opzione possibile, anche a livello globle, tra le grandi potenze. Ricordare il ’44 aiuterà a capire che la guerra è una maledizione, non una soluzione.
Come primapagina siamo da sempre impegnati su questo fronte. E in questa occasione abbiamo pensato di portare un nostro contributo di memoria allestendo una performance che presenteremo proprio nell’ambito delle celebrazioni per l’80° anniversario della Liberazione di Chiusi, dove il giornale ha sede, e del territorio circostante. Titolo: “Lo straniero. Il polacco deve morire!”. Si tratta di un reading drammatizzato per voce narrante e fisarmonica.
Voce narrante Alessandro Lanzani scoperto in questa veste con “Tradire! La notte prima dell’assedio”; alla fisarmonica e chitarra Riccardo “Dello” Dell’Orfano. Lui lo scoprirete. Il testo è di Marco Lorenzoni ed è tratto dal libro “Voce del verbo tradire” uscito nel 2021. La regia è di Dario Perini milanese come i due performers, innamorato di questo territorio.
Quella che si racconta è una storia partigiana. La storia di un ragazzo morto a 27 anni come molti miti del rock. E’ la storia di un disertore, straniero, un soldato della Wermacht che aveva combattuto ad El Alamein a fianco degli italiani contro gli inglesi e che poi lasciò la divisa tedesca, per unirsi alla resistenza. Qui, in questo territorio, tra Chiusi e il Monte Cetona. Era bravo, sapeva combattere, gli affidarono un distaccamento con più di 50 uomini. Aveva carisma. Era amato dai giovani partigiani che lo seguivano come un messia…
Ma finì male, malissimo, fucilato dai suoi stessi compagni per ordine di un colonnello che non condivideva i suoi metodi e la sua concezione della guerra di resistenza. O forse semplicemente non sopportava che gli facesse ombra o avesse più appeal di lui, mettendone in discussione la leadership della Brigata.
Per 80 anni pochissimi, praticamente nessuno, ne ha voluto parlare. Forse per non infangare o mettere minimamente in dubbio i valori della Resistenza.
Quel ragazzo lo chiamavano “il polacco” perchè era polacco. Arruolato a forza nella Wermacht dopo l’invasione tedesca della Polonia. Il suo nome era Joseph Klucine (pronuncia Kluzin, che evoca il nome di Chiusi, dove disertò e si nascose prima di essere presentato ai partigiani della Brigata Simar).
Su di lui è calata una sorta di damnatio memoriae per per quasi 80 anni. Quasi: dal 2022 infatti il nome di Joseph Klucine è riemerso dall’oblio e figura (su proposta di primapagina) sulla stele che il Comune di Chiusi ha dedicato ai garibaldini e ai partigiani chiusini nel cimitero della città.
Fu fucilato il 6 giugno del ’44 nei presi della cartiera di Sarteano sulla strada per Chiusi. In questa ricorrenza speciale, abbiamo voluto salvare nella memoria la sua storia. Abbiamo voluto rendergli omaggio con questo ricordo in prosa e musica. Perché la storia del Polacco merita di essere raccontata, perché di tutte le storie vanno raccontate anche le pagine nere e perché è una vicenda drammatica che fa capire l’assurdità e la ferocia della guerra che mette gli uni contro gli altri anche quando hanno addosso la stessa divisa o hanno lo stesso fazzoletto al collo.
“Lo straniero. Il Polacco deve morire” sarà presentato in anteprima martedì 25 giugno nella suggestiva terrazza del BAR BURINI a Villastrada, alle 21,30 (con possibilità di consumare una cena fredda sotto la spledida pergola, su prenotazione al n. 0759527027) e proprio nell’ambito delle celebrazioni per l’80° della liberazione a CHIUSI presso la TENSOSTRUTTURA SAN FRANCESCO nel centro storico, giovedì 27 giugno, alle ore 21,15. In entrambi i casi a ingresso libero.
La performance è prodotta da primapagina ed ha il patrocinio del Comune di Chiusi e di Anpi sez. ‘Tiradritti’ Chiusi, che ringraziamo per il sostegno e la condivisione dell’idea, e – come dicevamo in apertura – si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per l’80° della Liberazione della città e del territorio.
Vi aspettiamo. Promettendo che, come sempre, anche stavolta ce la metteremo tutta.
primapagina
È un impresa impegnativa e struggente al tempo stesso.ce la meteremo tutta .per loro. E forse anche per noi.
Bella cosa ci sarò
Iniziativa molto interessante, sarò presente.
Preciso che il corpo del polacco “Giuseppe” è sepolto nel Cimitero Militare Germanico di Pomeria. Quadro K Tomba 470. La testa invece, è “nuovamente” sparita (dopo il ritrovamento del 1981) e probabilmente è rimasta tra i reperti nel Tribunale di Montepulciano. Il Polacco fu ucciso nel bosco di Camporale ed il corpo gettato nella grotticella detta appunto “Buca del Polacco” . La sua cattura, assieme a quella del Barba (Cioncoloni) avvenne lo stesso giorno 6 giugno ai cipresetti nei prssi del podere Costolaie.
la data dell’uccisione torna: 6 gugno ’44, giorno della liberazione di Roma e dello sbarco in Normandia. Vero anche che con lui c’era il partigiano Cioncoloni. Pare che per un periodo ci sia stata una tomba con il nome del Polacco nel cimitero di Sarteano, sulla quale qualcuno portava dei fiori. Poi è sparita anche quella e i resti pare siano stati traslati nell’ossarium comune. Senza nome. Ma anche di questo si parla nel reading chE faremo il 25 giugno a Villastrada e il 27 a Chiusi. Venga a a vederlo… magari, alla fine ci dà anche qualche notizia in più… Grazie delle informazioni.
Il corpo del “Polacco” (privo della testa) rimase nel cimitero vecchio di Sarteano (ex chiesa di Santa Vittoria) fino al 1951 quando fu dissepolto per eseguirne un autopsia disposta dalla Corte d’Assise di Siena a seguito del processo che era stato avviato per la sua morte nei confronti del Colonnello Marenco . Le ossa erano state prelevate nel 1945 dalla Buca del Polacco per ordine del sindaco di Sarteano proprio all’inizio del processo nei confronti del Marenco. Il processo iniziato subito a fine guerra, subì uno stop di alcuni anni ed il 16 giugno 1951, la cassettina con le ossa fu riesumata. Si trovava alla tomba n.17 nel riquadro dove erano stati sepolti i militari uccisi durante il passaggio del fronte. A termine dell’autopsia, nel 1952, assieme a tutte le altre ossa dei militari tedeschi morti a Sarteano, fu traslata per iniziativa del Volksbund Deutscher Kriegsgräberfürsorge nel cimitero militare germanico di Pomezia. La testa, fu ritrovata nel 1981 sempre nella grotta dove per un anno era stato il corpo dove l’avevano “rimessa” a posto le mani di un suo vecchio compagno partigiano che l’aveva sottratta prima della riesumazione del 1945. Sequestrata dai Carabinieri e portata al Centro di Medicina Legale se ne sono perse le tracce.
X Massimo. Sono notizie che non conoscevo e che forse -credo quasi nessuno- ne sia oggi a conoscenza.Il processo a Silvio Marenco come fini ? Sarebbe interessante saperlo. Credo che uno degli ultimi partigiani che avrebbe potuto conoscere abbastanza bene una parte della vicenda fosse Dino Faleri ma è deceduto da qualche anno, e quindi la ricostruzione della vicenda del ” Polacco” è ancorpiù persa nel tempo.
Finì nello stesso modo con il quale fecero finire quello dell’eccidio della Scarpetta. Alla fine, entrambi gli episodi furono giudicati come “fatti di guerra” . Marenco rivide le sue testimonianze in favore dei partigiani che lo avevano denunciato e loro ammorbidirono le posizioni per far giustificare l’omicidio del Polacco. Negli atti del processo per la Scarpetta si legge “molte versioni furono concordate tra gli imputati ed alcuni testimoni ed avevano fortemente inquinato tutto il racconto sul quale si basava la difesa”. Concordarono di gettare la colpa dell’esecuzione dei carabinieri proprio sul Polacco e questo, mentre scagionava i partigiani, giustificava anche Marenco per il suo ordine di esecuzione dello stesso Polacco. Alla fine invece, la Corte di Assise di Appello appurò che il Polacco non ebbe alcuna responsabilità sul fatto . Lo stesso Pubblico Ministero, capito che tra lui ed i partigiani suoi accusatori era intervenuto una sorta di accordo, si espresso sul Marenco definendolo “mendacio” e “contorsionista dell’eccellenza”. Rubricando entrambe le vicende come “fatto di guerra”, poterono tutti beneficiare dell’applicazione dell’amnistiadi cui al R.D. 5 aprile 1944, 96. Il Marenco, ebbe ancora altri procedimenti penali sia per una questione di alimenti che doveva pagare alla ex moglie, sia per l’uccisione di un altro partigiano che, al pari di quella del Polacco, è sempre stata sottaciuta.
x Massimo.Allora stando a quanto dice in pratica la morale che ne esce-semprechè di morale si possa parlare – sarebbe quella che una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso…” Un cosetta da nulla codesta….
Grazie per le informazioni. La piece che presenteremo il 25 a Villastrada e il 27 a Chiusi non è comunque una “lezione di storia”, né la cronaca di atti giudiziari, è un reading teatrale che prende spunto e racconta una vicenda troppo a lungo sottaciuta e che andava raccontata… più come apologo sulla ferocia della guerra che come “special” sulla morte del Polacco e la damnatio memoriae successiva. https://www.primapaginachiusi.it/2024/06/si-avvicina-la-festa-gli-80-anni-dalla-liberazione-e-importante-esserci-il-nostro-fiore-il-partigiano-joseph/