QUANDO IL PALLONE DIVENTA LETTERATURA, POLITICA E FILOSOFIA… LA BELLA LEZIONE DI RICCARDO CUCCHI IERI A CHIUSI

domenica 04th, febbraio 2024 / 12:52
QUANDO IL PALLONE DIVENTA LETTERATURA, POLITICA E FILOSOFIA… LA BELLA LEZIONE DI RICCARDO CUCCHI IERI A CHIUSI
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CHIUSI – Ieri pomeriggio al Bar Il Bersagliere di Chiusi c’era Riccardo Cucchi a parlare del suo libro “Un altro calcio è ancora possibile” (senza punto interrogativo finale). E probabilmente i più tra i presenti si aspettavano una bella chiacchierata sul pallone. D’altra parte Cucchi, se si parla di calcio, è stato una delle voci più “ascoltate” d’Italia, uno che di partite ne ha viste e raccontate a centinaia. Alla radio e in Tv. Sponda Rai.

E invece ci siamo trovati tutti a fare una BELLISSIMA chiacchierata di due ore (e perché si era fatto tardi, se no sarebbe durata anche di più) certamente sul pallone, sul calcio di ieri e di oggi, ma anche su altro, molto altro. Una chiacchierata che per i temi affrontati e – diciamolo – anche per l’approccio e la profondità degli argomenti, uno dovrebbe/potrebbe aspettarsela da altri soggetti. Dal Pd per dirne uno. Che invece da tempo chiacchierate del genere se le sogna. Nella migliore delle ipotesi. Perché forse nemmeno le sogna più.

Certo, il luogo dell’evento, il Bar Il Bersagliere, è gestito dalla famiglia di Daria Lottarini che è una dei due consiglieri comunali di Possiamo, la componente più a sinistra dell’assemblea elettiva chiusina, poi a condurre il gioco erano Luca Scaramelli, leader indiscusso dei Podemos e Gianluca Lorenzoni, che con Scaramelli fu candidato nella lista della Primavera nel 2011 e che quando scrive di calcio usa spesso un “taglio” alla Riccardo Cucchi, quindi non proprio un fulmine a ciel seremo. Però, nonostante queste premesse, davvero un incontro inusuale, appassionante e anche istruttivo, perché si è parlato del calcio ostaggio dei soldi, quelli delle Tv e degli sceicchi, di un calcio che per i soldi abdica tropppo facilmente a valori che invece dovrebbero essere imprensindibili e chiude un occhio e anche tutti e due su nefandezze come la privazione delle libertà democratiche e civili, la repressione delle monoranze e la sottomissione delle delle donne, l’assoluta mancanza di tutele nel lavoro (anche quello per la costruzione degli stadi). Si è parlato di razzismo e di maschilismo, di etica,  di inamovibilità nel calcio, come in molti altri settori, compresa la politica, delle posizioni di comando, di regole che tendono a blindare i capataz per periodi lunghissimi, addirittura a vita.  Si è parlato anche di quello che Riccardo Cucchi ha definito un valore primario e imprescindibile: l’antifascismo. Sì perché il tifo calcistico organizzato, le curve degli stadi, grandi e piccoli, sono sempre più spesso il luogo di formazione e proselitismo delle frange più estreme della destra, anche quella eversiva, razzista e addirittura filonazista. In Italia, in Europa e non solo. Roba che non dovrebbe avere diritto di cittadinanza nei paesi democratici e invece è spesso tollerata e a volte anche protetta e foraggiata.

Si è parlato dell’esempio positivo in questo senso della squadra del St. Pauli, la seconda squadra di Amburgo, creata all’inizio del ‘900 dai portuali, che fa dell’antinazismo la propria bandiera. E si è parlato anche delle differenze nella gestione dei settori giovanili, delle cosiddette “cantere”, tra l’Italia dove fin dai primi calci si tende a insegnare la tattica e a favorire la fisicità e la Gran Bretagna o la Spagna dove invece si tende ad allenare la fantasia e la libertà di fare un colpo di tacco. Verso la fine il discorso è scivolato anche sul calcio minore, di provincia, dove ormai i soldi sono pochissimi e i problemi invece sono gli stessi del calcio milionario: razzismo, tifo esagitato, etica latente, presenza di personaggi senza scrupoli che cercano di lucrare sui giovanissimi talenti e genitori più attratti dal miraggio di carriere milionarie che dalla felicità che un ragazzino può provare nel calciare in rete un pallone o fare un dribbling…

Insomma un gran bel pomeriggio che ha messo insieme sport, letteratura, politica… Cucchi ha esordito ricordando Gigi Riva, scomparso nei giorni scorsi. Oggi è arrivata la notizia che è morto anche Kurt Hamrin, grande ala destra della Viola, poi di Milan e Napoli. Se lo avesse saputo avrebbe sicuramente citato anche lo svedese… Riva e Hamrion due esempi luminosi di un calcio diverso. E di un mondo diverso.

Tra i presenti c’era anche Giovanni Bassi, coach della San Giobbe Basket Chiusi, che oggi dovrà vedersela con i suoi Bulls con Nardò, nell’ultima partita della regular season di A2 e che nel suo intervento ha preso a prestito il titolo del libro di Cucchi, allargando l’orizzonte: “Un’altro sport è possibile”, ha detto, sottolineando la frase come un augurio, perché non è che il Basket, la Pallavolo, il tennis o il ciclismo siano immuni dai problemi evidenziati a proposito del calcio. I “buuu” all’inirizzo di giocatori di colore si sentono magari un po’ meno, ma si sentono anche nei palasport, la dittatura dei soldi, magari un po’ meno, ma esiste anche nel volley, nella pallacanetro, il problema dei vivai e della loro gestione esiste in tutte le discipline… Quest’anno il Tour de France partirà da Firenze, certo per onoare Bartali. Ma anche perché la Grand Boucle è una macchina per soldi, come un Campionato Europeo o Mondiale, come gli Australian Open o il Roland Garros e i soldi fanno decidere da dove far partire la corsa, non altro.

Ce ne fossero di iniziative e incontri così. E anche chi, tra i presenti, non la pensa come Cucchi e come gli organizzatori della serata avrà comunque apprezzato la franchezza e anche l’affabulazione gentile del grande cronista che tra l’altro è tifosissimo della Lazio, una squadra che su certi argomenti come quello del tifo fascistoide e razzista ce l’ha… E Cucchi non lo ha nascosto. Anzi.

Per la cronaca, lo abbiamo appreso ieri, Riccardo Cucchi è sì laziale perché romano de Roma, ma ha anche ascendenti chiusini: sua nonna era infatti di Chiusi.  Lo diciamo così, sorridendo: Daria Lottarini che è consigliera comunale potrebbe proporre a Sonnini di conferirgli la cittadinanza onoraria. Molto meglio di Giancarlo Elia Valori…

 

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