CHIUSI, UNA MOSTRA FOTOGRAFICA SUL CASO ASSANGE: QUANDO I GOVERNI SOSPENDONO LA DEMOCRAZIA

CHIUSI – E’ stata inauguarata sabato scorso la mostra fotografica “Hurry Up!”, allestita nei locali del Palazzo Vescovile. La mostra che raccoglie scatti della fotografa Antonietta Chiodo, reporter per la Palestina, presente all’inaugurazione, racconta, come in un viaggio per tutta Italia, le esperienze di attivismo di persone comuni, impegnate nell’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul caso Julian Assange.
Insieme ad Antonietta Chiodo era presente anche Stefania Maurizi, giornalista de Il Fatto Quotidiano (ed ex collaboratrice di Primapagina nei primi anni 2000) autrice di un libro sul caso Assange presentato a Chiusi nel febbraio 2023. E c’era anche il sindaco Sonnini.

La mostra che rimarrà visitabile fino al 30 gennaio e dopo Chiusi andrà in altre città d’Italia, è promossa, in loco, dal Gruppo Possiamo, insieme al Fotoclub I Flashati e all’assciazione Free Assange Italia. In seguito all’iniziativa del febbraio 2023 il Consiglio Comunale di Chiusi ha approvato una mozione per la liberazione del giornalista, in carcere per reati di opinione…
Chiusi insomma continua a tenere viva l’attenzione sul caso. Le foto di Antonietta Chiodo, in mostra al Palazzo Vescovile si possono vedere dal lunedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00 e il sabato e la domenica dalle 10,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 20,00.

Il caso Assange ci ricorda che anche nei Paesi cosiddetti democratici dell’Occidente, la libera informazione e la libera stampa considerati un pilastro della democrazia, sono invece considerati dai governi come una intollerabile rottura di scatole, da tenere a bada fino a rinchiudere in galera chi esce dal coro mainstream e rivela, portandoli all’attenzione pubblica, atti che dovrebbero essere pubblici e invece il potere tende a secretare.
Purtroppo, nonostante il lodevole sforze di tante associazioni, in Italia (ma non solo in Italia) certe deviazioni e sospensioni della democrazia da parte dei governi non vengono più percepite dall’opinione pubblica come un pericolo, ma quasi come un fatto ineluttabile. Di recente la trasmisione Tv Report ha riacceso i riflettori sulle incongruenze e i molti punti oscuri del rapimento e poi dell’uccisione di Aldo Moro. Cose risapute, in larga misura, ma non da tutti, solo dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, Report le ha rese di dominio pubblico. eppure, dopo la puntata che ha fatto emergere un quadro inquietante, che va ben al di là delle responsabilità delle BR, non si è vista né sulla grande stampa, né sui social, né a livello politico alcuna reazione degna di nota. Come se il Paese fosse ormai anestetizzato (o narcotizzato) e impermeabile e indiferente a qualsiasi nefandezza. Bisognerebbe forse cominciare a interrogarci sul perché è successo e succede tutto questo…
m.l.
Stasera ho fatto una salto a visitare la mostra alla cui inaugurazione sono mancato. Beh, una mostra diversa dalle altre che si sono nel tempo avvicendate in quello spazio.Diversa per immagini e diversa per tema.Questa incentrata su di un personaggio che ha scosso le coscenze di mezzo mondo,le altre precedenti -alcune anche le mie espresse su tematiche sociali, etniche ed anche di mondi lontani dal nostro come quella sul tema della prostituzione di Bombay o quella della Sacralità dell’acqua in india.Questa mostra ha una prerogativa se non altro ed è quella di aver dato il ”là” ad un pensiero che è quello che anche nell’opulento occidente vi possano esistere e coesistere nella quotidianità della vita, degli elementi che noi abbiamo sempre considerato propri degli stati autoritari,delle autocrazie e della repressione organizzata della libertà di espressione, che sarebbe invece la prima cosa da dover salvaguardare.Quelle immagini sono il risultato anche se parziale di una lotta e di una presa di coscenza- e non saprei altrimenti come chiamare la partecipazione di tante persone alla difesa dei diritti di informazione che un uomo come Assange stà impersonificando anche in questo momento.Dal guardare quelle immagini esce anche una considerazione spontanea che parte dai volti delle persone in causa e che sono state rappresentate dalla macchina fotografica :c’è qualcosa di impalpabile e di comune a tutte che le unisce e che non sono di certo i manifesti ostentati come messaggio che loro sorreggono verso chi osserva ma sono invece gli atteggiamenti dei visi e la tipologia dei volti che parlano, ed in tal caso serve e pesa guarda caso anche la diversificazione dell’abbigliamento che riveste quelle persone.Un abbigliamento comune, spesso casual che attraversa classi sociali e le accomuna in un unico fine che è quello della difesa della democrazia fatta attraverso la conoscenza, quella conoscenza che i media talvolta e troppo spesso vengano usati e siano solo al servizio del potere.Non hanno camicia, giacca e cravatta quei volti, ma è proprio questo che conta secondo me ed evidenzia il distacco di due mondi: l’uno non rappresentato in quelle immagini ma che è espressione della conservazione e della difesa di segreti che nascondono impunità e difesa dei potenti e l’altro quello delle persone comuni, appunto vestite casual e che forse magari spendono le loro magre entrate nell’acquisto di libri invece che spenderli in abbigliamenti alla moda.Una semplice constatazione di fronte alle immagini è questa che ho avuto osservando le persone ritratte ma che sono fonte di un messaggio sociale. E tutto questo è forse ed anche lo è – che negli anni ’70 – nei quali quelle persone rappresentate scendevano in piazza come oggi-non si sono mai dimenticate di una cosa che stava a quei tempi loro a cuore e che conserva la stessa importanza anche oggi ed è quella dei diritti che non sono mai garantiti ma che sono sempre conquistati.Oggi tutto questo nella quantità di cifre relative alla partecipazione sociale e della conseguente capacità di mobilitazione possiamo ben dire che si è perso e che siamo in decrescita veloce, ma come tutta la storia delle manifestazioni umane contro i sistemi dominanti nulla è scritto aprioristicamente e da una qualsiasi condizione possa anche oggi scaturire una scintilla che infiammi gli animi e che riesca a sorprendere chi dorma ” del sonno dei giusti” e che riesca a mobilitare le coscenze ,visto che di ” ingiusti al giro ce ne sono parecchi…..”. A tal proposito-ma adesso vado brevemente fuori tema e mi scuso per questo-avrei anche da proporre un tema a chi volesse prendersene carico ed è quello di una mostra di MANIFESTI STORICI DI PROTESTA di cui il mio archivio è un discreto contenitore.Manifesti soprattutto che illustrano le lotte di liberazione di popoli del terzo mondo e dei loro movimenti di liberazione,affiancati anche da immagini di grande contrasto come quelle di aree sottosviluppate e di marce di protesta storiche avvenute in italia ma anche nel mondo.Una mostra di grande impatto che parli all’osservatore giovane e che gli serva e lo faccia render conto che prima di lui c’era chi lottava e che conquistava diritti e che il mondo non era tutto piatto, assuefatto ed addomesticato come quello in cui viviamo oggi. Sarebbe bello anche il titolo ed è molto che ci stò pensando ed è quello della canzone di Bob Dylan ”Blowin’ in the wind” che inizia mettendo l’accento allo sforzo degli uomini spesso vanificato e senza risposta nella lotta per un avvenire migliore: ”How many roads must a man walk down ” Non sarebbe una passeggiata ma è un tema sul quale lavorarci sarebbe entusiasmante ! ” Alea iacta est”, alias ” IL DADO è tratto” disse Cesare traversando il Rubicone, ma se come a Chiusi si risponde spesso come fecero i suoi soldati :”Azz anche oggi brodo” non si và da nesssuna parte.
Carlo, ormai in Italia non ci indignamo più nemmeno per i massacri di civili e di bambini, come quelli che avvengono da tre mesi a Gaza e in Cisgiordania, o come quello fatto dai miliziani di Hamas il 7 ottobre. Non ci indignamo per le guerre sanguinose, e ce ne sono tante in giro per il mondo. Non ci indignamo più se qualcuno minaccia di usare l’arma nucleare, mentre 60 anni fa si facevano marce “oceaniche” al solo pensiero che qualcuno potesse pensarci. Nel 1980 se ne fece una gigantesca a Rapolano Terme, contro l’ipotesi che vi venissero dislocati i missili Pershing e Cruise della Nato. Oggi nessuno marcia in Italia. O meglio qualcuno lo fa nelle grandi città, quasi giornalmente, ma la grande stampa e le Tv oscurano tali manifestazioni. Nel mondo, dalla Gran Bretagna agli Usa, dal sudamerica ai Paesi Arabi, dalla Spagna alla stessa Israele (che è in guerra) si manifesta nelle piazze, mentre in Italia tutto sembra ovattato, silenziato. Anestetizzato.Figuriamoci quanto può incidere una mostra fotografica! Hai visto o letto reazioni? Un anno fa, come Primapagina facemmo insieme ai Podemos e all’Anpi una iniziativa pubblica sul caso Assange, ne scaturì la richiesta di una mozione in Consiglio Comunale. E’ stata fatta anche quella, ma nell’opinione pubblica generale tutto ciò è passato come l’acqua di un fiume passa sotto un ponte. C’è stato sì un atto formale (la mozione approvata), ma dell’indignazione che il caso Assange dovrebbe suscitare nella coscienza di ognuno non si è vista traccia. Purtroppo.
Alla marcia alle cave di Rapolano ero presente anch’io e me la ricordo bene perchè c’era un sacco di gente e bastò il solo sospetto che in dette cave ci fossero ordigni bellici nucleari per mobilitare una quantità innumerevole di gente.Oggi tutto questo-come dici tu- si è volatizzato e tutto è come se non fosse mai esistito.E allora una riflessione occorre farla su cosa sia questa mano di bianco che è passata senza colpo ferire sulle coscenze e sulle idee della gente perchè poi alla fin fine tutto questo dei risultati ne porta e sono quelli che dicevi tu e cioè che la gente si assuefà presa dalla quotidianità e dai problemi ed anche diciamolo pure dal falso benessere poichè pensa che quest’ultimo sia un fatto ormai garantito ma oggi rimane evidente che un tale idea è frutto di una illusione poichè il sistema valoriale che ha letteralmente rimbecillito le persone le porta a concludere che l’unica strada possibile sia quella di aderire all’accettazione di quanto sia di fronte ai loro occhi e di questo una grande responsabilità la porta la sinistra nel suo complesso poichè non rappresenta più agli occhi della gente una alternativa fattibile che possa contrastare la distruzione valoriale e fisica e materiale delle fasce deboli che stanno crescendo a vista d’occhio sotto la martellante propaganda governativa che i dati statistici diano ragione all’italia guidata dall’attuale governo. Da parte mia però penso una cosa e cioè che tutto questo possa finire e forse finirà quando la società nel suo complesso si renderà conto che le forze che hanno manovrato e che manovrano guidandola verso il baratro sono forze che fanno l’interesse di pochi contro molti ed è per questo che oggi la compressione è crescente e quando tale compressione sociale aumenta ed investe strati sempre più grandi di popolazione i rischi non sono due bensì uno solo ed è quello che si instauri un sistema di governo autoritario che metta i poveri contro i poveri come successe nel 1921.Quando la pancia è vuota l’uomo che già ha dimostrato in molte occasioni di essere una creatura irragionevole proprio per le condizioni che richiamavi tu, viene spinto contro i propri simili e questa è la forza del sistema, da sempre ! Ecco perchè credo debba essere un dovere di tutti dire a viso aperto cosa si pensi ed avere uno spirito critico verso le cose e verso la politica e non come agiscono molti dei nostri politici che davanti ai problemi aperti glissano e non si schierano sperando di scamparla e sapendo bene che così facendo fanno l’interesse di gruppi di potere ai vertici dei partiti e de vertici di come la politica si è organizzata. Credo che sia questo che oggi occorra combattere oltre alla piaggeria sfacciata e spacciata per sostanza democratica perchè molti di questi su tali tempi spesso mostrano di avere la faccia come un c…(parlando male) ..Una volta si diceva che ”il bisogno aguzzasse l’ingegno”, oggi il bisogno- quello vero- è un bisogno di verità e di concretezza ed in una società consumistica dove vediamo che i media ci mostrano semprepiù nei TG nazionali un buon 40% di musica,di sport e di cronaca leggera fatta di trasmissioni dove chi indovina le risposte od i quiz si possa arricchire in un attimo perchè vince molti soldi mentre il principio del diritto al lavoro e dell’etica che per costruirsi una dignità serva il lavoro se ne và a farsi fottere.I poveri-quelli veri- sono la parte più strumentalizzabile culturalmente e sono coloro che purtroppo più soffrono della loro situazione e condizione ma proprio perchè pagano un prezzo altissimo alla loro esistenza dovrebbero imparare ad organizzarsi perchè quel partito con il quale si erano organizzati è durato ed ha contribuito a cambiare le cose che venivano da un profondo nero di miseria ma alla fine è stato battuto proprio da coloro che si sono introdotti al suo interno e l’hanno scalato portandolo ad essere al livello degli stessi altri che lui stesso prima combatteva.Allora
la critica serve e se manca quella manca tutto e non c’è soluzione a quello che arriverà.Ed invece ci dovrebbe e ci deve essere ed ognuno che ne condivida le idee deve nel proprio campo rimboccarsi le maniche e non essere legato a ciò che viene detto dalla fanfara del sistema e da chi ne ha interesse che prevalga.Questa è l’unica fonte di speranza perchè altre non ce ne sono e allora alla fine ciò che serve a questi di cui parlavo è agire verso se stessi ” sciogliendo i cani ” poichè proprio loro dovrebbero sapere anche dai propri genitori e nonni che in passato durante lo stato autoritario c’è stata gente che si è sacrificata per tutta la vita affinchè le cose fossero cambiate.E allora si misurino con questi che ci hanno restituito con il loro sacrificio la libertà di decidere da che parte stare e si mettano davanti ad uno specchio e scelgano di vivere in maniera soddisfacente per loro stessi e per gli altri e non compressa il loro tempo, perchè così facendo restituiranno dignità alla politica ed a loro stessi e cosi facendo constateranno che non sarà un tempo inutile e camperanno loro stessi anche in maniera migliore.In pratica combattendo per una idea ci si libera.Ed ecco perchè oggi c’è bisogno di molti, moltissime persone normali che trovino all’interno di loro stessi il proprio Julien Assange.
Carlo, i missili a Rapolano non sarebbero finiti nelle cave, ma in quella che chiamavano “la polveriera” ed era (è) un impianto militare dell’Eservito Italiano e della Nato, lì presente da tempo.