GROSSETO – Ricordate il progetto Acea e tutta la canea che ne seguì a Chiusi tra la metà del 2019 e l’inizio del 2020? In quel caso si trattava del progetto di un impianto per il trattamento e il riciclo dei fanghi di depurazione. Un carbonizzatore che li avrebbe trasformati in pellet e ammendante agricolo…
Un impianto simile, di diversa tecnologia e diverso promotore verrà realizzato, sempre in Toscana. Precisamente a Scarlino in provincia di Grosseto, al posto di un inceneritore-cogeneratore già presente e dismesso. Ma sarà accompagnato da altri 3 impianti per il trattamento di altre tipologie di rifiuti e da un parco energetico.
Il soggetto promotore è Iren Spa, la Multuitility con sede a Reggio Emilia, che ha acquisito il controllo di Sei Toscana. Un colosso da 5 miliardi di fatturato annui. L’investimento totale previsto da Iren Ambiente, salvo aggiornamenti dei prezzi, che di questi tempi va messo in conto, è di circa 130 milioni di euro. Previsti 120 posti di lavoro diretti oltre l’indotto. Il tutto potrebbe essere pronto alla metà del 2026.
Gli impianti veri e propri previsti sono quattro, ognuno dei quali risponde all’esigenza di trattare tipologie di rifiuti speciali non pericolosi diversi, con la produzione di materiali di recupero da utilizzare a loro volta in altri cicli industriali.
Il primo sarà un impianto detto “Itl” che processerà 110mila tonnellate di rifiuti legnosi provenienti dal bacino di conferimento regionale, per produrre 132mila metri cubi all’anno di pallet block (blocchetti distanziatori per pallet) e 2.500 pallet pressati al giorno.
Poi ci sarà un impianto detto “Htc” che recepirà e tratterà 100mila tonnellate di Forsu (frazione organica da rifiuti solidi urbani) derivata dalla raccolta differenziata e fanghi di risulta dei processi di depurazione, coi quali saranno prodotte circa 13.000 tonnellate di “green lignite”, cioè un carbone verde alternativo al tradizionale carbon fossile destinato ad alimentare impianti con trattamento termico. Questo è l’impianto che in qualche modo ricorda il carbonizzatore Acea.
Il terzo impianto, denominato “I-Blu”, che si avvale di una apposita tecnologia innovativa e brevettata, tratterà 90mila tonnellate di pulper di cartiera e rifiuti plastici, ricavandone tecnopolimeri, per 46.100 tonnellate anno, e Css (combustibile solido secondario) per altre 4.200 tonnellate. I tecnopolimeri – Sra (secondary reducing agent) e R-Pomix (densificato poliolefinico misto) – sono utilizzati dall’industria siderurgica al posto del carbone per ridurne l’uso nel processo produttivo con un beneficio diretto sull’emissione di CO2, contribuendo quindi alla decarbonizzazione, e per produrre manufatti plastici e asfalti speciali. Mentre il Css è utilizzato come combustibile per produrre energia elettrica e nei cementifici.
Il quarto impianto previsto è un depuratore delle acque del processo industriale (108mila tonnellate-anno) e di percolato (23milatonnellate-anno) più o meno come quello presente a Chiusi Scalo e rilevato da Acea nell’area ex Centro Carni.
Ma non è finita qui: il progetto di Iren Ambiente prevede anche la realizzazione di un sistema integrato di tri-generazione energetica (fotovoltaico-calore-termico) a servizio del comparto produttivo. Sostanzialmente ciò che da queste colonne abbiamo più volte proposto, prima, durante e dopo la querelle Acea per l’area ex centro carni di Chiusi.
Quello che sorgerà a Scarlino sarà una sorta di “polo integrato dell’economia circolare”, così viene definito dal proponente Iren Ambiente Spa. E rappresenta l’ingresso in grande stile del gruppo in Toscana per quanto riguarda l’impiantistica avanzata per il trattamento dei rifiuti.
Come accennato in precedenza, il gruppo Iren ha già acquisito il controllo di Sei Toscana e di tutte le società partecipate, compresa Futura Spa che in provincia di Grosseto gestisce l’impianto delle “Strillaie” dove viene prodotto Css e compost. Da tempio è presente come azienda distributrice di gas ed energia. Quello che la controllata Iren Ambiente Spa si accinge a fare a Scarlino è senza dubbio l’investimento industriale più importante degli ultimi 15 -20 anni in provincia di Grosseto.
C’è da augurarsi che la tecnologia proposta per i vari impianti sia meno fallace di quella che propose Acea Ambiente a Chiusi, che i progetti dei vari impianti presentino meno falle e criticità del carbonizzatore. Che la Regione Toscana non si faccia abbagliare dai soldi e metta in campo tutte le procedure di cautela. E in effetti a inizio anno ha già richiesto a Iren Ambiente documentazione integrativa ritenendo quella presentata insufficiente o inadeguata. Rispetto al progetto Acea di Chiusi, su cui aprì la famosa “inchiesta pubblica regionale”, quello di Scarlino sembra peraltro progetto di ben altre dimensioni, con più impianti, più quantità e più tipologie di rifiuti da trattare. E come è normale che sia la gente sul territorio ha già drizzato le antenne.
m.l.
Nella foto: il cogeneratore dismesso di Scarlino