“QUI NON SERVIAMO I NERI”, A CHIUSI COME IN ALABAMA AI TEMPI DI ROSA PARKS
CHIUSI – Nel film Oscar “La vita è bella” di Roberto Benigni c’è una scena in cui il bambino protagonista si ferma davanti ad un negozio che sulla vetrina espone il cartello “vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani“. Quella era l’Italia dopo le Leggi razziali del 1938.
Nel 1956, l’anno della tragedia di Marcinelle, in Belgio non era infrequente trovare sulle vetrine dei caffè e dei bistrot cartelli con su scritto “interdit aux chiens ed aux italiens“, vietato l’ingresso ai cani e agli italiani. In Belgio gli immigrati brutti sporchi e cattivi eravamo noi.
Nel 1955, negli Stati Uniti, Rosa Parks, una attivista per i diritti civili dei neri, lei stessa di colore, si rifiutò di cedere il posto su un autobus ad un bianco (foto in alto) e quel gesto di disobbedienza fu la scintilla che accese il boicottaggio dei bus a Montgomery, in Alabama, una delle “azioni di disobbedienza civile di massa” che poi sfociarono nella marcia di Martin Luther King del 1963…
Ne è passato di tempo da allora. Certe cose sembravano ormai consegnata alla storia. Superate.
Sembravano. Perché proprio ieri, in un locale di Chiusi Scalo, non nel profondo sud degli Stati Uniti, una signora leggermente scura di pelle e con accento sudamericano si è vista rifiutare il posto a sedere, per mangiare un boccone. Il locale in questione vende prodotti freschi e preparati ed ha alcuni tavoli per fare servizio mensa o servire pasti veloci, di buona qualità, a chi magari ha fretta. La signora, peraltro ben vestita e con un trolley appresso era probabilmente scesa da un treno e voleva semplicemente mangiare, come altri avventori. Ma nonostante ci fossero tavoli liberi e senza prenotazioni, la titolare ha detto di no. Le ha fatto intendere, senza spiegazioni plausibili che per lei il posto non c’era.
Il motivo lo ha spiegato ad un’altra cliente, del posto, che era rimasta visibilmente sorpresa e interdetta da quel rifiuto: “scusi, sa, ma io sono razzista”. Questo il motivo del diniego. Il razzismo, nei confronti di una persona straniera e con la pelle un po’ più scura.
L’episodio è grave. e non può passare sotto silenzio.
La titolare del locale in questione evidentemente è rimasta ai tempi in cui le persone come Rosa Parks dovevano lasciare il posto sull’autobus ai bianchi. O forse anche ai tempi in cui, in Italia, i caffè vietavano l’ingresso ai cani e agli ebrei. Di neri in giro all’epoca ce ne erano pochi. Arrivarono qualche anno dopo, a liberarci da nazisti e fascisti.
L’anno scorso, il 26 giugno, data della liberazione di Chiusi, ci fu una cerimonia al Mascagni cui partecipò l’ambasciatrice del Sudafrica, perché a liberare Chiusi furono i soldati sudafricani aggregati all’esercito britannico. Gli Highlanders di Capetown erano tutti bianchi, e biondi, quasi tutti ventenni, di origini scozzesi. L’ambasciatrice invece è nera. Per fortuna il sindaco la portò a mangiare da un’altra parte, avesse scelto quel localino di Chiusi Scalo che fa “mensa” ci sarebbe stato probabilmente da discutere…
Pare che l’episodio increscioso (la signora sudamericana che ha subito il diniego ne parlava con disappunto e pure in buon italiano con altre persone in altro ristorante dove nessuno ha fatto storie), non sia il primo. Né il locale in questione l’unico in cui il gestore abbia tenuto atteggiamenti razzisti verso persone di colore o comunque straniere. Per esempio verso qualcuno dei tanti ragazzi, per lo più africani, alloggiati nei centri di accoglienza che di giorno girano per il paese.
C’è anche chi, al contrario, lascia la pizza invenduta sulla porta dopo la chiusura, per chi ha fame. Ed è un bel gesto. Ma purtroppo c’è anche il resto. C’è anche il razzismo neanche troppo strisciante.
Chiusi e Chiusi Scalo già soffrono una situazione di declino e di progressivo impoverimento anche del tessuto commerciale, hanno difficoltà a tenere il passo degli altri comuni sul piano turistico, se poi alle chiusure dei bar, al degrado dell’arredo urbano, alle fermate dei treni cancellate, ci aggiungiamo pure i rigurgiti di razzismo, altro che frittata bruciata… qui tocca buttar via anche la padella.
m.l.
Di fronte ad episodi come questo resto basito, comprendo però perché in Italia ci ritroviamo un governo (eletto), come quello che abbiamo. Ciò detto per quel poco che ricordo relativamente alle leggi sul commercio un esercente che rifiuta una prestazione relativa alla sua attività può essere sanzionato (questa è materia della polizia locale e non). Per quanto mi riguarda quell’esercizio può anche chiudere subito perché non vedrà più un centesimo dei miei soldi e mi adopererò perché anche altri lo facciano. Chiusi e’ un paese piccolo e prima o poi si verrà a sapere quale è.
Caro Maurizio,non rimanere BASITO,la mamma dei cretini é sempre gravida!
Qui non è questione di destra o di sinistra è questione di testa !
Se uno è un ” testa di ….o ” ,al di la del pensiero politico, sempre ” testa di ….. ” è e rimane !
L’educazione si può insegnare ,l’ ignoranza ,no !
Credo che dal momento che si fanno leggi e disposizioni in numero cosi grande anche per motivazioni che rasentano l’inutilità, semprechè la risposta che riferisci nel post sia accertata come veritiera, ritengo che non meriti una multa come viene auspicato ma che gli venga ritirata la licenza, perchè la licenza pubblica di un esercizio-questo tanto per dirlo alle teste ” fresche” che vivono in questo paese-viene rilasciata principalmente per soddisfare una utilità sociale e che poi il tutto serva per rendere profitto a chi esercita quel mestiere è cosa lecita ma le due cose sia eticamente sia giuridicamente sono inseparabili e contemplate dal diritto e sottoposte al giudizio delle autorità per quello che riguarda la concessione.Tanto è vero tale discorso della concessione della licenza solamente per il fatto che la medesima venga CONCESSA E NON SOTTOPOSTA AD INIZIATIVA DEL SINGOLO IMPRENDITORE CHE LA POSSA IMPIANTARE A SUO ESCLUSIVO DESIDERIO O PIACIMENTO (si parla di voce del verbo ”concedere” si badi bene) STA’ A SODDISFARE IN PRIMIS UNA UTILITA’ SOCIALE E QUINDI SI TRATTA DI UNA ATTIVITA’ RIVOLTA A SODDISFARE BISOGNI PUBBLICI ED INDIVIDUALI.E’ qui il fondamento giuridico per il quale l’autorità possa togliere all’esercente tale facoltà se non rispetta sia la legge sia il diritto civile italiano sia le regole della costituzione che prevedono che nessuna persona sia discriminata per colore della pelle, per religione ed altro.Se in questo caso dietro vi siano stati altre motivazioni che potrebbero essere state plausibili di tale rifiuto non è stato detto e non mi è dato di saperlo (come la sensazione che possa addurre il rifiuto di servire un cliente in evidente stato di ubriachezza od altro ancora più pesante e questi sarebbero stati tutti motivi plausibili per un eventuale rifiuto a servire ma non senz’altro quello della discriminazione sul colore della pelle ). In uno stato che si rispetti quel titolare di esercizio sarebbe per mio conto a frequentare un bel corso di rieducazione” negli altipiani centrali” come veniva fatto dopo il 1975 nel Vietnam per la rieducazione dei 2 milioni di prostitute del Vietnam del Sud.Dopo una giornata di intenso lavoro di piantatura del riso sarebbe comparso davanti al commissario di produzione chiedendogli se poteva tornare a casa.Il commissario-parole di Tiziano Terzani-gli diceva :”hai piantato il riso ? Adesso prima di tornare a casa dovrai vedere nascere le spighe, resta ancora bellezza ”. Molte volte gli stati autoritari sono quelli umanamente più giusti di quelli ”rammolliti” che si autoproclamano democratici dove si insultano le persone e si discriminano per il colore della pelle.Ma questi non sono altro purtroppo che i lasciti dell’ignoranza atavica in mezzo alla quale le persone sono cresciute.
Le autorità competenti, compresa la Polizia Municipale, possono indagare, cercare riscontri, verificare sul campo se siano stati commessi reati, siano stati disattesi obblighi relativi all’attività di pubblico esercizio o semplicemente sia stata mesa in discussione la civile convivenza e se atteggiamenti simili siano fatti isolati o consuetudine più diffusa. Ovviamente possono anche verificare se ci sia stata una qualche esagerazione o malinteso nel riportare la notizia. Noi i nostri riscontri prima di scrivere li abbiamo fatti.
Siccome è un locale pubblico non può rifiutarsi di servire nessuno, gli revochino la licenza, se è razzista faccia un altro mestiere.
Per concludere questa storia incresciosa io credo che certe notizie andrebbero verificate se siano reali nella loro forza o quantità, oppure gli sia stato caricato sopra un bel fardello di intenzioni e di propaganda costruite.Dico questo perchè in un paese come è Chiusi come altrettanto comune è la Toscana per cose che possano riguardare il sollevare questioni di polemica distaccandosi dal reale, lo si sappia che siamo campioni proprio per natura e cultura. Se una ”pulce fà un rutto” ci sono quelli che la vorrebbero mandare al riformatorio delle pulci…. Diversa è invece la questione che come ho detto specificatamente nel mio precedente intervento se invece si sia appurato che i fatti si siano svolti in quel modo come vengono descritti perchè allora il ”riformatorio delle pulci” è bene che venga sostituito dal campo di riso, ma non tanto per incrementarne la produzione ma perchè è solo un mezzo per poter cambiare convincimento agli ” addetti al lavori ”. Ci accorgeremmo che poi nella testa delle persone si faccia strada una convinzione diversa. L’uomo è un animale adattabile, e a forza di adattamento, nel tempo c’è caso che si adatti anche il DNA. Dico bene oppure sbaglio ?
ma secondo te uno che fa il giornalista scrive un articolo su un giornale riportando un fatto del genere, senza fare gli opportuni riscontri? Ho già scritto che i riscontri sono stati fatti e quindi il fatto raccontato è appurato. Ognuno tragga le sue conclusioni. Le eventuali inadempienze, i reati, il mancato rispetto degli obblighi di un pubblico esercizio non è certo la stampa che li deve sanzionare. La stampa racconta i fatti, chi di dovere se lo ritiene opportuno intervenga. I lettori (e i semplici cittadini) possono far finta di niente, approvare certi comportamenti o boicottare l’esercizio in questione come qualcuno ha sostenuto e proposto nei commenti sui social…
Tiziano Terzani,ma non solo lui, ma tanti altri come lui dicevano sempre che per parlare dei fatti occorre esserci quando si manifestano.Il che non vuol affatto dire che non si possano riferire i fatti senza accertarsi e su questo non ci piove inteso come dovere della stampa,ma in parallelo credo che occorrerebbe far affiancare anche un altra considerazione su quel fatto specifico ed è quella che viviamo in un paese ed anche in una società dove per cultura ,etica e modo di entrare dentro alle cose,siamo spesso portati ad esagerare i contenuti dei fatti che riportiamo. Intendiamoci, non contesto affatto che tu abbia riportato l’accaduto dove anch’ io ho espresso la mia riprovazione se i fatti erano quelli descritti ma parallelamente c’è anche da ritenere che per scrivere un fatto non bisogna attenersi a quello che pedissaquamente venga descritto da altri.La differenza fra Tiziano Terzani e tutti gli altri giormalisti italiani e soprattutto stranieri che coprivano le zone di guerra e le descrivevano, era profonda, per la quale Terzani descriveva quello di cui era spettatore e gli altri (penso alla guerra del vietnam) ai tavoli dell’Hotel Caravelle di Saigon davanti a boccali di birra si facevano raccontare la sera gli avvenimenti della prima linea, delle imboscate, delle battaglie dagli addetti stampa del Vietnam del Sud,pagando fior di dollari. In quel modo nulla rischiavano, spedivano i pezzi alle agenzie dei loro paesi e campavano bene,e facevano anche soldi.Parecchi ci lasciavano le penne quando tentavano di andare in prima linea vicino ai fotografi di guerra. Tutto questo non per paragonare il tuo articolo o contestarne la veridicità ma occorrerebbe capire talvolta che molti dei fatti riportati nella cronaca oggi vengano ingigantiti al solo scopo di legarci modi di pensare e così si snatura la verità vera,che in questo caso di cui parliamo sia successo e può darsi che possa essere benissimo anche più cruda e pesante di quella che hai riportato tu,perchè secondo me o ormai è invalsa nell’opinione pubblica la tendenza ad esagerare spasmodicamente la realtà che avviene intorno a noi.Tutto qui, non
c’ era nessuna intenzione da parte mia di contestare quanto hai riportato ma di affermare che su certe considerazioni rispetto ai fatti veritieri accaduti occorra spesso andarci con i piedi di piombo, diversamente si fà come quei due amici che l’uno domandò all’altro se gli gnocchi fossero stati buoni.L’altro rispose: ” si buonissimi”….E l’altro di rimando : ” ma chi te l’ha detto,allora vuol dire che li hai mangiati !! La risposta fu: No, me l’ha detto uno che li ha visti mangiare….Se come Terzani molti avessero applicato la ” famosa teoria del dubbio” può darsi che avrebbero scritto anche cose certamente anche più ”pesanti” ma forse anche ”più leggere”,posto che in tal caso, di leggerezza, sul caso che hai riferito ce ne sia proprio poca….ma Terzani in molti casi rischiò la vita ed il caso volle che gli sia andata sempre bene perchè come sempre diceva Robert Capa quando scattava una foto al fronte:”se la foto non è venuta bene vuol dire che non eri abbastanza vicino”….ma purtroppo anche lui dopo tante campagne di guerra saltò su una mina e morì.
se i giornalisti dovessero scrivere solo fatti cui assistono personalmente non scriverebbero niente. Non possono essere in cielo, in terra e in ogni luogo… Se uno per caso ci si trova certo potrà raccontare le cose anche meglio, ma siccome non è sempre possibile, bisogna solo accertarsi che la fonte sia attendibile. E che poi i riscontri tornino…
Si,si,per carità, nessuno ha il dono dell’ubiquità e l’ho sottolineato anch’io nel mio ultimo intervento quando ho detto – dal secondo al settimo rigo- che certamente ” non si possa non riferire i fatti senza accertarsene”, ma mi preme puntualizzare ciò che ne segue come considerazione e cioè quella dell’ampliamento che spesso ne viene fatto di una notizia per poi collegarla a visoni politiche che servano a dimostrare ciò che si persegua e che interessi.In italia in questo siamo campioni assoluti di una propaganda come l’attuale su questo significato che ho detto e la osserviamo anche tutti i giorni sul fatto della guerra in corso in Ucraina poichè pur essendo la maggioranza degli italiani contrari ed ostili al’invio di armi,solamente giornali come ”La verità” ed ”Il Fatto Quotidiano” sostengono tale problema e lo pongono all’opinione pubblica,mentre tutti gli altri giornali mainstream italiani sono alleati delle decisioni del governo.Ma questo non si fà in nessun modo notare in nessun organo di informazione e tanto ancor meno in TV, dove PD e tutto lo schieramento di destra sono uniti nel ribadire le loro posizioni su tale tema.Allora, in base al fatto che se di un problema non se ne parla il problema non esista, hai sentito qualche notizia sui canali mainstream di come sia andata la marcia della pace organizzata da Santoro and Co. ? Io no ! Ed allora chi si riempie la bocca di ”democrazia” sarebbe l’ora che facesse come il ” Baglioni” visto che il Governo le proprie decisioni che gli stanno bene le prende anche non attendendo le scadenze dei contratti ad personam con i collaboratori dei canali mainstream TV, come Tridico e Carlo Fuortes, ma non solo loro. E’ per questo che siamo un popolicchio e come diceva Mussolini nel 1935 ”… : ” di navigatori, di santi e di poeti”,ma sempre un popolicchio siamo.E tutti gli altri popoli da popolicchio ci trattano perchè quella nomea ormai ci appartiene.