CHIUSI, “TERREMOTO” ALL’INTERNO DELLA PUBBLICA ASSISTENZA
CHIUSI – Non c’è pace nella politica e nella vita associativa di Chiusi. Qualche settimana fa l’uscita dalla coalizione e dal gruppo consiliare di maggioranza dei Podemos, la “gamba sinistra” dell’alleanza che sostenne Sonnini nel 2021. Poco prima se ne erano andati anche i Socialisti. E’ dei giorni scorsi invece la notizia di qualche scossa di terremoto anche all’interno dell’Associazione Pubblica Assistenza, uno dei sodalizi volontaristici più forti e “potenti” nello scacchiere locale. Il consigliere Gianni Meconcelli si sarebbe infatti dimesso dall’incarico e non per motivi personali, quanto per aperto dissenso sulla conduzione dell’Associazione da parte del presidente Enzo Fiorini. Meconcelli non ha fatto “piazzate”, né ha spiattellato la questione sui social come usa adesso, si è limitato a scrivere il suo cahier de doleance al presidente Fiorini, facendosi da parte per non acuire una situazione ormai insostenibile Ma la cosa è comunque trapelata. Il consigliere dimissionario avrebbe lamentato, nella lettera al presidente, scarso coinvolgimento dei volontari, metodi di gestione improntati ai “vizi peggiori della politica”, sgambetti e gomitate da parte di altri volontari… Insomma una situazione simile a quella lamentata dai Podemos rispetto alla maggioranza in Consiglio Comunale.
Le dimissioni di Meconcelli sarebbero tra l’altro non le prime, ma solo le ultime di una lunga serie. Nel corso del mandato vigente si sarebbero infatti dimessi altri 4 consiglieri: Filippo Baglioni, Sabrina Talozzi, Roberta Foderini e Silvio Rossi. Una emorragia tale da chiamare quelli dell’Avis… Non è chiarissimo se anche gli altri dimissionari avessero a suo tempo lamentato le stesse problematiche evidenziate da Meconcelli. Insomma se siano tutte dimissioni per ragioni di dissenso politico-amministrativo… Certo, 5 consiglieri dimissionari somigliano più a una frana che ad un leggero smottamento. Qualcosa non ha funzionato come previsto, evidentemente.
Enzo Fiorini avrà già fornito spiegazioni agli associati e altre ne fornirà anche all’esterno. Se non lo fatto lo dovrà comunque fare. Sa come si fa, l’esperienza politica certo non gli manca. La Pubblica Assistenza ha migliaia di iscritti, poche le famiglie in cui non c’è nemmeno una tessera, è un’associazione robusta e importante. E ormai un sodalizio storico, fondato circa 40 anni fa dal compianto Claudio Provvedi che portò a Chiusi la sua esperienza fiorentina…
I “terremoti” si possono verificare anche laddove meno te lo aspetti, possono coinvolgere territori ritenuti al di sopra di ogni sospetto e sicuri. Ma quando si verificano in territori meno abituati sono quasi sempre più devastanti. A Chiusi è collassata la politica, con la maggioranza consiliare che dall’essere la più larga mai vista, è diventata la più risicata in meno di 12 mesi; qualche anno fa collassò la banca locale con la base sociale in larga misura contraria ad una serie di fusioni in sequenza; dopo l’edizione di quest’anno anche tra le contrade di Chiusi Scalo c’è chi ha posto questioni circa l’ubicazione della festa e altri particolari; ora è entrata in fibrillazione pure la Pubblica Assistenza… Ci manca uno sciopero dei pesci gatto al lago, poi davvero non manca più nessuno.
Eppure in giro non vola una mosca. Tutto a Chiusi avviene sottotraccia. Il Pd ha perso due alleati, compreso quello più forte, ma ha fatto spallucce. E anche in altri mondi l’andazzo è lo stesso del Pd. I sodalizi vari litigano, smottano, franano e tutti fanno spallucce. E si fanno gli auguri di Natale.
m.l.
Purtroppo non c’è neppure più spazio per dispiacersi.
Dopo che questa comunità ha toccato il fondo da tempo, assistiamo agli scavi.
Avete magnato tutto piccoli uomini; soprattutto il futuro dei vostri figli.
Vergogna!
Chi avrebbe mangiato cosa.
Riferito a chi?
C’è un malessere diffuso che attraversa la comunità e che si manifesta in una sorta di instabilità rispetto a scelte come quella del lavoro nel sociale – che fino a ieri erano incrollabili convinzioni -, scelte dell’impegno politico o associativo. Un “terremoto” può essere un momento di assestamento ma può anche essere un fenomeno distruttivo. Le dimensioni localizzate di questi terremoti cui stiamo assistendo sembrano restringerli a fenomeni passeggeri (da qui le “spallucce”). In realtà, credo che siano i sintomi di un disagio profondo che, come comunità, sarebbe opportuno non sottovalutare. Il disagio si innesta su una crisi – che ritengo strutturale – del tipo di organizzazione in cui si manifestano queste scosse. L’associazionismo che si trasforma in servizio costringe ad una dimensione aziendalistica che va a snaturarne scopi, obiettivi e ragioni di partecipazione: finiscono per diventare predominanti alcuni aspetti che diventano cogenti e normativi, a scapito di tutto il resto (patrimonio umano, in primo luogo). Con un verticismo magari ammantato di paternalismo, ma non per questo meno “verticale”. La politica sconta l’appiattimento nel normativismo e nel “quieta non movere” aggravato magari da un “mota quietare”. In sostanza, si è scelto di rinunciare a uno slancio innovativo – che pure era stato proposto e sollecitato (disarticolazione in forma dinamica della giunta, deleghe ampie ai consiglieri, spazio a forme partecipative dell’associazionismo, ecc.)-, per riproporre lo schema “come da norma” di verticismo ormai consueto e che porta poco lontano. Il modello ordinario della buona amministrazione non basta più: occorre disarticolare queste stratificazioni (siano associazioni o istituzioni) per aprirsi ad ipotesi di lavoro e partecipazione che, in buona parte, sono ancora da inventare sia nelle forme che nella portata. Ma una sinistra che non è capace di uscire dalla logica amministrativa è francamente incomprensibile e provoca delusione e sconcerto. Forse, però, si può rimediare.