PRESUNTO STUPRO IN DISCOTECA: IL TITOLARE DEL LOCALE RISCHIA GROSSO. GLI INQUIRENTI CERCANO RISCONTRI
CITTA’ DELLA PIEVE – Non porta bene il mese di ottobre a Città della Pieve. E neanche a Chiusi. L’anno scorso il 2 ottobre il bambino ucciso nei pressi di un supermercato di Po’ Bandino, quest’anno, stessa data, una ragazza di 22 anni ha denunciato di aver subito una violenza sessuale, in un locale notturno situato nella zona industriale Cardete. Sia Po’ Bandino che l’area produttiva Cardete sono nel comune di Città ella Pieve, ma di fatto sono due “appendici” di Chiusi Scalo che dista meno di 1 km.
Ad usare violenza sulla ragazza sarebbe stato il titolare del club discoteca. Il fatto sarebbe avvenuto mentre era in corso una festa. Entrambi, sia la ragazza che l’uomo, sono residenti a Chiusi. Lui, 53 anni, gestisce anche un ritrovo estivo a Città della Pieve e risulta iscritto almeno fino al 2021 al Pd chiusino, un anno fa prima delle elezioni comunali era molto attivo nella chat del partito, uno dei più accesi detrattori del sindaco uscente Bettollini. Una figura attiva, insomma. Ovviamente il fatto che sia o sia stato iscritto al Pd, non coinvolge in alcun modo quel partito nella vicenda, ma serve a far capire che si tratta di una persona del luogo, non di uno arrivato da chissà dove.
In seguito alla denuncia fatta dalla giovane ai Carabinieri, dopo essere stata trasportata in Ospedale a Perugia, i militari dell’Arma hanno aperto un’inchiesta, e S.P. queste le iniziali del titolare del locale, è al momento l’unica persona iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di violenza sessuale. Si parla di “violenza”, non di semplici avances o molestie. Lui respinge le accuse e si dichiara innocente. Al momento è denunciato, ma a piede libero.
In Italia vale la presunzione di innocenza: nessuno è colpevole fino a prova contraria. O finché non c’è una sentenza definitiva.
Le indagini della Procura di Perugia coordinate dal pm Mario Formisano, proseguono nel massimo riserbo. Gli inquirenti stanno vagliando tutti i riscontri: dal referto dei sanitari che hanno visitato la ragazza, alle testimonianze di altre persone presenti nella discoteca The Box, dove era in corso una serata Techno. Almeno altre due ragazze amiche della vittima del presunto stupro avrebbero raccontato ai CC di essere state anche loro molestate dal titolare del locale, evidentemente “su di giri”.
Se tali testimonianze trovassero conferma la sua posizione si aggraverebbe, così come se l’esame medico confermasse che la violenza c’è effettivamente stata, sarebbe una prova piuttosto schiacciante. E le prime indiscrezioni sembrano andare tutte in questa direzione.
La 22enne ha anche riferito di essersi sentita male durante la serata, prima del fattaccio. A quel punto il titolare l’avrebbe convinta ad entrare nel suo ufficio, dietro al bar, per riprendersi e lì avrebbe abusato di lei, sfruttando forse lo stato di difficoltà della ragazza.
Prima dell’arrivo dei Carabinieri, all’alba, quando la ragazza sconvolta e prostrata dall’accaduto ha spiegato cos’era accaduto agli amici, qualcuno ha anche tentato di farsi giustizia da solo, con il proprietario del locale che ha rischiato il linciaggio.
“Chi era presente sa come è andata, io voglio solo dimenticare” ha detto la giovane ai cronisti nelle ore successive. E ha anche aggiunto di conoscere le altre ragazze che hanno denunciato molestie: “sono mie amiche”.
Dicevamo della presunzione di innocenza. Quando gli inquirenti si trovano di fronte a due versioni: una che dice una cosa e l’altra che dice il contrario, servono riscontri precisi, verifiche, testimoni, per ricostruire la dinamica dei fatti senza approssimazioni e senza sputare sentenze prima che lo faccia il tribunale.
Giusta la cautela. Soprattutto per tutelare la ragazza e le sue amiche, tutte maggiorenni, ma giovanissime. E anche per avere la certezza dei fatti, prima di sbattere il mostro in prima pagina (staccato).
Ma da quanto trapela, la posizione di S.P. non solo potrebbe aggravarsi, ma sembra già abbastanza grave. In sostanza rischia il carcere: “Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da sei a dodici anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto”… Così recita l’art. 609 bis del Codice Penale.
Questo territorio a cavallo tra Umbria e Toscana è zona abbastanza tranquilla, ma non si è fatto (e non si fa) mancare niente: solo negli ultimi 4 -5 anni è stato teatro di morti per overdose, femminicidi (magari con suicidio dell’assassino), omicidi efferati come l’infanticidio dell’anno scorso a Po’ Bandino, poi infiltrazioni malavitose, reati ambientali gravi, casi di violenza verbale e fisica con risvolti razzisti…
Una denuncia per violenza sessuale (reato più grave delle molestie e dello stalking) mancava. Fino ad ora non si era mai verificata, o quantomeno non era finita nelle cronache dei giornali. Adesso anche questa “lacuna” è stata colmata. E non si dica che queste ragazzine che tirano l’alba nei locali e si intontiscono con la Techno e con la birra se le vanno a cercare. Non è così. Nessuno se le va a cercare e la violenza sessuale, ovvero il sesso senza consenso, non ha mai giustificazioni. In nessun caso. Tanto più se la vittima è in stato di difficoltà fisica, se non addirittura in stato confusionale…
C’è infine un altro aspetto ed è una certa ritrosia della società civile locale a parlare di queste storie. La cautela è doverosa, ma talvolta pare di assistere ad una rimozione forzata dell’evento. Come se non parlarne esorcizzasse la possibilità che certi fatti possano accadere. Invece accadono. Nel 2018 dopo un paio di morti per overdose il Comune di Chiusi organizzò un incontro pubblico, in piazza, per affrontare il tema delle droghe. Stavolta a distanza di 3 giorni, oltre gli articoli di cronaca non si è visto nient’altro.
Non penso che il motivo per cui non si parla della vicenda sia dovuto alla volontà di rimozione, ma come dici anche nell’articolo, trattandosi di un fatto molto grave e di un accusa pesante prima di esprimere un’opinione è bene aspettare che ci siano elementi più chiari.
Pensare che i nostri luoghi siano immuni da eventi del genere è pura illusione, a mio avviso, probabilmente come istituzioni e anche attraverso i mezzi di comunicazione dovremo porre più impegno e attenzione nel coltivare una cultura che prevenga la violenza e educhi al rispetto delle differenze. È un lavoro da fare quotidianamente. e non con sporadiche iniziative.
Certo. Concordo. Ma siccome anche queste terre no sono immuni da fatti incresciosi (e nell’articolo c’è scritto) qualcosa si può dire anche prima dell’esito delle indagini, pur senza fare processi sommari e preventivi. Per esempio è ovvio che uno non è un presunto stupratore perché è iscritto al Pd. Non è così. Ma se un presunto stupratore (PRESUNTO) risulta iscritto al Pd, e può capitare, credo che il Pd dovrebbe quantomeno prendere le distanze e sospendere in via cautelativa il soggetto in questione. Per tutelare la propria immagine e rispettabilità. Ricordate cosa diceva Di Maio del “partito di Bibbiano”? Ecco io, nei panni del Pd, cercherei di evitare che qualcuno, in attesa del processo, possa fare strane equazioni… Il silenzio in casi come questo non è d’oro.
Stimatissimo direttore ,lo stupro che sia compiuto da persone di destra o di sinistra è uno dei più esecrabile delitti ! Un segno di inciviltà !
Chiaramente non va condannato nessuno su giornali o televisioni ! La magistratura nel più completo silenzio,farà il suo e le sue indagini ! SE colpevole, l’ autore del delitto deve essere punito con pena ESEMPLARE!
https://www.primapaginachiusi.it/2022/10/stupro-discoteca-arrestato-il-titolare-la-sua-posizione-si-aggrava/