LA ROCCA DI GHINO A RADICOFANI: BELLA E SUGGESTIVA, MA… FALSA.

mercoledì 28th, settembre 2022 / 16:47
LA ROCCA DI GHINO A RADICOFANI: BELLA E SUGGESTIVA, MA… FALSA.
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Chiunque si trovi a passare per la Vald0rcia o per la Val di Paglia sia salendo verso l’Amiata o andando dalla Valdichiana verso il mare, non può fare a meno di notare quella torre che domina la Cassia e le brulle colline circostanti, visibile a decine di km di distanza, sul cucuzzolo di Radicofani. Lì sotto ci passava anche ma Mille Miglia… E tutti conoscono quella torre come la Rocca di Ghino. Ovvero Ghino di Tacco rampollo dei Cacciaconti de La Fratta (feudo tra Torrita di Siena e Sinalunga) che da quella fortezza dirigeva il traffico sull’antica via Francigena e taglieggiava viandanti, pellegrini, mercanti e pure preti, vescovi e cardinali che non amava.  Ghino è citato anche da Dante nella Divina Commedia, come “assassino” dell’aretino Benincasa da Laterina nel VI Canto del Purgatorio. La Rocca fu anche baluardo inespugnabile e sentinella vigile della Repubblica di Siena… 

Pochi sanno invece che quella torre, inconfondibile, simbolo del passato medievale della “terra di mezzo” è… solo una copia, piuttosto recente e neanche troppo fedele all’originale.

L’antica rocca con la sua torre, andò distrutta in seguito all’esplosione della polveriera che si trovava all’interno, nel 1735. Il fatto fu forse accidentale, ma certamente in relazione ad un “attentato” contro il Granducato di Toscana, ordito dal confinante Stato della Chiesa. “Pare infatti che a dar fuoco alle polveri fu un certo Pieri di Piancastagnaio, già provveditore della Rocca, che avrebbe così voluto vendicarsi della revoca dell’incarico da parte del Granduca, o secondo voci più maligne, agendo su commissione, dietro lauto pagamento in Baiocchi pontifici”.  Dopo lo scoppio la rocca di Radicofani, praticamente inservibile, fu abbandonata e così rimase fino alla fine degli anni ’20 del ‘900 quando la proprietà la donò allo Stato Fascista, che ne finanziò e avviò il restauro, eseguito effettivamente nel 1929, secondo uno stile verosimile, ma non preciso, anzi, piuttosto lontano dalla struttura originaria.

Altre opere di recupero di tutta la rocca sono state eseguite negli anni ’90, per iniziativa del sindaco dell’epoca, la socialista Anna Bonsignori, che sfruttò allo scopo la notorietà che Radicofani ricevette in quel periodo per il fatto che il segretario del Psi Bettino Craxi firmava i suoi corsivi su l’Avanti con lo pseudonimo “Ghino di Tacco”.

Ormai, dopo più di 90 anni, la Rocca di Radicofani, come la vediamo oggi, fa parte del paesaggio. Ha visto passare le truppe del generale De Gaulle nel ’44, ha assistito alle lotte mezzadrili degli anni ’50 e ’60 raccontate poi a futura memoria dal Teatro Povero di Monticchello, ha assistito al crollo del ponte a nove luci sull’Orcia, allo scempio della Diga di San Piero in campo lasciata incompiuta, ha visto diventare la Valdorcia patrimonio dell’Unesco, adesso vede cambiare colore politico anche alle terre di Siena che sembravano la terra del buongoverno fin dal 1300…  Sic transit gloria mundi.

m.l.

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