PENSIERI E PAROLE: QUELLI CHE… RESTANO. E CHE RESISTONO

E’ da un post letto stamattina che esce fuori questo articolo.
Parole sparse sullo schermo e sopra una canzone da ascoltare.
Un titolo che ferma e chiede tempo.
Quelli che restano; De Gregori ed Elisa, due voci, due vite, due strade.
La stessa passione fatta di accordi e parole per mettere insieme uno scampolo di verità.
Nelle vite di tutti sono pochi quelli che restano, sono pochi quelli che osservano e ascoltano, disposti a restituire con lucidità e benevolenza quello che hanno raccolto durante il percorso.
Sassi più o meno preziosi e qualche ricordo importante che si sente sempre esortano i cantautori a trattenere, affinché nulla vada perduto.
Un teatro vuoto, una chitarra, un pianoforte; una poesia che nasce dalla bocca di due che ne sanno gestire di parole e pensieri, immagini e lacrime.
Due calici in mano per brindare alla tristezza che ci trascina in giro e ci frega prendendoci alle gambe, ma che fortunatamente non arresta il disegno di chi vuole restare e guardare verso la stessa speranza.
Rimanere ancorati ad un’idea, ad un progetto ad una situazione a lungo termine in un mondo pensato in maniera tale che il cambiamento è alla base del tutto non è certo cosa da sottovalutare.
Sono pochi quelli che con gli occhi ben aperti guardano dritto senza perdere quasi mai di vista la strada da percorrere; che non mollano la presa e raggiungono la riva nonostante le onde avverse.
Sono davvero pochi coloro che riescono a cogliere la bellezza dell’evoluzione all’interno dello stesso progetto che poi, alla fine, se si guarda bene, lo stesso non è mai perché cambia, muta e prosegue esattamente con chi lo insegue, che è a sua volta plasmato dal tempo.
Quelli che restano, un testo che sicuramente decanta dentro, che rimane impresso nell’animo di chi sente di essere uno che resta a dispetto del tempo, della fatica, della noia e del mondo che spesso rema contro.
Noi siamo quelli che restano in piedi e barcollano sui tacchi che ballano;
parole su note che portano uno spiraglio di umanità, che avvicinano quei pochi che sanno di essere capaci di restare, che hanno sogni come fari e guardano una precisa stella in mezzo a milioni.
Un buon pezzo tutto da ascoltare e riascoltare; un inno alla tenacia, un invito a declinarla in lucidità affinché non si abbandoni la nave dei propri progetti quando imperversa la bufera.
E’ dedicato a chi resta cercando di migliorare ciò che non funziona, a chi ha scoperto che pazienza e potenza possono far parte della stessa bilanciata equazione, a chi rimane sul pezzo anche quando viene oscurato e ritenta in mille modi per far arrivare la verità.
E’ dedicato a chi non molla, se crede che possa esserci ancora una possibilità.
A chi, (come scriveva Albert Camus), ha capito che nel bel mezzo dell’inverno può esserci in lui un’invincibile estate se è capace di restare per ore di notte, a luci spente e finestre chiuse sotto i portoni ad aspettare.
Paola Margheriti
Nella Foto (da Youtube): De Gregori ed Elisa nel video del brano “Quelli che restano”.
Condivido molto l’anima e l’etica di questo pensiero.Forse perchè tale etica è come un lascito di famiglia che ho sentito sempre vicino nel tempo e che mi è stato utile per credere e poter toccare con mano quando siamo i diretti interessati, quando certe cose e condizioni formano un imprinting che non si cancella facilmente ed anche se appaiono cose proprie di contenitori lontani nel tempo ma che alla fine evidenziano il loro valore e ci portano a credere che ciò che alla fine valga sia la continuità.Personalmente sono stato spettatore di tutto questo e pochissime volte attore,ma ho sentito che il lascito mi apparteneva e solo così credo che si possa penetrare quella condizione materiale che confina con lo spirituale,perchè materiale e spirituale al culmine delle nostre elocubrazioni si fondono e ci donano piacere.E questo non deve essere scambiato per ricerca del rafforzamento dell’ego perchè di ” ego ” qui nulla c’è, poichè ci si sente in balia di un mare che avvolge la ragione dell’intera umanità,soprattutto nella ricerca degli altri.Molte volte ho provato questo quando mi sono soffermato a guardare il mondo dalla sommità di una montagna o dall’alto di un qualsiasi tentativo di subliminazione,forse nella necessità di un pensiero quasi leopardiano d’infinito,che si possa quasi paragonare al ”naufragar m’è dolce in questo mare…” di un bisogno e pensieri del vissuto passato e di quanto avevo vissuto e sperato di vedere hanno pienato la mia mente e mi sono sentito un granello di sabbia facente parte di una spiaggia infinita sovrastata ed accompagnata dal rumore del bagnasciuga.E questa è una sensazione che mi piace e che mi dà forza insieme all’umiltà di sentirmi un fortunato perchè mi è stato concesso non dalla mia limitatezza ma dalla casualità forse ”pirandelliana” del vivere e soprattutto dal dono degli altri che mi hanno indirizzato a non dimenticarmi mai che questo concetto di fusione mi sarebbe servito e che l’avrei mantenuto contro ogni tentativo che mi venisse estirpato sia violentemente che in maniera più larvata, ma comunque posso dire che per me è stato essenziale nelle relazioni umane perchè non esiste nulla che possa dare più piacere che fornire ed aprirsi agli altri con il proprio pensiero e che questo venga liberamente condiviso.In fondo siamo umani per questo.E questo non è un mistero dell’esistenza ma una realtà, perchè è il sentirsi separati che ci rende infelici,è come il sentirci separati dai nostri simili.E cosi il senso della vita per chi come me non crede, è la vita. Se poi qualcuno possa riscontrare che nell’intimo di tale discorso possa albergare anche una religiosità universale,questa ”religiosità” non credo abbia nulla a che vedere con quella che ci imprimono nella testa certe istituzioni sin dalla nascita affinchè nella vita materiale la maggior parte dell’umanità non ne possa fare a meno e diventi tributaria di quel genere di fonti.E’ una condizione umana che così succeda ma per fortuna c’è anche un altro versante che possa fornire altri panorami ed altro futuro – e se posso spingermi oltre senza apparire superbo- anche più dignitoso della stessa vita umana.Ecco perchè ho detto prima che il senso della vita per chi non crede è la vita.