E ADESSO LETTA SCOPRE CHE LA DESTRA FARA’ CAPPOTTO. BUONGIORNO SEGRETARIO, BEN ALZATO! E META’ PAESE NON ANDRA’ A VOTARE

mercoledì 07th, settembre 2022 / 12:03
E ADESSO LETTA SCOPRE CHE LA DESTRA FARA’ CAPPOTTO. BUONGIORNO SEGRETARIO, BEN ALZATO! E META’ PAESE NON ANDRA’ A VOTARE
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Enrico Letta è uno strano segretario di partito. Ieri, a due settimane dal voto, se n’è uscito in varie interviste con la scoperta – udite udite – che la legge elettorale è una porcata e che la destra, con il 45% dei voti, può prendere il 70% dei seggi in Parlamento, in forza dell’assegnazioone di un terzo dei seggi con il sistema uninominale (vince e viene eletto chi prende un voto in più).  E che dunque l’unico voto utile è quello al suo partito, almeno per limitare i danni e contenere la debacle.

Ma finora dov’era Letta? La legge elettorale è detta Rosatellum, dal nome dell’onorevole Ettore Rosato, che quando la propose, nel 2017, era ancora un deputato del Pd. Lo stesso partito di Letta. Adesso è passato a Italia Viva. Nel nostro piccolo, prima che se ne accorgesse Letta, lo avevamo scritto anche noi, il 2 settembre, che pure non siamo segretari di nessun partito: “Siccome le legge elettorale detta “Rosatellum” non è un proporzionale, ma il 30% dei seggi vengono assegnati con il sistema maggioritario – nei collegi uninominale vince e viene eletto chi prende un voto in più degli altri –  è molto probabile quindi che quasi tutti, se non tutti, i seggi uninominali vengano presi dalla destra, anche in caso di sostanziale pareggio nei voti effettivi. Insomma il 20% del Pd o il 15% del M5s potrebbe non bastare a conquistarne neanche uno dei collegi uninominali. Ciò darebbe alla destra una base di partenza enorme e un vantaggio indiscutibile. Una alleanza Pd-M5S avrebbe potuto mitigare la situazione, ma entrambi hanno deciso diversamente, praticamente suicidandosi”. 

Insomma Letta in questa campagna elettorale l’elmetto lo ha messo tardi.

Avevano una sola opzione possibile Enrico Letta e il Pd per cercare di fermare l’onda nera che si profila all’orizzonte. E questa opzione era un accordo con il M5S e possibilmente con il resto del campo progressista: Socialisti, Sinistra Italiana, Verdi ecc. Non ce n’erano altre. L’amore tra i due poteva anche non essere travolgente, ma quando l’onda di piena avanza, la devi fermare anche coi sacchi di sabbia. Niente, il Pd ha provato con Calenda rimanendo con il cerino in mano, ora sia il Pd che il M5S  dovranno fare i conti con il Rosatellum e con una sconfitta annunciata e poco cambierà se il M5S invece del 13% riuscirà a raggranellare il 15 o il 16…

Letta e Conte, chi per un verso chi per l’altro, hanno fatto prevalere altri interessi rispetto a quello, che definiscono primario, di non consegnare il Paese alla destra, consegnandolo di fatto su un piatto d’argento a Giorgia Meloni e ai suoi comparenti. Questa a mio giudizio è una colpa grave sia del Pd che dei grillini. Sembra che abbiamo fatto di tutto per perdere.

Ritengo encomiabile lo sforzo che sta facendo, a sinistra del Pd, l’inedita formazione di Unione Popolare (De Magistris, Potere al Popolo e Rifondazione), ma penso sia ugualmente grave il fatto che non sia stata neanche tentata la strada di mettere insieme TUTTA la sinistra più o meno radicale, quella che non si è piegata alla logica della guerra, che si batte nei territori per la difesa dei beni comuni, per la Costituzione, per il lavoro, contro il precariato, per la tutela dell’ambiente. Possibile che sia così difficile provare a unire le forze di un’area politica che potrebbe tranquillamente attestarsi sul 10-15%  e potrebbe anche aspirare a riportare alle urne milioni di persone che non votano più? Qualcuno ad una prospettiva del genere ha preferito lo strapuntino sicuro (o quasi) messo a disposizione dal Pd passando sopra all’invio di armi, ai rigassificatori, al reddito minimo… Per questo finirà male il 25 settembre.

Alcuni sondaggi parlano di un astensionismo dal voto sopra al 50% (addirittura il 53%). Vorrebbe dire che la maggioranza del corpo elettorale non vota. Ha altri pensieri.

Due giorni fa, ad una domanda sull’assenza di iniziative e confronti pubblici  di campagna elettorale, una segretaria locale del Pd ha risposto che lunedì mattina il candidato Franceschelli era al Mercato, e che anche il mercato è un luogo pubblico”. Ora se una segretaria di partito non ha ancora capito la differenza tra un dibattito-confronto pubblico e un volantinaggio con distribuzione di materiali di propaganda, vuol dire che la politica è ridotta male. Molto male. E che la debacle epocale che si profila per la sinistra non  arriverà per caso.

m.l.

 

 

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