IL FESTIVAL ORIZZONTI ENTRA NEL VIVO: GRANDE SERATA CON RUBINI. QUANDO LA GUERRA LA DEVI FARE CON… L’IDRAULICO
CHIUSI- Il direttore artistico Marco Brinzi e tutta la Fondazione Orizzonti avranno tirato un bel sospiro di sollievo ieri sera. Il festival chiusino è (finalmente) entrato nel vivo. E dopo tre giornate un po’ in sordina ha vissuto un “lunedì da leoni”. Con un grande attore e una buona band sul palco e un pubblico da festival vero. Serata piacevolissima, nonostante fosse, appunto, lunedì, che di solito non è il giorno più allegro della settimana. Sul palco c’era Sergio Rubini, uno che non ha bisogno di presentazioni. E’ attore, regista e sceneggiatore tra i migliori in Italia. Volto noto del cinema, della Tv e anche del teatro, dove se la cava egregiamente. Fedele al suo personaggio di uomo di cultura, ma un po’ “schizzato”, perennemente in analisi, anche perché non è uno che sgomita, che non ha il fisico per campare di prepotenza. Per due ore buone ha raccontato le sue peripezie, che poi sono quelle di tutti, per ristrutturare prima un appartamentino, poi un finestrone e infine la vasca da bagno di casa… Non sembrava neanche di stare a teatro, sembrava di stare davvero su una terrazza romana, con lui, Rubini, che come si fa dopo una cena tra amici, ti racconta i problemi insormontabili, etici, esistenziali che ha incontrato nel rapporto, spesso impari, con … l’idraulico. O l’ascensorista.
Un monologo scorrevole, naturale. Non sembrava neanche recitazione, perché gli attori bravi, quando raccontano la vita quotidiana non recitano. E ieri sera Sergio Rubini ci ha raccontato la vita quotidiana ai tempi del covid, in una palazzina liberty nel cuore di Roma, con i guai che capitano a tutti: tubi dell’acqua che si rompono, scarichi che perdono e diffondono odori nauseabondi, vasche da bagno belle a vedersi, ma non utilizzabili perché se le riempi poi finisci dritto al piano di sotto insieme ad una tonnellata d’acqua, pulsanti dell’ascensore o dell’apriporta che non funzionano, danni da pagare agli altri condòmini… Il tutto condito da citazioni, letturine e digressioni sull’architettura, la filosofia dell’abitare ecc., da Vitruvio a Giò Ponti, perle rare di saggezza e di conoscenza, sulla grandezza del pensiero e dell’ingnegno umano, su come l’architettura e il lavoro dell’uomo incidano sul vivere quotidiano e sulla qualità stessa della vita sui rapportiinterpersonali.
Rubini ci ha raccontato della bravura di certi venditori, della scaltrezza che spesso non corrisponde a reale capacità di certi artigiani, del cinismo quasi sempre a pro loro di notai, avvocati e analisti capaci di lucrare sulle tue insicurezze, sulle ansie e paure dei loro clienti o pazienti. Che poi spesso è la stessa cosa.
Insomma una serata godibilissima, e Rubini è stato bravo anche nel descrivere certi accenti di “romanitudine” -a tratti sembrava di stare in un film con Nino Manfredi – che però con toni dialettali diversi trovi ovunque, non solo a Roma…
Non a caso ha voluto concludere lo spettacolo con una canzoncina in strettissimo dialetto pugliese, la sua terra. Precisamente di Grumo Appula, il suo paese di nascita. A tenere bordone per tutta la serata a Rubini, la band Musica da ripostiglio (“musica da camera ci sembrava esagerato” ha detto il cantante, con una battuta efficace) che ha fatto da “tappeto”, da contrappunto e da supporto alla narrazione… Applausi meritati. Quanto a Rubini, non scopriamo niente, ma il suo “Ristrutturazioni” è stato uno dei migliori spettacoli visti al Festival Orizzonti in tutti i suoi 20 anni di storia. Uno spettacolo leggero, ma non troppo. Piacevole all’ascolto, né cervellotico, né banale, per nulla ammiccante. Una sorta di commedia all’italiana, quasi neorealista, ma in forma di one man show e attualizzata al 2021. Che potrebbe essere anche 2022…
Belli anche i riferimenti al lockdown, alla ripresa delle relazioni dopo mesi di “reclusione ai domiciliari”, al ritorno in teatro senza mascherina… Complimenti.
Stasera ancora prosa, al Teatro Mascagni, con Taerotika di e con Silvia Bennet e Caterina Simonelli. Una piece sull’amore come motore del mondo: “Amore divenne il tramite tra gli uomini piccoli e divisi e tutto ciò che c’era di divino…”. Alla tensostruttura invece Cinema sotto le stelle, con il film “Qui rido io” di Mario Martone. Mercoledì 3 agosto invece sul palco di Piazza Duomo “Tempo divisioni”, spettacolo comico sul tempo e sui tempi: tempi di cottura, di attesa, di consegna, di incubazione, di invecchiamento, di frenata…. Allestimento corale con i 16 attori della Compagnia della Fondazione Orizzonti, ovvero il teatro fatto in casa dagli allievi dei corsi de I Macchiati, al secolo Alessandro Manzini e Irene Bonzi, una coppia che ci ha abituato negli anni a performances geniali messe in piedi con le forze locali, con quello che c’è nella dispensa. E in un certo senso l’esperienza dei Macchiati e dei loro allievi è il sedimento più importante che il festival Orizzonti ha creato in loco…
In attesa degli spettacoli di Beatrice Schiros e Lella Costa (il 5 e il 6 agosto), due mattatrici, una giovane ed emergente, l’altra più nota e collaudata, il festival chiusino prova a tenere la gente incollata alla platea con proposte di taglio diverso. Ed è in queste serate di mezzo che si parrà la nobilitate di Orizzonti 2022, perché è facile fare sold out con il nome di richiamo come Sergio Rubini. Più difficile è farlo con attori e registi meno noti, con volti sconosciuti ai più e con gli attori del posto e dei dintorni. La forza di un festival sta però proprio nella capacità di portare in loco qualche nome d’eccellenza e valorizzare al tempo stesso chi non ha dalla sua il favore della notorietà…
Intanto ll festival chiusino ha aumentato le luci ed ha alzato il volume.
m.l.