IL TEATRO E’ VITA, LA VITA E’ TEATRO: E LA SCENA NON FINISCE MAI

mercoledì 23rd, febbraio 2022 / 10:59
IL TEATRO E’ VITA, LA VITA E’ TEATRO: E LA SCENA NON FINISCE MAI
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LO SPETTACOLO CON GLI ALLEVI DEL CORSO TEATRALE PER ADULTI DEI “MACCHIATI” AL MASCAGNI DI CHIUSI. APPLAUSI PER UNA PIECE MOLTO CORALE
CHIUSI – Il teatro è vita e la vita alla fine è anch’essa un teatro. E’ la rappresentazione di quello che siamo, ma anche di quello che vorremmo essere, talvolta è rimpianto di ciò che volevamo essere e non siamo stati…  E’ una infinita ricerca di sé stessi. Uno spettacolo infinito, un gioco continuo di equilibrio e finzione, un’opera unica in cui la differenza tra attori e spettatori dipende solo dal punto di vista. Questo lo dice il sociologo Erwing Goffman.
“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene così come sei. Quindi: vivi come credi, fai quello che ti dice il cuore… La vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama… e vivi intensamente ogni momento della tua vita… prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi…”.  Queste parole invece sono di Charlie Chaplin. Uno che di “teatro” nel senso di rappresentazione se ne intendeva certamente. E con il suo cinema muto ha raccontato la vita come pochi altri.
Domenica scorsa al Mascagni di Chiusi c’è stato uno spettacolo che ha portato sul palcoscenico proprio i concetti espressi di Goffman e Chaplin. Ma anche degli autori della piece, Alessandro Manzini e Irene Bonzi, coniugi nella vita e compagni di avventura in teatro. Due persone che in teatro, con il teatro e per il teatro ci vivono.
Titolo dello spettacolo: “Fine scena mai”. Sottotitolo: “Alla ricerca di un dietro e quinte che non c’è“. Attori gli allievi del corso per adulti che Manzini e Bonzi tengono da anni al Mascagni, sotto l’egida della Fondazione Orizzonti. Un gruppo che man mano si allarga e ormai è una compagnia di fatto. Una squadra affiatata che si trova a memoria. Ormai sono 4 o 5 gli spettacoli allestiti, sempre in modalità molto corale come saggio del corso…
In Fine scena mai, siamo allo Shetland Hotel, è quasi ora di cena, i camerieri sfrecciano nella sala per gli ultimi preparativi; nelle cucine i cuochi danno direttive, assegnano le postazioni e si preparano a ricevere le comande, mentre i clienti cominciano a radunarsi nella hall. Il Maitre dà un’ultima occhiata ai tavoli, poi si dirige all’entrata: si va in scena. E a sena è la storia comica di una ricerca. Cosa cercano i personaggi? Un dietro le quinte per essere se stessi insieme agli altri. Un luogo sociale che non esiste. O forse si nasconde dove nessuno si aspetterebbe di trovarlo. La vita è teatro e a volte il modo migliore di nascondere qualcosa è metterlo in scena.
Dicevamo spettacolo corale. Sì perché gli allievi-attori sono parecchi: 21 per la precisione.
Francesca Baglioni, Sara Bartoli, Giada Bernardini, Giorgia Bernardini, Francesca Carnieri, Nadia Ciccarella, Monica Cuccaro, Altero Culicchi, Francesca Della Ciana, Mascia Massarelli, Enrico Mearini, Elisa Modesti, Claudia Morganti, Gianni Nasorri, Sonia Nasorri, Martina Pucci, Rachele Romizi, Stefano Romizi, Rossana Rossi, Margherita Sanchini, Irena Shahini. Per alcuni era la prima esperienza con  gli altri, in qualche caso la prima in assoluto.
Ma come gli allenatori-guru  e come certo registi visionari il duo Manzini-Bonzi, al secolo “I Macchiati”, ha diretto la squadra con sapienza rara infondendo fiducia ed energia, voglia di stare su quel palco. Un po’ come facevano i De Sica, i Pasolini con gli attori presi dalla strada. Alcuni tra gli allievi-attori hanno esperienze pregresse anche con altre compagnie, questo è vero. Ma non tutti. E la differenza non si nota più di tanto.
La piece Fine scena mai ( il titolo la dice lunga su come e quanto il testo ricalchi i concetti di cui sopra) è anche uno spettacolo in un certo senso autobiografico. Cioè autobiografico rispetto all’esperienza teatrale del gruppo stesso. Gli attori insomma si sono divertiti a raccontarsi, come quando si dice che una squadra gioca bene perché si vede che i giocatori si divertono a giocare in quel modo, con quegli schemi, con quella tattica, con quell’allenatore…
C’era un bel pubblico al Mascagni, e a giudicare dagli applausi e dai commenti a sipario chiuso, ha apprezzato.
m.l.
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