CHIUSI, IL CONGRESSO DELL’ANPI. PERCHE’ HA ANCORA SENSO DIRSI ANTIFASCISTI

lunedì 15th, novembre 2021 / 17:27
CHIUSI, IL CONGRESSO DELL’ANPI. PERCHE’ HA ANCORA SENSO DIRSI ANTIFASCISTI
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CHIUSI –  Sabato scorso, nella sala San Francesco di Chiusi, si è tenuto il Congresso della locale sezione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani). L’assemblea doveva rinnovare cioè eleggere un nuovo comitato direttivo, eleggere i delegati al Congresso Provinciale e approvare o meno il documento congressuale nazionale…

Il documento è stato emendato con la richiesta di una più fattiva vigilanza antifascista senza tentennamenti e anche con la richiesta di una maggiore autonomia finanziaria delle sezioni territoriali. Il nuovo direttivo risulta così composto: Fausto Pacchieri, Romina Capuccini, Alberto Baessato, Pierluca Cupelli, Anna Momi, Francesco Storelli, Maria Luisa Tozzi, Maurizio Patrizi, Paolo Giglioni. Stefano Bistarini è stato confermato Presidente onorario. 

Ma al di là degli adempimenti statutari e burocratici, l’assemblea di sabato ha anche affrontato il tema di fondo di cosa significhi dichiararsi “partigiani” oggi nel 2021. Se abbia ancora un senso definirsi antifascisti e come si può coniugare la testimonianza e la vigilanza antifascista con la situazione attuale. E naturalmente cosa significa essere iscritti all’ANPI.

La risposta della platea non è stata univoca.

Tutti gli intervenuti hanno sostanzialmente convenuto sul fatto che la testimonianza antifascista non solo ha ancora senso, ma è necessaria per vari motivi: 1) perché il tempo che passa è una spugna che cancella molte cose e rischia di cancellare anche la memoria e quindi venendo a mancare, per motivi anagrafici, i testimoni diretti spetta ad altri prenderne in mano la bandiera; 2) perché il fascismo come ideologia e come prassi quotidiana non è sconfitto per sempre e si ripresenta in tante forme, anche nei luoghi di lavoro, sui diritti civili, nelle disuguaglianze sociali; 3) perché la difesa della Costituzione e l’applicazione di essa deve essere alla base dell’agire democratico e civile, quindi anche della politica, della pubblica amministrazione; 4) perché di fronte alle amnesie, ai tentennamenti, alle titubanze, all’indifferenza dei partiti, dei sindacati, dei movimenti, qualcuno deve ricordare anche ad essi da che parte bisogna stare.

Allo stesso tempo però, la maggior parte degli intervenuti (purtroppo quasi tutti ormai agée, mentre i più giovani che pure sono i nuovi dirigenti non hanno proferito parola), hanno anche messo in guardia l’Associazione da un rischio: quello di pretendere dall’ANPI di fare ciò che non fa o non fa più la sinistra che non c’è…  Ovvero di pensare di coprire con l’ANPI i vuoti culturali, politici e di militanza lasciati dai partiti…  Così come è da evitare il rischio di fare i “testimoni della memoria” come guardiani del bidone vuoto, come i custodi delle reliquie della Resistenza e di un passato ormai molto lontano, fermandosì lì…

Di fronte a fatti come l’assalto alla CGIL a Roma da parte dei No Vax capeggiati e istigati da Forza Nuova, di fronte a fatti come l’uccisione del marocchino dall’assessore leghista di Voghera, di fronte ai muri e ai fili spinati per fermare i migrati e i profughi, di fronte alle violenze di genere sulle donne o sugli omossessuali (che sono reati tipici di una cultura di sopraffazione e di dominio riconducibile all’ideologia fascista) associazioni come l’ANPI hanno il diritto e il dovere di far sentire la propria voce, di fare da argine, così come è giusto farsi sentire anche di fronte al rifiuto e alla contestazione della scienza (come avviene nella risposta alla pandemia), o per rimarcare i valori costituzionali di eguaglianza nei diritti e anche nei doveri di tutti gli italiani, per la tutela dei beni comuni , per la riaffermazione che certi servizi essenziali siano e restino pubblici…

All’assemblea congressuale di sabato scorso a Chiusi hanno partecipato Giulio Fè, in rappresentanza dell’ANPI Provinciale e anche il neo sindaco Sonnini, il quale su questo terreno si è mostrato in totale continuità con la giunta precedente, che con l’Anpi ha sempre avuto un rapporto proficuo e stretto di collaborazione, tanto da concedere in uso gratuito per sempre, con atto firmato il 26 giugno scorso, giorno della liberazione della città, i locali comunali dove Anpi ha sede dal 1946. 

Dal punto di vista politico il congresso ANPI ha visto una presenza piuttosto massiccia dei Podemos (che hanno anche alcuni esponenti nel direttivo e uno tra i revisori dei conti). Per il Pd, oltre a Sonnini, c’era solo Giglioni, inserito anche lui nel direttivo. Totalmente assenti le altre formazioni politiche sia di maggioranza, che di opposizione.

Nel portare avanti le iniziative che il congresso ha accennato (incontri nelle scuole, per parlare ai ragazzi, ma anche ai docenti, rilancio della Festa della Costituzione dopo lo stop dovuto alla pandemia, per citarne alcune. Ma potrebbero esserci anche presentazioni di libri, conferenze, visite ai cimiteri di guerra come sono state fatte dal 2014 al 2019 e cc.), l’Anpi dovrà stare attenta a non presentarsi come (o non dare l’impressione di essere) una succursale di Possiamo o come l’unica sede in cui si dicono cose di sinistra…  Una Associazione come ANPI ha come compito precipuo quello di difendere e divulgare la Costituzione e i valori antifascisti, e di farlo attraverso un lavoro culturale sulla memoria, sulla storia, anche sulla storia che si ripete, quindi sul presente, non solo sul passato.  Ed ha anche il dovere di richiamare la politica al rispetto della Costituzione. Ma non le si può chiedere di fare politica come fosse un partito.

A Milano l’ANPI (due sezioni  del capoluogo lombardo sono gemellate con quella di Chiusi) per esempio ha contribuito a fare del quartiere Ortica – un quartiere periferico operaio con molte fabbriche dismesse (quello del tizio che faceva il palo, nella canzone di Jannacci), un nuovo grande spazio “culturale”, pieno di atelier di artisti e pieno di murales, che ne fanno una “mostra d’arte a cielo aperto”, riqualificando e rigenerando abitazioni, botteghe, spazi pubblici di quel contesto urbano… Tutto ciò ovviamente con un occhio alla…. memoria urbanistica, industriale, artigiana e sociale.

Ecco, qualche anno fa da queste colonne lanciammo l’idea di rigenerare alcuni contesti urbani (di Chiusi Scalo e di Chianciano, per esempio) attraverso la street art, ovvero grandi murales sulle facciate oggi nude e ingrigite. Cioè quello che hanno fatto a Milano nel quartiere Ortica e in tante altre città, grandi, medie e piccole. Obiettivo: migliorare l’aspetto di certi comparti e creare nuovo appeal, anche per potenziali visitatori… Se l’Anpi  di Chiusi avesse anche su questo tema qualche proposta da fare, per legare rigenerazione urbana e memoria, a noi non farebbe altro che piacere.

M.L.

 

 

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