CHIUSI, ABBIAMO UN PROBLEMA: LE STRUTTURE PRODUTTIVE DISMESSE E DA BONIFICARE

giovedì 23rd, settembre 2021 / 11:54
CHIUSI, ABBIAMO UN PROBLEMA: LE STRUTTURE PRODUTTIVE DISMESSE E DA BONIFICARE
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CHIUSI – Ieri, su queste stesse colonne, scrivevamo della questione (irrisolta) del rapporto tra produzione industriale e agricola e tutela ambientale e di come vanno considerate le aziende che operano nel campo dello smaltimento dei rifiuti, fanghi e residui della produzione, se delle “pattumiere” che nessuno vuole sul proprio territorio oppure aziende green che svolgono una attività ecologica utile e necessaria.  Ci piacerebbe che i candidati a sindaco qualcosa dicessero, da qui al 3 ottobre su tale argomento, al di là di semplici e facili slogan.

Oggi vorremmo rimanere sul tema “zona industriale” e accendere i riflettori su un altro aspetto non secondario, per quanto riguarda la sicurezza, la tutela ambientale, ma anche il decoro urbano (che fa immagine della città) e non ultimo riguarda anche il consumo di suolo quindi la gestione urbanistica da un lato, e dall’altro la produzione-produttività, i posti di lavoro, il reddito. Cioè l’economia reale.

Le zone industriali sono per definizione fatte apposta per consentire l’insediamento di aziende industriali. Le attività industriali sono spesso “insalubri”. E infatti sono catalogate come insalubri alcune delle aziende insediate nella zona industriale delle Biffe. La Metalzinco per esempio, o il Depuratore ex Bioecologia, rilevato da Acea, ma anche carrozzerie, imprese metalmeccaniche ecc.. Questo della presenza di attività insalubri è un problema, ovviamente. E va tenuto in considerazione. Anche perché l’abitato di Chiusi Scalo non è lontano ed è sottovento rispetto alla zona industriale quando tira lo scirocco e la zona industriale delle Biffe è contigua a quella di Po’ Bandino dove insistono altre aziende insalubri. Insomma la situazione da questo punto di vista è delicata. Ma è semplicistico dire – come qualcuno dice, anche tra i candidati alle elezioni – “basta con le aziende insalubri, basta con le imprese che trattano rifiuti!”, perché se sono a norma e finché la zona è “industriale” è complicato dire di no (se non fossero a norma non se ne parlerebbe nemmeno). Occorre ragionare nel merito, caso per caso, su tipologia, dimensioni, impatto e anche sul tipo di servizio che svolgono rispetto al territorio.

Ma non è questo il problema su cui vorremmo soffermarci in questo articolo. Qui vorremmo porre l’attenzione sulla presenza nella zona industriale di Chiusi di diversi capannoni e strutture varie dismesse, chiuse da anni e in qualche caso in stato di evidente degrado e abbandono. Tutte aree e strutture private ovviamente.

Nella foto qui a sinistra vediamo l’area dell’ex Molitoria Toscana di proprietà Torrini. La torretta andò anche a fuoco alcuni anni fa…  Quella per esempio  è un’area che così come si presenta non è un bel biglietto da visita e avrebbe necessità di demolizioni e di una bonifica complessiva. Le strutture e gli edifici fatiscenti sono diventate rifugio di animali, soprattutto volatili, che possono causare danni e problemi.

Quella dell’ex Torrini non è l’unica situazione del genere. E’ chiusa e abbandonata da qualche anno anche l’ex falegnameria Marcucci così come l’ex Maglificio Claudio (foto a destra e sotto), per citare le più note. Entrambe con accesso dalla strada regionale 321.

Ma ce ne sono anche altre. Erano chiusi e dismessi per esempio anche i capannoni della Ex Nigi Agricoltura, rilevati all’asta dal gruppo Vergero di Cascina Pulita, che adesso sta lavorando per rimetterli in funzione e trasferirci l’attività che attualmente svolge a Montallese, con implemento dei volumi.

Poi ci sono anche situazioni meno imponenti, la cui demolizione sarebbe certamente più semplice e meno costosa ed eviterebbe di fornire un’immagine di degrado proprio all’ingresso della città, laddove inizia l’abitato, come certi vecchi “stalletti” per i maiali, ovviamente dismessi da decenni, ma rimasti in bella mostra a dieci metri dalla strada. Anche quelli non sono un bel biglietto da visita. 

I casi citati sono solo alcuni esempi, per dire che se parliamo di zone industriali e produttive, di cosa ci si dovrebbe o non ci si dovrebbe insediare, non si può ignorare la situazione di fatto e la necessità di intervenire per eliminare situazioni di degrado e in qualche frangente anche di rischio. Non si può non porci il problema delle necessarie bonifiche, anche per rendere quelle aree e quelle strutture nuovamente appetibili e riutilizzabili, per nuovi insediamenti, senza consumare altro suolo e altro cemento (laddove possibile ovviamente). E’ altrettanto ovvio che trattandosi di immobili di proprietà privata, siano i privati proprietari a dover provvedere.

La prossima amministrazione comunale, chiunque vinca le elezioni e vada a governare il comune, questo problema delle aree dismesse lo dovrà affrontare cercando soluzioni percorribili e se necessario obbligando le varie proprietà a intervenire per ristabilire se non altro condizioni di sicurezza e di decoro.

L’area dell’ex Centro Carni, acquistata da Acea è certamente la più ampia tra quelle con necessità di bonifica, ma non è la sola e lì almeno la demolizione dei vecchi manufatti del “Frigomacello” è stata avviata. Lì secondo noi quella di farci un grande parco energetico fotovoltaico potrebbe essere una soluzione utile e green… Bisognerà convincere Acea che è proprietaria dei terreni, ma se la politica si presentasse unita e ci fosse su questo obiettivo una pressione popolare forse anche la multiutility romana potrebbe accettare il compromesso. Del resto qualcosa ci vorrà fare in quell’area, ma il carbonizzatore è saltato e altri impianti per trattare i rifiuti a Chiusi non si possono costruire. Il Piano regolatore non lo consente e il Piano è stato approvato anche dalla Regione Toscana che se dovesse agire d’imperio (perché è materia sua) agirebbe contro sé stessa.

m.l.

 

 

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