LA NUOVA PIAZZA DI CHIUSI SCALO, PARTE IL “TOTO-NEGOZI”: CHI VI SI INSEDIERA’? RISCHIO IMPENNATA DEI PREZZI

giovedì 01st, luglio 2021 / 15:45
LA NUOVA PIAZZA DI CHIUSI SCALO, PARTE IL “TOTO-NEGOZI”: CHI VI SI INSEDIERA’? RISCHIO IMPENNATA DEI PREZZI
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CHIUSI SCALO – La nuova piazza Garibaldi non è ancora finita, mancano ancora gli “arredi” e tra poco riprenderà il cantiere per allargarla fino a comprendere due tratti di via Leonardo da Vinci e via Isonzo, rendendola un “unicum”, ma già si vedono i primi effetti.

La gelateria, gemella di identica attività di Città della Pieve, è sempre sold out…  La sera dopo cena, tavoli sempre pieni e addirittura la fila in piedi per acquistare il gelato da asporto… 

E in “piazzetta” si vedono pure persone di Cetona, di Città della Pieve, di Po’ Bandino, cosa che non succedeva a Chiusi Scalo da anni. Forse decenni.

L’idea di avere una piazza vera, nel cuore dell’abitato evidentemente ha fatto breccia. E, lo ripetiamo, è ancora un cantiere… Con le panchine, le fioriere, la fontanella, sarà ancora migliore. Gli alberi, presenti anche nella precedente versione sono stati salvati, ma sembrano un po’ in sofferenza, alcuni almeno, e forse servirebbe una cura particolare per evitare che muoiano…

Se per esempio la Piazza di Cetona è una piazza italiana classica, tipica dei centri storici, anche la nuova Piazza Garibaldi di Chiusi Scalo può diventarlo: una piazza italiana classica, tipica delle zone meno “storiche”, di più recente edificazione. E il centro di Chiusi Scalo è degli anni ’20-30 del ‘900, con palazzi dignitosi. Sono  ancora visibili alcune vetrine di prima della guerra, tutte uguali, nonostante si trovino su edifici diversi… Una caratteristica che testimonia una attenzione e una “cura” dei particolari che col tempo si è smarrita…

Probabilmente la scelta di “pavimentare” come la piazza anche i due tratti di strada sopra citati, sottintende la volontà di chiudere il centro al traffico, almeno dalle ore 18-19,00, facendone un’isola commerciale e pedonale come ci sono nella grandi città… Noi, da queste colonne lo proponiamo da decenni. Giusto, giustissimo chiudere al traffico via Porsenna e la Piazza del Comune nel centro storico, come avverrà da domani 2 luglio, ma è giusto che ciò avvenga anche nel cuore dello Scalo. L’esperimento fu tentato nel 1989 e funzionò, poi però fu abbandonato per le resistenze dei commercianti… Adesso sono proprio gli esercenti i primi a sostenere questa necessità. Meglio tardi che mai. 

E uno degli effetti collaterali della nuova piazza, che si configura come una Agorà (qualcuno ricorderà il giornale che si chiamava proprio così… Bettollini ha preso in parola Letta che vuol lanciare le Agorà democratiche?), è anche la rinnovata attenzione per i locali vuoti e sfitti che vi si affacciano. E’ già partito il “toto-negozi”, per capire che tipo di attività potrebbero insediarvisi, dopo la gelateria e una pasticceria non ancora aperta, ma già in via di allestimento… Ovvio, che per il tipo di location, che è quella appunto dell’agorà, del luogo di ritrovo, le attività più adatte sembrano essere quelle legate alla ristorazione, alla somministrazione di cibi e bevande. Ci starebbe bene un bar, dicono in tanti, ricordando che fino agli anni ’60, primissimi ’70, un bar c’era, proprio dove adesso c’è il negozio Enel. Oppure una pizzeria, anche a taglio, una creperia, una enoteca, un Kebab (che però c’è ed è lì a 50 metri, non di più)…  Ci sta che siano già partite anche le scommesse… così come in effetti è partita la corsa a ripulire e rendere più appetibili i locali ancora vuoti. Se mai, il rovescio della medaglia può essere che adesso i prezzi dei locali lieviteranno. E’ la legge del mercato…

C’è da augurarsi che i proprietari non si facciano ingolosire, che non cerchino solo polli da spennare e che al contrario si rendano partecipi di una operazione di rilancio del centro cittadino, un po’ come fecero i proprietari di immobili nell’immediato dopoguerra, quando, con Chiusi in ginocchio, con il 90% di case ed edifici lesionati dai bombardamenti e dalle cannonate, strinsero un patto con il Comune e con i cittadini, concedendo i locali agibili a prezzo politico ad artigiani, commercianti, a gente rimasta senza lavoro, per poter rimettere in piedi qualche attività: il fabbro, il falegname, il meccanico, lo stagnino, il calzolaio, il pollaiolo… Allora serviva tutto, oggi servono iniziative più mirate e specifiche. Ma lo sforzo collettivo, la “tensione ideale” e l’obiettivo dovrebbero essere gli stessi. Anche oggi c’è da risollevare una città, c’è da ritrovare la voglia di stare in piazza e insieme, c’è da riaprire tante saracinesche che a forza di star chiuse si sono arrugginite…

Per l’amministrazione che verrà, da ottobre in poi, qualunque essa sia, sarà una bella sfida. Ma quella fila per un gelato è di buon auspicio. Un bel segnale.

M.L.

 

 

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