CHIUSI, DAL PATTO TERRITORIALE AL PATTO PD-OPPOSIZIONI… MA IL SINDACO METTE TUTTI KO. E ADESSO?
RECOVERY PLAN, RISPUNTA LA STAZIONE IN LINEA: CHE RESTA UNA BOIATA PAZZESCA…
CHIUSI – La mozione delle opposizioni M5s-Possiamo sulla questione del Patto Territoriale si è rivelata una bolla di sapone. Anzi un boomerang. Presentata con l’intento di indurre il consiglio comunale a sconfessare il sindaco Bettollini e a metterlo in minoranza dopo che da solo nell’Unione dei Comuni aveva votato contro la rimessa in bonis della Società Patto 2000, la mozione è stata respinta. La maggioranza, che alla vigilia sembrava divisa, con alcuni consiglieri pronti a schierarsi con le opposizioni, perché così aveva deciso la segreteria del Pd, ha invece votato compatta come Bettollini. Non come forse sperava il partito. Il capogruppo Agostinelli ha provato a a minimizzare adducendo come motivazione del voto la decisione del Pd di portare a termine il mandato elettorale. Più preciso invece l’assessore Micheletti che ha invece riconosciuto la validità e le argomentazioni incontrovertibili della risposta fornita dal sindaco alle minoranze. E cioè sulla inesistenza di motivi plausibili per la rimessa in bonis della Società Patto 2000, e su una gestione a dir poco fallimentare della stessa e sulla non strategicità del Patto per lo sviluppo economico del territorio e in particolare del comune di Chiusi. Dello stesso tenore gli interventi di Sara Marchini e Daniela Masci (un po’ troppo… “papalina”).
Bettollini infatti nella sua replica ha smontato – con dati, documenti e delibere alla mano – la mozione e, diciamolo pure, anche la decisione assunta dall’Unione dei Comuni nel marzo scorso di far uscire la società Patto 2000 dallo stato li liquidazione e riportarla alla normale operatività. Ma ha anche dimostrato – carte alla mano – la coerenza della sua posizione (assunta insieme al consigliere Marco Vannuccini nell’assemblea dell’Unione dei Comuni) con le posizioni e gli atti precedentemente assunti dal Pd e dallo stesso consiglio comunale di Chiusi (delibera 49 del 18.10.2019) e allo stesso tempo l’incoerenza delle opposizioni assumendo oggi una posizione pro-Patto e favorevole alla rimessa in bonis e alla partecipazione del Comune di Chiusi alla compagine sociale, si sono rimangiate tutto ciò che per anni hanno sostenuto sugli sprechi di denaro pubblico e sulle operazioni finanziate dal Patto e finite nel nulla, come il famigerato “Centro Merci” di Chiusi o l’Acquario di Castiglione del Lago. Roba da svariati milioni di euro. In sostanza Bettolini ha messo le minoranze di fronte alle loro incongruenze, ai loro salti della quaglia rispetto alle loro storiche battaglie. Ache pro, poi? Francamente non si capisce. Qualche osservatore esterno però un’idea se l’è fatta. Gianni Fanfano, pievese, leader del movimento “Civici per l’Umbria” scrive: Non so come andranno a finire le elezioni comunali in questo comune (Chiusi, ndr) con cui condividiamo ormai quasi tutto. So sicuramente che la non presenza, se non ci saranno retromarce che a sentire i pd non sembrano certo all’orizzonte, di Juri Bettollini, sarà una perdita non solo per Chiusi, ma anche per le nostre terre di mezzo. Ma su questo ci torneremo al momento giusto. Visto che sono il responsabile della formazione politica dei Civici X l’Umbria, conserverò questo video (quello del Consiglio Comunale di ieri sera, ndr), per farlo vedere in una lezione non impegnativa dal titolo “Come si impartisce una lezione a dei pivelli della politica”.
Noi non siamo sempre d’accordo con Gianni Fanfano, né lui con noi, ma in questo caso la sua lettura ci sembra attenta e puntuale. Perché è andata esattamente come dice lui. Le opposizioni hanno tentato una spallata su un terreno scivoloso e sono scivolate. E ne sono uscite a pezzi, con le ossa rotta e la faccia ammaccata. Anche il Pd non ne esce bene. Tutt’altro. Il Capogruppo Agostinelli, minimizzando il tema in questione ha auspicato che, al di là d questo incidente, tra Pd e i due gruppi di opposizione possa nascere un confronto fattivo in vista delle elezioni comunali, con ciò facendo intendere che un accordo in tal senso non solo è “auspicato”, ma forse è già fatto. O meglio, era già fatto… adesso con questa magra figura in mondovisione qualcosa può anche tornare in discussione. Sui social c’è già chi ha visto nell’intervento di Agostinelli il suggello ad un nuovo compromesso storico, tra forze che si sono beccate e insultate per 5 anni, ma ora sono unite e compatte nel nome dell’antibettolinismo. Ma solo di quello. Per il resto meglio stendere un velo pietoso. Tra l’altro non è un mistero che nel Pd c’è una pare consistente del partito che non vede di buon occhio una eventuale coalizione coi 5 Stelle e con i Podemos, ma anche tra i 5 Stelle c’è chi vede una alleanza organica con il Pd come il fumo negli occhi. la deputata Barbara Lezzi scrive: “Oggi molti teorizzano un fronte “ampio e competitivo”, di sapore progressista, di cui dovrebbero essere assi portanti il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Si è sempre sostenuto che alla copia si preferisca l’originale e che il rischio dell’omologazione sia sempre dietro la porta per chi rivendica la propria differenza e poi non è capace di difenderla con coerenza. Prevediamo la fine di un sogno per molti. E di un incubo per molti di più. Tuttavia la politica, quella alta, vera e inarrivabile per i cinici professionisti dei palazzi, si fonda sulla dimensione del sogno, dell’utopia positiva. Continueremo a lavorare per la capacità di promuovere cambiamento grazie ad una visione che sfugge agli specialisti del potere, moderati nei modi, ma impietosi nel prendere spesso scelte prive di umanità, perché troppo impegnati a difendere l’esistente, il bieco potere che gestiscono, il familismo amorale che alimentano e da cui sono alimentati”. Dichiarazione che suona non certo come una benedizione all’asse con il Pd. Ammesso insomma che si vada verso un rendez vous, Pd e M5S arriveranno divisi ala meta, non compatti.
Bettollini nella sua “relazione” ha anche respinto al mittente le accuse di aver isolato il Comune e la città di Chiusi rispetto al resto dei comuni della Valdichiana e della provincia, lo ha fatto ricordando tutti gli impegni e i progetti di area concordati a livello di Unione dei Comuni, provincia ecc. anche in funzione del Recovery Plan, progetti che vedono Chiusi come “parte attiva” e come possibile destinataria di risorse ingenti, il che smentisce la teoria dell’isolamento. Tra questi progetti che dovrebbero trovare finanziamento con i fondi europei, e non certo con quelli del Patto (dato che il bando previsto per il rifinanziamento dei Patti Territoriali non è mai uscito e il Decreto del 30 novembre 2020 è scaduto) figurano alcune opere pubbliche importanti come la rotatoria al casello Autostradale di Querce al Pino e quella all’incrocio tra la Fondovalle e la Bretella per Po Bandino. Ma rispunta la Stazione in linea per l’alta velocità. Che stavolta dovrebbe essere realizzata non più a Terontola o a Farneta, ma a… Montallese, proprio al confine tra comuni di Chiusi e Montepulciano, laddove adesso c’è la connessione tra Direttissima e linea normale… Lo diciamo subito, a scanso di equivoci: per noi la stazione in linea era una “boiata pazzesca” nel 2014 sia che si facesse a Terontola, a Ponticelli, a Farneta e lo è a maggior ragione oggi, dopo che sono stati spesi 7 milioni di euro per ammodernare la Stazione di Chiusi e dopo che per due anni si è sperimentata con un certo successo la fermata dei treni Av proprio a Chiusi. La stazione in linea, cui alcuni sindaci sembra non possano proprio rinunciare darebbe un colpo mortale a Chiusi e alla sua stazione rinnovata e ci auguriamo che i fondi del Recovery Plan vengano spesi per cose più utili. Certo, se proprio si deve fare, meglio a Montallese che a Farneta, ma siamo contrari oggi come 6-7 anni fa. Più interessante e più utile l’elettrificazione (anche questa nel pacchetto dei progetti annunciati da Bettollini) della Chiusi-Siena, che – anche nel caso in cui si realizzasse la stazione in linea – potrebbe fungere da collegamento navetta, tipo metropolitana di superficie, da utilizzare – a nostro avviso – anche come mezzo a servizio dell’ospedale di Nottola e del turismo green. Ma su questi aspetti avremo modo di tornare, più avanti.
In questa sede ci fermiamo al Consiglio Comunale di ieri sera che ha visto la vittoria netta, non ai punti, del sindaco Bettollini e il Ko delle opposizioni che avrebbero dovuto dovuto gioire e fare i manifesti per il fatto che Bettollini aveva assunto alla fine le loro posizioni, e invece si sono fatte trascinare in un tranello e ci sono cascate dentro fino al collo. Il gruppo dirigente Pd che -a detta di Bettollini – aveva sperato in un pronunciamento dei consiglieri in modo difforme dal “sindaco monarca”, ne esce scornato ancora una volta. Dall’esterno si è avuta l’impressione netta – guardando la seduta in streaming – che i promotori della mozione si sono trovati a discutere di un argomento che poco conoscevano tanto che si sono incartati nella giungla di richiami tecnicistici a leggi, decreti, commi e delibere e che il Pd, in realtà pensava di discutere di qualcos’altro e di fronte ai numeri e gli atti sciorinati dal sindaco, abbia dovuto alzare le braccia e dire “mi arrendo”: il Patto così com’è, allo stato delle cose, non serve a niente e sarebbe meglio chiuderlo. Anzi a dire il vero la Società Patto 2000 doveva essere chiusa il 31 dicembre 2020. Quello il termine ultimo fissato dall’assemblea dei soci nel 2019. La politica è anche fantasia. ma gli atti sono atti. E non è che si possano ignorare come fossero farfalle.
m.l.
https://www.primapaginachiusi.it/2015/08/chiusi-il-comune-sfratta-la-societa-del-patto-territoriale-ma-e-lennesimo-autogol/
Marco prova a rileggerti questo articolo. Tanto per parlare di coerenza e di uso delle istituzioni per regolare le questioni politiche.
E poi cambiare idea su determinate questioni anche perché nel frattempo è cambiato qualcosa, e sono state valutate le responsabilità nella mancata attuazione degli investimenti investimenti, non mi sembra sbagliato. La battaglia del sindaco è prettamente personalistica e rappresenta un disperato tentativo di salvare la faccia e gettare fango su tutto il resto. Tra l’altro facendo diverse capriole negli anni riguardo al Patto, considerandolo poco più che un bancomat da utilizzare secondo gli umori del momento. Ma d’altronde da un assessore al bilancio che ha impiegato svariati anni per accorgersi di un buco esagerato nel bilancio della Fondazione cosa vogliamo pretendere. Narrare la verità a senso unico non mi sembra un buon servizio alla collettività. La mozione era tecnica, ma molto chiara nei contenuti, è stata approvata nei 36 comumi aderenti al Patto. Legittimo dissentire, ma non prendere tutti per coglioni.
Questo giornale ha sempre difeso il Patto, se non altro perché era la risposta istituzionale all’intuizione d Pirimapagina (di 10 anni prima) di mettere insieme Umbria e Toscana, ma non mai difeso le opere inutili, incompiute e i finanziamenti finiti nel nulla. o in tasca ai soliti noti, con pochissimi effetti sull’economia del territorio. E di mettere in liquidazione il Patto nel 2016 non l’ho certo deciso io. Da allora non è cambiato niente perché il Decreto del novembre 2020 è scaduto e il bando previsto per poter accedere ai finanziamenti che doveva essere emanato entro 30 giorni, non è mai uscito. Anzi la società doveva essere sciolta il 31.12.2020. A me sembra che l’estremo tentativo sia quello di chi prova a salvare un avamposto di potere, che alla luce dei fatti e degli atti, non ha più ragione di esistere. Purtroppo. Ma la gestione dei fondi e i risultati di essi sono sotto gli occhi di tutti. Non ho ben compreso cosa sarebbe cambiato rispetto alle vostre battaglie di 5 anni fa, per convincervi a cambiare idea.
Nella mancata ultimazione delle opere di Chiusi c’è stato il venir meno del comune di Chiusi nel proseguire un progetto che aveva una valenza di area nel favorire il trasporto su rotaia, questo è emerso di nuovo. Il Decreto non è scaduto, e non si capisce come sia possibile questa affermazione.
Il decreto all’art. 3 recita: “Con bando del Ministero, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono assegnate le risorse residue dei Patti territoriali, cosi’ come definite dalprecitato art. 28, comma 3, del decreto-legge, e sono stabiliti le
modalita’ ed i termini di presentazione delle domande per il finanziamento dei progetti di cui all’art. 2”. Hai notizie di questo bando? senza di esso di cosa stiamo parlando? Così per sapere… (per la cronaca: la data di entrata in vigore del decreto è il 25.01.2021, i 30 giorni sono scaduti il 25 febbraio 2021). Quanto alla maggioranza dei sindaci che hanno votato la rimessa in bonis della società, ti inviterei a considerare che l’opinione della maggioranza non è detto che sia la verità o la cosa giusta. Anche il fascismo – per dire – aveva l’appoggio della maggioranza…
Forse ti è sfuggito che nel frattempo è caduto il governo e il bando non è in relazione con la scadenza del decreto. Paragonare
una maggioranza che vota a favore di uno strumento come il Patto territoriale al fascismo richiede una abnegazione da tifoso ammirevole.
resta il fatto che il bando, necessario per poter accedere ai finanziamenti, non è stato fatto e non esiste. Quindi si parla del nulla e di un decreto che al momento non può essere applicato. Le “maggioranze” sono maggioranze sempre, non paragono quella dell’Unione dei Comuni a fascismo, dico solo che non sempre essere in maggioranza significa aver ragione. Ma questo lo diceva anche Gramsci, non lo dico solo io… Ma poi alla fine quali sarebbero queste opportunità offerte dal Patto e quale progetto (uno solo può essere) dovrebbe essere presentato? così, per sapere…
Mentre a Chiusi si discute animatamente della storia della Società Patto 2000 con ricostruzioni improvvisate, senza conoscerne le reali funzioni, le normative di riferimento che ne regolano l’attività, trentasei comuni, diciotto associazioni di categoria, quattro banche, due camere di commercio e altri soggetti della Valdichiana, dell’Amiata, del Trasimeno e dell’Orvietano si sono incontrati già due volte, in un tavolo di coordinamento, per discutere di come elaborare una visione comune di sviluppo dell’Area. Un lavoro che sia grado di rappresentare i bisogni e le prospettive di un territorio vasto, sia di interesse pubblico che imprenditoriale. Una strategia progettuale adeguata alla nuova fase che consenta di accedere alle risorse del PNRR e alle altre forme di finanziamento.
L’ingente mole di risorse europee messe a disposizione non si otterranno dotandosi di una sorta di bancomat politico, come siamo stati abituati a fare per troppo tempo. La nuova situazione impone un notevole salto di qualità nella capacità di progettare interventi che abbiano come obiettivo un vero sviluppo di un territorio omogeneo. In questo la Società Patto 2000 svolge un ruolo tecnico legittimato da un decreto nazionale. I veri protagonisti saranno i comuni, gli attori sociali ed economici del territorio. Le parole di Draghi sono state chiare: “gli enti locali sono i veri attuatori del PNRR”. Il Patto Vato, che mette insieme tutti questi soggetti è l’unico, degli oltre 220 Patti costituiti nel corso degli anni, che ha un carattere interregionale. Un vantaggio importante perché dovrebbe mettere a sistema una vasta area che tradizionalmente ha molte omogeneità e interessi comuni. Questo è in perfetta linea con gli obbiettivi nazionali ed europei che regolano l’erogazione delle risorse del Ricovery.
Da un simile processo Chiusi si è auto escluso. Ha rinunciato a svolgere un ruolo da protagonista e di cerniera su temi fondamentali per il futuro del nostro comune. Assume una visione limita, affidandosi alla provincia: un Ente che ormai ha un ruolo marginale. Abbiamo appreso che sarà presentata, attraverso la provincia, la proposta di elettrificazione della linea ferroviaria Chiusi Siena. Un progetto datato di oltre 30 anni e ripresentato nella solita ottica. Se riproponiamo semplicemente l’elettrificazione di una linea ferroviaria nelle stesse forme e per gli stessi obbiettivi del passato, difficilmente otterremo un interessamento da parte di RFI che è proprietaria della linea e che dovrebbe fare l’intervento. Rfi ritiene la linea in questione un ramo secco e si è sempre disinteressata anche quando le risorse, per quasi il 70% le metteva a disposizione la provincia, attraverso la Fondazione MPS.
Altro discorso sarebbe, invece, se il progetto si inserisse in un contesto infrastrutturale territoriale ben più ampio. Un sistema di collegamento che riguarda tre capoluoghi di provincia: Siena Arezzo e Perugia, con la stazione di Chiusi baricentro con le grandi direttrici nord-sud del paese. A questo punto la nostra stazione potrebbe ritrovare centralità ed essere maggiormente attrattiva anche per le fermate dell’alta velocità (altro che stazione in linea in mezzo alla campagna). Stesso discorso potrebbe valere per la viabilità stradale, per percorsi turistici, per la valorizzazione ambientale.
Per questo uno strumento riconosciuto e legittimato dalla legge, nel nostro caso è il Patto Vato, che mette insieme tutti gli attori di un ampio territorio interregionale è fondamentale è di grande importanza. Fossilizzarsi in una discussione personalistica su un soggetto tecnico è, in questo momento di estrema difficoltà, semplicemente assurdo e miope.
“Per questo uno strumento riconosciuto e legittimato dalla legge, nel nostro caso è il Patto Vato, che mette insieme tutti gli attori di un ampio territorio interregionale è fondamentale è di grande importanza.” Non è esattamente così: 1) il soggetto riconosciuto per il PNRR è la provincia e non il Patto. Al tavolo della Provincia Chiusi c’è. 2) il Patto Vato è soggetto riconosciuto, ma la società che lo gestisce era stata posta in liquidazione dai suoi soci (non dal destino , dallo spirito santo dal sindaco di Chiusi) nel 2019 e se quella decisione era stata assunta una ragione ci sarà; 3) il decreto del 30 novembre 2020 apre nuove prospettive e possibilità? Per i Patti in funzione, la Società Patto 2000 doveva essere chiusa il 31.12.2020 (in forza di atti e decisioni dei soci); 4) le associazioni di categoria e le banche della provincia di Siena si sono tirate indietro e hanno ceduto le loro quote alla camera di Commercio di Siena-Arezzo… Io ho sempre sostenuto il Patto e criticato chi mostrava di crederci poco (come il Pd e le istituzioni senesi che non hanno mai visto di buon occhio il rapporto di questa parte di territorio co l’Umbria, per me invece fondamentale), ma dopo operazioni come quelle del Centro Merci di Chiusi e l’Acquario di Castiglione del Lago credo sia l’ora di dire stop. Come i soci stessi avevano deciso di dire. Il nulla di fatto sui progetti presentati nel 2017 al ministero (Lago e valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico)sui quali fu evitata la prima “messa in liquidazione” proposta nel 2016, non fa altro che confermare la mia valutazione. Difendere l’indifendibile non è uno sport molto salutare…
marco, non è proprio come dici te. Alle provincie con il decreto Del Rio sono rimaste sostanzialmente sole le competenze sulle strade provinciali, sull’edilizia scolastica, alcune competenze sull’ambiente e sul controllo delle discriminazioni nel mondo del lavoro, con strutture tecniche molto ridotte . Sulle questioni che riguardano le ferrovie, le strade regionali e statali e le autostrade, ovviamente le province non hanno competenze dirette. Quindi la presentazione di progetti presuppone la capacità e la forza politica di essere interlocutori forti con questi soggetti. Ora, visti i criteri e i meccanismi di selezione dei progetti e dei finanziamenti imposti dall’Europa è più utile dotarsi di un organismo riconosciuto che è l’espressione e mette insieme un territorio di tre province, con 36 comuni e tutti gli attori sociale ed economico, più la volontà politica a supporto delle stesse province e delle due regioni, piuttosto che puntare tutto sulla sola provincia che ormai ha perso il peso politico anche perchè ridotto a ente di secondo grado. Con questo non voglio sminuirne il ruolo, ma se vogliamo essere competitivi come territorio vasto e avanzare progetti nuovi e strategici per una ampia area (come per esempio quello che ho spiegato sulle ferrovie locali e non limitarsi a riproporre il progetto della sola elettrificazione della linea Siena – Chiusi è necessario unire al massimo le forze e fare massa critica. Nel PNRR sul sistema ferroviario ci sono tanti soldi, ma sono in larga parte previsti per l’alta velocità e in misura molto minore sul resto. Anzi, tutti i vecchi progetti che erano dispersi nei ministeri, come scrive oggi, Il Fatto sono stati cestinati. Occorre quindi non tornare indietro al solo ambito provinciale, bensì restare sul contesto interregionale e saper presentare nuove proposte.
Inoltre, le provincie non sono abilitate a presentare progetti dei privati come può fare il Patto. In passato i progetti dei privati sono stati più numerosi e hanno focalizzato maggiori risorse nel nostro territorio. Attraverso il Patto nelle aree della Vadichiana e dell’Amata-Vald’Orcia sono stati finanziati oltre 30 progetti infrastrutturali (pubblici) per circa 9 milioni di euro e 154 interventi dei privati per oltre 28.700.000 euro. Tutti dati noti e pubblicati dai giornali. Non sono mie invenzioni.
Non è neanche vero che le camere di commercio hanno acquistato le quote delle banche ad esclusione della Banca Mps che, come sappiamo e commissariata dallo stato e quindi era obbligata ad uscire. Le banche hanno subito una stagione di accorpamenti perciò sono diminuite nel numero ma non nella sostanza. Le nuove nate dalle fusioni ci sono. Verificare non è difficile. Sulla chiusura i soci possono decidere di chiudere e mettere in liquidazione quando vogliono la società e cessare l’attività, ma la Società Patto 2000 deve rimare in vita fino a che non sono stati rendicontati tutti i progetti finanziati, anzi per quelli privati deve restare per un altro anno dal momento dell’ultimo progetto rendicontato, questo per legge. Poi, possiamo toglierci tutti i dubbi sentendo un buon avvocato e commercialista.
Al di là di queste questioni che, a mio avviso, sono poco significative anche se utili per non ripetere eventuali errori, il punto è come attrezziamo questi territori, con quali organismi, strutture e scelte politiche affrontiamo una fase completamente nuova. Dopo anni di ristrettezze economiche, ci sono molte risorse disponibili, ma conserviamo una profonda arretratezza strutturale, culturale e istituzionale che rischia di farci perdere molte occasioni che non torneranno per molto tempo.
Ma di cosa discutete, di un personaggio che parla dopo 10 anni di stazione in linea da120 milioni senza avere idea di quale sia la situazione dei trasporti nel territorio, nemmeno Berlusconi aveva raggiunto tali vette quando proponeva un milione di posti di lavoro, ma davvero il prode sindaco che i cittadini siano degli spettatori sprovveduti e creduloni?