SCARAMELLI, ITALIA VIVA IN TOSCANA NON ROMPE CON IL PD. E A CHIUSI IL PD SI ARROCCA E NON CONVOCA GLI ORGANISMI

mercoledì 20th, gennaio 2021 / 11:53
SCARAMELLI, ITALIA VIVA IN TOSCANA NON ROMPE CON IL PD. E A CHIUSI IL PD SI ARROCCA E NON CONVOCA GLI ORGANISMI
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FIRENZE – La crisi di governo e la rottura provocata da Matteo Renzi non  avrà almeno per ora conseguenze sulla maggioranza che governa la Toscana. Pd e Italia Viva nel Granducato continuano a marciare insieme. Lo hanno ribadito sia il presidente Giani che il capogruppo di Italia Viva Stefano Scaramelli, dopo un pranzo “chiarificatore” svoltosi ieri.”Seguiamo la stessa linea, è stata una chiacchierata utile e serena… ogni amministrazione ha la sua specificità, non trovo adeguato parlare di conseguenze delle dinamiche governative sulla Toscana” ha commentato Giani.

Scaramelli invece ha pubblicato sul suo profilo facebook un lungo post in cui spiega la sua “lealtà” all’impegno preso con gli elettori a settembre e quindi alla coalizione di centro sinistra”, partendo da una foto che lo ritrae insieme al presidente: “Era il 20 Gennaio dello scorso anno. Questa foto mi ritrae insieme a Eugenio Giani il giorno della sua candidatura alla Presidenza della Regione Toscana. La mia lealtà e la mia coerenza di uomo vale ieri come oggi. Poi è successo di tutto. Il covid, lo spostamento delle elezioni, la nostra vittoria, la mia elezione inaspettata e incredibile. La nascita della coalizione, gli impegni presi con i cittadini. I primi tre mesi di governo. Tanti successi, la riapertura della didattica in presenza, le risorse per dottorati, il primo bilancio approvato, la condivisione della gestione emergenza sanitaria, la difesa del medico di guardia, il nuovo centro covid, il no alle scorie nucleari, la discussione du recovery plan toscano, il test genomico gratuito per donne operate al seno, il piano casa, risorse per città termali, risorse per cultura, sport e comuni, l’abolizione clic day, ristori per categorie economiche dimenticate da Roma…e tanto tanto altro. Ieri ci siamo incontrati come vi avevo anticipato. L’incontro è andato bene, non tanto per il pranzo, frugale quanto cordiale, quanto perché ci siamo dati fiducia reciproca per proseguire insieme nei nostri rispettivi ruoli. Eugenio Giani, quale Presidente della Regione Toscana e io come Vicepresidente del Consiglio Regionale e Capogruppo di Italia Viva, una delle due forze politiche presenti in Consiglio Regionale. Abbiamo condiviso di affrontare insieme e in modo condiviso anche la questione Mps nelle prossime settimane. Resta qualche distinguo di natura poltica e di principio su alcune questioni, come la modifica dello statuto, naturale che sia, ma la scelta di far prevalere le cose che ci uniscono ai distinguo nasce dal fatto che ci abbiamo messo la faccia al cospetto degli elettori e cittadini toscani. Il rispetto dell’esito delle elezioni sarà l’ancora del nostro agire comune. Adesso, per favore, lo dico ad amici, conoscenti e collaboratori, via dubbi e insinuazioni, abbiamo da lavorare, e tanto, per il bene della Toscana. Stiamo e staremo sempre nel merito delle questioni anche nella differenza di opinioni, da vivere come arricchimento reciproco e mai come un limite. Questa è la Toscana. A noi il compito di rappresentarla”.

Quindi Scara, a differenza di Renzi, in Toscana non rompe. Non rovescia il tavolo, né sbatte la porta, sperando forse di tenersi aperta quella per la candidatura al seggio parlamentare lasciato vacante da Pier Carlo Padoan (Collegio di Siena). E forse anche qualche porticina nei comuni che andranno al voto a primavera, vedi Chiusi.

Solo che il Pd in Toscana si sta muovendo a macchia di leopardo e non ha una linea univoca: a Sesto Fiorentino e Grosseto, per esempio, sta lavorando per stringere una alleanza coi 5 Stelle; a Chiusi c’è stato qualche abboccamento con la lista di sinistra Possiamo, mentre qualcun altro pensava – almeno fino a qualche settimana fa –  alla riedizione della coalizione regionale con Italia Viva e socialisti.

Potrebbe aprirsi un canale di dialogo anche in Regione cono il M5s, adesso all’opposizione. Giani su questa ipotesi è apparso possibilista: “La porta del dialogo è aperta” ha detto a La Nazione, mandando la palla nel campo dei pentastellati, lasciando intendere che se il movimento volesse…

Insomma scenari aperti e in movimento. E i comuni che andranno alle urne possono diventare da qui a tre mesi dei “laboratori” per sperimentare soluzioni diverse. Ma c’è di mezzo anche la pandemia e l’emergenza con le misure restrittive complica le cose e in qualche caso la difficoltà viene pure utilizzata come alibi e schermo protettivo da chi ha in mano il mazzo delle carte.

A Chiusi, per dire, una parte consistente del Pd chiede da mesi la convocazione dell’Assemblea dell’Unione Comunale per dirimere la questione della candidatura a sindaco. Ma la segreteria locale, forte di una indicazione del responsabile organizzazione provinciale, non la convoca per “motivi di sicurezza”. L’ultimo Dpcm non vieta le riunioni, purché si svolgano nel rispetto dei protocolli e in luoghi dove sia possibile mantenere la distanza. Del resto le scuole sono aperte, ma il Pd chiusino si trincera dietro il non possumus e continua a tergiversare, adombrando altre consultazioni degli iscritti, magari in modalità on line…

Ma a norma di statuto, certe decisioni spettano ad organismi precisi, come l’Assemblea dell’Unione Comunale, e in un modo o nell’altro andranno convocati. Il non farlo somiglia ad un braccio di ferro del tutto inutile. Tra l’altro, come abbiamo accennato ieri, Zingaretti, prorogando la scadenza del tesseramento 2019 al 30 aprile 2021, proprio a causa della pandemia, ha lanciato una ciambella di salvataggio sia alla segretaria Cardaioli che al sindaco Bettollini, che si è sì dimesso dagli organismi di partito, ma si ritrova tutt’ora formalmente iscritto, quindi in una situazione diversa dal non esserlo. Non solo, ma a norma di statuto il sindaco, come il capogruppo, fa parte di diritto e “in ogni caso” dell’assemblea dell’Unione Comunale, e lì, in quella sede, potrebbe chiarire la sua posizione. Perché la segretaria Cardaioli non convoca l’organismo deputato?

Certo, in questo momento il gruppo dirigente Pd chiusino che ha di fatto “sfiduciato” Bettollini si trova anche contromano rispetto alla linea del partito a livello nazionale, con Zingaretti & C. che hanno fortemente criticato la mossa del cavallo di Renzi e l’apertura della crisi di governo nel bel mezzo dell’emergenza, con la campagna di vaccinazione da organizzare e l’economia da far ripartire.

A Chiusi la segretaria del Pd ha aperto una crisi al buio, esattamente come Renzi: ha fatto e continua a far capire che Bettollini non è il suo candidato, ma non ha preparato, né messo sul piatto alcuna alternativa; non ha aperto alcun confronto pubblico sulle alleanze; non ha dichiarato superata la coalizione Pd-Psi, ma ha preso contatti coi Podemos, senza averne il mandato. Non si sa se anche con altre forze politiche (vedi i 5 Stelle o Italia Viva).

A tre mesi dallo scioglimento del consiglio Comunale, la situazione non è solo nebulosa, è del tutto “ingessata”. Incancrenita quasi.

Intanto la crisi economica galoppa, le aziende chiudono, il lavoro scarseggia e l’emergenza sanitaria non scema, con la curva dei contagi che a livello locale sembra sotto controllo, ma registra di continuo oscillazioni.

Il Pd che a livello nazionale fa appello alla “responsabilità”  in un momento difficile, a Chiusi, dove è forza di governo praticamente solitaria, si sta comportando in maniera tutt’altro che responsabile, isolato e richiuso nel suo fortino, aggrappato a cavilli procedurali e protocolli usati come armi di dissuasione (soprattutto verso i propri iscritti), senza alleati e con un numero di iscritti sempre più esiguo e da associazione bocciofila.

A questo punto la questione non è neanche tanto Bettollini sì-Bettollini no come candidato a sindaco. La questione è la credibilità del partito di maggioranza e quale sia il suo obiettivo.

Lo scampato pericolo del governo, le rassicurazioni di Giani e Scaramelli in Toscana consiglieranno una accelerata e un “bagno di responsabilità” o dovremo assistere ancora per molto a questo teatrino dell’assurdo, mentre tutto intorno la situazione va a rotoli?

 

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