BETTOLLINI, IL PD E GLI ALTRI: CHIUSI E IL RISCHIO “SINDROME PIEVESE”

BETTOLLINI, IL PD E GLI ALTRI: CHIUSI  E IL RISCHIO “SINDROME PIEVESE”
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MOLTE ANALOGIE TRA LA SITUAZIONE DEL SINDACO DI CHIUSI E QUELLA DI FAUSTO SCRICCIOLO NEL 2018

CHIUSI – Nel ’79 uscì un film che parlava dei rischi connessi ad un incidente con esplosione in una centrale nucleare. Titolo “Sindrome cinese”, attori Jane Fonda, Michael Douglas e Walter Matthau. Ebbe molto successo perché il tema era caldo in quel periodo e perché solo 12 giorni dopo l’uscita del film nelle sale, si verificò l’incidente nella centrale di Three Mile Island negli Usa.  Una coincidenza incredibile che fece la fortuna del film e diede all’opera del regista James Bridges un’aurea profetica…  Per la verità l’incidente di Three Mile Island fu molto grave, ma la “Sindrome cinese” (con conseguenze catastrofiche a livello planetario) non si verificò, come non si verificò nel 1986 a Chernobyl. Gli effetti dei due incidenti risultarono molto diversi rispetto a quanto “previsto” dal film e anche diversi tra loro, in conseguenza della presenza o assenza di strutture di contenimento adatte.

Ecco, in questi giorni, politicamente parlando, a Chiusi aleggia il rischio di una implosione. E che ciò possa causare una… Sindrome Pievese.

La situazione in cui si trova adesso il sindaco chiusino Bettollini  è infatti molto simile a quella in cui venne a trovarsi il sindaco pievese Fausto Scricciolo nel 2018.

Anche Scricciolo, sindaco dal 2014, era entrato nel Pd sull’onda del renzismo montante e di quella voglia di rottamazione della vecchia nomenklatura che in quel momento sembrava inarrestabile. A differenza di Bettolini che si ritrovò assessore e poi vicesindaco e “sindaco reggente” per cooptazione da parte di Scaramelli, che tra il 2012 e il 2015  sembrava il number one della politica senese, Scricciolo veniva da una storia diversa, divisa tra impegno nel Terziere Castello e impegno nell’area ecologista. Entrambi però, nel partito di appartenenza, sono stati sempre dei corpi estranei, se non esattamente degli intrusi. Bettollini, prima grazie all’onda renziana, poi all’adesione alla linea Zingaretti, ma soprattutto grazie alla sua propensione all’uso dei media si è via via ritagliato un suo spazio, sostituendosi spesso e volentieri ad un partito assente. Ha fatto il sindaco e il Pd. Scricciolo, anche per una impostazione caratteriale diversa, no. E’ rimasto sempre un corpo estraneo, più sopportato che supportato.

A pochi mesi dalla fine del mandato però, sia l’uno che l’altro si sono ritrovati con il partito contro. O non il linea. A nessuno dei due è stato detto chiaramente che il partito aveva idea di cambiare. Sia a Città della Pieve che a Chiusi il Pd si è dilaniato in una diatriba sorda e muta.

A Città della Pieve sappiamo come poi è andata a finire: Scricciolo fuori gioco, partito senza una alternativa costruita per tempo, listone civico “tutti contro il Pd” con candidato un ex segretario Pds, ma con l’appoggio dichiarato della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e dei 5 Stelle. Comune a Fausto Risini e Pd per la prima volta dal dopoguerra, all’apposizione. Prima con Scricciolo fu dato un colpo mortale allo “strapotere” politico della frazione Moiano, poi la rottamazione avviata da renziani ha trovato compimenti a loro spese con l’operazione Risini.

Il Pd che non digeriva più i moianesi, e poi nemmeno Scricciolo è rimasto con il cerino in mano. Ma solo il cerino. La lampada se la son presa i leghisti e il resto del mondo.

Eccola la “Sindrome Pievese”. Il Pd che fa harakiri e il comune che passa di mano

Le due città sono quasi gemelle, hanno molte connessioni, sono di fatto, da anni, due vasi comunicanti per flussi demografici, scolastici, economici, culturali, sportivi, commerciali… Sono simili anche come dimensioni, sono entrambe titolari di Diocesi, e la Diocesi conta sia a Città della Pieve che a Chiusi, ma non sono uguali. Città della Pieve è più arroccata dentro le sue mura, e politicamente da quando è finita l’era dei Giovagnola, Fonti, Gobbini, è rimasta marginale anche rispetto al resto del Trasimeno, a Perugia, alla Regione… Con Fallarino e Manganello ha provato a tenere il punto e per un po’ ci è riuscita. Poi il fortino è capitolato, senza però una deflagrazione precedente. Senza scontri palesi e nel partito di maggioranza. Tutto si è svolto nel più classico stile papalino, dentro le stanze in gran segreto, sottotraccia, come avveniva ai tempi dei Della Corgna.

A Chiusi – come abbiamo ricordato in un articolo di qualche giorno fa – sono state poche invece le tornate elettorali comunali in cui non ci sia stata una crisi precedente, anche feroce, nel partito di maggioranza. Dal Pci al Pd spesso in vista delle elezioni sono esplose situazioni complicate. Questa volta invece il Pd per far fuori Bettollini sembra aver scelto il metodo pievese. Papalino. Tutto sotto traccia. “Ne discuteranno gli organismi a tempo debito” è l’unica cosa che finora è uscita dalla bocca della segretaria Simona Cardaioli. Intanto Bettollini, il sindaco, è già fuori dal partito. E il Pd non ha più il sindaco.

A Chiusi , anche all’interno del partito di maggioranza si è sempre litigato di più che a Città della Pieve. A Chiusi molte volte i dirigenti della federazione senese  trovavano il duro e dovevano tornarsene a Siena con la coda tra le gambe.

Ma la domanda adesso è: a Chiusi può succedere la “sindrome pievese”, cioè la stessa cosa che è successa a Città della Pieve nel 2019 con Risini?

La situazione del Pd in effetti è molto simile. Ma a Chiusi è possibile che nasca un “rassemblement” civico stile Risini, e che questo trovi l’appoggio delle destre, dei 5 Stelle e magari anche della sinistra antagonista e senza tetto?

Un’altra analogia tra la situazione pievese del 2018-19 e quella chiusina di adesso, è che in entrambi i casi le elezioni e le discussioni sulle candidature, sono arrivate a pochi mesi da alcune battaglie locali con la mobilitazione di cittadini e comitati. A Città della Pieve il Comitato Per il Diritto alla Salute che si è battuto strenuamente per la difesa del Pronto Soccorso e dell’ospedale, ha senza dubbio inciso sulla vittoria di Risini. A Chiusi c’è stata da ottobre 2019 a gennaio 2020 la grande mobilitazione del Comitato ARIA sul progetto Acea… E non vi è dubbio che anche a Chiusi qualcuno sta pensando ad un listone che possa prendere le mosse proprio dall’ambiente di quel comitato, per poi allargare il cerchio a chi ci sta…

Per ora ognuno sta sulle sue: la sinistra a sinistra del Pd (Possiamo) parla di confronto con lo stesso Pd (senza Bettollini però); la destra, ovvero Fratelli d’Italia e Forza Italia, sembra orientata ad una lista unitaria, ma non civica, magari insieme anche alla Lega, che ha il pacchetto di voti più consistente. Qualche esponente precisa che la cosa non può in alcun modo riguardare “quei voltagabbana dei 5 Stelle”

Tutti dicono che non appoggeranno mai una eventuale lista Bettollini.  Lista che, se non arriverà una ricucitura del sindaco  con il Pd, potrebbe essere sulla scheda elettorale.

Il quadro al momento sembra poco favorevole ad una soluzione alla Risini, insomma. Ma il Comitato ancora non si è pronunciato e alla luce del sole non si è mosso. Se lo facesse potrebbe indurre qualcuno a ripensare la propria strategia.

Tra iscritti, militanti ed elettori Pd, cresce la spinta a ricucire lo strappo con Bettollini. Molti chiedono e auspicano “uno sforzo di tutti” in tal senso… E tutti, sia nel Pd che tra gli avversari, guardano i numeri delle passate elezioni dalle comunali del 2016 alle europee del maggio 2019 e fanno due conti: il Pd è sceso dai 2.850 voti del 2016 ai 1.629 del 2019. E dai 1.620 vanno detratti anche quelli della “diaspora renziana” di Scaramelli. A Chiusi votano più di 7.000 persone. Ci vuol poco a capire che la “sindrome pievese” è dietro l’angolo.

m.l.

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