I DUE SPETTACOLI DI ALESSANDRO MANZINI E IRENE BONZI AL FESTIVAL ORIZZONTI: LA DIFFERENZA TRA LA BRAVURA E IL GENIO

sabato 08th, agosto 2020 / 10:51
I DUE SPETTACOLI DI ALESSANDRO MANZINI E IRENE BONZI AL FESTIVAL ORIZZONTI: LA DIFFERENZA TRA LA BRAVURA E IL GENIO
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CHIUSI – L’uomo che è venuto da lontano ha la genialità di uno Schiaffino…  Questa strofa di Paolo Conte mi è venuta in mente ieri sera mentre seguivo lo spettacolo itinerante “Il Borgo degli Eroi” al festival Orizzonti. Soprattutto quando ad un certo punto ho sentito Alessandro Manzini, l’ideatore, autore e regista della serata insieme alla compagna di vita e di lavoro Irene Bonzi, dare consigli agli attori in lingua lombardoveneta. In effetti Alessandro e Irene vengono dal nord, dalla zona del Garda. Altro lago, molto più grande del Chiaro, ma clima simile. Da anni sono a Chiusi a lavorare nel teatro, con il teatro, per il teatro. Per loro è lavoro, certo, ma anche una sorta di filosofia. Quasi una religione.

Ho conosciuto Alessandro da vicino, durante la preparazione e la messa in scena di “On the road. Again” l’anno scorso. Già lì in quella piece che essendo fatta di letture non richiedeva grandi capacità istrioniche, mi sembrò geniale.

Il Borgo degli eroi, che ad Orizzonti, fa il paio con Il borgo degli Dei, è una sorta di saggio degli allievi del corso di teatro per adulti, che cura insieme a Irene. Ed è la rivisitazione in chiave estiva di uno spettacolo-saggio invernale… Ed è geniale, perché porta gli spettatori, a gruppi di 10, con un attore/attrice a fare da guida e cicerone, a fare una un tour notturno  negli angoli più suggestivi (alcuni sconosciuti ai più) della città. E a incontrare personaggi che hanno a che fare con la mitologia classica e nell’occasione però propongono riflessioni anche sull’oggi, sui luoghi comuni e sui miti e le disgrazie del momento: monologhi quasi interattivi con il pubblico, sul destino, sulla vita e sulla morte, sul dolore e il piacere, sulle aspettative e sull’attesa, sulle chat erotiche e la cura maniacale del corpo, sui drammi familiari, sul viaggio e le migrazioni, perfino sul mercato e sul capitalismo… Perché alla fine è di questo che parlano i protagonisti che si chiamino Penelope o Antigone, Psiche o Eracle, Giocasta o Giasone e Atalanta (la Dea, non la squadra di Gasperini, che però è anch’essa una giovinetta ‘intrusa’ in un mondo di maschi…). E se le Gorgoni fanno le parrucchiere e la permanente a Medusa si capisce bene quale sia la chiave di lettura…

L’ambientazione aiuta naturalmente, così come la nostalgia delle stelle uruguaiane aiutava Schiaffino nelle sue giocate con la maglia del Milan. Lo spettacolo di Alessandro Manzini e Irene Bonzi è anche un omaggio struggente a Chiusi. Ci fa vedere la città da angolazioni insolite, ce la fa scoprire dal di dentro, in un buio che buio non è…  Ecco,  Il Borgo degli Dei e il Borgo degli eroi sono due spot promozionali straordinari per una città che soffre di solitudine e di desertificazione incipiente. Sono una boccata d’aria fresca e uno squarcio di luce. Perché non solo fanno vedere splendidi scorci di Chiusi, ma danno anche la misura di quanto sia importante curare i propri giacimenti culturali, quanti passi avanti abbiano fatto, sul piano della recitazione, persone che amano il teatro, ma nella vita fanno tutt’altro.

Insomma i due spettacoli (due in uno, in sostanza) dovrebbe acquistarli e distribuirli la Pro Loco. Fanno bene a Chiusi. Su Alessandro Manzini e Irene Bonzi che dire di più? Niente. Sono due macchine che macinano cultura e la rendono merce di largo consumo, senza perdere un grammo di qualità. Qui sta la differenza tra la bravura e il genio.

m.l. 

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