MAFIA A CHIANCIANO? TORNA L’ALLARME. NOI NE PARLIAMO DA 30 ANNI…
CHIUSI – Ieri, domenica 13 ottobre, la “civetta” de La Nazione riportava una notizia inquietante: “Mafia, Chianciano territorio a rischio riciclaggio” e quella del Corriere di Siena spiegava che a dare l’allarme era il Questore: “qui la mafia ricicla i soldi”. Insomma la stessa notizia.
Una cosa serissima. Ma… verrebbe da dire: “buongiorno, ben svegliati!” ai colleghi de la Nazione e del Corriere.
Noi della “mafia in Toscana” e in particolare in Valdichiana e più precisamente a Chianciano, su Primapagina ne parliamo dal 1992. Allora c’era ancora il giornale di carta, in bianco e nero. Titolo “la piovra in Toscana”. L’articolo riferiva ciò che il Procuratore generale antimafia Piero Luigi Vigna aveva scritto in una relazione al Parlamento. E cioè che la Toscana, come altre zone dell’Italia, non a tradizionale insediamento mafioso, stavano diventando terra di conquista. E che le zone più “appetite” dalle cosche erano quelle della costa e le cittadine a più alto tasso di movimento turistico. Come le cittadine termali: Chianciano e Montecatini su tutte. Nel mirino delle cosche alberghi, pensioni e anche aziende agricole, cantine, addirittura interi borghi da trasformare in residence e resort di lusso…
Nella relazione Vigna si parlava di investimenti miliardari (c’era ancora la lira) e di soldi di dubbia provenienza. La responsabile dell’epoca dell’Ufficio Imposte, non ancora Agenzia delle Entrate spiegava che molto spesso gli alberghi e le attività acquisite da organizzazioni malavitose attraverso aziende di comodo subivano più passaggi di proprietà e per la burocrazia statale era complicato stare dietro e ai continui cambi di gestione… Un modo per far perdere certe tracce e rendere i controlli più faticosi e improbi. Il questore di Siena che adesso rilancia l’allarme, certo non è lo stesso che c’era nel 1992. Non conoscerà le cronache del tempo…
Noi però negli anni, su queste colonne abbiamo continuato a scriverne. Più recentemente, sempre sulla base di dichiarazioni di esponenti delle Forze dell’ordine e magistrati abbiamo parlato dei metodi con cui avviene l’infiltrazione malavitosa nel territorio (tra l’altro certificata anche da inchieste e arresti) e di un “cambio di strategia”: non più acquisizione di grandi aziende agricole o alberghi, ma attività tipo lavanderie, pizzerie, snack bar. Piccole attività, ma in grado di poter garantire l’emissione di un alto numero di scontrini, anche fasulli. Un sistema per “lavare” denaro sporco e re-immetterlo, lavato e stirato sul mercato. Pagandoci le imposte, piccolo dazio, rispetto alla possibilità di ripulire i proventi da attività malavitose. Sistema usato anche da altre mafie, come quella cinese,a d esempio. Questo non vuol dire che i negozi cinesi sputati come funghi (ce ne sono 4 o 5 per paese) siano tutti in odore di mafia, ma il sistema sopra descritto, secondo quanto affermato da magistrati e poliziotti, è piuttosto diffuso. Tra l’altro e piccole attività urbane danno meno nell’occhio di un grande albergo o di una grande cantina…
Quando ne parlammo noi, nel 1992, però il mondo politico e istituzionale locale, si inalberò. Più d’uno a cominciare dall’ex sindaco di Chianciano Mario Paccagnini accusò Primapagina di alzare polveroni, di denigrare il territorio, di descrivere la situazione come più cupa di quanto non lo fosse in realtà. Più tardi, su un giornalino di Montepulciano sempre allineato e coperto, un commentatore ci chiamò “Nuvola nera”, sempre per questo nostro vizio di parlare di cose scomode, di cui era meglio non parlare. Paccagnini ce lo ritrovammo contro anche quando, sempre negli anni ’90 sollevammo dubbi sull’operazione “Artigianato d’Italia” una mega struttura per mostre e fiere mercato nata e morta a Fabro Scalo. Sull’argomento abbiamo tenuto e organizzato convegni e incontri tematici anche nell’ambito della rassegna Cronache Italiane che si è svolta dal 2007 al 2011 a Città della Pieve.
Adesso, rispetto agli anni ’90 la situazione economica di questo territorio è fortemente mutata. Chianciano non è più… Chianciano. Gran parte di quelle insegne luminose che d’estate la facevano somigliare a Las Vegas sono spente. Gli alberghi sono più che dimezzati. Le aziende agricole invece sono aumentate e cresciute, il vino è diventato un bel business. Le piccole attività urbane nascono e muoiono a ritmi vertiginosi e questo potrebbe essere anche un indizio su cosa in qualche caso potrebbe esserci dietro. Comunque, ad occhio e croce, Chianciano e la Valdichiana sembrano un territorio meno appetibile di allora, anche per le cosche. Ma se l’allarme torna alla ribalta, evidentemente qualche segnale inquietante c’è.
E adesso a distanza di quasi 30 anni dal primo articolo e di svariati anni dagli altri successivi anche i quotidiani della provincia tornano sull’argomento scoprendo, con grande enfasi, l’acqua calda. Meglio tardi che mai, sempre. Ma dov’erano la Nazione e il Corriere di Siena trent’annni fa?
m.l.
Eh si…assolutamente d’accordo con il contenuto dell’articolo, veramente bei tempi quando Primapagina stava dall’altra parte della barricata, sempre pronta a denunciare e spesso contro “il palazzo”.
Priimapagina sta sempre dalla stesa parte, non ha cambiato sponda. Per fortuna, su questi temi, anche le amministrazioni sembrano, in molti casi, un po’ più attente e meno inclini a trattare tutti da “gufi” rispetto al passato. Certi giornali invece sembrano svegliarsi sempre troppo tardi e solo sel’input – o la sveglia – arriva dall’alto. Delle amministrazioni locali di questo territorio, molte cose si possono dire, molte sono le magagne e le omissioni o le scelte sbagliate, ma non mi pare si possa dire che siano permeabili alle infiltrazioni malavitose e accondiscendenti verso le mafie. E non faccio distinzione tra amministrazioni di sinistra e amministrazioni di segno diverso, che ormai sono abbastanza frequenti. Il fatto che in taluni casi qualche amministratore si mostri arrogante o poco incline al confronto e guardi con favore a investimenti che arrivano da fuori può essere oggetto di discussione, ma non significa automaticamente che si tratti di atteggiamenti disattenti verso il fenomeno della malavita, anche economica.
Infatti non ho detto questo. Rimango dell’opinione che il giornale non abbia lo stesso atteggiamento di qualche anno fa, opinione condivisa da molti, ma sai sulle opinioni ci si può dividere non sono qualcosa di oggettivo.
Certamente. Come la pensa primapagina è facile verificarlo: basta leggere con continuità gli articoli che pubblichiamo. Sulle questioni del mondo per esempio valgono anche altre cose, come lo spettacolo “On the road. Again” che abbiamo allestito e stiamo portando in giro… Basta vederlo per capire come la pensano il sottoscritto e questo giornale. Io vedo invece “molti” che erano di sinistra e ora strizzano l’occhio a Salvini, insultano Karola Rackete e soffrono di prurito nel vedere che i 5 Stelle si sono alleati con il Pd… in molti non hanno lo stesso atteggiamento di un tempo. Tra questi “molti” primapagina non c’è…
Mica sono solo questi gli atteggiamenti sbagliati. Da tempo difendi un’amministrazione indifendibile. Non a caso nelle ultime due settimane su chiusi hai scritto un articolo sul calcio e un paio di articoli autocelebrativo del tuo spettacolo. Nel frattempo è uscito il bilancio della fondazione orizzonti, si è discusso e rimandato in consiglio comunale un regolamento sulla difficoltà a riscuotere i tributi è sulle conseguenze sulle aziende che la maggioranza aveva portato in discussione per essere approvato, ci sono altre questioni importanti ma niente nemmeno una parola. Dammi retta sei la controfigura di quello che sei stato. Ormai sei il Veltroni de noantri, lui coi film te con gli spettacoli che mi auguro siano belli come dici.
Questo giornale Luca non parla solo di Chiusi. Succedono cose anche al di là dei confini di Chiusi. E infatti nelle ultime due settimane abbiamo parlato e parecchio delle regionali in Umbria, del sindaco di Torrita che rischia il rinvio a Giudizio, della mafia a Chianciano, del libro di Scaramelli, dell’allarme relativo alle condizioni del conservone dell’acqua pubblica a Città della Pieve, di un incontro con Adelmo Cervi, figlio di uno dei 7 fratelli fucilati dai fascisti nel ’43… E anche dello spettacolo On the road. Again che abbiamo “prodotto” e allestito e certamente ha portato via tempo ed energie. Non credo che lo abbiamo fatto in modo autocelebrativo. Nessuno ha detto che è bello, non ci siamo detti bravi da soli. Lo abbiamo presentato e poi abbiamo raccontato come è andata la serata al teatro Avvaloranti. E dire che siamo contenti non è autocelebrazione. E’ se mai un ringraziamento a chi è venuto a vederlo e ha applaudito. Pagando un biglietto. Poi, sai com’è Luca ci sono momenti in cui anche un giornale può ritenere che sia più giusto, più opportuno parlare, magari con l’aiuto di bravi attori, della musica e della danza e di una chitarra molto particolare, di migrazioni, di muri al confine, di diseredati e lavoratori espulsi dal processo produttivo e resi invisibili, dei naufragi e delle morti in mare che non delle difficoltà di riscuotere i tributi da parte di un comune… Così come oggi riteniamo che la priorità sia quella di parlare del massacro del popolo curdo nella Siria del nord. Cosa che abbiamo fatto con un bell’articolo di Maurizio Boldrini. Comunque lasciatelo dire, molto amichevolmente e fraternamente: un esponente o leader di una lista di sinistra, che tra l’altro non perde occasione per commentare e criticare primapagina, “On the road. Again” avrebbe dovuto vederlo. Certi eventi (grandi o piccoli, belli o brutti, buoni o cattivi) uno come te, per il ruolo che ha, non li può ignorare. Per i temi proposti, non per chi li mette in scena (a proposito: sul palco c’erano anche due candidati della lista Possiamo). Ognuno la sera del sabato va dove vuole. Ma sparare cazzate a vanvera non è un bello sport.
Può darsi che io spari cazzate a vanvera, infatti non ti ho mai fatto un richiamo a seguire i miei pensieri, mentre il fatto che tu ritenga che io avrei “dovuto” e sottolineo “dovuto” vedere il tuo spettacolo è un richiamo e una vera e propria autocelebrazione perché se uno “deve” significa affermare che al tuo spettacolo non si può rinunciare, quindi su chi le spara più grosse si potrebbe aprire un bel dibattito. Su una cosa hai ragione: la sera del sabato ognuno va dove vuole, e non perché lo dici te, ma perché il sabato sera in effetti ho meglio da fare e vado dove voglio, al di là di chi era sul palco e di chi ha pagato il biglietto, questo con il massimo rispetto su ciò che metti in scena, e senza esprimere giudizi perché non sono abituato a giudicare ciò che non ho visto.
Non al “mio spettacolo”, ad uno spettacolo che in questo momento parla di migranti e migrazioni, di muri e di confini, di deindustrializzazione. Temi cari al pensiero della sinistra. Il “dovere”, come ho scritto sopra, non è un dovere personale, naturalmente, ma va inteso in quanto figura di riferimento politica. Di una certa parte e non dell’altra. Ed è riferito al tema, non all’autore o a chi era sul palco. Che non siano venuti gli amministratori pievesi, ad esempio, me ne frega molto meno. Era scontato, prevedibile e previsto. Poi ognuno va dove gli pare e va a vedere ciò che più gli aggrada. Si fa per parlare… che ce n’è bisogno. A dire la verità io credo che figure di riferimento della politica locale e in particolare quelle della sinistra non possano ignorare eventi del genere, a prescindere da chi li organizza. Dove c’è gente giovane e meno giovane che si mette in gioco, che si espone su un palcoscecnico per raccontare delle cose, e lo fa cercando di utilizzare linguaggi diversi, elaborando un pensiero, mettendo insieme sensibilità differenti e lavorando anche su testi o musiche di mostri sacri, chiunque abbia una minima responsabilità e rappresentatività a sinistra, non può mancare. Dopo può anche dire che la cosa non gli è piaciuta, ma ci deve essere. A prescindere. E questo è un ragionamento generale, che va ben oltre On the road. Again. Mi pare di averlo già fatto a proposito della stagione teatrale del Mascagni e del festival Orizzonti… Ma adesso stiamo divagando. Nell’articolo si parlava di infiltrazioni mafiose nel territorio…
Concordo sul fatto che sia una cosa giusta, per chi ha una certa sensibilità, partecipare a certe iniziative, che siano mostre, spettacoli o dibattiti. Ho avuto la fortuna di avere maestri che mi hanno insegnato che nella vita bisogna prendere qua e là ogni tipo di “cultura”, e se posso minimamente vantarmi penso di aver recepito bene questo insegnamento, passo tranquillamente da una partita di calcio (ho un abbonamento in curva, dove mi piace fare l’ultras, nel senso migliore del termine, non il teppista), a una mostra di pittura, quindi da questo punto di vista non accetto suggerimenti da nessuno, e dato che tra lavoro e famiglia il tempo a disposizione è limitatissimo, a volte praticamente nullo, se permetti, il tipo di iniziative da seguire me le scelgo da solo.