EL PUEBLO UNIDO… REPORTAGE DAL CILE CHE PROTESTA CONTRO LA FEROCIA DEL CAPITALISMO

mercoledì 30th, ottobre 2019 / 17:05
EL PUEBLO UNIDO… REPORTAGE DAL CILE CHE PROTESTA CONTRO LA FEROCIA DEL CAPITALISMO
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Quello che sta succedendo in Cile, con i militari armati e le autoblindo per le strade fa tornare la memoria indietro di 46 anni, ai giorni del Golpe militare di Pinochet.  Allo stadio di Santiago trasformato in una prigione. Con una differenza. Che stavolta il popolo è in piazza. E a mandare i “carabineros” in assetto da guerra a “dare una lezione” ai manifestanti è un governo democratico. Retto da un miliardario, sì, ma non da una Giunta Militare…

La gente è in piazza per protestare contro il caro vita, contro il prezzo salatissimo che il capitalismo più feroce sta facendo pagare al popolo cileno, e in sostanza a tutta l’America Latina, da sempre considerata dalle potenze occidentali solo una immensa provincia dell’Impero, l’orto di casa da depredare e impoverire…

Quello che sta succedendo in Cile è la stessa faccia della medaglia di ciò che avviene nell’America centrale, con le “carovane” di migranti che tentano di passare il confine dal Messico verso gli Usa. Ma il Cile è un paese civilissimo e democratico. Stretto tra Oceano e montagne, ma lunghissimo, fino già alla fine del mondo… Un Paese che ha risorse che fanno gola. 

I media parlano poco del Cile, nonostante siano milioni a scendere in piazza. Nonostante la violenza del potere sia evidente e documentata.

Ma qualcosa esce, sui sui social soprattutto circolano messaggi vocali di giornalisti e free lance, immagini e video in cui si vedono i carabineros armati che picchiano donne, anziani e ragazzi per strada, senza motivo apparente. E si vedono anche piazze e strade piene di gente, si vede l’Orchestra Nazionale di Santiago che suona e canta “El pueblo unido jamas serà vencido”, la canzone simbolo della resistenza al golpe militare, resa famosa dagli Inti Illimani…

Nel nostro piccolo, dalla nostra postazione situata nella provincia profonda e sonnolenta del tranquillo centro Italia che sta cambiando pelle e orientamento politico, ci uniamo al coro dei cileni. Lo facciamo pubblicando una serie di foto scattate in questi giorni in Cile da un nostro amico italiano, toscano, che è laggiù per lavoro e si è trovato ad assistere da testimone, oculare , in presa diretta,  a ciò che sta accadendo a Santiago, a Valparaiso a Vina del Mar…  Un amico che ci parla di un popolo che non ne può più e che protesta per vedere riconosciuti i propri diritti.  Il diritto ad un salario equo, ad una pensione decente, allo studio, alla sanità, ai trasporti pubblici che invece adesso sono messi pesantemente in discussione da un governo neoliberista all’ennesima potenza, che ha dato mano libera alla multinazionali e alle grandi impresa sulla gestione dell’acqua e sullo sfruttamento e inquinamento della Patagonia, per l’industria del salmone. E non ha esitato e non esita a schierare e mandare in strada i carriarmati e le autoblindo e la polizia con elmetto, manganello  e lacrimogeni. Ma anche coi fucili mitragliatori. Sparano proiettili di gomma, ma a distanza ravvicinata fanno molto male.  Proiettili di fabbricazione italiana, marca Fiocchi, calibro 12. Ci sono stati più di 10 morti, centinaia di feriti, una trentina di manifestanti ad oggi hanno perso la vista o hanno riportato danni oculari. 

Il presidente Pinera sotto la pressione popolare ha sostituito otto ministri del suo governo con figure considerate di orientamento più centrista, meno iperliberiste, ma la protesta non si ferma.  Le manifestazioni sono pacifiche, ma qua è là soprattutto nei quartieri delle grandi città dove la crisi sociale è più dura, si sono verificati e continuano a verificarsi episodi di violenza e saccheggio.  Alcuni gruppi di manifestanti ci vanno giù duri anche loro: hanno incendiato auto, pullman, cassonetti e “barricate” in vari punti della città e ci sono stati anche negli ultimi giorni scontri con la polizia.  che usa la mano pesante e non va per il sottile…

A Santiago c’è il coprifuoco dalle 18,00 alle 7,00 di mattina… In alcune città è stato proclamato e poi revocato. In altre persiste. I cittadini chiedono politiche rivolte ai settori più deboli della società e maggiore attenzione ai diritti delle minoranze, in modo da ridurre le disuguaglianze sociali. 

Il nostro amico si chiama Lorenzo, da testimone oculare si è trasformato in reporter per il solo fatto di trovarsi lì e di avere in mano una Nikon.  E’ preoccupato per la situazione del paese in cui si trova. Per il silenzio dei media e della Comunità Internazionale. Un po’ anche per se stesso.

Gli stranieri rischiano addirittura l’espulsione. Devono stare attenti a come si muovono. Ma di fronte a certe scene, di  fronte alla violenza e all’arroganza del potere, alla ferocia del capitalismo più spinto (“No es crisis, es capitalismo” si leggeva in un grande striscione dei manifestanti) viene spontaneo non stare a guardare. Viene spontaneo riprendere, fotografare tutto, perché qualcuno – come disse Eisenhower ad Auschwiz – dirà che non è vero… 

I messaggi vocali via messenger o whatsapp che riceviamo, le foto e i video postati sui social e queste foto di Lorenzo ci ricordano che il Cile è sì dall’altra parte del mondo, giù alla fine del mondo, ma non è poi così lontano. Ricordandoci anche che…  el pueblo unido jamas serà vencido.

E quando el pueblo non è solo unido, ma anche così numeroso, quando si mobilita e scende in piazza a milioni, allora anche la repressione diventa difficile…

m.l.

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