CHIUSI: FESTIVAL ORIZZONTI, BUONA LA PRIMA!

giovedì 08th, agosto 2019 / 11:47
CHIUSI: FESTIVAL ORIZZONTI, BUONA LA PRIMA!
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CHIUSI – E’ partito in quarta il festival Orizzonti di Chiusi. Ieri sera lo spettacolo “La Stazione” al Mascagni ha fatto quasi sold out. E non era facile. Né scontato. Perché gli attori erano professionisti, sì, ma del territorio, non nomi altisonanti del teatro nazionale e sopratutto perché fuori alle 21,00 erano 30 gradi e dentro il Mascagni anche 35. Più che un teatro, una sauna. Roba da svenimento. Ma indomito il pubblico ha risposto in massa presente. Ed ha applaudito, convintamente. Non per piaggeria o per campanilismo.

Diciamolo: la piece allestita dal regista Manfredi Rutelli su testo di Umberto Marino è opera più adatta ad una stagione invernale che ad un festival estivo. Non foss’altro per il fatto che è ambientata in una stazioncina della Puglia, ma in inverno e sotto un temporale. Con la protagonista in pelliccetta e il capostazione che mette ceppi di legno nella stufa. Il che, psicologicamente, faceva alzare ancora di più la temperatura della sauna…

Ma i tre protagonisti l’hanno resa comunque piacevole. Bravi, molto bravi tutti e tre. Il timido, introverso, solo e imbranato capostazione Alessandro Waldergan, l’ammiccante, scafata e naturalissima Silvia Frasson (sembrava quasi che non recitasse) e un Gianni Poliziani nel ruolo insolito del cattivo, anzi dello stronzo, arrivista, maschilista, sboccato, violento.

Anche se ha tratti di leggerezza e comicità (soprattutto nella figura del capostazione che fa il turni di notte e vive solo con la madre possessiva, noiosa, ipocondriaca e se va a Roma va all’Inps e non sa neanche cosa fare la sera..), La Stazione è una cosa seria. Affronta vari temi: l’incomunicabilità tra le persone, la solitudine, la prevaricazione del più forte sullo sfigato, le differenze sociali e un po’ anche il vivere in periferia.

La Stazione è un lavoro nato per il teatro, ma nel 1990 Sergio Rubini, dopo averlo interpretato sul palcoscenico ci fece anche un film. Lui stesso nel ruolo del capostazione, Margehrita Buy ed Ennio Fantastichini (attori anche in teatro) nei ruoli della bella Flavia e del violento Danilo…  Ieri sera Alessandro Waldergan, Silvia Frasson e Gianni Poliziani non hanno sfigurato, tutt’altro. Ottima prova attoriale.

E parlare di stazioni, a Chiusi fa sempre un certo effetto. Quella stazioncina della Puglia con quel capostazione unico addetto in servizio ha dato anche l’idea di ciò che la stazione di Chiusi sarebbe potuta diventare a forza di tagli e ridimensionamenti. Per fortuna è andata diversamente…

Ottimo anche il monologo Quinn, di Laura Fatini, interpretato da Valentina Bischi nella Tensostruttura San Francesco (almeno faceva più fresco), dedicata quest’anno al teatro di narrazione.

Piacevole il concerto di apertura con gli Ottoni per Caso nel giardinetto di Largo Cacioli. Insomma buona la prima. E da stasera a domenica il festival va avanti.

Oggi, giovedì 8 agosto, alle 18,30 alle Tensostruttura: “Artemisia della rabbia e dell’amore”, dedicato alla figura di Artemisia Gentileschi, la pittrice del ‘600 contemporanea di Caravaggi,o che denunciò la violenza sessuale subita, sostenendo un processo…  Sul palco, la compagnia tutta al femminile de Le Coche, con ancora Silvia Frasson., atrice-regista.

Alle 21,30 al Mascagni, “Sempre domenica”, del Collettivo Controcanto di Busto Arsizio. Una piece sulla precarietà del lavoro e ciò che ne consegue, raccontata da sei attori seduti su altrettante sedie, in faccia al pubblico. Unico elemento della scena quelle sedie. Niente altro.

Sei ragazzi lombardi che raccontato la vita divisa di una segretaria che non sa quello che vuole perché ormai svuotata da un lavoro e da una vita che non ama, di un fattorino inchiodato nella quotidianità che non può pensare di fare quel lavoro per tutta la vita, di uno studente che si ritrova assegnata una carriera lavorativa senza sapere perché l’azienda dovrebbe scegliere proprio lui, di una giovane coppia con figli e turni di lavoro estenuanti e ambizioni lontane, degli operai di un’azienda che rischiano il posto di lavoro, di un receptionist che non riesce a mantenere la calma all’ennesima provocazione di un cliente… Storie snocciolate con ritmo incalzante, tra speranze, sogni, voglia di trovare la propria strada e la propria identità, che fanno lo slalom tra le difficoltà.

E infine alle 23,00, ancora alla tensostruttura, “Poco più, poco meno”, con Livia Castellana, per la regia di Gianni Poliziani. E’ la storia di una persona qualunque.  E’ la storia di una vita qualunque. E’ la storia di una donna qualunque. O meglio… E’ la “mezza storia” di una donna qualunque che si trova improvvisamente a vivere il presente e il futuro nell’incertezza più assoluta, ma soprattutto a non aver memoria alcuna del suo passato. Tutto si è dissolto nella sua mente. Non esiste più nulla del suo vissuto. Qualcosa è capitato. Cosa? Come è capitato? Chi ha voluto che capitasse?…

Alessandro Waldergan, Gianni Poliziani, Silvia Frasson, Manfredi Rutelli, Valentina Bischi, Laura Fatini, Livia Castellana… Tutti attori, registi e attori-registi professionisti di questo territorio. Vederli all’opera e sul palco è un piacere. Vuol dire che qualcosa anche da queste parti è stato seminato e il raccolto non è andato male. Da domani, venerdì 9, ne vedremo altri come Alessandro Manzini e Francis Pardheilan in veste di registi-docenti… E vedremo anche la compagnia Stivalaccio Teatro (Veneto) cimentarsi con Romeo e Giulietta di Shakespeare, intrecciandola ad altre storie da… saltimbanchi.

Una nota sul pubblico della prima serata. Bello, numeroso, caloroso. C’erano molti “teatranti” della zona e anche questo è buon segno. C’era un bel po’ di gioventù che è altrettanto cosa buona. Un pubblico comunque per la maggior parte composto da chiusini. Chiusi ha risposto all’appello. Chiusi vuole bene a Gianni Poliziani. Ed evidentemente considera un festival così più alla propria portata, più accessibile e digeribile, di quelli più sfarzosi e dispendiosi, ma anche più dissacranti e politicamente scorretti di Andrea Cigni. Non solo per questioni di budget. Può piace o no, se ne può discutere all’infinito, ma questo è.

Nota dolente quella del dopofestival, con i bar principali del centro storico chiusi, uno addirittura ha chiuso i battenti con i clienti seduti ai tavoli fuori. Questo non va. Non è un buon segnale. Con il caldo che faceva, poi…  e dopo la sauna fatta al Mascagni… Ogni attività ha i sui problemi, per carità. E ognuno si gestisce come crede. Ma il festival dura 5 giorni, non sei mesi. E in quei 5 giorni, tutto il centro storico dovrebbe essere partecipe. Tra l’altro, i bar quando la rivedono a Chiusi città tutta quella gente? Sarà andata bene ai due o tre locali aperti. Però, anche dal punto di vista dell’immagine e per chi è venuto al festival da fuori, quelle luci spente alle 10 di sera facevano impressione.  Speriamo che da stasera a domenica vada meglio.

 

Nella foto: una scena de La Stazione con Alessandro Waldergan e, in primo piano, Silvia Frasson. Foto di Dario Pichini (dariopichini.it).

 

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