7 MINUTI E IL RITORNO AL TEATRO CIVILE. BRAVO FABRIZIO!

domenica 19th, maggio 2019 / 22:28
7 MINUTI E IL RITORNO AL TEATRO CIVILE. BRAVO FABRIZIO!
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MOIANO – Ieri sera, sabato 18 maggio ho assistito ad uno spettacolo teatrale in un luogo insolito per gli spettacoli teatrali. Non del tutto insolito. Perché lì, in quel luogo insolito abita una compagnia teatrale. E perché lì, in quel luogo, nel 2013 noi di primapagina allestimmo, un altro spettacolo teatrale, “Bianco rosso e nero”, che parlava delle bombe stragiste e belle Brigate Rosse. Lo facemmo lì perché quello era il luogo del “delitto”, perché lì era scoppiata la bomba che ci fece scoprire il terrorismo e la strategia della tensione in casa nostra e perché lì erano nati e cresciuti, anche politicamente, alcuni dei componenti una cellula BR che faceva la guardia ad un casolare dove si riuniva la direzione strategica dell Br stesse durante il sequestro Moro… Parlo della casa del Popolo di Moiano. Luogo simbolo della sinistra umbra e non solo. Ora per la verità rimasta quasi esclusivamente “salone delle feste” dove si balla il liscio e si mangia. Roba buona dire il vero.

Bene: alcune delle protagoniste dello spettacolo di ieri sera erano sul palco anche in Bianco Rosso e Nero. E facevano, più  meno la stessa parte, qualche anno dopo. In Bianco Rosso e Nero giovani studentesse, con le madri operaie in fabbrica impegnate in una dura occupazione. In 7 Minuti questo il titolo dello spettacolo di ieri, operaie esse stesse. Componenti del Consiglio di Fabbrica, alle prese con una decisione da prendere. Accettare o meno la proposta aziendale di ridurre di 7 minuti la pausa pranzo… In Bianco Rosso e Nero la discussione era sulla decisione di buttare o meno quattro molotov e fare un bel falò, su come “alzare il livello dello scontro”. In 7 Minuti c’è invece tutta la deriva attuale dei “rapporti di produzione”, la difficoltà di trattare con il padrone, il confronto sindacale ridotto a scelta individuale. Spesso al…  mors tua vita mea. Al meglio perdere sette minuti che il posto di lavoro. E c’è in 7 minuti, tutta l’amarezza di quella canzone di Jannaci, “Vincenzina”, che vuol bene alla fabbrica…

A mettere in scena 7 Minuti (testo teatrale su cui Michele Placido ha fatto anche un film) è stato Fabrizio Nenci. Un amico da sempre. Coetanei. Trentasei giorni di differenza. Molti pezzi di strada fatti assieme. Fabrizio il teatro lo conosce, lo frequenta e lo vive da decenni. Ma finora lo ha fatto quasi sempre da “tecnico”, da “mago” delle luci o delle scenografie, stavolta l’ha fatto da regista. E ha fatto un capolavoro. Primo perché ha avuto il coraggio di allestire una piece di “teatro civile” in tempi non proprio propensi. Poi perché ha scelto di fare una cosa con sole donne. Dieci. Mica due… E anche questa è una notizia non da poco. Perché ha scelto un luogo inusuale, ma simbolico. Perché il testo, e anche la sua “versione” non sono solo un’orazione teatrale civile. Un tributo alla causa. 7 Minuti è un racconto non politicamente corretto. Non  sta solo dalla parte giusta, ma entra a gamba tesa nella parte giusta, fa emergere le “contraddizioni in seno al popolo”, le diffidenze che possono nascere quando la contrattazione sindacale in un luogo di lavoro avviene ad personam.  E fa emergere anche la difficoltà di rapporti all’interno di una società multietnica, tira fuori il meglio e il peggio delle persone, la paure e le diffidenze. La debolezza e la minor forza contrattuale delle maestranze immigrate, di chi arriva da situazioni ancora peggiori e teme di poter tornare a quelle situazioni. Quindi accetta anche i ricatti…

Un bello spettacolo. Niente di divertente, nel senso classico del termine. Non una cosetta d’evasione. Tutt’altro. Un lavoro teatrale di quelli che somigliano più ad un pugno nello stomaco che a strizzate d’occhio. Ma assolutamente da vedere. Brave tutte le protagoniste. Alcune come Mascia Massarelli, Francesca Carnieri, Claudia Morganti e Sara Bartoli conosciute e “navigate”, altre, vere e proprie scoperte, almeno per me. Complimenti a tutte. E, se posso permettermi, soprattutto alle tre che interpretavano le lavoratrici straniere. Azzeccata anche la “parlata”…

Fabrizio Nenci non solo ci ha regalato una bella fotografia di un mondo che tendiamo tutti a non vedere, presi come siamo dai social e da altre amenità, ma ci ha anche consegnato un bel “collettivo” teatrale femminile. E scusate se è poco.

Di teatro così c’è bisogno. In un periodo come questo, in cui la politica latita su tutti i fronti, il teatro, come il cinema, come la musica pur senza sostituirsi ai partiti, senza fare propaganda a buon mercato, ci mancherebbe, possono essere l’ancora di salvezza di una società che cerca di ritrovarsi, ma non trova la strada. Peccato che ieri sera, sabato 18, quelli che “fanno politica” a Moiano, in casa loro, non ci fossero. Forse avevano altro da fare, ma hanno perso un’occasione. Non spetta al teatro”dare la linea”, ma il teatro può aiutare a capire, a interpretare, a ragionare…

A me, personalmente, piace molto questo tipo di teatro. Non a caso ogni tanto provo a buttar giù qualche cosa da rappresentare. Venerdì, prossimo, al Mascagni di Chiusi va in scena “On the road. Again”, che è un racconto per musica e parole (with dance, come direbbero gli americani), sull’America, una certa America. Anche lì, sebbene in maniera più “american”, con molta musica, si parla di fabbriche dismesse, di lavoratori sfrattati, di immigrati e di migranti, di gente in cammino e in fuga… E’ teatro, ma è anche narrazione. Racconto di spaccati di vita. Che sa Italia, Francia o America conta poco e cambia poco.

Fabrizio Nenci ha usato un testo di Stefano Massini per raccontare la vicenda di una fabbrica, una sola, che però può diventare paradigma d tante situazioni simili…  On The road. Again, per raccontare l’America prende a prestito le canzoni di tre giganti americani… Qualcuno li ha definiti la “Santissima trinità” del folk-rock… E non ci è andato lontano. Volano tutti e tre su cieli altissimi.

Però, lasciatemelo dire: il 27 aprile lo spettacolo dei Semidarte 2.0 (bravissimi), il 4 maggio “Quando Sognavamo la California”, il 18-19 “7 Minuti” e il 24 “On the road. Again”. Quattro spettacoli teatrali in meno di un mese. Tutti prodotti in loco, da forze locali, alcuni mettendo insieme esperienze e figure di compagnie diverse, magari con contaminazioni tra generi diversi…

Ma allora c’è vita su Marte! Non ci son solo i fascisti su Marte.

m.l.

 

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