UMBRIA, IL PD FERITO DALLO SCANDALO TRA DEPRESSIONE E VOGLIA DI RIPARTIRE: VERINI DETTA LA LINEA. INTANTO NEI COMUNI…

martedì 16th, aprile 2019 / 15:23
UMBRIA, IL PD FERITO DALLO SCANDALO TRA DEPRESSIONE E VOGLIA DI RIPARTIRE: VERINI DETTA LA LINEA. INTANTO NEI COMUNI…
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 “Non possiamo e non vogliamo rassegnarci a consegnare questa regione alla Lega”, afferma in un’intervista all’ANSA l’on. Walter Verini, nominato da Zingaretti Commissario del Pd in Umbria dopo l’inchiesta giudiziaria che ha travolto il segretario regionale Bocci l’assessore regionale Barberini e i vertici dell’Azienda ospedaliera

“Non ci si può rassegnare al declino” afferma ancora Verini, politico di esperienza e già braccio destro di Walter Veltroni, che contro Bocci ha perso le primarie qualche mese fa.

“Anche perché – aggiunge – l’alternativa sono Salvini e i 5 Stelle che con il Governo nazionale stanno portando il Paese alla rovina”. Verini non si nasconde dietro un dito e ammette che il tema del cambiamento del Pd, del necessità di un nuovo “modello di partito” non emerge solo adesso, dopo lo scandalo, gli arresti e gli avvisi di garanzia, ma era già sul tappeto da tempo “altrimenti non avremmo perso città come Perugia, Terni, Spoleto, Todi, Montefalco, Bastia, Amelia e altre, ma anche alle politiche cinque collegi uninominali su cinque”.

“Il ‘sistema umbro’ – prosegue Verini – ha però dimostrato in passato di poter garantire una qualità di vita e di sviluppo sopra alla media e anche oggi diamo segni evidenti di buongoverno e qualità. Ma tutto ciò non ci deve impedire di vedere crepe, ritardi, chiusure e autoreferenzialità. Assolutamente non dobbiamo chiuderci in noi stessi e rassegnarci a perdere la regione nelle elezioni in programma nel 2020. Servono al nostro interno forme di cambiamento anche radicali, come già successo in passato, quando la sinistra dette le sue migliori prove. Con coraggio e visione lunga”.

Secondo Verini, però, “da tempo l’Umbria arranca, ma allo stesso tempo vediamo la Lega e il M5s rovinare l’Italia e città come Terni e Roma solo per fare alcuni esempi. C’è esigenza di cambiamento, ma o la raccogliamo noi o arriveranno altri che porteranno allo sbando terre civili e dove la coesione sociale non è una parola, ma un fatto”.

Verini insomma teme il vento populista e le ricette delle attuali forze di governo a livello nazionale, così come quelle della destra. Lo dice apertamente, non lo manda a dire. E non sembra solo un modo per ricompattare le fila di un partito scosso, disorientato, ferito. Decapitato.

Per questo da commissario del Pd chiede alla Giunta Marini di “mettere il turbo” su alcune questioni: “Serve un cambio di passo sul tema del lavoro, perché il governo nazionale latita, servono poi misure d’emergenza sul tema delle liste d’attesa della sanità. In questo ambito l’Umbria ha grandi eccellenze, ma vanno spazzate via dalla gestione tecnica la politica e ogni tipo di consorteria. Servono poi segnali sul ciclo dei rifiuti e sulla sostenibilità ambientale. C’è inoltre da affrontare la questione della desertificazione industriale della fascia appenninica e un progetto speciale, di respiro per l’area del Lago Trasimeno. E con coraggio dobbiamo bruciare le tappe – conclude Verini – per costruire esperienze comuni e progetti concreti tra Umbria, Toscana, Lazio e Marche”.

Non lascia, ma raddoppia Walter Verini. Prova a tenere la palla in campo e a rilanciare l’azione. Dobbiamo tornare ad essere classe dirigente, non solo ceto politico-amministrativo. Ce la dobbiamo e ce la possiamo fare perché abbiamo fatto e stiamo facendo sia in Regione che nei comuni cose importanti, ma dobbiamo essere impietosi con i nostri limiti, i nostri errori, i nostri ritardi”.

Si dice fiducioso nell’opera della magistratura, il commissario Verini, non chiede le dimissioni della governatrice Marini, ma con le intercettazioni che circolano e che la vedono parte in causa nelle “raccomandazioni” finite nel mirino dei giudici, forse un passo indietro eviterebbe ulteriori imbarazzi al Pd e ne aiuterebbe la ripartenza…

Tra due giorni, giovedì 18 aprile (data in un certo qual mondo storica: segnò la vittoria della Dc sul Fronte Popolare nel 1948), Verini sarà a Città della Pieve (Palazzo Corgna ore 21,00), insieme a Camilla Laureti e David Sassoli entrambi candidati alle elezioni Europee. L’iniziativa era stata programmata per parlare di europa e voto europeo, e se ne parlerà, ma è chiaro, che dopo il terremoto giudiziario che ha scosso il Pd, la Regione e la sanità in Umbria, non si potrà non parlare anche di quello e di quella che è la “linea Verini”.

Il clima dentro il Pd e intorno ad esso è pesante, gli avversari pigiano sul tasto dello scandalo (come è ovvio) e chiedono il classico “tutti a casa!” A Città della Pieve, nello specifico, i sostenitori di Fausto Risini candidato sindaco della lista LiberaMente, provano ad accreditarsi come la sinistra buona contro la sinistra cattiva e marcia rappresentata dal Pd e dai suo alleati fedeli al “sistema”. Risini in effetti viene anche lui dal Pci, Pds di cui fu anche segretario negli anni ’90, ma non si è mai messo di traverso. E alle elezioni sarà appoggiato ufficialmente dalla Lega di Salvini e ufficiosamente anche dalla destra belusconiana e post fascista, dai 5 stelle, da ciò che rimane dell’area socialista di stampo craxiano. E se non vorrà perdere gran parte di quei voti, Risini lo dovrà ammettere e dichiarare.

La sfida elettorale pievese sarà una sfida a due, uno contro uno, ma non tra due liste di sinistra. La sinistra, colpita e ferita dallo scandalo sanitopoli, ma vogliosa di ripartire su basi diverse, sta da una parte, con Simona Fabbrizzi. Dall’altra c’è una lista civica capeggiata da una figura con una storia personale di sinistra, ma appoggiata e sostenuta dalla destra. Entrambe hanno possibilità di vincere. O di perdere. Magari per errori propri. Certo lo scandalo di questi giorni è un elemento in più sullo scenario. E se a Città della Pieve o a  Castiglione del Lago, nonostante tutto, la situazione è definita e abbastanza chiara con un Pd che ha recuperato alleati che 5 anni fa aveva contro, in altri comuni il partito di maggioranza sembra essere entrato in un gorgo depressivo e autodistruttivo. A Panicale ad esempio, dove l’ex sindaca Pd Luciana Bianco che già vinse 10 anni fa con una lista contro la candidata ufficiale del Pd e l’ex assessore Gallo, Pd anche lui, sembrano pronti a sfidare il sindaco uscente Giulio Cherubini (Pd) con una lista alla Risini, appoggiata da un’altra ex come Francesca Caproni, già vicesindaco e per due legislature consigliere di opposizione, dalla Lega e dai 5 Stelle…  Fibrillazioni da fine impero. Avrà un bel daffare il nostro amico Walter Verini per tenere a galla la barca e rimetterla su una rotta credibile e percorribile. Lo conosciamo da tanto tempo, ha partecipato a molte iniziative di Primapagina. Sappiamo che ce la metterà tutta.

Quando pochi mesi fa le primarie del Pd umbro incoronarono Bocci invece che lui, scrivemmo che la mutazione genetica del Pd era arrivata all’ultimo stadio. La deriva neodemocristiana si stava compiendo anche i Umbria. Era il 17 dicembre 2018.

Adesso il rischio, per il Pd è altissimo: perdere la Regione nel 2020 e molti comuni il 26 maggio. Un po’ di sana alternanza e qualche anno di purgatorio potrebbe anche far bene al Partito di Zingaretti, ma il problema è che le alternative sembrano non solo deboli, ma – detto tra noi –  sembrano toppe peggiori del buco. Un po’ perché certe posizioni e ricette della Lega fanno paura; un po’ perché i 5 Stelle, dopo il boom elettorale di un anno fa si sono sciolti come neve al sole e nei territori sono il nulla cosmico; un po’ perché la destra che sta fuori dalla partita, ma coi propri voti può determinare il risultato è un aspetto inquietante per il dopo; un po’ perché certe liste “alternative” appaiono più operazioni revansciste, legate a smanie personalistiche  e a logiche amicali più che veri e propri progetti politici di ricambio. Questa almeno è l’impressione. Vedremo se la campagna elettorale vera e propria, dal 25 aprile al 26 maggio, darà risposte diverse e più convincenti.

m.l.

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