“QUANDO SOGNAVAMO LA CALIFORNIA”, SABATO 4 AL MASCAGNI LA FOTOGRAFIA DI UNA GENERAZIONE
Il 4 maggio alle ore 21:15 il sipario del Teatro Mascagni di Chiusi si spalanca per regalare la scena ad un gruppo di artisti, pensatori, narratori che sono stati nella vita protagonisti di un’epoca mitica che ha lasciato un segno profondo nel processo di emancipazione dei costumi e nell’affermazione di quel concetto di libertà di cui noi oggi godiamo i frutti.
Il presente è un tempo strano, è un’era dove quasi tutto viene dato per scontato, si vive nell’ovvio, nel ci è dovuto, nel me lo prendo perchè lo voglio e, per giunta, senza dire grazie. Tutto questo modus operandi è probabilmente dovuto alla non conoscenza di quanto è stato fatto in passato per poter godere oggi dei tanti privilegi acquisiti.
I ragazzi che animano il palco sono gli adolescenti dell’epoca del sogno beat italiano, coloro che avevano un ideale e che hanno fatto il possibile affinché potesse diventare realtà da vivere e godere appieno.
La pièce, una perla del teatro di narrazione, si basa proprio su questo, come ha spiegato il suo ideatore Giorgio Cioncoloni:”Racconta chi eravamo, come eravamo noi giovani e da dove arrivavano i nostri sogni. Il canale di tutto era la musica italiana e quella d’ oltre oceano, che veniva ascoltata, ingerita, potenziata, innalzata, seguita.”
La forza delle parole, coadiuvata dal ritmo e dalla melodia alimentava i sogni e dava il giusto slancio ai ribelli per farglieli concretizzare.
C’era negli animi una forte tendenza all’emancipazione, una spinta verso la libertà, si richiedeva una maggior flessibilità e vicinanza nei rapporti interpersonali, la possibilità di scegliere la propria forma di amore, abbigliarsi secondo il libero arbitrio.
“Erano anni dove i rapporti tra ragazzi e ragazze erano a distanza e gestiti dai genitori”, continua Francesco Storelli, altro esponente del gruppo, “Le donne non potevano indossare i pantaloni tanto meno esplicitare esigenze proprie, il campeggio misto (maschi e femmine) era proibito, così come portare capelli e barba lunghi. Noi eravamo stanchi di vivere la vita seguendo limitazioni costanti, volevamo invece farlo a modo nostro!”.
Il cambiamento era quindi inevitabile e stava per arrivare: il gruppo dei sognatori tirava in silenzio la corda dell’arco e la freccia stava per essere scagliata da lì a breve.
Il bisogno di autenticità e di autoaffermazione delle coscienze era molto forte, si voleva vivere la vita secondo canoni propri e non seguendo dogmi e regole imposte dall’alto, la musica in tutto ciò faceva la sua parte, fungeva da colonna sonora di quegli anni pungenti e pieni di pathos :
“ Viviamo in un mondo vecchio che ci sta crollando addosso ormai, ma che colpa abbiamo noi !! Sarà una bella società, fondata sulla libertà, però spiegateci perchè se non pensiamo come voi ci disprezzate…. Ma che clpa abbiamo noi !” cantavano i Rokes. Contemporaneamente una straordinaria Caterina Caselli rivendicava il proprio diritto all’errore sostenendo: “ Nessuno mi può giudicare nemmeno tu, lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più…(…). Ognuno ha diritto di vivere come può….” affermando nelle interviste che il suo intento era quello di dare una scossa, suscitare una reazione.
Era il 1966, nel 1968 finalmente la freccia abbandonò la corda dell’arco. Un vento di cambio segnava un’inversione di rotta e ormai non era più possibile tornare indietro. Il processo di emancipazione era iniziato, le coscienze erano ormai sveglie! Seguendo l’imperativo:”Vogliamo vivere la vita a modo nostro!” i ragazzi avevano dato il via ad una rivoluzione sociale dei costumi che non ha mai più avuto eguali nella storia del mondo.
Quando sognavamo la California ( titolo ripreso dalla storica cover dei Dik Dik) ci riporta a quegli anni, quando sognare era di moda e concretizzare anche; il 4 di maggio quei ragazzi di provincia che volevano cambiare il mondo saranno sul palco a raccontare e a raccontarsi attraverso musica e narrazione.
Bisogna sempre dare fiducia a chi crede nei sogni perché è chiaro che prima o poi qualche porta l’aprirà regalando ai posteri un mondo diverso, in evoluzione, e questo, ne siamo certi, è già molto!
Sul palco, la band dei Rivelati con Francesca Carnieri e Francesco Storelli. Un bel tuffo nella nostalgia, nell’epoca dei juke box e del mangiadischi. Dei fiori nei cannoni e dei capelloni e delle prime minigonne. E il 24 maggio, ancora musica e narrazione: dalla via Emilia al west. Dall’Italia beat alla Route 66, all’America vista e raccontata da tre giganti. Una strada, un confine e tante belle canzoni… Due spettacoli da vedere di sicuro, uno dopo l’altro, come due puntate della stessa serie tv.
Paola Margheriti