4 NOVEMBRE 1918-2018: IL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA. RICORDIAMO ANCHE I CADUTI FUCILATI DAI NOSTRI GENERALI
CERIMONIE E MANIFESTAZIONI IN TUTTI I COMUNI. A CHIUSI VERRANNO RIATTIVATE LE CAMPANE DELLA TORRE CIVICA
Domani, 4 novembre, si celebra la fine della Grande Guerra. Anzi il centenario della fine della Grande guerra. Sì perché dal 4 novembre 1918 data dell’armistizio che pose fine ad una delle più grandi carneficine della storia sono passati 100 anni. Un secolo. Eppure molti di noi hanno avuto un nonno morto in trincea, oppure tornato mutilato o “rincoglionito” da quella esperienza atroce vissuta sui monti del Carso e della Carnia, senza neanche sapere perché. Non è poi così lontana a pensarci bene.
La Grande Guerra fu l’ultima guerra ottocentesca, l’ultima guerra combattuta quasi esclusivamente nei campi di battaglia, per lo più a colpi di cannone, di mitraglia e di fucile e anche con assalti alla baionetta. Ma anche la prima guerra moderna, con l’uso degli aeroplani, del gas nervino… E’ stata la guerra che ha cambiato l’Europa spazzando via gli imperi centrali e le suggestioni della belle epoque, riversando poi nei singoli paesi, vincitori o sconfitti maree umane di reduci e mutilati da ricollocare nella vita civile e nella produzione, quest’ultima cambiata profondamente dalle necessità belliche e da riconvertire anch’essa.
Ogni città, ogni paese, anche la più lontana dalla linea del fronte ebbe i suoi martiri e i suoi reduci. Decine, centinaia di ragazzi strappati alle famiglie, al lavoro nei campi e spediti al fronte a morire come le mosche. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” scrisse il poeta Giuseppe Ungaretti e mai l’immagine della vita di trincea fu più chiara e disarmante.
In tutti i Comuni domani si celebra il 4 novembre con iniziative istituzionali: “La guerra è finita!” è lo slogan che campeggia nei manifesti che segnalano gli eventi e che ovunque prevedono deposizione di corone d’alloro davanti ai monumenti ai caduti, concerti di bande, fanfare e filarmoniche, rievocazioni, messe solenni… A Chiusi l’appuntamento è alle ore 10,00 davanti al monumento del “Prato”. Dopo la cerimonia accompagnata dalla Filarmonica locale e la messa in Cattedrale saranno riattivate le campane della torre civica , in piazza del Comune… Altre iniziative simili sono in programma in tutti i comuni sia toscani che umbri.
Si ricorderanno i caduti, e il loro sacrificio per la patria. Ma va detto che non tutti quelli che non tornarono o tornarono solo dentro una bara morirono in battaglia, falciati da fuoco nemico o uccisi da dissenteria e malattie prese nel fango delle trincee. Alcuni caddero “decimati” da generali senza scrupoli per dare l’esempio. Altri caddero sotto il fuoco amico che da dietro li spingeva ad avanzare verso le postazioni nemiche e verso una morte pressoché certa… Poi ci sono quelli come il soldato Alessandro Ruffini, fucilato il 3 novembre del 1917 a Noventa di Padova. Ruffini è marchigiano, di Castelfidardo. Con il suo reparto di artiglieri di montagna è a Noventa il 3 novembre del ’17. Il 24 ottobre c’era stata la disfatta di Caporetto. L’esercito italiano si stava riorganizzando. Quel giorno il generale Graziani di passaggio a Noventa vede sfilare la colonna di artiglieri. I soldati salutano l’ufficiale. Uno, Alessandro Ruffini saluta senza togliersi però la pipa o un sigaro dalla bocca. Il generale si ferma, lo redarguisce, lo colpisce con un bastone. Il milite no si muove. La folla presente, in strada, tra cui molte donne, comincia a urlare, un uomo anziano grida al generale che quello non è il modo di trattare nostri soldati. Graziani, sprezzante replica: “io dei soldati faccio quello che m piace” e ordina ai Carabinieri che lo scortavano di prendere quel soldato. Lo fa portare davanti ad un muro e lo fa fucilare all’istante. Tutta la “scena” sarà durata 5 minuti, massimo sei. Più tardi, quando la vicenda venne pubblicata dalla stampa, il generale Graziani disse che “aveva scorto nel volto di quel soldato un sorriso beffardo” e che lo aveva fatto fucilare per il bene della Patria. La Grande Guerra fu anche questo. L’arroganza e lo sprezzo della vita umana da parte delle gerarchie militari, i poveracci mandati al macello. O macellati in casa propia senza pietà, per un “sorriso beffardo” o un sigaro non gettato a terra.
Queste cose ce le hanno raccontate magistralmente Mario Monicelli e Francesco Rosi in due film memorabili: “La Grande guerra” del ’59 e “Uomini contro” del 1970.
Domani, quando saremo lì a deporre quelle corone a memoria dei caduti, ricordiamoci di tutti i caduti. Anche di quelli caduti per mano di generali che erano già fascisti prima ancora del fascismo.
m.l.
Ancora oggi molte persone non sanno collegare il primo conflitto mondiale al secondo perché la stessa scuola non ha aperto nel passato loro gli occhi.Lo scenario della prima guerra era quello che è stato detto ma la maggioranza delle persone ancor oggi si dimentica oppure non sa’ che prima che la guerra guerra finisse, nell’ottobre del 1917 in Russia trionfò la rivoluzione bolscevica che detronizzò lo zar e la borghesia agraria. Quella rivoluzione sorta dal tallone di ferro zarista che aveva provocato fame, miseria e morte nel popolo russo, avrebbe dovuto sopportare anche l’attacco militare pagato da Inghilterra, Germania, Polonia, e Stati Uniti che mandarono nel territorio sovietico centinaia di migliaia di armati per spazzare via il pericolo bolscevico.Furono battuti e in Italia ed in tutta l’europa chi deteneva le ricchezze vere ebbe paura che quel vento arrivasse anche in casa propria e si dettero da fare alla grande per scongiurare take pericolo. il populismo ed il fascismo furono gli investimenti necessari a tal fine ed il fascismo occupò lo stato che continuò ad essere sabaudo ma funzionò in favore del fascismo chiudendo da prima un occhio e poi tutti e due.Le gerarchie militari, colpevoli della più stretta osservanza dei comandamenti delle scuole di polizia del regno ,di stretta obbedienza sabauda perché dai regnanti stessi istituite , rappresentavano i cani da guardia del regime ed è chiaro che si permettevano anche di compiere le efferatezze di cui il post parla nel caso del Gen.Graziani.Precedentemente a quel periodo della prima guerra mondiale anche nel nostro territorio ci furono dei morti come a Panicale per mano dei carabinieri che erano le guardie reali del Re:spararono su gente inerme ed uccisero uomini e donne solo perché un fermato durante uno sciopero del bestiame aveva osato alzare un bastone verso un carabiniere.Questo era il regime del terrore a cui andavano soggetti i poveri.Ed allora si può capire quali fossero stati la paura ed il timore per le quali tutta la struttura del poter temeva che si realizzassero quelle condizioni che avevano trionfato in Russia per le quali veniva cantato anche in Italia “ e noi faremo come la Russia, chi non lavora non mangera’” e tali erano le parole di una delle canzoni di rivolta. E’ stato poi il fascismo che ha impresso un impressionante arresto prima di tutto culturale al nostro paese, ma come in ogni sistema sociale , anche quando la democrazia ha ripreso forza affermandosi nella carta costituzionale, quei principi radicati nella gente e nel sottosviluppo delle masse non sono mai scomparsi perché non si può pensare che scompaiano redigendo trattati o documenti fra l’altro per una certa parte di questi mai realizzati nella realtà di ciò che contengano, ma,hanno prodotto i loro effetti fino al presente.E’ una lotta dura che durerà molto ma voglio sperare che non subisca involuzioni e dico questo poiché oggi ci sono tutti i rischi, procurati da più parti, e soprattutto procurati da coloro che si nascondono dietro idee liberali che liberali non lo sono affatto. E questo vale sia per il governo sia per le opposizioni.