CHIUSI, SGOMBERATO UN CENTRO DI ACCOGLIENZA: 11 MIGRANTI SMISTATI ALTROVE
CHIUSI – E’ stato sgomberato stamattina, 1 agosto, il centro migranti della onlus “La tavola di René” messa in piedi e gestita da Claudio Provvedi insieme ad altri volontari parecchi anni fa. Undici migranti verranno smistati presso altri centri e strutture di accoglienza nel territorio.
Lo ha deciso la Prefettura “per una migliore tutela e gestione dei migranti”, dopo che la Onlus che ha gestito finora la “Tavola di René” ha mostrato qualche difficoltà e segnali di affaticamento. Nessuna malversazione, nessuna appropriazione indebita, né episodi incresciosi come se ne leggono spesso sulle cronache di tutta Italia. Solo “affaticamento” e impossibilità a continuare nell’attività svolta fino ad ora da parte dei promotori.
Però solo riguardo alla gestione dei migranti, per la quale tra l’altro la onlus riceveva i previsti contributi pubblici. Gli altri ospiti della “Tavola di René”, così denominata in ricordo di un clochard che fu tra i primi a trovarvi rifugio e fu trovato morto a Castiglione del Lago in una fredda mattina d’inverno, rimarranno dove sono. Quella è una attività privata, volontaristica, senza esborso di soldi pubblici.
A Chiusi la Tavola di René è stata il primo tetto comunitario e la prima mensa sociale per chi non poteva permettersi altro… Il sodalizio ha svolto una attività senza dubbio meritoria e per molto tempo ha dato una efficace risposta ad un problema crescente, come quello della povertà, della marginalizzazione di tante persone trovatesi magari all’improvviso senza lavoro, senza casa, senza più una famiglia. Poi anche una risposta al problema dell’accoglienza di migranti, profughi, richiedenti asilo.
Adesso, dopo tanti anni di impegno e di sacrifici Claudio Provvedi e i suoi familiari e amici volontari alzano bandiera bianca su uno dei due fronti.
Hanno comunque fatto molto e la comunità deve essergliene grata. Il centro migranti chiude i battenti. Lo sgombero di oggi, operato con l’ausilio dei Carabinieri e del Comune, riguarda sia i locali di via Pasubio che quelli di via Cassia Aurelia, appena al di là dell’ex Passaggio a Livello.
Per i migranti a Chiusi rimarrà solo la struttura di accoglienza della Misericordia che ha già una trentina di ospiti e adesso anche il “monopolio” in questo campo, anche se pure la Caritas offre un servizio di mensa comunitaria.
La città passa da 43 migranti a 32, che tra l’altro è il numero in linea con la “quota spettante” in base agli accordi e alle direttive della Prefettura a livello provinciale.
Ma se per i migranti/profughi stare a Chiusi o altrove alla fine cambia poco, è invece un bene che la struttura rimanga attiva per gli altri, per gli ospiti non migranti, cioè quelli del posto o comunque italiani che da tempo hanno trovato una casa alla Tavola di René. Per loro dover andare altrove sarebbe stato un nuovo “sradicamento”, una nuova ferita da aggiungere alle altre che si portano addosso…
Da segnalare che qualche mese fa, il Comune ha respinto la richiesta di una Cooperativa privata per l’apertura di un centro di accoglienza a Chiusi Scalo, proprio perché avrebbe alzato enormemente la quota spettante mettendo Chiusi in una situazione di squilibrio rispetto ad altri paesi e anche perché l’edificio che avrebbe dovuto ospitarla è risultato non idoneo e non a norma.
“Questo non significa che Chiusi stia diventando una città meno ospitale, più chiusa, meno ricettiva e accogliente”, dice il sindaco Bettollini, che poi aggiunge: “Si tratta solo di rispettare dei parametri concordati e degli standard di gestione che permettano di garantire un’accoglienza dignitosa, efficiente e non portino a situazione di squilibrio che sarebbero difficilmente gestibili…”.
Probabilmente la normativa in vigore sull’accoglienza e la gestione dei migranti e profughi richiede uno standard che la Tavola di René non era più in grado di garantire. Da qui la decisione dello sgombero da parte della Prefettura.
Resta indubbio però, che al di là dei migranti, il problema degli ultimi, dei disperati, dei senza tetto e senza famiglia, dei padri separati finiti sul lastrico, dei clochard che sbarcano dai treni se lo è posto sostanzialmente solo la Tavola di René. Molti altri hanno chiuso un occhio e spesso tutti e due…
m.l.
Per me è stata una vera fortuna e la mia salvezza che esiste la tavola di rene mi ha dato la possibilità di ripartire da zero e tutto ora lavoro da tre anni Grazie a tutti voi persone speciali dal presidente e tutti gli suoi collaboratori e gli ragazzi. Grazie
Nelle ultime 4 righe del tuo post c’e contenuta una verità che è quella che oltre alla Tavola di Rene’ altro in effetti non c’e stato che abbia mostrato la disponibilità di assistenza agli esclusi come invece ha cercato di porre in essere Claudio Provvedi con i suoi collaboratori.A loro andrebbe dato il riconoscimento ed il plauso di tutta la cittadinanza e magari un riconoscimento delle volontà avute verso gli ultimi.Qualche volta ho avuto anch’io uno scambio polemico con Provvedi su motivi essenzialmente legati alla religione ma riconosco senza alcuna esitazione la sua onestà intellettuale nell espletare il servizio che ha reso in considerazione delle sue idee.Per tutte le altre strutture invece dove c’ il legame diretto ed indiretto con la politica è bene invece astenersi dall essere polemici.
Voglio precisare: Il parere del Sindaco, i parametri, gli standard etc.. in merito alla chiusura del CAS,valgono meno di zero. Niente sgombero! La nostra è stata una scelta di gratuità assolutamente autonoma! Grazie
Infatti, c’è scritto anche nell’articolo che è stata la gestione del centro a tirare i remi in barca sul versante dell’accoglienza ai migranti, ma l’operazione di trasferimento dei migranti ospiti (11) il 1 agosto è comunque avvenuta per iniziativa/ordinanza della Prefettura e con l’ausilio delle Forze dell’ordine, probabilmente solo per assicurare che tutto avvenisse in sicurezza. Da qui l’uso del termine sgombero. Che è quello previsto dal vocabolario e dal linguaggio della cronaca per operazioni fatte con tali modalità. Nessuno ha parlato di sgombero forzato o altro. E l’articolo dà anche atto alla Tavola di René dell’opera meritoria che ha fatto e sta facendo, spesso in totale solitudine a favore degli ultimi e dei disperati. Se mai c’è da dire che il trasferimento degli 11 migranti si sta rivelando non indolore, qualcuno è stato indirizzato a molti chilometri di distanza (Radicondoli) e ha perso l’opportunità di fare ciò che faceva a Chiusi (un corso di italiano per esempio…) oltre ai contatti con amici e compagni di sventura… Su questo magari una riflessione si potrebbe fare
I ragazzi destinati a Radicondoli sono stati trasferiti a Cetona proprio per i motivi da te esposti