SABATO 17 AL “SEASONS” DI CHIUSI SCALO: LA STORIA DEL PUNK, CON STEFANO GILARDINO

venerdì 16th, marzo 2018 / 16:21
SABATO 17 AL “SEASONS” DI CHIUSI SCALO: LA STORIA DEL PUNK, CON STEFANO GILARDINO
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CHIUSI  – Il Lars Rock Fest che si tiene dal 2012 a Chiusi si è via via specializzato sempre più sul genere punk e post punk. Nel 2016 arrivarono i mitici Wire, nel 2017 un’altra band storica,  inglese, The Gang of Four (La Banda dei 4), quest’anno sarà la volta degli americani Protomartyr. Roba forte, in tutti i sensi. Anche in senso politico, culturale e sociale, perché il punk e poi il post punk hanno segnato un’epoca, quella successiva al grande rock degli anni ’60 e dei primi ’70. Il punk è musica da barricate, disse qualcuno, quando all’epoca di Margareth Tatcher  i Clash, i Sex Pistols e anche i Wire e i Gang of Four infiammavano (letteralmente) le platee e le piazze britanniche. Ma se la scelta del direttore artistico del Lars, sembra essere abbastanza chiara, il pubblico potrebbe anche non capire il perché di tale “infatuazione”. Una risposta può venire domani, sabato 17 marzo. Il Gruppo Effetti Collaterali (Gec), che organizza il Lars Rock Fest, propone infatti alle ore 18,00 presso il Seasons Restaurant a Chiusi scalo la presentazione di un libro e “incontro con l’autore” che può spiegare molte cose a proposito di Punk e post Punk. A seguire selezione musicale rigorosamente di genere…  Il libro è “La storia del Punk” e l’autore è Stefano Gilardino che nell’occasione sarà intervistato da Chiara Colli (Mucchio Selvaggio, Radio Città Futura) e Stefano Pifferi (Sentireascoltare).

L’iniziativa è in collaborazione con il Comune di Chiusi, la Biblioteca Comunale, Chusinvetrina e fa parte della rassegna Libriamoci, sezione Gec & book

“Nessun futuro” cantava Johnny Rotten mentre i Clash rispondevano a tono con “No a Elvis, no ai Beatles e ai Rolling Stones”.
Il 1976 è stato l’anno zero della storia del rock, quello in cui la musica è ripartita da capo, con nuove energie e influenze inedite. Il punk rock, al contrario del suo slogan più celebre – nessun futuro, appunto – ha dimostrato invece di averne uno molto brillante e non solo in campo musicale.
Memore delle proprie radici, quelle di Stooges, Velvet Underground, New York Dolls e MC5, il punk ha cambiato il corso della storia con Sex Pistols e Clash nel Regno Unito e Ramones negli Stati Uniti, prima di evolversi in decine di sottogeneri altrettanto rivoluzionari.
Dal post-punk all’hardcore, si è arrivati negli anni Novanta a conquistare le classifiche di tutto il mondo grazie a una formula che ha unito l’aggressività e la rabbia proprie di quel genere con le melodie pop che appartengono solo alle grandi canzoni. E allora è toccato a Green Day e Offspring commercializzare una musica ribelle che pareva impossibile da vendere e che, invece, ha saputo riconquistare il suo ruolo naturale, scomodo e provocatorio. Ancora oggi, il punk rock sembra davvero la colonna sonora perfetta per un mondo sempre meno a misura d’uomo

Cosi scrive l’autore Stefano Gilardino noto  scrittore e giornalista musicale, che ha iniziato la carriera in proprio, creando la fanzine punk hardcore Senza Nome, all’inizio degli anni Ottanta. È stato redattore di importanti riviste italiane come “Rocksound”, “Speciale Punk”, “Onstage Magazine”, “Dinamo” e “Vida”, e collaboratore di “XL/Repubblica”, “Rolling Stone”, “Bam! Magazine”.
Ha scritto il libro “100 dischi ideali per capire il punk” (Editori Riuniti, 2006) e collaborato alla stesura delle schede di “1000 concerti che ci hanno cambiato la vita” di Ezio Guaitamacchi (Rizzoli, 2010). Nel 2015 ha fondato l’etichetta Intervallo, dedita alle ristampe di sonorizzazioni sperimentali italiane degli anni Settanta. Vive e talvolta si diverte a Milano. parole sue.

Sarà un piacere ascoltare ciò che racconterà sui Clash e dintorni e su quella musica da barricate e bassifondi che ha cambiato il rock.

 

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