CHIUSI, APPELLO DEI PODEMOS: MA E’ UNA CHIAMATA ALLE ARMI O UNA RESA INCONDIZIONATA?
CHIUSI – Personalmente avrei gradito – e l’ho scritto su queste pagine – che qualcuno, a livello locale, avesse aperto una discussione sul “panorama” a sinistra del Pd in vista delle elezioni del 4 marzo. Avrei gradito che fossero stati i Podemos a farlo. Chi se non una forza politica che ha messo la parola sinistra nella propria ragione sociale?
Sarebbe stato opportuno, a mio avviso, che Possiamo avesse affrontato un tema che non li vede parlare con voce univoca: c’è chi si è schierato con Liberi & Uguali (Nasorri, Agnese Mangiabene, Patrizi…), chi con Potere al Popolo (Peppicelli), chi direttamente con il Pd o cespugli al seguito (Baessato). Forse qualcuno sta pure con i Comunisti di Marco Rizzo…. E in tutto questo non c’è niente di male. In regime di legge elettorale proporzionale la frantumazione è inevitabile. Fisiologica. Ma perché non parlarne, non chiarire se ciò inficia anche l’azione politica del movimento che è a tutti gli effetti la seconda forza politica cittadina? Osservando dall’esterno, il dubbio può venire…
Niente. A due settimane dal voto, nessuna discussione sul tema. Possiamo-Sinistra per Chiusi l’argomento lo ha saltato a piedi pari… Ognun per sé, Dio per tutti. Peccato, perché quei 600 e passa elettori che alle comunali del 2016 votarono Possiamo, lo fecero, in gran parte per un motivo: perché su quel simbolo c’era più rosso che negli altri e c’era scritto “sinistra”. C’era una sinistra orfana, dispersa, senza tetto, che nella lista di Luca Scaramelli & C. trovò un motivo di speranza, un’ancora a cui aggrapparsi per non cedere definitivamente le armi al pensiero unico renziano da un lato e al populismo ringhioso e un po’ qualunquista dei grillini dall’altro.
Senza un cenno al “panorama” elettorale, all’offerta politica che gli elettori di sinistra troveranno sulla scheda del 4 marzo, i Podemos chiusini hanno diffuso oggi una nota sulla loro pagina Facebook, che nelle intenzioni forse voleva essere una “chiamata alle armi” del proprio popolo, ma nella realtà suona come una dichiarazione di resa. Come la fine politica del movimento che si presentò nel 2016. Quindi anche come la fine di quella speranza…
Scrive Possiamo: “E’ risaputo: quando governava Berlusconi, la colpa era della sinistra smembrata e dormiente, quando Renzi ha preso le redini del paese, le cose non andavano bene a causa del movimento 5 stelle, populista, qualunquista e aggressivo oppure della “sinistra estrema”, della sua visione limitata e rigida, del suo scarso senso di inclusione. Insomma, in questo paese non si danno mai le responsabilità a chi le detiene veramente, cioè a chi governa. Questo è indice di un sistema confuso e confusionario, con lacune evidenti, al limite del ridicolo.
Così avviene pure nel nostro paese: capita sempre più spesso di essere fermati per strada, essere criticati, essere messi sul banco di scuola. Speriamo che tutti si siano accorti che al governo di questo comune ci sia Bettollini e la sua maggioranza PD. Se le cose non vanno bene, se si ritiene una scelta poco opportuna, crediamo sia doveroso da parte dei cittadini prendere posizione contro i governanti e non asserire “ma voi opposizione cosa fate per questo problema? Non riuscite neppure a fermarli se sbagliano. Avete perso un’occasione per scavalcare l’avversario”.
Vorremmo chiarire una volta per tutte quale sia il ruolo che secondo noi un’opposizione politica dovrebbe avere. Partendo dal presupposto che non è stato raggiunto politicamente, né favorito giuridicamente, l’obiettivo di un efficace contrasto da parte dei gruppi di minoranza nei confronti di una maggioranza sempre più rafforzata (basta capire il potere dei gruppi di opposizione all’interno dei consigli comunali, praticamente nullo), crediamo che un esercizio efficace per l’opposizione si limiti ai compiti di critica e controllo. Alla base di tutto ciò risiede l’interpretazione della competizione politica tra schieramenti che si fronteggiano secondo la logica dell’antitesi amico-nemico; interpretazione che rigettiamo perché priva di senso. Secondo noi la logica che governa la competizione politica deve essere quella del confronto politico, nel rispetto delle regole procedurali ed istituzionali.
Il nostro gruppo politico è formato da 8/10 persone di cui due consiglieri comunali; abbiamo affittato una sede, ci ritroviamo tutte le settimane per discutere delle maggiori questioni del paese e del consiglio comunale, cercando di analizzare, studiare le varie situazioni e farci portatori di proposte. Siamo persone comuni, nessuno di noi è un professionista della politica e i nostri mestieri riguardano tutt’altro. Cerchiamo di impegnarci come possiamo, sperando di portare contributi importanti nella politica del paese.
Evidenziamo che questo non è un comunicato polemico o di accusa, ma soltanto un invito a chi ha mosso certe critiche, ad unirsi al nostro gruppo per poter portare proposte alternative alle nostre e, forse, anche più incisive. Le questioni sono davvero molte e le risorse poche. Abbiamo bisogno di nuove menti e nuovi pensieri, per cui apriamo le nostre porte a chiunque volesse portare il proprio contributo. Vi invitiamo a contattarci al nostro indirizzo e-mail possiamochiusi@gmail.com e sulla nostra pagina Facebook.”
Dopo la certificazione dell’impotenza e quasi inutilità dell’opposizione (dovuta anche al sistema elettorale e alle normative che regolano la vita dei Comuni), i Podemos scrivono una cosa disarmante: “Il nostro gruppo politico è formato da 8/10 persone di cui due consiglieri comunali; abbiamo affittato una sede, ci ritroviamo tutte le settimane per discutere delle maggiori questioni del paese e del consiglio comunale, cercando di analizzare, studiare le varie situazioni e farci portatori di proposte. Siamo persone comuni, nessuno di noi è un professionista della politica e i nostri mestieri riguardano tutt’altro. Cerchiamo di impegnarci come possiamo, sperando di portare contributi importanti nella politica del paese”.
Se, dopo un anno e mezzo dalle elezioni, Possiamo si è ridotta ad un gruppo di 8-10 persone che si riuniscono solo tra loro, significa che ha perso per strada anche qualcuno dei candidati (erano 12), che non ha saputo o voluto coinvolgere nessuno dei 600 elettori che diedero il proprio voto alla lista. Che il progetto politico (che non era solo quello di portare qualcuno in consiglio, quanto piuttosto quello di ridare voce e rappresentanza alla sinistra dispersa e diffusa, di ricominciare a fare politica nella città, no solo nell’aula consiliare) è fallito o quantomeno si è talmente affievolito e rinseccolito da coinvolgere solo una sparuta pattuglia di volenterosi…
Dire “se le cose non vanno, prendetevela con chi governa, non con le opposizioni che hanno pochi strumenti per incidere e non sono fatte da professionisti della politica!” è vittimismo puerile e, come dicevo, una dichiarazione di resa. E’ il contrario di ciò che io, elettore di sinistra e elettore di Possiamo, mi sarei aspettato.
Quello che a mio avviso è mancato ai Podemos in questo anno e mezzo non è certo l’impegno in Consiglio Comunale, o sulle questioni che via via l’amministrazione comunale ha messo sul tavolo… E’ mancata la presenza politica, è mancato il coinvolgimento (almeno il tentativo di farlo) della cittadinanza e in particolare di quei 600 elettori. Nemmeno quelli che hanno dichiarato il loro appoggio pubblicamente sono stati cercati, invitati e coinvolti. Quella che era una speranza politica seria è diventato un gruppetto di amici, molto ristretto peraltro. Magari è piacevole ritrovarsi a discutere tra amici, lo abbiamo fatto tutti, ma la politica è altra cosa. Richiede anche altre modalità, altre dinamiche, altre prospettive… In pochi e sempre i soliti si va poco lontano. E’ difficile anche partire, figuriamoci arrivare…
La campagna elettorale per le politiche poteva rappresentare un’occasione ghiotta per far sentire la propria presenza, anche a fronte della citata frammentazione in varie formazioni, proprio per rimarcare che a livello locale, nonostante collocazioni diverse, poteva e può esserci un denominatore comune. Poteva essere l’occasione per alzare il tiro, per parlare di temi meno contingenti volando un po’ più in alto.
L’appello finale contenuto nella nota diffusa oggi, che parla di porte aperte a chiunque voglia portare il proprio contributo, non cambia la prospettiva. Anzi, è il deprofundis. Altro che porte aperte, sembra quasi dire “amici e compagni, qui siamo alla frutta… ‘le questioni sono molte e le risorse poche’… Qualcuno ci dia una mano, se no si chiude!”. Dal punto di vista della comunicazione (tanto cara ai giovani emergenti) è un finale devastante. Che prospetta scenari tristi.
La Primavera, nella scorsa legislatura, si ritirò sull’Aventino abbandonando il consiglio comunale come atto politico di protesta. Qui non c’è atto politico. C’è una bandiera bianca alla finestra. Qualcosa che somiglia ad un suicidio in diretta. Quantomeno ad un rompete le righe. Il che suona anche come un regalo inusitato ai 5 Stelle che avrebbero così l’esclusiva dell’opposizione e ai quali i Podemos in qualche occasione si sono accodati in un abbraccio pericoloso. Perché Possiamo nacque su altre premesse culturali, ideali e politiche rispetto ai 5 Stelle.
Auguro vivamente ai Podemos che i 600 elettori di cui sopra (o almeno quelli che ancora si ricordano di aver votato i podemos nel 2016) rispondano in massa e la sede presa in affitto risulti troppo angusta per contenerli tutti… Purtroppo ho i miei dubbi che ciò accada. Ed è un peccato. Le occasioni perse o sprecate, difficilmente si ripetono.
Una soluzione, forse ci sarebbe. Quella di vedere finalmente il gruppetto dei Podemos uscire da quella sede, abbandonare le riunioni tra loro per parlare con la gente, fare iniziative e partecipare sempre a quelle degli altri, dire la propria su qualunque questione. Scindendo e diversificando il lavoro consiliare dall’azione politica e culturale nel territorio. Ne avranno voglia?
E’ vero che nessuno fa politica a tempo pieno, ma i social e la tecnologia aiutano, 30 anni fa era diverso, ora si può stare sul pezzo anche da casa, i contatti corrono veloci con Facebook e WhatsApp, non c’è bisogno ogni volta di convocare il politburo… Invece Possiamo, pur essendo un gruppo non elefantiaco e piuttosto giovane si è mossa con la leggerezza e la spigliatezza del Komintern. E la fatica ha preso il sopravvento. Le relazioni e le discussioni nel Komintern sono sempre state faticosissime ed estenuanti…
Marco Lorenzoni
Perdonami Marco, ma non comprendo quali siano i passaggi che ti hanno indotto ad interpretare questo nostro comunicato come una dichiarazione di resa. Hai, tra l’altro, virgolettato parole non scritte da noi. La nostra nota è un chiaro invito alla partecipazione, in virtù del fatto che, sovente, riceviamo sostegno e puntualizzazioni. Riteniamo più utile che tutto questo avvenisse pubblicamente, affinché si possa portare avanti un lavoro più concreto.
è scritto nel’articolo, Agnese cosa mi ha indotto a tale interpretazione… “Il nostro gruppo politico è formato da 8/10 persone di cui due consiglieri comunali”… e poi “un invito a chi ha mosso certe critiche, ad unirsi al nostro gruppo per poter portare proposte alternative alle nostre e, forse, anche più incisive. Le questioni sono davvero molte e le risorse poche. Abbiamo bisogno di nuove menti e nuovi pensieri..” . L’intenzione sarà anche quella di aprire le porte e avvicinare più gente, ma l’immagine che è emerge è – a mio avviso – quella di un gruppetto sparuto, affaticato, che dopo un anno e mezzo si accorge che da solo va poco lontano e ha bisogno di “nuove menti e nuovi pensieri”… Ovviamente la mia è una opinione personale (non a caso l’articolo sta nella rubrica “opinioni”), per quanto interessata e dovuta anche all’appoggio che personalmente ho dato al movimento. E come ho scritto, mi auguro e auguro a Possiamo che l’appello abbia successo. Non metto in dubbio le intenzioni, ho solo detto che il modo in cui la cosa viene presentata è quantomeno errato come comunicazione. Buon lavoro…
Signora Mangiabene lei ha molto tempo da perdere se lo spreca con un anziano sedicente giornalista che si autoreferenzia ma che dopo una vita è rimasto, lui si dentro ad una staznzina prigioniero di quattro sponsor locali.Fa persino una certa tenerezza.
Sembrerebbe strano, ma si capisce che tutto ciò la dica lunga.In pratica ”io ti creo ed io ti distruggo” e si capisce da queste parole dette l’intento principale anche se l’uno possa non escludere l’altro beninteso, ma l’uno è contenuto nell’altro e cioè che la cosa principale di natura strategica non era l’affermazione ed il traino della lista Possiamo se pur ineccepibile e non criticabile al momento della creazione,ma un secondo dopo appare come frazionamento del fronte di opposizione al PD poichè il pericolo erano i 5 stelle e che se non fosse stata creata la lista Possiamo quei voti saebbero andati ai 5 Stelle.Quindi la necessità di una lista fatta quasi il giorno prima e sul filo di lana si è rivelata utile allo scopo non tanto di Possiamo ma inevitabilmente del PD.Su questo c’è poco da dire ed attenzione: senza togliere dignità alcuna di esistere a ” Possiamo” beninteso che ha il diritto ndi essere stata creata ed aver preso i consensi da tutti quei cittadini.Queste osservazioni che ha fatto Marco Lorenzoni a proposito della pericolosità di convergenza sui 5 stelle se non fosse stata creata la lista Possiamo non credo che ci voglia una intelligenza strategica superiore a farle, ma cio non toglie che pur rivelando e comprendendo anche una intenzione precisa, non sindacabile poichè pienamente autonoma di Possiamo, ma nello stesso tempo dovremmo essere tentati di chiederci : ”Avrebbe avuto conseguenze il contrario di tutto questo”? E’ difficile rispondere a questa domanda. Senz’altro sul fatto del confronto dei numeri maggioranza-opposizione no, ma almeno sulla psicologia di 1300 votanti circa in un luogo come Chiusi può anche darsi che non fosse passata inosservata di certo. Ed era anche questo che poteva far paura.Anche volendo immaginare successivi confronti elettorali,l’impatto non sarebbe stato proprio da trascurare.E’ riuscito il fatto, ed è riuscito anche il disaccordo e l’allontanamento che quasi subito dopo ha preso piede fra aspre critiche come hanno visto tutti. E’ ugualmente strano se mi è concessa una riflessione che da parte di Marco Lorenzoni sia ricorrente il fatto che ”ormai i partiti non esistano più”, che il pd non esista più e che ci siano solo esponenti che sembra nuotino fra i flutti di un mare in tempesta”. Ma a chi lo vuol far credere? Niente di più inverosimile di questo perchè se prendiamo per esempio il PD -almeno a parer mio visto dall’esterno- il partito dietro alle persone appare,se non altro con le strutture organizzative e sono quelle che procurano i risultati e non le persone, che prese una ad una sotto il piano politico e concezione della politica secondo me sono insignificanti, ma che si appoggiano per la loro attività organizzativa alla struttura ed all’intelaiatura che ancor oggi in quel partito funziona bene o male le vicissitudini , indipendentemente poi anche da ciò che produca (e questo è ben un altro paio di maniche).Quindi il riferimento che Lorenzoni fa valere della diversità di piano e radici culturali 5 Stelle e Possiamo accostati e criticati viene usata alla bisogna a seconda di quello che si voglia dimostrare, perchè in tante occasioni ne ha polverizzato l’esistenza come partiti organizzati dicendo cose anche giuste e giuste riflessioni di carattere culturale, ma altre volte ha fatto altri ragionamenti dove valeva l’estrazione, il percorso politico, la lontananza politica e le differenza fra programmi, come quello che ha fatto adesso. Io credo che queste siano crepe comuni a molti perchè oggi la stessa stampa è di tal genere, emette sentenze e nello stesso tempo un secondo dopo distrugge o non considera quello che ha detto un secondo prima.Ma attenzione, non è che venga fatto questo perchè si è preda di qualche sindrome, ma viene posto in essere tale comportamento perchè si debbano raggiungere certi scopi, scopi di carattere politico ben s’intende, confortati da discorsi che oggi tornano ma che giusto ieri erano totalmente diversi e fatti su un piano diverso. Magari se lo si fa notare stiamo tranquilli che c’è sempre la scappatoia, e si cade sempre in piedi.Ognuno la può pensare come vuole e come crede, ma l’arte di salvarsi in qualsiasi situazione è assunta a costume d’epoca, fino al punto di dire-,come fanno molti-che devono dimostrare la giustezza del cambiamento e di aver scelto la posizione giusta criticando e dicendo ai quattro venti che solo i coglioni o peggio, non cambiano……patologie di quest’epoca si dice…ma personalmente- se interessa a qualcuno non sò- ma le medicine non le prendo ed è per me una libera scelta quella di rimanere un coglione. A differenza di altri quando ci penso mi fà anche contento, guarda un po’ ?….
Carlo, qui nessuno emette sentenze, solo che un cronista osserva e interpreta. Se poi il cronista è anche – nel caso specifico – un “simpatizzante” del movimento i questione, se permetti certe considerazioni vengono quasi obbligatorie… L’italiano non è un’opinione. Se un gruppo ammette di essere ridotto a 8-10 persone (meno della lista dei candidati che si presentarono alle elezioni), il cronista simpatizzante che cosa deve dedurre, che quel gruppo gode di ottima salute ed è il perno del dibattito politico locale? Quanto alle elezioni 2016, non sono mica convinto che senza Possiamo, quei voti sarebbero andati ai 5 Stelle (che comunque avrebbero perso lo stesso). Così come sono convinto che senza i la lista 5 Stelle i voti grillini non sarebbero andati tutti a Possiamo. Per una questione di “differenze” e di colori, che in quel momento era molto evidente. Oggi un po’ meno.E a mio avviso non è un bene.
bisogna ammettere che la sensazione che primapagina stia facendo campagna elettorale per il pd si comincia a percepire, un po’ mi dispiace.
Impressione sbagliata. Rilevare errori o limiti degli altri non significa fare campagna per il pd. Avrei preferito ragionare e al limite fare campagna per la formazione politica (di sinistra) indicata dai podemos. Purtroppo l’indicazione non è venuta…L’aver frequentato il Pci mi ha insegnato ad essere più esigente e severo con i miei che non con gli avversari politici, dai quali non mi aspetto granché. Lo faccio anche nel calcio. Tifo Fiorentina e mi incazzo per i gol sbagliati da Simeone & C. o per le papere del portiere, per il mercato sbagliato e i bidoni acquistati, non perché gli altri son più forti…Come recita una vignetta di Altan, “non sono deluso, sono schizzinoso!” Al sig. Alessio Rossi, che mi dipinge “prigioniero di quattro sponsor locali”, vorrei dire, semplicemente che il problema sorge (ed è più grave) quando lo sponsor è uno solo… Finché son quattro può stare tranquillo, che l’indipendenza è garantita…
essendo notoriamente i fiorentini di Firenze in maggioranza juventini,le fa onore difendere sempre le minoranze.
Capisco il senso del Comunicato: siamo pochi,invece di parlare, aiutateci. Ma temo non sia un modo efficace di coinvolgimento. Purtroppo, suona più ad una richiesta di aiuto come ultima spiaggia che come un invito forte ad unirsi alla lotta. Per esperienza direttissima, so quanto sia difficile coinvolgere i cittadini di uno o più territori a partecipare attivamente alla vita politica (in questo caso di opposizione), stimolarli a costruire oltre che a distruggere. Nella pars destruens non ci batte nessuno ma nella pars construens ci areniamo rovinosamente, perchè è quella che prevede presenza, impegno, tempo, motivazione e libertà da pregiudizi e tresche partitiche. E però,se si vuole ribaltare un sistema stagnante e incancrenito, se si vuole ridare dignità alla politica, bisogna ripartire proprio dal dialogo costante con i cittadini, dalla contro-informazione, dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dalle diverse prese di posizioni chiare e trasparenti, pubbliche insomma; dal coinvolgimento diretto, sul campo. Non attraverso comunicati una tantum, da cui traspare un senso di stanchezza. La sfida è proprio questa. Soprattutto quando in tanti mettono la firma o il voto ma non la faccia, perchè hanno qualcosa da perdere o da guadagnare. Ma è contro queste logiche che bisogna lottare. E non si può partire dall’alto, dall’interno, come si suol credere o dire. Si può fare solo partendo dal basso. E ci vogliono tempo, determinazione, costanza, motivazione e pure un poco di creatività. Preciso che la mia non vuole essere una critica distruttiva. Anzi, è un contro-invito alla riflessione che però prevede un’autocritica forse anche un po’ severa. Spero possa essere utile
Scusate bravi cronisti ma secondo voi invece il pd si riunisce quotidianamente con cento militanti che propongono ed elaborano? Il problema è che quando si deve rendere conto agli sponsor locali e al signorotto che governa il giornalismo, quello vero va a farsi friggere. Meglio sarebbe ammettere che per arrivare alla fine del mese bisogna stare con chi sostiene la baracca, sarebbe intellettualmente molto ma molto più onesto.
E al limite anche comptensibile, invece di giocare ai bravi cronisti che alla fine per un po’ di briciole sono costretti a bacchettare sotto al tavolo del padrone.
Posso mandarla onestamente a quel paese o ci va da solo? Perché discutere si può, fino alla noia, offendere il lavoro altrui non è consentito. A nessuno.
Quanto scritto da Possiamo è l’espressione genuina e forse disincantata di vedere la politica, senza nascondersi e senza retorica. Se la guardiamo con gli occhi di chi ha esperienza politica è un’ammissione di impotenza e forse di resa. Per chi la guarda con occhi diversi e meno con gli schemi classici è un atto di realismo ormai raro che meriterebbe qualche riflessione. Una cosa mi stupisce. Marco Lorenzoni dice: “L’aver frequentato il Pci mi ha insegnato ad essere più esigente e severo con i miei che non con gli avversari politici”. Questo è vero, ma nel PCI c’era anche un gande spirito di solidarietà e di condivisione delle difficoltà. Ciò, non significava nascondere la realtà o essere stati intrisi di ipocrisia. Semplicemente, voleva dire sentirsi parte di qualcosa in cui si condividono cose positive e cose negative, forza e debolezza. Oggi invece si preferisce subito puntare il fucile. La partecipazione è un problema di tutti i partiti e di tutta la politica. Chi ha scritto l’articolo di Possiamo l’ha messa a nudo sul tavolo, senza reticente. Invece di accuse o proclami sterili sarebbe utile aprire una vera discussione sulle cause e sui possibili rimedi.
Nell’articolo, qualche rimedio è indicato. Basta leggerlo fino in fondo, anche se è un po’ lunghino… P.S. io sono uno dei 600 elettori di Possiamo, l’ho dichiarato pubblicamente fin dalla prima ora, e più volte in seguito, ma NON SONO MAI STATO INVITATO ad una riunione. Una volta o due a cena sì. Non so se gli altri 590 o quanti di loro – oltre gli 8-10 citati da Possiamo – siano invece stati più volte invitati a partecipare a discussioni, incontri, confronti oltre che a cena… Spero di sì. E comunque l’articolo non è un attacco a Possiamo, è una riflessione su una comunicazione a mio avviso errata nella forma e controproducente per il movimento. Quindi, in sostanza, è una prima risposta all’appello. Con qualche “consiglio” da anziano…
Ma bravo il giornalista, troppo facile stare in cattedra a fare il maestrino con tutti,poi se arriva la critica in forma di constatazione si manda a quel paese il commentatore. Complimenti, del resto lei è colui che in anni di lavoro ha sempre avuto ragione è non ha sbagliato mai.
M’ah, se sia un male od un bene credo che possa essere non facile dirlo.Tieni conto che in questo lasso di tempo almeno nel paese nostro le contraddizioni si sono acuite e stiamo vedendo che tutto l’establishment a cominciare da sindacati,categorie imprenditoriali ed associazionismo si schierano tutti col potere costituito, tutti senza un minimo di riflessione politica ma direi per serrare le fila di un confronto-scontro che più il tempo passa e più secondo me mostra la verità nascosta sotto il tappeto.E quindi da parte di una lista di sinistra l’avvicinamento ad un altro gruppo di forze può far considerare il parallelismo ed una tendenza univoca nel merito delle questioni che andranno affrontate in futuro e per questo una pre-condizione per prossimi confronti ed anche una lezione, che saranno influenzati ancor di più -a parer mio – dai risultati elettorali nazionali che verranno.
Ma il movimento Possibile a livello nazionale con il leader Civati,non ha contribuito al programma che ha condotto a Liberi Uguali ?