CHIUSI, APPELLO DEI PODEMOS: MA E’ UNA CHIAMATA ALLE ARMI O UNA RESA INCONDIZIONATA?

lunedì 19th, febbraio 2018 / 19:12
CHIUSI, APPELLO DEI PODEMOS: MA E’ UNA CHIAMATA ALLE ARMI O UNA RESA INCONDIZIONATA?
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CHIUSI – Personalmente avrei gradito – e l’ho scritto su queste pagine –  che qualcuno, a livello locale, avesse aperto una discussione sul “panorama”  a sinistra del Pd in vista delle elezioni del 4 marzo. Avrei gradito che fossero stati i Podemos a farlo. Chi se non una forza politica che ha messo la parola sinistra nella propria ragione sociale?

Sarebbe stato opportuno, a mio avviso, che Possiamo avesse affrontato un tema che non li vede parlare con voce univoca: c’è chi si è schierato con Liberi & Uguali (Nasorri, Agnese Mangiabene, Patrizi…), chi con Potere al Popolo (Peppicelli), chi direttamente con il Pd o cespugli al seguito (Baessato). Forse qualcuno sta pure con i Comunisti di Marco Rizzo…. E in tutto questo non c’è niente di male. In regime di legge elettorale proporzionale la frantumazione è inevitabile. Fisiologica. Ma perché non parlarne, non chiarire se ciò inficia anche l’azione politica del movimento che è a tutti gli effetti la seconda forza politica cittadina? Osservando dall’esterno, il dubbio può venire…

Niente. A due settimane dal voto, nessuna discussione sul tema. Possiamo-Sinistra per Chiusi l’argomento lo ha saltato a piedi pari… Ognun per sé, Dio per tutti. Peccato, perché quei 600 e passa elettori che alle comunali del 2016 votarono Possiamo, lo fecero, in gran parte per un motivo: perché su quel simbolo c’era più rosso che negli altri e c’era scritto “sinistra”. C’era una sinistra orfana, dispersa, senza tetto, che nella lista di Luca Scaramelli & C. trovò un motivo di speranza, un’ancora a cui aggrapparsi per non cedere definitivamente le armi al pensiero unico renziano da un lato e al populismo ringhioso e un po’ qualunquista dei grillini dall’altro.

Senza un cenno al “panorama” elettorale, all’offerta politica che gli elettori di sinistra troveranno sulla scheda del 4 marzo, i Podemos chiusini hanno diffuso oggi una nota sulla loro pagina Facebook, che nelle intenzioni forse voleva essere una “chiamata alle armi” del proprio popolo, ma nella realtà suona come una dichiarazione di resa. Come la fine politica del movimento che si presentò nel 2016. Quindi anche come la fine di quella speranza…

Scrive Possiamo: “E’ risaputo: quando governava Berlusconi, la colpa era della sinistra smembrata e dormiente, quando Renzi ha preso le redini del paese, le cose non andavano bene a causa del movimento 5 stelle, populista, qualunquista e aggressivo oppure della “sinistra estrema”, della sua visione limitata e rigida, del suo scarso senso di inclusione. Insomma, in questo paese non si danno mai le responsabilità a chi le detiene veramente, cioè a chi governa. Questo è indice di un sistema confuso e confusionario, con lacune evidenti, al limite del ridicolo. 
Così avviene pure nel nostro paese: capita sempre più spesso di essere fermati per strada, essere criticati, essere messi sul banco di scuola. Speriamo che tutti si siano accorti che al governo di questo comune ci sia Bettollini e la sua maggioranza PD. Se le cose non vanno bene, se si ritiene una scelta poco opportuna, crediamo sia doveroso da parte dei cittadini prendere posizione contro i governanti e non asserire “ma voi opposizione cosa fate per questo problema? Non riuscite neppure a fermarli se sbagliano. Avete perso un’occasione per scavalcare l’avversario”. 
Vorremmo chiarire una volta per tutte quale sia il ruolo che secondo noi un’opposizione politica dovrebbe avere. Partendo dal presupposto che non è stato raggiunto politicamente, né favorito giuridicamente, l’obiettivo di un efficace contrasto da parte dei gruppi di minoranza nei confronti di una maggioranza sempre più rafforzata (basta capire il potere dei gruppi di opposizione all’interno dei consigli comunali, praticamente nullo), crediamo che un esercizio efficace per l’opposizione si limiti ai compiti di critica e controllo. Alla base di tutto ciò risiede l’interpretazione della competizione politica tra schieramenti che si fronteggiano secondo la logica dell’antitesi amico-nemico; interpretazione che rigettiamo perché priva di senso. Secondo noi la logica che governa la competizione politica deve essere quella del confronto politico, nel rispetto delle regole procedurali ed istituzionali.
Il nostro gruppo politico è formato da 8/10 persone di cui due consiglieri comunali; abbiamo affittato una sede, ci ritroviamo tutte le settimane per discutere delle maggiori questioni del paese e del consiglio comunale, cercando di analizzare, studiare le varie situazioni e farci portatori di proposte. Siamo persone comuni, nessuno di noi è un professionista della politica e i nostri mestieri riguardano tutt’altro. Cerchiamo di impegnarci come possiamo, sperando di portare contributi importanti nella politica del paese. 
Evidenziamo che questo non è un comunicato polemico o di accusa, ma soltanto un invito a chi ha mosso certe critiche, ad unirsi al nostro gruppo per poter portare proposte alternative alle nostre e, forse, anche più incisive. Le questioni sono davvero molte e le risorse poche. Abbiamo bisogno di nuove menti e nuovi pensieri, per cui apriamo le nostre porte a chiunque volesse portare il proprio contributo. Vi invitiamo a contattarci al nostro indirizzo e-mail possiamochiusi@gmail.com e sulla nostra pagina Facebook.”

Dopo la certificazione dell’impotenza e quasi inutilità dell’opposizione (dovuta anche al sistema elettorale e alle normative che regolano la vita dei Comuni), i Podemos scrivono una cosa disarmante: “Il nostro gruppo politico è formato da 8/10 persone di cui due consiglieri comunali; abbiamo affittato una sede, ci ritroviamo tutte le settimane per discutere delle maggiori questioni del paese e del consiglio comunale, cercando di analizzare, studiare le varie situazioni e farci portatori di proposte. Siamo persone comuni, nessuno di noi è un professionista della politica e i nostri mestieri riguardano tutt’altro. Cerchiamo di impegnarci come possiamo, sperando di portare contributi importanti nella politica del paese”.

Se, dopo un anno e mezzo dalle elezioni, Possiamo si è ridotta ad un gruppo di 8-10 persone che si riuniscono solo tra loro, significa che ha perso per strada anche qualcuno dei candidati (erano 12), che non ha saputo o voluto coinvolgere nessuno dei 600 elettori che diedero il proprio voto alla lista. Che il progetto politico (che non era solo quello di portare qualcuno in consiglio, quanto piuttosto quello di ridare voce e rappresentanza alla sinistra dispersa e diffusa, di ricominciare a fare politica nella città, no solo nell’aula consiliare) è fallito o quantomeno si è talmente affievolito e rinseccolito da coinvolgere solo una sparuta pattuglia di volenterosi…

Dire “se le cose non vanno, prendetevela con chi governa, non con le opposizioni che hanno pochi strumenti per incidere e non sono fatte da professionisti della politica!” è vittimismo puerile e, come dicevo, una dichiarazione di resa. E’ il contrario di ciò che io, elettore di sinistra e elettore di Possiamo, mi sarei aspettato. 

Quello che a mio avviso è mancato ai Podemos in questo anno e mezzo non è certo l’impegno in Consiglio Comunale, o sulle questioni che via via l’amministrazione comunale ha messo sul tavolo… E’ mancata la presenza politica, è mancato il coinvolgimento (almeno il tentativo di farlo) della cittadinanza e in particolare di quei 600 elettori. Nemmeno quelli che hanno dichiarato il loro appoggio pubblicamente sono stati cercati, invitati e coinvolti. Quella che era una speranza politica seria è diventato un gruppetto di amici, molto ristretto peraltro.  Magari è piacevole ritrovarsi a discutere tra amici, lo abbiamo fatto tutti, ma la politica è altra cosa. Richiede anche altre modalità, altre dinamiche, altre prospettive… In pochi e sempre i soliti si va poco lontano. E’ difficile anche partire, figuriamoci arrivare…

La campagna elettorale per le politiche poteva rappresentare un’occasione ghiotta per far sentire la propria presenza, anche a fronte della citata frammentazione in varie formazioni, proprio per rimarcare che a livello locale, nonostante collocazioni diverse, poteva e può esserci un denominatore comune. Poteva essere l’occasione per alzare il tiro, per parlare di temi meno contingenti volando un po’ più in alto.

L’appello finale contenuto nella nota diffusa oggi, che parla di porte aperte a chiunque voglia portare il proprio contributo, non cambia la prospettiva. Anzi, è il deprofundis.  Altro che porte aperte, sembra quasi dire “amici e compagni, qui siamo alla frutta… ‘le questioni sono molte e le risorse poche’… Qualcuno ci dia una mano, se no si chiude!”. Dal punto di vista della comunicazione (tanto cara ai giovani emergenti) è un finale devastante.  Che prospetta scenari tristi.

La Primavera, nella scorsa legislatura, si ritirò sull’Aventino abbandonando il consiglio comunale come atto politico di protesta. Qui non c’è atto politico. C’è una bandiera bianca alla finestra. Qualcosa che somiglia ad un suicidio in diretta.  Quantomeno ad un rompete le righe. Il che suona anche come un regalo inusitato ai 5 Stelle che avrebbero così l’esclusiva dell’opposizione e ai quali i Podemos in qualche occasione si sono accodati in un abbraccio pericoloso. Perché Possiamo nacque su altre premesse culturali, ideali e politiche rispetto ai 5 Stelle.

Auguro vivamente ai Podemos che i 600 elettori di cui sopra (o almeno quelli che ancora si ricordano di aver votato i podemos nel 2016) rispondano in massa e  la sede presa in affitto risulti troppo angusta per contenerli tutti… Purtroppo ho i miei dubbi che ciò accada. Ed è un peccato. Le occasioni perse o sprecate, difficilmente si ripetono.

Una soluzione, forse ci sarebbe. Quella di vedere finalmente il gruppetto dei Podemos uscire da quella sede, abbandonare le riunioni tra loro per parlare con la gente, fare iniziative e partecipare sempre a quelle degli altri, dire la propria su qualunque questione. Scindendo e diversificando il lavoro consiliare dall’azione politica e culturale nel territorio. Ne avranno voglia?

E’ vero che nessuno fa politica a tempo pieno, ma i social e la tecnologia aiutano, 30 anni fa era diverso, ora si può stare sul pezzo anche da casa, i contatti corrono veloci con Facebook e WhatsApp, non c’è bisogno ogni volta di convocare il politburo… Invece Possiamo, pur essendo un gruppo non elefantiaco e piuttosto giovane si è mossa con la leggerezza e la spigliatezza del Komintern. E la fatica ha preso il sopravvento. Le relazioni e le discussioni nel Komintern  sono sempre state faticosissime ed estenuanti…

Marco Lorenzoni

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