GLI EDIFICI SIMBOLO DEL FASCISMO? GIUSTO LASCIARLI LI’, A RACCONTARE. L’APOLOGIA E’ UN’ALTRA STORIA
CHIUSI – Nella giornata di ieri qualcuno ha attaccato alla porta de teatro Mascagni di Chiusi dei volantini. E un nastro di quello bianco e rosso che si usa per delimitare delle zone interdette. In uno di questi volantini c’era scritto “Attenzione! Struttura da demolire – causa costruzione in epoca fascista”, con un riferimento al noto Ddl Fiano, sulla apologia del fascismo, approvato di recente alla Camera dei Deputati e in attesa dell’ok anche dal Senato. Gli altri volantini erano di propaganda dell’associazione di estrema destra Casaggi Valdichiana. Una iniziativa goliardica, ma non troppo, fatta a macchia di leopardo in varie località della Provincia (da Siena a Montepulciano a Chiusi) per polemizzare contro il suddetto Ddl Fiano e sulla possibilità che sulla base di esso qualche amministratore locale o qualche giudice zelante disponga l’abbattimento di alcuni “simboli” del Ventennio, come certi edifici soprattutto pubblici di quel periodo.
Il Teatro Mascagni potrebbe essere tra questi. E così i neofascisti di Casaggì lanciano l’allarme. Un iscritto all’Anpi locale si è assunto pubblicamente la responsabilità di aver tolto quei volantini dal portone del teatro. “Perché sul fascismo non si scherza”. Ha detto. E ha fatto bene, anche perché quel portone non è il posto adatto per le affissioni.
Costruito negli anni dell’Impero e inaugurato nel 1938 dal famoso compositore livornese, il teatro di Chiusi è un esempio tipico dell’architettura del regime, come lo sono lo stadio Franchi e la Stazione di Santa Maria Novella a Firenze, l’Eur a Roma, gran parte di Latina, di Forlì, e di altre città… Lo stile architettonico razionalista del Mascagni ne fa anche un teatro diverso da tutti gli altri della zona (Montepulciano, Orvieto, Cortona, Sinalunga e anche i due gioielli più piccoli di Sarteano e Città della Pieve che sono tutti ottocenteschi se non addirittura precedenti, almeno come origine e disegno). In questo senso è di sicuro una importante testimonianza storica, non solo un buon teatro per acustica, capienza e funzionalità…
E a Chiusi ce ne sono anche altri di edifici razionalisti costruiti nel ventennio a futura memoria del regime mussoliniano: la dependance con laboratorio di restauro e sala mostre del Museo,che nacque originariamente come “Casa del Fascio”; il “Dispensario” alla curva dell’Esse; alcune torri ed edifici di pertinenza della stazione ferroviaria e della “sottostazione”, alcuni palazzi privati in via Cassia Aurelia e via Manzoni a Chiusi Scalo tra la Chiesa e l’ex passaggio a livello. La stessa stazione ferroviaria pur essendo stata ricostruita dopo il bombardamento del ’43 e dopo la liberazione della città, quindi dopo la caduta del Fascismo, è concepita con lo stesso stile (e il progetto utilizzato fu ripreso dai disegni di uno degli architetti del regime, tale Mazzoni, che era piuttosto quotato e aveva lavorato alle stazioni di Firenze e di altre città,ma all’epoca era espatriato in sudamerica per sfuggire alla galera).
Va detto ad onor del vero che lo stile razionalista fu adottato dal Fascismo come architettura simbolo, ma si tratta di uno stile che ha radici diverse, e trovò le prime applicazioni nella Repubblica di Weimar in Germania e anche nella Russia sovietica subito dopo la Rivoluzione del’ 17, pur essendosi fatto conoscere anche prima… Il Fascismo se ne appropriò, lo prese a prestito piegandolo in qualche modo anche ad esigenze di propaganda, come fece anche la Russia staliniana sostituendo il costruttivismo con il realismo socialista. Ma lo stile in sé non è dunque solo fascista. Ha altre origini. Opposte. Magari questo i ragazzi di Casaggì non lo hanno considerato.
Resta il fatto che con il fascismo non si scherza. La propaganda fascista o fascisteggiante, anche quando sembra solo folklore, va perseguita, perché è reato. E perché nasconde sempre una cultura di sopraffazione, spesso razzista, maschilista, omofoba, guerrafondaia… Sotto questo aspetto anche le iniziative di associazioni come Casaggì o Casa Pound vanno monitorate affinché non travalichino i limiti consentiti.
Ma gli edifici, i monumenti, sono altra cosa rispetto ai saluti romani, agli accendini o le magliette con la mascella volitiva del Duce. I monumenti e gli edifici sono una testimonianza storica. Sono simboli di un’epoca, non solo di un regime. Chi ha anche solo pensato che debbano essere abbattuti ha pensato una cazzata grossa come il più imponente di quegli edifici. Poi, se in giro ci sono ancor tombini con il fascio littorio, quelli si possono anche cominciare a cambiare e non muore nessuno. Del resto fino ad una trentina di anni fa sulla linea Chiusi-Siena si viaggiava ancora su un treno chiamato Littorina e nessuno ci faceva caso e protestava. L’apologia del fascismo è vietata dalla legge, non è tollerabile. La Storia è un’altra storia. Gli edifici, certi stili architettonici, sono il lascito, il sedimento della storia. Ne sono la testimonianza visibile, tangibile. E’ giusto che restino lì a raccontare. Anche il Colosseo è stato teatro di atrocità e sofferenze indicibili ad opera del potere che lo costruì, per questo qualcuno ha mai pensato che si dovesse abbattere?
ANPI, CASAGGI VALDICHIANA, chiusi, teatro Mascagni
Definire l’architetto “tale Mazzoni” è da considerare un offesa all’intelligenza delle persone e abuso della credibilità popolare. L’deologo che ha scritto l’articolo la prossima volta si informi meglio.
Definire Angiolo Mazzoni come un architetto di Mussolini, è una semplificazione assai grossolana. Si era adattato in alcuni casi alla retorica fascista per alcuni edifici ed espresso ad altissimi livelli con edifici razionalisti che allora rappresentavano i primi passi del movimento moderno. Quello tanto avversato da Hitler tanto per intendersi. Per me il dualismo del mazzoni è espresso al massimo nel retorico palazzo delle postre a Grosseto con una fontana che difficilmente ha eguali in quel periodo.
L’articolo definisce Mazzoni “uno degli architetti del regime” (e questo è assodato) e “piuttosto quotato”, che non vuol dire che fosse solo uno dei tanti,ma uno dei migliori. Tanto che “lavorò alla stazione di Firenze”. Non mi pare che la figura sia stata tanto sminuita. E comunque l’articolo “difende” gli edifici di quel periodo come testimonianza storica e di un preciso stile architettonico. Il che è una ulteriore sottolineatura del valore tecnico e stilistico degli stessi e del razionalismo in genere, con la sottolineatura che il Fascismo se ne appropriò, ma le origini del Movimento erano diverse, addirittura opposte. Quindi mi pare che alla fine siamo d’accordo
Il discorso sarebbe lungo. Il fascismo non era inssensibile alle correnti dell’arte moderna, basti pensare al ruolo di Marinetti e del futurismo.
Per quanto riguarda la stazione di Firenze, Mazzoni propose un progetto “in stile” falso gotico che si relazionasse alla chiesa di Santa Maria Novella. Poi per fortuna prevalse il progetto di Michelucci e dei suoi allievi. C’è però da dire che la sottostazione (purtroppo non conservata come meriterebbe) è di Mazzoni ed è considerata uno dei massimi capolavori del razionalismo italiano.