CHIUSI, BETTOLLINI E SCARAMELLI ALLA FESTA DEL PD: IL GIORNO E LA NOTTE
CHIUSI – In questi giorni, tra festa del Pd e feste di compleanno (del sindaco), Stefano Scaramelli e Juri Bettollini si sono più volte incrociati. Si sono ringraziati a vicenda. Si sono fatti complimenti l’uno all’altro. Insomma si son mostrati ancora amici per la pelle e politicamente sulla stessa barca, uniti come sempre.
Il primo, attualmente consigliere regionale, si è sperticato in commenti emozionati e quasi commossi sulla “crescita” degli allievi ai quali ha insegnato ad amministrare (parole sue), intendendo per allievi Bettollini, ma anche Micheletti, Chiara Lanari, Sara Marchini ecc… L’altro (il sindaco) ha ringraziato l’amico Stefano per essere diventato un punto di riferimento importante e decisivo a Firenze. Un “aggancio” che serve a chi è rimasto nel territorio a smazzare le carte…
Però i discorsi di Scaramelli e di Bettollini nelle due serate in cui sono stati protagonisti solitari alla Festa del Pd di Chiusi, sono risultati piuttosto diversi. Il giorno e le notte, diciamo.
Scaramelli (lo abbiamo già scritto), ha parlato per un’ora e mezzo ad una truppa di soldati scelti. Ha parlato ad una corrente, non al partito. Nè tantomeno al “popolo” del Pd. Ha detto tante volte la parola “noi”, ma intendendo con essa la corrente renziana. Non il Pd. La parola “partito” non l’ha mai pronunciata, così come non ha mai pronunciato la parola sinistra. Ha parlato, Stefano Saramelli, da capocorrente, non da leader politico. Ed è sembrato giocare per sé più che per la squadra, come certi giocatori innamorati del pallone e della ribalta televisiva. Si è autocandidato a guidare il processo per la scelta del candidato a sindaco di Siena, si è praticamente autoproposto per una poltrona da assessore in Regione se si andrà ad un rimpasto, dopo la scissione che ha portato Enrico Rossi fuori dal Pd… E lo ha fatto con l’enfasi e quella certa prosopopea da colonnello che vuole “motivare e gasare” la truppa dei fedelissimi, in vista di battaglie decisive. Sicuramente decisive per lui… Un discorso da colonelllo. Non da capo di stato maggiore, tantomeno da statista…
Bettollini invece, ha tenuto un profilo più basso. Ha parlato al partito nel suo complesso. E al “popolo” del Pd e della Festa dell’Unità, che è anche quello che magari alle primarie ha votato per Orlando. Ha fatto sì l’elenco delle opere grandi e piccole realizzate, avviate o messe in agenda, ma non ha nascosto, anzi ha spiegato i ritardi, le difficoltà, qualche ripensamento. Si è pure scusato per alcune cose che non sono andate come previsto o nei tempi previsti.
Ha sparato qualche bordata alle opposizioni definite “cattive” ed ha forse ecceduto nell’uso delle parole “amore” e “bellezza” che non sono esattamente termini che si sposano alla perfezione con la politica, a tratti ha forse parlato più da geometra che da politico, ma da politico si è detto orgoglioso di aver fatto alcune cose di sinistra. Come l’aver mantenuto ferme le tariffe per i servizi a domanda individuale (per dare una mano alle famiglie in difficiltà causa crisi), come l’aver chiesto e ottenuto per l’asfaltatura e il rifacimento di alcune strade la compartecipazione delle aziende che negli anni hanno contribuito a rovinarle… , come la scommessa di potenziare il Lars Rock Fest come iniziativa gratuita che consente alla cittadinanza di riappropriarsi di un luogo pubblico per una cosa di qualità. Come l’aver approvato un bilancio discusso e concertato con i corpi intermedi (sindacati e associazioni di categoria, volontariato ecc.). Insomma non ha evitato di pronunciare la parola sinistra. Non ha esitato a farsene in qualche modo carico. Non ne ha avuto paura, come fosse uno spauracchio innominabile.
Al di là di qualche piccolo cedimento alla propaganda, Bettollini nell’ora e mezzo di monologo non ha mai fatto riferimento alla corrente di cui pure fa parte insieme a Scaramelli, e alla festa del Pd, davanti a 200 persone, ha parlato al partito e di partito. Ed ha anche guardato un po’ oltre lo steccato del Pd e a tratti è sembrato pure evocare una presenza più forte, più efficace del partito nel dibattito pubblico. Ha esaltato il ruolo della squadra, non ha quasi mai usato la parola “io”, di cui Saramelli invece fa uso in quantità industriale.
Quello ascoltato alla festa del Pd è un Bettollini cresciuto. Anche nella capacità di argomentare e fronteggiare una platea. E’ vero che giocava in casa e il pubblico non era certamente ostile, ma non ha fatto il fenomeno. Si dirà che tutto ciò contrasta con certi suoi atteggiamenti in consiglio Comunale, con alcuni atti un po’ “padronali” e decisionisti, talvolta ai limiti dell’arroganza nei confronti delle minoranze. E i dubbi su una possibile doppiezza sono legittimi. E’ anche normale e legittimo che le opposizioni contestino atteggiamenti che ritengono sbagliati o lesivi delle prerogative insite nel confronto democratico. E si possono anche non condividere non solo gli scivoloni propagandistici, ma pure certe opere o scelte amministrative di Bettollini… Però la differenza tra la serata Scaramelli e la serata Bettollini alla festa del Pd è stata abissale.
E se anche i due si fanno fotografare insieme, ed entrambi non lo diranno mai, sembra abissale pure la differenza di approccio alla politica e alle questioni amministrative. Chissà se il selfie congiunti, i complimenti in diretta facebook, le dichiarazioni di amicizia non siano un modo per coprire una divergenza sempre più evidente, come quel gelato di qualche mese fa…
m.l.
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