CHIUSI, IL FESTIVAL CANCELLATO E L’IRA DEGLI ARTISTI “TRADITI”
CHIUSI – Prevedibile come l’uccellino dell’orologio a cucù, continua il “fuoco di fila” delle interviste, dichiarazioni, prese di posizione amareggiate, stizzite, incazzate, degli artisti che avrebbero dobvuto partecipare al festival Orizzonti 2017 (ma anche di quelli che vi hanno partecipato in passato). Dopo Roberto Latini e il giornalista Pogosgnich che intervistando il sindaco Bettollini non si è risparmiato alcune chiose velenose, anche Simone Perinelli e Isabella Rotolo della compagnia Leviedelfool, che sarebbero venuti quest’anno per la prima volta si dicono sorpresi e colpiti nella propria dignità professionale. Avrebbero dovuto presentare il loro nuovo spettacolo Hereticus (titolo che è tutto un programma e probabilmente ci sarebbe piaciuto). Anzi avrebbero dovuto esordire proprio a Chiusi. Ma non potranno farlo per lo stop improvviso al festival estivo.
«La chiusura del Festival Orizzonti – dicono Perinelli e Rotolo – ci mette di fronte ad una situazione inaspettata e quanto mai imbarazzante perché Heretico è prodotto proprio dal Festival. La decisione improvvisa della Fondazione Orizzonti d’Arte ci priva del debutto, del contributo di produzione che sarebbe andato a coprire le spese già sostenute dalla compagnia, ma soprattutto ci priva della dignità del nostro lavoro». I due fondatori del gruppo Leviedelfool raccontano di aver ricevuto due giorni fa dalla Fondazione Orizzonti una mail: “Con la sospensione del Festival decade tutto quanto e quindi anche le quote di coproduzione”. Insomma “il 30 maggio 30 maggio, a meno di due mesi dal debutto abbiamo saputo che non esisteva più un rapporto porduttivo siglato il 5 ottobre scorso”. Perinelli e Rotolo concludono così: “Crediamo che un festival che chiude sia un segnale grave: ma il fatto che lo faccia a due mesi dal suo inizio senza tener conto dei danni recati agli artisti e facendo decadere degli accordi senza preavviso, crediamo sia gravissimo. Nonostante oggi disponiamo di tutti i mezzi tecnologici necessari per abbattere le distanze geografiche, ci chiediamo quale buco nero comunicativo abbia separato la direzione artistica del festival Orizzonti dall’amministrazione comunale di Chiusi, tanto da non aver preso le dovute precauzioni molti mesi prima, evitando questo grande disagio generale a ridosso del festival e a giochi fatti. Ancora una volta ci rimboccheremo le maniche, sorvoleremo sui disastri creati da questa mala gestione della politica culturale, ci assumeremo la responsabilità di portare il lavoro al suo meritato debutto”.
Molto amareggiati anche gli otto “selezionati” per la compagnia del Festival che invocano giustizia e dicono di essere stati imbrogliati .
Queste sono le conseguenze dello stop al festival, ed è ancora pubblicità negativa per la città.
Ma a proposito delle “produzioni” del festival, cioè di tutti gli spettacoli che nel 2014, 2105, e 2016 sono stati allestiti a Chiusi e prodotti dalla Fondazione Orizzonti, con la speranza che poi quegli spettacoli girassero per l’Italia e non solo e facessero rientrare qualche euro, quanti sono stati preentati altrove e quanti hanno garantito alla Fondazione chiusina un minimo di ritorno economico? Di repliche non si hanno notizie. Quanto al ritorno economico la cifra è zero.
Quindi anche questa storia delle “produzioni” del festival alla fine era solo un modo per incentivare gli artisti a venire a Chiusi per vitto e alloggio e il solo contributo di produzione… Per la Fondazione una spesa certa e un ritorno molto aleatorio che poi si è rivelato nullo. E altro esempio: la scelta di tagliare i ponti con le compagnie locali (rineute evidentemente non all’altezza, Cigni lo disse abbastranza chiaramente) e puntare silla Compagnia del festival diretta da Latini e creata sulla base di un bando nazionale con 8 attori provenienti da tutta Italia, oltre i due spettacoli al festival cosa avrebbe potuto e dovuto fare? che obiettivi aveva? Avrebbe portato quegli spettacoli in giro per la penisola? Se non lo hanno fatto i “mostri sacri” potrebbe farlo una compagnia comunque al limite del dilettantismo? Quella compagnia aveva sicuramente più valore delle compagnie locali? Sono domande, queste, che bisognerebbe porci…
Poi, l’incazzatura e l’amarezza degli artisti è comprensibile. Ci mancherebbe. Come se un calciatore dopo aver firmato un contratto biennale si trovasse in mano una mail che gli dice che hanno cancellato il campionato e la cancellazione annulla tutti i contratti… Sai che salti di gioia!
Però, la medaglia va osservata e soppesata da tutte e due le parti. E, sebbene amara e dura da digerire, anche la decisione dello stop, davanti a un quadro dove le spese sono certe e le entrate no, assume connotati altrettanto comprensibili. Tempi e modalità restano invece molto discutibili.
Chiusi Orizzonti Festival
“Però, la medaglia va osservata e soppesata da tutte e due le parti.”
Stai dicendo che se uno passa col rosso e l’altro col verde e si scontrano, il primo ha torto ma il secondo, insomma, poteva almeno stare attento e dare un’occhiata prima di passare? Io, come cittadino di Chiusi, avrei preferito che questi artisti-lavoratori avessero avuto un indennizzo per quanto hanno perso.
Caro Marco, come stessero le cose te lo avevo già prefigurato anni fa. Questo non perchè io abbia qualità particolari ma perchè se hai sul tavolo farina, uova, latte e zucchero come ingredienti non può uscirne una pappardella al cinghiale. Questi sono meccanismi gestionali e comportamentali standard per chi è del mestiere, come un idraulico che da alcuni segnali prevede che da qualche parte ci sia una perdita.
Un’ultima cosa. C’è chi si chiede la regioni di questo mio attivismo su questo tema. In molti sanno da tempo che non ho alcun interesse personale diretto ma solo un interesse civico o meglio, la passione e l’indignazione si fondono in questo momento prendendo Chiusi come un esempio su cui ragionare. Come hai visto Orvieto ha i suoi problemi (sebbene assai diversi da quelli di Chiusi e che faresti bene ad approfondire come io ho fatto oggi documentandomi alla fonte diretta) ma la Chigiana è in crisi, così Montepulciano e il Maggio Musicale e….via discorrendo.
Il Teatro di Prosa e l’Opera in Italia si potranno salvare solo con una sterzata sia artistica, gestionale e politica, altrimenti andranno inevitabilmente a fondo; negli ultimi decenni hanno bruciato risorse senza dare in cambio nè Cultura né Turismo culturale con i relativi importantissimi indotti.
Su Orvieto c’è un articolo specifico su ptimapagina