Gli ulivi della Puglia e i pini di Chiusi e Città della Pieve: quando si fa la festa all’albero
In Puglia nel comune di Melendugno è guerriglia tra la popolazione che si oppone all’espianto di 200 ulivi per far passare un gasdotto e la polizia.
Mentre scriviamo, i poliziotti, in assetto antisommossa, stanno allontanando con la forza i cittadini che protestano contro la realizzazione del gasdotto Tap presidiando il cancello d’ingresso del cantiere. Gli agenti stanno prelevando uno alla volta i manifestanti portandoli via e allontanandoli dall’ingresso del cantiere, tra le proteste degli altri manifestanti. Anche il sindaco di Melendugno è stato allontanato per consentire il transito dei camion… Una sessantina di ulivi sono stati espaintati e rimossi… Dovrebbero essere ‘parcheggiati’ in un vivaio, per poi essere ricollocati al loro posto, ha detto il presidente della Regione Emiliano, molto polemico con il governo che ha mandato i celerini…
Forse non si verificherà una situazione del genere, ma anche a Chiusi e Città della Pieve ci sono un alcune decine di alberi, se non secolari, di sicuro “cinquantini” come direbbe il commissario Montalbano, che stanno per essere espiantati. Anzi tagliati, senza alcuna possibilità che vengano ricollocati.
Nel caso di Città della Pieve si tratta dei pini che costeggiano la S.R. 71 all’altezza della località San Litardo e costituiscono un elemento ormai consolidato del paesaggio e dell’affaccio panoramico della 71 verso il Monte Cetona e la Valdichiana romana, da Chiusi Scalo a Fabro, con vista su Sarteano, Cetona, Chianciano…
Anche nel caso di Chiusi si tratta di pini domestici o “italici”. Una ventina. Per la precisione quelli che costeggiano via Oslavia, tra piazza XXVI Giugno e la rotonda de La Fontina.
Per quanto riguarda Chiusi Scalo come abbiamo già annunciato in altro articolo, la decisione è presa e rientra nei lavori di sistemazione di via Oslavia. La ragione del taglio sta nel fatto che le radici dei pini devastano la carreggiata stradale creando disagi, pericoli e manutenzioni più frequenti. La Soprintendenza ha dato il nulla osta, a patto che i pini vengano sostituiti on altri alberi alti almeno 5 metri. Questo per non snaturare troppo il “quadro d’insieme” e il look di una strada che è nata con i pini nel dopoguerra (Piano Fanfani) e senza ne risulterebbe fortemente alterata.
A Città della Pieve, inveve la decisione non è ancora ufficiale, ma è nell’aria. L’assessore Marcello Menicali sta vagliando diverse soluzioni, l’obiettivo sembra essere comunque quello di eliminarli.
Dagli anni ’30 in poi il pino domestico, presente soprattutto sulle coste è stato largamente utilizzato in tutta Italia anche come albetrata stradale o alberatura urbana e per questo è considerato l’albero tipico del Paese: Italian stone pine in inglese o Pin d’Italie in francese. Chiusi e Città della Pieve ne sono due esempi lampanti.
Il taglio dei pini cambierà inevitabilmente i connotati al pasaggio e all’immagine consolidata dei due paesi. Soprattutto delle loro strade di accesso.
Quello delle radici superficiali che rovinano le carreggiate stradali e i marciapiedi è un problema reale. Così come quello degli aghi che intasano le fogne. Sembra invece esagerata la preoccupazione che i pini ormai piuttosto vetusti possano cadere, perché indeboliti. Si tratta di alberi longevi, che hanno una vita media di 200-250 anni “in natura”, mentre in ambiente urbano la durata è minore, diciamo la metà: quindi 100, 120 anni. Sia quelli di Via Oslavia a Chiusi, sia quelli sulla S.R. 71 a Città della Pieve hanno dai 50 ai 70 anni, quindi sono ancora ampiamente nel range di vita media di quel tipo di pianta.
Però per i pini chiusini la condanna a morte è stata pronunciata e si attende solo la data dell’esecuzione. Che sarà un’esecuzione di massa. Uno dopo l’altro come i martiri della Fosse Ardeatine. Quelli di Città della Pieve sono in attesa della sentenza. Ma le speranze che possano cavarsela sono esigue.
Se la direzione dei due governi locali sembra chiara, non si da cosa ne pensino le opposizioni.
Ci sarà qualcuno che come in Puglia cercherà di impedire il taglio dei pini, che protesterà e chiederà soluzioni diverse, qualcuno che si incatenerà come hanno fatto a Melendugno agli alberi da espiantare? Probabilmente no. Sembra che la sorte dei pini interessi a pochi. Diciamo pure a nessuno. Anche i pini, quando muoiono, muoiono soli…
m.l.
chiusi, citta della pieve, taglio pini
questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore soli
cit.
Il nostro comune vanta tra i vari “pregi” quello di essere un posto ostile agli alberi. E non da oggi.
Il taglio integrale dei pini nel centro abitato dello Scalo, tra l’esultanza popolare, ha reso il clima del posto, specie d’estate ancor più invivibile.
La sostituzione con quello scherzo di alberelli ha fatto inoltre emergere in tutto il suo splendore “il costruito”
Diversi anni fa il Comune (amministrazione Ciarini) fece di tutto, pur di non applicare la “legge Rutelli”; quella che prevede di piantare un albero per ogni nato. Perfino il richiamo del Prefetto cadde nel vuoto.
Un’amica, esperta del settore, mi disse tempo fa, “basta che uno scenda dal treno e si affacci sulla piazza della stazione e guardi gli alberi per capire in che posto è capitato”.
In attesa del taglio dei pini di via Oslavia alcuni giorni fa sono stati capitozzati due grandi platani proprio in piazza Dante.
A guardarli viene da dire…se questo è un albero.
Ma i chiusini evidentemente vedono gli alberi solo come legna da ardere.
I 5Stelle hanno preparato una “Carta del verde” che è già stata discussa in Commissione. Quando verrà presentata in Consiglio vedremo, senza farsi illusioni, cosa verrà deciso colà dove si puote.
Stessa sorte dei platani dI piazza Dante è toccata agli alberi di piazza XXVI giugno, lato palazzo. Sorte comunque più fortunata di quella prevista per i pini. In attesa delle decisioni sul Piano del verde sarebbe comunque interessante sapere quale è l’opinione delle opposizioni in propodito. Sulvtsglio dei pini, dico…
Come tutto il resto, manca una pianificazione a lungo raggio. La politica del metti-toppe, soluzione cotta e mangiata senza considerazione delle conseguenze immediate o future sembra essere l’unica strada che Istituzioni e amministrazioni sono in grado di prendere
http://www.pontarolo.com/ita/download/pdf/depliant_cupolex_radici.pdf.
Come si vede esistono tecnologie negli anni 2000 di salvaguardia e rispristi,il cui costo e’ paragonabile all’abbettimento,rispristino e ripiantumazione.Con un po’ di studio ed applicazione si evitano gli scempi.