CHIUSI, IN ATTESA DI “ORIZZONTI” (1): L’URLO VIETATO AI MINORI DELLA COMPAGNIA RICCI-FORTE. IL TEATRO DEL CORAGGIO

CHIUSI – Il festival Orizzonti, rassegna estiva ormai di un certo richiamo si avvicina. Si terrà dal 29 luglio al 7 agosto. Come Primapagina vogliamo cominciare a parlarne. Perché è bene che se ne parli. E proviamo a farlo, parlando di un appuntamento alla volta. Cominciamo da quello che potrebbe essere il più “complicato”. Il più difficile da digerire. Quello che potrebbe creare più perplessità in una città che finora ha vissuto il suo festival estivo con un certo distacco.
Il tema e filo conduttore quest’anno sarà la follia. E forse non è per caso che Andrea Cigni, direttore artistico del Festival Orizzonti, ha voluto mettere in cartellone un spettacolo difficile. Un gesto di follia, appunto. O piuttosto di provocazione. E’ un tipo eclettico Andrea Cigni e forse ha capito che per svegliare il pubblico locale, per scuoterlo dal torpore che lo attanaglia serviva uno shock. Un pugno nello stomaco. Un urlo. La critica, quella colta e specializzata ha sempre seguito il suo festival, il pubblico di casa meno. Ne è rimasto abbastanza indifferente e se ne è tenuto alla larga, salvo qualche spettacolo di grande richiamo, come il concerto di Paolo Fresu o l’opera lirica in piazza. Quest’anno, alla sua terza fatica, forse l’ultima, Cigni, propone “Macadamia Nut Brittle“, della compagnia Ricci-Forte. Una di quelle di primissimo livello nel panorama teatrale italiano. Soprattutto di avanguardia (come si diceva un tempo). E lo spettacolo è di quelli che rimangono impressi, che lasciano il segno, come i pugni nello stomaco, appunto. Un grido, un urlo sulla natura umana, sulla società contemporanea basata sui consumi. Uno spettacolo “fisico” dove il sesso, esplicito e esplicitato fin dall’inizio è una sorta di componente essenziale, biologica, dalla quale non si può prescindere, della quale non si può fare a meno. In alcuni teatri, anche in grandi città, Macadamia Nut Brittle è stato vietato ai minori…
E’ certamente uno spettacolo coraggioso. Che investe anche il teatro stesso e il confronto tra teatro e tv. Il modo in cui si creano miti e divi… Ma soprattutto uno spettacolo sull’uomo. Uno spettacolo carnale, dove i corpi che si muovono, il respiro, il ritmo dei movimenti, dei gesti, il sudore, diventano essi stessi narrazione e musica. Dove l’ironia tragica e triste si fonde con versi di disperata poesia, dove l’amore e il sesso sono visti e narrati senza tabù, senza indulgenze, con la stessa durezza e cupezza con cui questo Paese guarda per esempio all’omosessualità. Altro tema ben evidente…
Non è la prima volta che il festival Orizzonti propone lavori “complicati”, anche su temi ostici come quello dell’omosessualità , lo ha già fatto, Andrea Cigni, nel 2014 e nel 2015, con Eva Robbins e altri artisti…
Certo non è usuale né banale, poter vedere a Chiusi, paesotto di provincia, una performance della compagnia Ricci-Forte. Ma la domanda è sempre la stessa: riusciranno Chiusi, il pubblico chiusino e dei dintorni, i benpensanti locali abituati più che altro ai concerti in Duomo o al teatro classico e d’evasione, a “digerire” un piatto fuori tradizione come Macadamia Nut Brittle? E la Chiesa, che a Chiusi ha sempre avuto un certo peso, soprattutto nelle vicinanze del teatro e di Piazza Duomo, chissà se avrà qualcosa da ridire…
Che la qualità del lavoro sia alta non vi è alcun dubbio. Che non si tratti di un’opera di facile lettura è altrettanto indubbio.
Quest’anno non sarà ripetuto l’errore della scorsa edizione di proporre spettacoli alle 20,00, cioè all’ora di cena quando fuori è ancora giorno. E per i chiusini il biglietto sarà ulteriormente ridotto (questo dovrebbe facilitare le presenze). Magari la critica apprezzerà o stroncherà la performance della compagnia Ricci-Forte, ma a noi, che facciamo informazione locale interessa di più vedere l’effetto che farà sul posto, tra la gente del posto. Perché, poi, alla fine, è quello l’indicatore principale per capire se un festival cresce oppure no, se è vissuto dalla città come cosa propria oppure no…
M.L.
Mi sono riletto il programma Orizzonti 2016. Non so se ho letto male, ma mi è sembrato che nel festival dedicato alla follia non esista una giornata dedicata a Ottiero Ottieri, che ha sempre avuto forti legami con Chiusi. Ottieri è stato l’intellettuale italiano che più ha trattato il tema nella seconda metà del secolo scorso. Spero di aver letto male.
Non hai letto male, probabilmente tale intuizione non ha nemmeno sfiorato il pensiero di chi decide:Se correranno ai ripari non sò-fra l’altro non ci vorrebbe nemmeno tanto ma solo una citazione od una commemorazione, qualcuno che leggesse un pensiero su di un foglio di carta dattiloscritto all’inizio od al termine della rappresentazione.Quanto allo spettacolo ed alla sua natura rimango molto scettico che possa essere calato dentro un pubblico chiusino senza destare come minimo degli interrogativi.E’ un genere- mi sembra- che possa andare per un pubblico variegato da grandi centri urbani ma non per spettatori di un piccolo paese ( la piazza del duomo nulla c’entra con l’ostentazione del nudo ed il chiedersi se sarà gradita o meno a coloro che si affacciano su detta piazza….)Fra l’altro tali rappresentazioni esordirono come minimo 5-6 anni or sono nelle città più grandi. Adesso a filone esaurito e come tutte le cose dejà vu saranno riproposte in provincia.Lo spettacolo-anche se diciamo dissacrante- serve anche a far ragionare,a dare emozioni, serve a muovere il cervello.Rimango scettico però su come ne uscirà quello dei chiusini.Vedremo….
Certo, qualcosa su Ottiero Ottieri ci poteva anche stare… Però, se non ricordo male, il Festival Orizzonti non è che non si sia mai occupato di Ottiero Ottieri. Lo fece in una delle prime edizioni dirette da Manfredi Rutelli, con letture e digressioni. Mi pare proprio sul tema della follia. L’anno non lo ricordo: 2003? Comunque, al di là di questo, credo che sarebbe opportuno, per giudicare gli spettacoli e fare una valutazione sul festival, che i chiusini partecipassero agli eventi. Nelle ultime edizioni hanno partecipato poco…
Se il tema conduttore del festival è la “follia” e il festival si tiene a Chiusi una giornata dedicata a Ottieri non ci “poteva” ma ci “doveva” stare, anche se tredici anni fa quell’autore fu ricordato con alcune letture della sua opera.
Concordo. Agli organizzatori deve essere sfuggito qualcosa . Diciamo che è una svista. Peccato. Non so se potrà essere colmata. Non credo…
Al di là delle propensioni alla fruizione che penso alberghi in ognuno di noi , credo anche che il singolo-parlo di quello di media cultura- sia invogliato e curioso e sia soprattutto attratto dalla natura della rappresentazione ed indipendentemente da questa ritengo che la sua scelta sia orientata su gusti molto più comuni che anche una rapresentazione di avanguardia possa fornire: ” La nicchia” in fondo è un giocattolino per pochi.Con questo nulla si toglie alla validità culturale, ma signori miei siamo a Chiusi e non è per denigrare la nostra cittadina ma la scelta su quale campo riversare l’attenzione ritengo che dovrebbe essere un altra.Poi dopo non ci si dovrebbe lamentare che la gente non sia invogliata a partecipare all’evento, e la questione non è il prezzo del biglietto.”Qui si parrà tua nobilitate” suonava il sommo poeta, ed appunto ”qui si parrà l’interpretazione
positiva o negativa del committente rispetto all’utilità culturale che ne vien fuori ”. L’esecutore ”fà il suo” come si dice, e cosa dovrebbe fare se non il suo ? Ecco quindi da dove deriva una gran parte del mio mio scetticismo….poi ognuno si regola come vuole….
Caro Paolo,
la serata dedicata a Ottiero Ottieri era già stata fatta qualche anno fa alla tensostruttura in occasione di Orizzonti (allora diretto da Rutelli) si intitolava “i palazzi e i pazzi”, era una serata dedicata alla follia, e mi incaricai io delle letture.
L’ho scritto poco sopra. Non ricordo l’anno, che anno era?
2011 credo
Si è vero. Dopo le letture del 2003, all’VIII edizione del 2010 ci furono le letture di Francesco Storelli, titolo “I pazzi e i palazzi”. Chiedo scusa per l’omissione ma il mio ragionamento non cambia si può dedicare il festival Orizzonti al tema della follia senza citare Ottiero Ottieri?