SIENA, DIASPORA A SINISTRA: DIRIGENTI E ISCRITTI LASCIANO IL PARTITO DI FRATOIANNI. PARLA IL SEGRETARIO ANTONIO CANZANO

venerdì 13th, ottobre 2023 / 17:14
SIENA, DIASPORA A SINISTRA: DIRIGENTI E ISCRITTI LASCIANO IL PARTITO DI FRATOIANNI. PARLA IL SEGRETARIO ANTONIO CANZANO
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Ieri nei pressi di Montepulciano è divampato un grande incendio che ha richiesto l’intervento di  3 squadre dei vigili del fuoco, 2 elicotteri, 2 squadre antincendio dell’Unione dei Comuni, 4 squadre antincendio volontarie, 2 pattuglie della Polizia Municipale, 1 pattuglia dei Carabinieri Forestali e 2 squadre di operai del comune con due escavatori… Ci sono volute diverse ore di lavoro, ma alla fine l’incendio è stato domato.

L’impressione è che non ci siano altrettante “squadre” e volontari pronti a domare l’incendio che si è scatenato all’interno di Sinistra Italiana in provincia di Siena. Una diaspora vera e propria. Una seccessione di massa (di massa forse è una parola grossa, parlando di una formazione minoritaria, ma è per rendere l’idea).

Il problema non è ambientale, ma politico. La sinistra a sinistra del Pd, di cui ci sarebbe un grande bisogno, ancora una volta non riesce a tenere in piedi nemmeno i cocci e si frantuma da sola. Le ragioni della disapora però non sono banali e chiamano in causa la stessa leadership nazionale del partito, cioè Nicola Fratoianni e compagnia. Cosa sta succedendo di preciso? Succede che a novembre è previsto il congresso di Sinistra Italiana e tutto il gruppo dirigente senese e la maggioranza degli iscritti del territorio, non solo non parteciperanno all’assise, ma usciranno dal partito.  Abbiamo chiesto ad Antonio Canzano, segretario provinciale senese di spiegarcene i motivi. Ecco il testo di una rapida conversazione:

Allora Canzano, cosa sta succedendo?
“Negli ultimi mesi sia io che la maggioranza degli iscritti, siamo stati spesso in dissenso con le scelte della direzione nazionale del partito. Il mio è principalmente un dissenso politico, ma c’è anche un problema di metodo e di gestione del partito, perché quando un partito non è contendibile la battaglia politica interna non serve a nulla”.
Vogliamo iniziare dalle divergenze di linea politica?
“Al congresso fondativo di Rimini del 2017 l’obiettivo era quello di creare un partito di sinistra, autonomo, di lotta e di governo. Sei anni in politica sono tanti e penso sia doveroso un bilancio, la mia opinione è che quell’obiettivo sia completamente fallito. Il partito elettoralmente non ha mai sfondato, non è mai stato visto come il partito dei lavoratori o delle classi subalterne, e non è neanche riuscito ad attrarre i delusi del PD. Un partito di sinistra, che vuole essere davvero di lotta e di governo, quando è all’opposizione dovrebbe lavorare per mobilitare le masse, per esempio mi sarebbe piaciuto vedere il segretario nazionale e i deputati eletti in parlamento, col megafono in mano, sostenere e contribuire ad allargare le proteste e le manifestazioni dei percettori del reddito di cittadinanza a cui è stato tolto il reddito, manifestazioni che pure ci sono state, ma che non hanno avuto risalto sui mass media. Non basta opporsi in parlamento e non bastano i post sui social! Quando si è all’opposizione bisogna lavorare per mobilitare le masse che purtroppo non hanno voce e forza per far valere le loro ragioni! E tutto questo a mio parere Sinistra Italiana non lo fa”
Divergenze anche sulla guerra in Ucraina? Noi abbiamo fatto manifestazioni insieme sulla questione nel 2022… 
“Sì, è vero. La guerra in Ucraina è un altro punto dolente. Il partito si è accodato da subito alla narrazione atlantista del “c’è un aggredito e un aggressore”, senza fare nessuna analisi geopolitica, senza esprimere nessun tipo di critica alle politiche degli Stati Uniti e della Nato, senza nessuna analisi sui motivi della guerra. E da quello che vedo dopo venti mesi di guerra la linea del partito è ancora quella dell’aggredito e dell’aggressore, posizione che non dà nessun contributo al raggiungimento della pace. Anche in questo caso dico che non basta votare in parlamento il NO alle armi all’Ucraina, se poi si sta “allineati e coperti” per paura di contrasti con i Verdi o il PD. Non è un caso se in vista delle elezioni europee stia nascendo una lista, promossa da Michele Santoro, che mette la pace al primo punto. Questa è la dimostrazione palese, che Sinistra italiana non è mai stata vista dal popolo della pace come il partito che potesse dare voce al No alle armi, quando invece con un’azione più coraggiosa avremmo potuto essere il punto di riferimento del popolo della pace. Questo ci avrebbe consentito anche di crescere elettoralmente.
Dato che il partito fin dalla sua nascita è stato guidato sempre dalle solite persone, e visti i risultati ottenuti, Fratoianni dovrebbe dimettersi e con lui tutto il gruppo dirigente! E invece al congresso nazionale del partito, che si terrà a Perugia a novembre, si ricandideranno nuovamente alla guida sempre i soliti noti, compreso Fratoianni, che è il primo firmatario della mozione congressuale. Politicamente mi sembra che l’attuale gruppo dirigente più che ispirarsi a una politica gramsciana e togliattiana si ispiri a una politica di stampo bertinottiano”. 
Hai accennato al fatto che oltre a  problemi di natura politica ci sono anche divergenze sulla gestione del partito e al fatto che questo non sia contendibile, a cosa ti riferisci? 
“Mi riferisco al commissariamento della segreteria regionale di Sinistra Italiana Toscana di qualche mese fa, fatto dalla direzione nazionale del partito. Il partito in Toscana era guidato da una maggioranza che aveva una linea politica diversa da quella di Nicola Fratoianni, e avrebbe potuto coagulare attorno a sé una maggioranza nazionale alternativa all’attuale gruppo dirigente. Ad oggi a distanza di mesi ancora non si conosce il motivo del commissariamento, qualcuno ha detto per loro scarso impegno nell’ultima campagna elettorale per le elezioni politiche, ma è una motivazione che non regge perché in Toscana la lista Alleanza Verdi e Sinistra ha ottenuto il secondo miglior risultato percentuale su scala nazionale e qui sono stati eletti Nicola Fratoianni e Ilaria Cucchi. Quindi se nel partito si stava creando un’alternativa all’attuale gruppo dirigente, ma poi è arrivato il commissariamento, devo prendere atto del fatto che il partito non è contendibile. Poi in quest’ultimo anno sono successe delle cose, che messe in fila mi hanno fatto capire definitivamente che questo non può essere il mio partito…”
Puoi essere più preciso?
“Abbiamo fatto la lista con Europa Verde, a cui per altro non ero neanche contrario in via preventiva, senza che ci sia stata una discussione  con gli iscritti, in merito alle alleanze elettorali nello statuto del partito c’è scritto che deve tenersi una consultazione obbligatoria degli iscritti! E violando lo statuto la consultazione ci è stata negata! Abbiamo saputo dai mass media che Nicola Fratoianni era capolista in tutte le circoscrizioni della Toscana, non dico che dovessero chiederci il permesso, ma prima di ufficializzare la candidatura non si sono presi neanche il disturbo di avvisare i segretari provinciali. In campagna elettorale nonostante Fratoianni fosse capolista nella circoscrizione di Siena non è venuto neanche una volta in città o in provincia per fare campagna elettorale, avevamo anche dato la disponibilità per fare delle iniziative a Siena col segretario, ma poi sono saltate il giorno prima e una il giorno stesso per cambi di programma del segretario. Inoltre alle ultime elezioni amministrative a Siena abbiamo richiesto la sua presenza e non è venuto neanche una volta a sostenere la coalizione di centro sinistra, nonostante sia stato eletto in Toscana. Posso immaginare che non sia venuto per i contrasti con me, ma un segretario nazionale per il bene del partito avrebbe dovuto metterli in secondo piano”.
In merito all’elezione di Elisabetta Piccolotti, moglie di Fratoianni, ci sono state delle polemiche, cosa dici in proposito? 
“La Piccolotti fa politica da tanti anni, aveva tutto il diritto di candidarsi, il problema per me è un altro, perché lei, come altri del partito, era candidata in più collegi, se non sbaglio in quattro, appunto per avere più possibilità di essere eletta e infatti è stata eletta in un collegio della Puglia. Lei è umbra ed è segreteria regionale del partito in Umbria, ma come si suol dire è stata paracadutata in Puglia. Penso che sarebbe stato giusto e logico che in quel collegio fosse candidato un compagno o una compagna pugliese, insomma, senza le pluricandidature in più collegi ora non sarebbe in parlamento e al suo posto ci sarebbe una compagna o compagno della Puglia che potrebbe fare sicuramente di piu interessi di quel territorio. Sulle pluricandidature c’è da dire che, a sinistra abbiamo sempre criticato i partiti che in passato hanno candidato persone in più collegi, spesso senza collegamenti con i territori, ma alle ultime elezioni politiche l’abbiamo fatto anche noi”.
Sul fatto che sia la moglie di Fratoiani e che dei 4 eletti di Sinistra Italiana due siano moglie e marito hai qualche cosa da dire?
“Lasciamo perdere… “
In ultimo, dalle cronache abbiamo visto che un altro punto di attrito tra te e la dirigenza nazionale c’è stato in merito a presunti tesserati “fantasma”. Di cosa si tratta? 
“Ho fatto un esposto su dieci nuovi tesserati, cittadini albanesi che vivono in Albania, almeno quelli con cui sono riuscito a parlare al telefono, inseriti nel database delle iscrizioni l’ultimo giorno disponibile del tesseramento del 2022, che non sapevano di essere iscritti al partito. Il partito nazionale, a cui ho chiesto di fare  l’esposto e che gestisce il database delle iscrizioni, è in grado di sapere chi ha effettuato quelle iscrizioni, pertanto ritengo che questa persona dovesse essere almeno sospesa dal partito in attesa dell’esito delle indagini, ma questo non è avvenuto. Penso semplicemente che un partito di sinistra, che fa della questione morale uno dei suoi valori fondativi non può aspettare la magistratura per fare chiarezza su una questione del genere, che ha gettato discredito sul partito. Voglio dire un’ultima cosa, non mi si venga a raccontare la solita filastrocca già sentita tante volte, che in un momento come questo con la destra al governo del paese bisogna stare uniti e non creare divisioni, perché se la destra ha aumentato i consensi ed è andata al governo del paese è anche colpa dell’incapacità politica dei vari Fratoianni & company. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i compagni e le compagne che in questi due anni hanno sacrificato tempo e risorse proprie per organizzare iniziative sul territorio, che hanno contribuito a risollevare il partito in provincia di Siena, dove era pressoché scomparso”.
Il colloquio finisce qui. Antonio Canzano non le manda a dire, non usa mezzi termini o linguaggio criptico. Il suo (ma par di capire non solo il suo) è un addio amaro a Sinistra Italiana e la cosa potrà anche apparire la solita diatriba interna ad un gruppo politico minoritario, invece pone un problema serissimo, anzi più d’uno: il primo è “come fare la sinistra”, il secondo è quello della trasparenza e della democrazia interna a partiti e movimenti, il terzo (ma non per importanza) è quello dei valori non negoziabili sui quali non sono ammesse tergiversazioni e nemmeno svicolamenti o fughe, vedi la guerra.
Non solo: Sinistra Italiana è ad oggi uno dei pochissimi soggetti politici su cui il Pd poteva contare per alleanze elettorali nei comuni. Con una situazione del genere, in provincia di Siena almeno, anche questo castelluccio cade in frantumi. Di fatto Sinistra Italiana non c’è più e il Pd non ha più una gamba a sinistra a cui appoggiarsi. Non è una bella situazione.
m.l.
Nella foto: Antonio Canzano
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