CHIUSI, 25 APRILE: INAUGURATA LA STELE A MEMORIA DI GARIBALDINI E PARTIGIANI

martedì 26th, aprile 2022 / 12:52
CHIUSI, 25 APRILE: INAUGURATA LA STELE A MEMORIA DI GARIBALDINI E PARTIGIANI
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IL COMUNE DA’ FINALMENTE ATTUAZIONE AD UNA PROPOSTA AVANZATA DA QUESTO GIORNALE, FATTA PROPRIA DALL’ANPI

CHIUSI – Come in mille altre città e paesi d’Italia anche a Chiusi si è celebrato ieri il 25 Aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, il Natale laico della Repubblica italiana, nata sì un anno dopo, con il referendum del 1946, ma il realtà fondata di fatto con il patto e la lotta antifascista, culminata con la liberazione di Milano, appunto il 25 aprile del 1945. Il sindaco Sonnini, accompagnato dalla banda e da una delegazione dell’ANPI ha deposto come sempre corone d’alloro ai monumenti ai caduti (combattenti e civili) nelle frazioni, a Chiusi Scalo e a Chiusi Città. L’Anpi ha proiettato un video sui “martiri” chiusini, visibile anche su facebook.

La celebrazione del 25 aprile ha visto anche un altro importante momento: presso il cimitero comunale a Chiusi Città è stata “scoperta” e inaugurata una stelein onore e memoria dei combattenti per l’unità d’Italia e i caduti per riconquistarne la libertà”. Cioè in onore e memoria dei garibaldini che fecero il Risorgimento e dei partigiani che sacrificarono la vita nella guerra di liberazione. La scritta, sotto i simboli di ANPI e Comue di Chiusi ricorda anche i colori della bandiera: “il bianco, la purezza delle idee; il verde, la perpetua fioritura della speranza; il rosso, la passione e il sangue dei martiri e degli eroi”.

L’Amministrazione Sonnini ha dato dunque attuazione ad una proposta avanzata proprio da Primapagina nel 2016 e poi fatta propria dall’Anpi nel 2017, ma per un motivo o per l’altro rimasta finora lettera morta. Come giornale siamo felici di questo piccolo atto di memoria, che ritenevamo opportuno e di ciò ringraziamo di cuore il sindaco Sonnini e l’amministrazione comunale. Siamo felici che la proposta sia stata accolta e finalmente realizzata nella sua interezza, cioè mettendo insieme garibadini e partigiani, perché sia gli uni che gli altri rappresentano l’anelito di libertà della meglio gioventù chiusina, quella dell’800 e quella che aveva 20 anni nel ’43-45, ragazzi che in due epoche diverse imbracciarono le armi per una causa giusta.

Siamo felici che tra i giovani partigiani caduti, tutti tra i 21 e i 29 anni, figurino anche Pietro Guazzini e Joseph Kluczinji, “il polacco”. Il primo, fucilato da partigiani di Tito in Jugoslavia, nonostante facesse parte  di una divisione italiana che dopo l’8 settembre ’43 si era già unita alla resistenza, contro i tedeschi (il sottotenente Guazzini e altri ufficiali italiani furono fucilati perché si rifiutarono di consegnare, per umana pietà, un “centurione” delle camicie nere, tale Mario Capurso, imboscato tra di loro); Kluczinji, il polacco invece fu fucilato dai partigiani della Brigata Simar, suoi stessi compagni, nei pressi di Sarteano, su ordine del Colonnello Silvio Marenco, con l’accusa di aver fatto azioni sconsiderate e “intelligenza con il nemico”, quando in realtà forse era avvenuto il contrario.

Quei due nomi, insieme a quelli di Ermanno Baldetti, Dino Morelli, Mario Morgantini, ci sembrano un giusto riconoscimento a due combattenti coraggiosi e sfortunati, uccisi – diciamo così – dal “fuoco amico”, ma non per errore, quanto per l’assurdità, la brutalità e le semplificazioni che ogni guerra si porta dietro. Verità questa che emerge drammaticamente anche adesso, con la guerra in Ucraina.

La stele che ricorda insieme i garibaldini e i partigiani chiusini, diventa da oggi un “luogo della memoria”, un punto cardinale della città dove ogni cittadino potrà soffermarsi a riflettere, a pensare anche a cosa vuol dire “resistenza”, “guerra patriottica”, “occupazione di un Paese da parte dell’esercito di un altro”, cosa significhi oggi il termine “partigiano” o “volontario in armi”… D’ora in avanti anche le celebrazioni avranno un punto preciso in cui deporre un fiore.

Personalmente, come direttore di primapagina, sono soddisfatto non solo per il fatto di vedere realizzata una proposta avanzata da questo giornale, ma anche perché della vicenda amara di Pietro Guazzini avevo scritto in un articolo del 2017, mentre della storia di Joseph Kluczinji, detto il Polacco, così come delle storie un po’ più lontane di Ascanio Dei, avvocato, polemista, anteclericale della sinistra radicale, consigliere comunale morto suicida per uno scandalo di cui aveva colpe minime, e di un giovane garibaldino chiusino finito in America a dare la caccia a Jesse James, mi sono occupato nel libro “Voce del verbo tradire” uscito un anno fa… 

Il garibaldino finito in America non figura tra i nomi scritti sulla lapide (non se ne conosce il cognome e non si sa neanche con certezza se la storia sia vera), ma Felice Toppi, che invece c’è, potrebbe essere l’amico e compagno con cui combatté in Sicilia durante la spedizione dei Mille…

Marco Lorenzoni

 

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