IL PD IMPLODE. ZINGARETTI SI DIMETTE DA SEGRETARIO. SALTA IL BANCO ANCHE IN PERIFERIA? A CHIUSI TUTTO PUO’ TORNARE IN ALTO MARE

giovedì 04th, marzo 2021 / 17:21
IL PD IMPLODE. ZINGARETTI SI DIMETTE DA SEGRETARIO. SALTA IL BANCO ANCHE IN PERIFERIA? A CHIUSI TUTTO PUO’ TORNARE IN ALTO MARE
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TRA I MOTIVI DELLA ROTTURA LE RESISTENZE ALL’ALLEANZA ORGANICA COI 5S. MA ANCHE  SONDAGGI NEGATIVI

“Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie. Ciao a tutte e tutti, a presto”. 

Con questo post Nicola Zingaretti si è dimesso da segretario nazionale del Partito Democratico. Una decisione a sorpresa, quella di Zingaretti, arrivata come un fulmine a ciel sereno in pieno pomeriggio.

“Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni. Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere”.

Zingaretti parla di “attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni. Ma il Pd – dice l’ormai ex segretario – non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd”. E’ un j’accuse duro quello del segretario, bersagliato non solo dalla corrente interna vicina a Renzi, ma anche da parecchi sindaci, poco convinti,m anzi contrari, ad esempio all’alleanza organica coi 5 Stelle… Qualche giorno fa, su queste stesse colonne riportavamo le posizioni del sindaco di Firenze Nardella e di quello di Bari De Caro, entrambi critici verso la linea del Partito.

Adesso Zinga ha tratto le sue amarissime conclusioni, quindi l’alleanza organica coi 5 Stelle torna in alto mare. Forse la farà lui, alla Regione Lazio, dove è ancora presidente. Ma il partito adesso è davvero in mezzo al guado. E le dimissioni del segretario nazionale, per motivi politici, sono un siluro a tutte le strutture periferiche impegnate in una ridefinizione del quadro dirigente e della linea per le elezioni amministrative di primavera che vedranno al voto alcune grandi città come Roma, Milano, Napoli e Torino e molti comuni, tra cui, come è noto anche Chiusi.

Proprio a Chiusi, la segretaria Cardaioli ha spinto e forzato il partito, prima per far fuori il sindaco Bettolini, poi per aprire un confronto con i Podemos e i 5 Stelle, un po’ in ossequio alla linea nazionale, un po’ con la speranza di rimpiazzare coi voti grillini e della sinistra, l’eventuale “fronda” bettolliniana e gli scontenti della defenestrazione del sindaco. Ora salta tutto. E tutto torna in movimento e la leadership locale del Pd dovrà “aggiornare l’agenda”, perché quella che era valida fino a stamattina, adesso non vale più. E’ fuori corso.

Che il Pd fosse sull’orlo di una implosione anche e alivello nazionale era abbastanza evidente. L’ultimo sondaggio lo dà al 14%, 5 punti in meno rispetto alle politiche 2018. Addirittura al quarto posto dietro Lega, M5S e Fratelli d’Italia. Questa forse è stata la vera molla che ha fatto saltare il banco e ha indotto Zingaretti a gettare la spugna.

La cosa singolare – tornando per un attimo sul piano locale –  è che le parole con cui il segretario si congeda somigliano, paradossalmente, a quelle pronunciate da Bettollini, quando ha annunciato di non ricandidarsi.

Anche Zinga infatti accusa il Pd di parlare “solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni”. 

Cosa succederà adesso a Roma e in  periferia? Il Pd di Chiusi, proprio ora che vedeva il campo sgombro dal macigno Bettollini, si ritrova nel pantano. Con una linea che non è più quella e può anche diventare il classico “contrordine compagni!”.  Non si può escludere che le dimissioni di Zingaretti inneschino una fila di dimissioni a catena, come nel domino…

m.l.

 

 

 

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