PD, CHE DOMENICA BESTIALE! VALENTI ACCUSA BETTOLLINI E BETTOLLINI LASCIA IL PARTITO. E CHIUSI ADESSO E’ IN MEZZO AL GUADO

lunedì 03rd, agosto 2020 / 11:36
PD, CHE DOMENICA BESTIALE! VALENTI ACCUSA BETTOLLINI E BETTOLLINI LASCIA IL PARTITO. E CHIUSI  ADESSO E’ IN MEZZO AL GUADO
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CHIUSI – Quando cade di domenica il 2 agosto è di per sé una domenica bestiale. Il ricordo della strage di Bologna di 40 anni fa è ancora lì e non se ne va, perché ancora non si sa chi consegnò l’esplosivo ai fascisti e per quale preciso movente. Ieri però, 2 agosto 2020, a Chiusi e nel sense è stata una domenica bestiale, per cose meno drammatiche, anche se qualcuno le ha definite una bomba ugualmente. Una bomba, anzi due, che hanno squassato il Pd, ovvero il partito di maggioranza e messo uno contro l’altro, in maniera politicamente violenta il segretario provinciale Andrea Valenti e il sindaco di Chiusi. Scambio di accuse pesantissime via social e a mezzo stampa e poi il sindaco che, sempre tramite i social annuncia l’abbandono del partito.

C’erano stati degli antefatti: la bocciatura della lista del Pd senese per le regionali da parte del Comitato regionale, con Valenti sconfessato da un organismo superiore che gli ha depennato il nome su cui aveva tentato una evidente forzatura, in quanto sindaco non a fine mandato e quindi non candidabile (Gabriele Berni, sindaco di Monteroni dArbia) e il “gelo” tra partito e amministrazione di Chiusi, all’incontro di mercoledì 29 luglio, con Bettollini che ha chiesto un po’ stizzito un giudizio sul suo operato e un chiarimento sulla eventuale ricandidatura alle comunali 2021, senza ottenere alcuna risposta.

Poi si è scatenata la bagarre. Come a dire il vero, in qualche modo, avevamo anticipato, parlando solo qualche giorno fa di guerra per bande.

Valenti che ammette la forzatura sul nome di Berni e accetta il verdetto del regionale, ma dice di non conoscere nemmeno Stefano Betti, il candidato che figurerà in lista al posto di Berni (e anche questa non è una grandissima figura per il segretario senese, che si vede imporre un candidato che non sa chi sia…), Bettollini che prima definisce “pecore” quelli del Pd chiusino, poi parla di Valenti come di un segretario “sfiduciato” e Valenti che replica a Bettollini dicendo che il problema di Bettollini è che in quella lista il suo nome non c’è, ricordandogli che se il suo nome nella lista dei candidati del Pd senese non c’è, è perché “nessuno ce lo ha voluto” e che in ogni passaggio, ben tre, fatti negli organismi territoriali la consultazione è andata “sempre peggio”.

Non solo: Valenti accusa anche Bettollini di aver sempre tenuto atteggiamenti “arroganti e intimidatori” che “sono venuti a noia a tutti”, gli ricorda i trascorsi renziani e afferma anche che la bocciatura di Berni l’ha voluta essenzialmente una corrente, quella degli ex renziani, come una sorta di vendetta…  Insomma botte da orbi e senza esclusione di colpi. Sembra il duello di “Per un pugno di dollari”. Ci manca solo la musica di Morricone.

Dopo frasi come quelle scritte dal segretario Valenti, per Juri Bettollini era quasi impossibile rimanere in quel partito. Sarebbe stato come voler rimanere in paradiso non solo a dispetto dei santi e del santo principale, ma anche a dispetto di sé stesso. E così, in piena canicola, con 40 gradi all’ombra, il sindaco chiusino ha affidato a whatsapp il fatidico annuncio: Pd, adios!

Scrive Bettollini: “Lascio il Partito Democratico. La decisione era nell’aria da giorni, ma gli eventi di queste ultime ore hanno reso impossibile la mia permanenza in questo partito… quando si arriva a questo punto le colpe non sono solo da una parte; evidentemente sia io che i rappresentanti del partito non siamo stati all’altezza di questo momento”.

E fin qui sembra che il sindaco di Chiusi esca dal Pd, ma lo faccia con discrezione. Senza sbattere la porta. Poi invece continua e torna al nocciolo del problema: “è probabilmente colpa di entrambi se a livello locale c’è così tanta freddezza nei miei confronti e verso il lavoro che ho fatto in questi 5 anni.. (…) Non posso tollerare però l’attacco alla mia persona che alcuni dirigenti locali e provinciali si sono permessi di fare in queste ore. Io non sono un arrogante e non vi permetto ne dirmelo ne di scriverlo dove leggono anche le mie figlie. Non vi permetto di dipengermi per quello che non sono e non vi permetto di scrivere che il mio problema sarebbe il “mio carattere”. È il mantra di una certa sinistra:.. ogni volta che emerge un personaggio bisogna dire che ….”è bravo ma ha un brutto carattere”. È lo stesso carattere che ha portato il freccia rossa in questo territorio, è lo stesso carattere che in 5 anni ha fatto 7 milioni di opere pubbliche, è lo stesso carattere che ha portato 10 mila presenze di turisti in più in 4 anni, è lo stesso carattere che ha investito 100 mila euro all’anno nelle scuole, è lo stesso carattere che portato la nostra Città ad essere comune europeo dello sport, è la stesso carattere che ha affrontato per tutto il territorio la pandemia legata al Covid, è lo stesso carattere che ha creduto nel percorso della memoria valorizzandolo come mai è stato fatto prima, è lo stesso carattere che ha rinunciato ad un assessore per 5 anni facendo risparmiare 100mila euro di costi della politica dimostrando che si possono raggiungere obiettivi importanti anche con meno politici; è lo stesso carattere che ha preso per il verso l’area sportiva a Pania dove tra poco inaugureremo un palazzetto da mille posti. (dal 2006 nessuno è riuscito a dare una prospettiva a quell’area). 

Rivendica insomma il suo lavoro Bettollini e in chiusura prova anche a tranquillizzare chi lo ha sostenuto: “Potrei continuare ore a scrivere le cose fatte per Chiusi, per il territorio e per tutti noi. Ma non serve a niente. Le cose fatte sono già il passato. Adesso bisogna guardare al futuro ma prima dico #grazie a tutti i compagni di partito che mi hanno sostenuto, eletto e che ancora hanno fiducia in me; non vi tradisco compagni, non cambio partito, ma semplicemente termino il mio mandato che mi avete affidato mantenendo l’impegno senza la tessera di nessun schieramento politico ma solo con la mia coscienza e la mia dignità di amministratore”.

Usa due volte la parola “compagni” e di questi tempi, e soprattutto in una situazione del genere, non è cosa scontata. E quel doppio “compagni”sembra anche un messaggio politico. Forse un… programma politico. Un modo per dire che la barra Bettollini continuerà a tenerla a sinistra, nonostante gli screzi e le amarezze attuali. E dice anche che non cambia partito, il che tradotto significa che non andrà a Italia Viva, come forse qualcuno sperava.

“Domani (oggi per chi legge, ndr) comunicherò per scritto alla direzione comunale, provinciale e regionale la mia uscita dal Partito Democratico. In politica l’Onore e il Rispetto sono due valori non negoziabili”. Si chiude così il post di addio del sindaco di Chiusi al suo partito.

Un partito che in provincia di Siena si ritrova in un colpo solo con un segretario provinciale (e un gruppo dirigente) in rotta di collisione e sconfessato da un livello superiore e senza più il sindaco di Chiusi.

Sì perché Bettolini resta sindaco di Chiusi, ma non è più, da ieri, un sindaco del Pd.

Per i mesi che rimangono da qui alla fine del mandato, farà il sindaco senza tessera, ma la situazione  è oggettivamente complicata, perché Bettollini è stato candidato dal Pd  ed eletto con i voti, soprattutto, del Pd, quindi adesso che è uscito dal partito, il Pd potrebbe anche chiederne le dimissioni anticipate, o sfiduciarlo in consiglio, per affidare la reggenza ad una figura più organica, che possa gestire l’ultimo miglio e preparare la successione.

Una ipotesi del genere non farebbe altro che acuire le tensioni, spalancando la strada agli avversari, probabilmente.

Certo, con l’uscita dal Pd, il sindaco ha tolto le castagne da fuoco al Pd stesso, che voleva farlo fuori, ma non trovava gli argomenti e la forza per farlo. Qualcuno ha scritto (e anche Valenti sembra avvalorare questa tesi) che Bettollini se ne va perché non è stato candidato alle regionali. Noi crediamo che non sia così. E’ possibile che Bettolini ci abbia sperato, ma di chances essendo già in lizza un altro chiusino nella medesima coalizione (Scaramelli)  di chances ne aveva poche e lui lo sapeva.

La diatriba sulle regionali c’entra fino ad un certo punto. Bettollini lascia il Pd per le parole del segretario Valenti nei suoi confronti e per la “freddezza” e i “silenzi” (che dicono più delle parole) del partito chiusino circa una sua possibile ricandidatura nel 2021. Si è sentito scaricato senza che gliene spiegassero i motivi, pugnalato alle spalle come Giulio Cesare, dai suoi stessi senatori.  Rispetto a Giulio Cesare, però, se ne è andato prima che le pugnalate potessero ucciderlo.

Ora avrà 7-8 mesi davanti, in Comune, da separato in casa (stavolta davvero, non in senso figurato) e dovrà correre da cavallo scosso.

Vedremo come si muoverà e si atteggerà il gruppo consiliare e il resto della giunta. Un terremoto così, potrebbe scompaginare tutto. Una cosa è certa: la bomba è esplosa sui social e sulla stampa, e l’hanno fatta esplodere i protagonisti. Il partito invece, inteso come corpo dei militanti e degli iscritti., assiste attonito e incredulo da giorni. Fa pure finta di far festa, ma sembra non capire fino in fondo cosa stia succedendo. Come sempre avviene quando c’è un regicidio o una congiura di palazzo.

L’uomo solo al comando è stato impallinato, gli è stato fatto il vuoto intorno, mettendolo nelle condizioni di dover abbandonare la cordata. Qualcuno brinderà, qualcun altro saluterà l’addio come una liberazione da una presenza ingombrante, altri ancora cercheranno adesso di rientrare in gioco sfruttando l’implosione del Pd. E’ il Pd che non si sa cosa farà.

Bettolini esce ferito da questa vicenda, ma non sconfitto del tutto. Ha ancora un suo seguito, ha l’agenda dei lavori fatti e di quelli programmati da sventolare come il libretto rosso di Mao…  Ha la fase finale della legislatura per riorganizzare le idee e magari anche il futuro. Non ha più “vincoli di partito” quindi può, paradossalmente muoversi più liberamente. Quello di metter in piedi una sua lista civica, in questo momento sarà l’ultimo dei pensieri di Bettollini, ma tra qualche mese, chissà…

Il Pd aveva un sindaco e non  lo ha più. Forse aveva già l’alternativa in tasca, ma finora non l’ha tirata fuori, come non ha mai detto una parola controvento rispetto all’azione amministrativa di Bettollini & C. Non sarebbe semplicissimo anche dopo una rottura come quella che si è consumata ieri, sfiduciare un sindaco solo perché è uscito dal partito. In Regione Toscana quando Rossi passò alla compagine di Bersani e Grasso non è successo. Succede spesso, soprattutto a sinistra, però, che quando un esponente cambia partito o esce dal suo, venga poi additato come nemico numero uno. Chi è di Chiusi e ha una certa età, ricorderà il caso Biscottini, l’assessore che all’inizio degli anni ’70 ruppe con il Pci e passò al Psi… Ma è una prassi vecchia come il cucco, e di staliniana memoria.

Intanto, dopo la domenica bestiale, stamattina a Chiusi Scalo , tra i banchi del Mercato in piazza XXVI giugno qualcuno si domandava se sia meglio e più forte un Pd senza Bettollini o Bettolini senza il Pd. In effetti è una bella domanda.

Marco Lorenzoni

 

 

 

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