TRA REGIONALI E COMUNALI, GUERRA PER BANDE A CHIUSI: PD, BETTOLLINI SEPARATO IN CASA?
CHIUSI – In altri tempi sarebbe stato un sabato top… ai tempi odierni è stato un sabato normale. Eppure a Chiusi, che non è Firenze, c’erano la candidata alla presidenza della Regione per i 5 Stelle Irene Galletti, due candidati al consiglio regionale, una deputata e il segretario provinciale per il Pd. C’era l’imbarazzo della scelta per chi ama la politica o segue – senza amarle – le vicende politiche che comunque incidono sulla vita quotidiana delle persone.
La candidata 5S, giovane, affabile, carina e gentile nei modi, ha parlato di alcuni temi caldi per il territorio. Sul carbonizzatore ha ricordato che loro erano contro e che saranno contro se Acea o qualcun altro dovesse ripresentare un progetto simile; ha chiesto la bonifica dell’area, che va fatta indipendentemente dal progetto Acea. Ma ha anche ricordato a chi la tirava per la giacchetta, che la Regione ha sì l’ultima parola sulla localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti, ma deve agire in sintonia con gli enti locali e non contro di essi, né tantomeno contro norme contenute nei Piani Regolatori locali che essa stessa ha approvato e validato, come nel caso del Prg di Chiusi. Ha anche sostenuto che un Piano regolatore regionale sugli impianti di trattamento, che ne indichi il fabbisogno, la tipologia e la localizzazione più adatta, così come richiesto dal sindaco di Chiusi Bettollini in Consiglio Comunale, “è una priorità assoluta e una necessità inderogabile”. Ha parlato anche di trasporti e infrastrutture, della necessità di impiegare i fondi europei per ammodernare e mettere in sicurezza il paese, le strade, i ponti, le scuole… Ha condiviso le proposte della platea circa politiche di area, anche nella sanità, che superino i confini regionali, soprattutto nelle zone di confine tra regioni diverse…
Ha anche spiegato che in Toscana i 5 Stelle corrono da soli e non insieme al Pd (con il quale sono alleati nel governo nazionale) perché nessuno dal Pd li ha mai cercati. Non ha detto se almeno una telefonata loro al Pd l’hanno fatta. Sembra di no. Irene Galletti è sembrata forse un po’ troppo “allineata” alla collocazione “post-ideologica” del movimento 5S, al “noi non siamo né di destra né di sinistra” che alla fine li colloca a destra, ma ha dato l’impressione di essere una persona per bene, che se non sa si informa e poi risponde. Però anche una candidatura che può bucare il video in una intervista Tv, ma non in grado di rovesciare il tavolo.
Anzi ha più volte ribadito il concetto di un lavoro in Regione concertato con le altre forze di maggioranza e opposizione… dal Pd alla Sinistra di Fattori, alla destra… Sarà una candidatura di resistenza del M5S, che dopo la stagione dell’ascesa sembra ormai avviato ad un inesorabile declino ed eclissamento come i sacchetti biodegradabili… Prova ne è la partecipazione assai scarsa all’incontro – che pure meritava – con un pubblico fatto di una pattuglia di fedelissimi, alcuni anche dei dintorni, più una decina di residenti e curiosi. Platea lontanissima dai giorni dell’onda montante del grillismo…
Questo nel centro storico. Nello stesso momento in cui Irene Galletti spiegava le ragioni dei 5S, al Lago il Pd schierava la sua “prima linea”, quella che combatterà la battaglia delle regionali.
Molta più gente a cena, più tardi, che all’incontro con Simone Bezzini, Elena Rosignoli, Andrea Valenti e Susanna Cenni. Le due cene della festa dell’Unità itinerante sono andate benissimo entrambe, sia quella in piazza del Comune che quella al Lago e il Pd si dimostra ancora l’unico partito in grado di mettere a sedere e a tavola 200 persone, nonostante il costo non proprio irrisorio di 25 e 30 euro delle cene. Ciò potrebbe anche significare che il partito sta rinserrando le fila e sta ritrovando una certa unità di intenti e voglia di fare qualcosa, dopo mesi, anzi anni di lockdown politico e culturale, oltre che sanitario. E dai commenti postati sui social dagli organizzatori questa è la chiave di lettura che emerge, insieme alla soddisfazione. Solo che poi tra i vari commenti trovi anche quello di Susanna Cenni, deputata Pd dal 2008, e in precedenza assessore regionale, che scrive sul suo profilo facebook, a proposito della serata chiusina: “Per molti anni non ho avuto la possibilità di partecipare ad incontri, discussioni, iniziative in una delle belle comunità della nostra Provincia, #Chiusi. Ieri sera, grazie alla volontà della Segretaria Simona Cardaioli e ai tanti volontari, c’è stata una bellissima serata con un clima splendido, sereno. Nel pomeriggio, con il sottofondo di un ineguagliabile lago di Chiusi abbiamo parlato del Pd della Toscana, di ciò che occorre per far ripartire l’Italia del dopo Covid. Poi la cena con oltre 200 commensali assieme. Grazie Simona, per questa bella occasione assieme a Andrea Valenti,Simone Bezzini, Elena Rosignoli, StefanoPaolucci e soprattutto grazie a tutti i volontari e tutte le volontarie. Siamo una grande comunità”.”
Chi per molti anni ha impedito a Susanna Cenni, cioè ad una deputata della Repubblica di partecipare ad incontri politici a Chiusi? Di cosa parla e a chi parla Susanna Cenni? Il riferimento probabilmente è a Stefano Scaramelli e alla sua gestione del Pd, nell’era renziana, ma le parole dell’on. Cenni sono parole pesanti e segnalano un clima di “guerra per bande” dentro il Pd toscano, senese e chiusino. Parole che dividono più che unire e che trasudano polemica e ruggine antica. A questo si era arrivati, a impedire ad una deputata di avvicinarsi a certe città? E perché però Susanna Cenni lo dice adesso, e non lo ha detto quando tutto ciò si verificava, magari alla vigilia delle elezioni politiche del 2018?
Insomma se questo è il clima, la campagna elettorale per le Regionali, parte malissimo. A Chiusi già se ne era avuta qualche avvisaglia qualche giorno fa con la partecipazione a sorpresa di Luca Ceccobao, riemerso dall’oblìo, all’assemblea degli iscritti. E certo, se il gruppo dirigente locale, rinnovato di recente e alle prime mosse dopo l’emergenza covid, non stoppa sul nascere la guerra per bande, anche in questo caso la partenza rischia di essere pessima.
Tutto ciò sembra avere – al di là dello scontro innegabile sulle candidature con il niet a Bettollini e la forzatura su Gabriele Berni da parte di Valenti – una vittima sacrificale nella persona proprio del sindaco Bettolini, cui forse il gruppo dirigente senese del Pd non perdona il fatto di essere stato in passato il braccio destro (o braccio sinistro) di Scaramelli. E adesso sembra arrivato il momento della vendetta sulla “rottamazione” di qualche anno fa.
E’ indubbio che in questa fase Juri Bettollini sia nel Pd un pesce fuor d’acqua. Una sorta di bersaglio mobile come l’orsetto del luna park a cui tutti si divertono a sparare addosso. Solo che chi ha spinto e lavorato per candidare Bettollini in Regione, al solo scopo di toglierselo dai piedi in vista delle comunali 2021, l’obiettivo non lo ha raggiunto e adesso è, come e più di Bettollini, in mezzo al guado. O meglio in mezzo alla melma. Perché? perché Bettollini può anche gettare la spugna (non si sta in paradiso a dispetto dei santi), ma dalla sua ha il lavoro che ha prodotto in 5 anni da sindaco, ha parecchi risultati, alcuni innegabili e non scontati, altri ancora in itinere.
Certo ha fatto anche qualche scivolone, e lo ha ammesso pure lui in consiglio comunale. Ma il Pd attuale, a Chiusi ha nel cassetto un candidato più forte, più credibile, più spendibile di Bettolini per le comunali? Per quale motivo specifico Bettollini non dovrebbe provare a fare un secondo mandato? Qualcuno dice per la vicenda del carbonizzatore, che non ha gestito benissimo, ma che ha contribuito a far archiviare, prendendo atto, alla prima udienza dell’inchiesta pubblica, delle incongruenze e dei buchi del progetto. Ma basta quella vicenda per cambiare pagina?
Ovvio che cambiare candidato a sindaco non è un tabù, un partito può farlo. Ma non può farlo sulla base di guerre sotterranee, tra bande e cordate interne al partito. O addirittura trasversali. Dovrebbe esserci una discussione aperta, franca e serena, alla fine della quale tirare le somme. E non basta una cena o due o tre cene per delineare un quadro della situazione. Ora Bettolini vive nel Pd da separato in casa, si sente più tollerato che sostenuto. Come certi allenatori “a tempo”. Ma il Pd ufficialmente tace, non favella. Non dice che intenzioni e che progetti ha. Dall’esterno però si vedono volare piatti, stracci e coltelli… E si vedono anche sinistre e angoscianti presenze aggirarsi nei dintorni, vecchi fantasmi che pare abbiano fiutato un’aria propizia per tornare in sella o per piazzare le proprie bandierine. A meno di un anno dalle elezioni comunali, con le regionali alle porte, questo è il quadro e sembra il classico ballo sul Titanic.
Bettollini è un tipo a volte impulsivo, un po’ caratteriale. Potrebbe anche essere tentato dal mollare, magari sbattendo la porta del Pd. Paradossalmente però sarebbe il Pd a trovarsi nelle peste, perché darebbe l’impressione di aver sbagliato fino ad ora, e dovrebbe trovare una alternativa. Che in verità nessuno intravede.
Tra due giorni il 29 luglio è previsto un incontro con il sindaco e gli amministratori alla Festa de l’Unità, ai giardini pubblici dello Scalo dove la festa però non c’è. C’è solo un triste luna park chiuso. E allora forse il Pd farebbe bene a cambiare location, a trovare un posto più centrale e più accessibile, e lì, davanti alla gente, chiarire le posizioni. Lo stesso dovrebbe fare nell’occasione Bettollini. Un partito serio, forte, maggioritario nella città, sicuro del proprio consenso, farebbe così. Perché è così che dovrebbe fare. Anche gli altri – gli avversari – per ora non favellano, osservano silenziosi, aspettando forse che il Pd imploda da solo, per poi banchettare sulla carcassa.
M.L.