MUSICA E TEATRO A DOMICILIO, UN’IDEA PER UN’ESTATE PARTICOLARE

MUSICA E TEATRO A DOMICILIO, UN’IDEA PER UN’ESTATE PARTICOLARE
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CHIUSI – Poco meno di un mese fa, il 14 aprile su queste pagine, ci ponevamo il problema della “ripartenza” per le attività dell’effimero (cultura, spettacolo, sport..) che poi tanto effimero non è visto il numero di persone, di stipendi, di compensi, di fatture che tali settori si portano dietro. In quella sede,, eravamo ancora in piena emergenza, ipotizzavamo, anche a livello locale un uso più scientifico della tecnologia e dei social media, da parte di attori, registi, musicisti, per esempio. Un po’ per tenersi in forma un po’ per non finire nel dimenticatoio, un po’ per sperimentare modalità e tecniche e linguaggi diversi. Il 25 aprile molti si sono cimentati nel proporre una propria versione di Bella Ciao, altri hanno messo in rete monologhi, omaggi sempre al 25 aprile, allo scrittore Sepulveda, morto di covid 19, per esempio o legati a qualche ricorrenza. Si è vista roba buona.

Ma adesso che si profila e si avvicina una la riapertura di altre attività, comprese le funzioni religiose e la Messa nelle chiese, beh forse anche la musica e il teatro, che come hanno spiegato benissimo su queste stesse colonne il regista sarteanese Gabriele Valentini e l’attore napoletano Nello Mascia, hanno bisogno del pubblico davanti, del calore della gente, dell’odore tipico di un palco e degli amplificatori e dei cavi elettrici, oltre che di quel “fluido magnetico” che il contatto con il pubblico sprigiona, possono escogitare qualcosa che possa somigliare ad uno spettacolo o ad un concerto vero

A parte il fatto che non è chiara quale sia la differenza tra 50-100 o 200 persone dentro una chiesa o una cattedrale che ascoltano uno che parla e che insieme cantano salmi, da 50-100-200 persone dentro un teatro (a seconda delle dimensioni) che ascoltano qualcuno che recita o che canta delle canzoni, ferme restano nell’un caso e nell’altro le misure di sicurezza come distanza, mascherina, mani lavate ecc.,  qualcosa almeno dal 1 giugno si potrà fare anche dal vivo per ciò che riguarda gli spettacoli. Un’idea l’ha fornita il comico Paolo Rossi (oggi su Repubblica). Ripartire con spettacoli nei cortili, in spazi aperti, per un pubblico limitato e non “assiepato”, secondo le norme di distanziamento e sicurezza. Paolo Rossi dice nei cortili, ma anche nelle stazioni. In spazi ampi…

L’idea non ci sembra peregrina. E anche a livello locale qualcosa del genere potrebbe essere escogitato, sia per il teatro che per la musica. Intanto proponendo spettacoli e concerti a basso costo e a basso impatto organizzativo, magari partendo dalle band e dalle compagnie del luogo stesso o del territorio,  in spazi e ambienti insoliti dove è possibile far sedere un numero di spettatori in linea con le esigenze di sicurezza.

E dove per la precisione? Anche nelle piazzette, sia dei centri storici che delle aree di più recente edificazione; nei cortili delle zone residenziali;  in un prato dove sia possibile portare agevolmente la corrente e montare un palco. Cioè facendo in sostanza musica e teatro da asporto, da consumare stando ad un metro l’uno dall’altro oppure portando musica e teatro quasi a domicilio: nelle periferie, nelle frazioni, nelle “contrade” laddove queste hanno una sede e spazi idonei; nei capannoni e piazzali industriali dismessi, nelle stazioni laddove c’è spazio…

Sarebbe un’operazione dalla triplice valenza:

1) darebbe respiro alle compagnie, alle band locali, consentirebbe loro di esibirsi e darebbe respiro anche ai tecnici e ad un minimo di indotto;

2) offrirebbe occasioni di svago e relax alla gente, dopo un lunghissimo periodo di clausura forzata: pillole per l’anima, insomma;

3) sarebbe un recupero della funzione sociale (e sociologica) della cultura, portandola laddove di solito non arriva, come si faceva negli anni ’70 e come ci insegnarono a fare Pasolini, Giovanna Marini, Dario Fò e tanti altri… E come teorizzavano anche illustri studiosi come il perugino Tullio Seppilli.

Il problema della capienza limitata per l’obbligo di stare a distanza, potrebbe essere superato con più repliche nello stesso luogo

Chiaro che una cosa del genere non potrebbe sostituire i festival estivi come il Lars Rock Fest o il Live Rock Fest di Acquaviva, il Cantiere di Montepulciano o Orizzonti a Chiusi, o i Concerti in terra di Siena e nemmeno il Teatro Povero di Monticchiello. Al quale però, come spirito e filosofia potrebbe anche somigliare, esportando quello spirito fuori dallo splendido borgo in Valdorcia. Diciamo che sarebbe un’operazione da “tempo di guerra”, musica e teatro di sopravvivenza. In attesa di tempi migliori. E in attesa di poter vedere sui palcoscenici della zona nomi importanti, di livello nazionale e internazionale. E per quest’anno sarà difficile…

Insomma, l’emergenza Covid che piano piano si sta affievolendo (a Chiusi, il paese più colpito con 43 casi, siamo a soli 5 persone ancora positive… e a zero contagi da 30 giorni) potrebbe paradossalmente diventare un’occasione per le forze produttive (in questo campo) del territorio. Le amministrazioni locali e gli enti che organizzano eventi potrebbero anche sfruttare le circostanze negative per alleggerire il bilancio, senza sguarnire del tutto la piazza, anzi portando in piazza e in periferia e in luoghi inusuali, la propria argenteria.

Marco Lorenzoni

 

 

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